“Politica della concorrenza: storia, obiettivi e normativa”

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“Politica della concorrenza: storia, obiettivi e normativa” Motta – Polo cap. 1

La disciplina del diritto dell’economia Studia l’effetto delle norme (giuridiche in particolare) sull’economia Tramite il canale degli incentivi. Principali rami: Antitrust industriale (contratti, marchi, brevetti, proprietà intettuale) finanziaria (banche e mercati finanziari) societaria (governance) Disciplina vicina ad economia delle istituzioni

La normativa antitrust negli Stati Uniti I Origine alla fine del XIX secolo: Le autorità reagirono per la prima volta alla formazione di cartelli. Causati dai mutamenti dell’industria manifatturiera: Miglioramento infrastrutturale (ferrovie, telefoni, telegrafi); Economie di scala e di differenziazione Innovazione tecnologica con prospettive di crescita Liberalizzazione diritto societario Perfezionamento mercato capitali

La normativa antitrust negli Stati Uniti II Prezzi bassi ed instabili: Aumento della concorrenza grazie alla creazione di un mercato nazionale (riduzione costi di trasporto). Ampi investimenti delle imprese, in tecnologia e in capacità produttiva Volontà di inserirsi nei mercati con strategie aggressive Le imprese rispondono con dei trust: Imprese ferroviarie e petrolifere. Soprattutto a livello degli input. Pratiche aggressive di esclusione dal mercato

Contadini e piccoli imprenditori spingono per leggi Antitrust: Lo Sherman Act Contadini e piccoli imprenditori spingono per leggi Antitrust: Prima leggi statali. Ma poco possono di fronte agli accordi interstato. Sherman Act (1890) Caratteristiche: Sezione 1 proibisce contratti, associazioni e intese che restringono il commercio Sezione 2 proibisce “la monopolizzazione, i tentativi di monopolizzazione e le intese volte alla monopolizzazione” di qualsiasi parte degli scambi commerciali tra i vari Stati o con le nazioni straniere”

L’applicazione dello Sherman Act, ferrovie Inizialmente, scarsa severità Trans-Missouri Freight Association e Ferrovie Prima applicazione, con sanzione per un cartello esplicito Rifiutata la tesi difensiva dei prezzi ragionevoli, e dell’accordo finalizzato al mantenimento di prezzi bassi E anche del fatto che il settore fosse già ampiamente regolato da una serie di norme governative Illegalità per sé dell’accordo di cartello

Addyston Pipe and Steel (1898) Addyson Pipe and Steel Addyston Pipe and Steel (1898) Imprese di tubazioni Nelle gare di appalto pubbliche, accordo di tutte le imprese del cartello, cosicchè quella designata potesse spuntare un buon ricavo Difesa: i restringimenti al commercio erano in questo caso ragionevoli Accusa: è vero che occorre valutare la ragionevolezza dei restringimenti, ma in questo caso il loro scopo principale era proprio quello di restringere il commercio Dunque si tratta di accordi illegali

Dr. Miles vs. Parks and Sons Dr. Miles vs. Park and Sons: Proibizione per sé delle clausole verticali di restrizione del prezzo (RPM); Le clausole di fissazione del prezzo sono illegali di per sè

La normativa antitrust negli Stati Uniti Standard Oil Company (1911) Cartello di imprese petrolifere creato da Rockefeller condannato per prezzi predatori American Tobacco Terminal Railroad Primo caso di accesso

Sherman Act non proibisce le fusioni Clayton Act Sherman Act non proibisce le fusioni La fusione diventava dunque un’ottima strategia per le imprese (anche grazie al miglioramento del mercato dei capitali e alla difficoltà di far rispettare i contratti commerciali fra imprese). Clayton Act estende anche a fusioni e acquisizioni Preventivamente autorizzate Divieto di discriminazione di prezzo Divieto di presenza degli stessi amministratori in società concorrenti

Il Federal Trade Commission Act Dà origine alla Federal Trade Commission (1914) Esiste ancora oggi. Divide le responsabilità di vigilanza sul mercato con il Department of Justice Negli anni 30 interpretazione più flessibile della proibizione della fissazione del prezzo Appalachian Coals vs US Antitrust è pur sempre una legge che va interpretata – Common Law

Appalachian Coals vs US Competing producers of bituminous coal formed a corporation to act as their selling agent, with authority to set the prices. The industry was in grave distress because of overexpansion, relatively diminishing consumption, organized buying, and injurious marketing practices within itself, and the members of the combination sought, through the agent, to escape those practices, promote the sale of their coal in fair competition, and sell as much of it as possible. Although they controlled a large proportion (73%) of the commercial production in the immediate region where they mined, the great bulk of their output was marketed in another and highly competitive region, and in view of the vast volume of other coal actually and potentially available, the conditions of production, and transportation facilities, there was no basis for concluding that competition anywhere could be injuriously affected by the operation of their plan

Dopo la seconda guerra mondiale International Salt (1947) Proibizione per se delle vendite abbinate (tie-in) Alcoa (1945) Ritenuta colpevole della monopolizzazione del mercato dei lingotti di alluminio, per il solo fatto di avere il 90% della capacità produttiva Decisione estremamente dubbia Schwinn: Proibizione delle clausole di esclusività territoriale

International Salt versus USA 1. It is violative per se of § 1 of the Sherman Act and § 3 of the Clayton Act for a corporation engaged in interstate commerce in salt, of which it is the country's largest producer for industrial uses, and which also owns patents on machines for utilization of salt products, to require lessees of such machines to use only the corporation's unpatented products in them. Pp. 332 U. S. 394-396. 2. The defendant in a civil action to enjoin violations of § 1 of the Sherman Act and § 3 of the Clayton Act having admitted practices which were unlawful and unreasonable per se, the District Court was justified in granting summary judgment under Rule 56 of the Rules of Civil Procedure. P. 332 U. S. 396. 3. Agreements which "tend to create a monopoly" being forbidden, it is immaterial that the tendency is a creeping one, rather than one that proceeds at full gallop; nor does the law await arrival at the goal before condemning the direction of the movement

Critiche della Scuola di Chicago Gli anni più recenti Critiche della Scuola di Chicago Minore interventismo. Laissez-faire aumenta nel periodo reaganiano Negli ultimi anni, linea intermedia fra l’interventismo degli anni 60 e il laissez faire reaganiano

La normativa europea Articoli 81 e 82 del Trattato sull’Unione Europea (ex artt. 85 e 86 del trattato di Roma) Le autorità reagirono per la prima volta alla formazione di cartelli.

La nascita dell’Antitrust in Europa I La libertà d’impresa in Europa nasce come reazione al rigido sistema di barriere tipico dell’economia medievale. Libertà di iniziativa privata e di concorrenza nasce come alternativa al rifiuto di ogni tipo di intervento statale nell’economia (secondo la nozione per cui il mercato era in grado di equilibrarsi in maniera autonoma).

La nascita dell’Antitrust in Europa II A differenza degli USA, l’economia europea era caratterizzata dalla tendenza degli Stati ad adottare politiche protezionistiche ed interventiste, allo scopo di favorire le imprese nazionali. L’interesse per l’antitrust nasce in Europa solo dopo la seconda guerra mondiale, dal desiderio di modificare il sistema economico per garantire una maggiore democraticità e maggiore integrazione.

Garantire un mercato integrato Il Trattato di Roma 1957: punto di svolta. Garantire un mercato integrato Concorrenza vista come strumento Art. 2: creazione di un’unione economica e di un mercato comune libera circolazione di persone e merci servizi capitali Art. 3: garanzia di concorrenza Art. 81 e 82: divieti di intese restrittive della concorrenza e di abuso di posizione dominante

Applicabilità molto vasta, e discussa Art. 81: intese restrittive della concorrenza Tutela la concorrenza e quindi la libertà individuale delle imprese, e di riflesso quella dei consumatori. Applicabilità molto vasta, e discussa fattispecie riconducibili a comportamenti di due o più imprese aventi ad oggetto o per effetto conseguenze sul livello di competizione all’interno dei mercati

Art. 81.1 Vieta comportamenti e strategie che limitano (esplicitamente o implicitamente) la concorrenza tra le imprese Determinando una concentrazione idonea a sostituire all’autonomia dei comportamenti di due o più imprese una forma di coordinamento degli stessi. Categorie di intesa: accordi decisioni di associazione di imprese pratiche concordate.

Accordi di specializzazione commerciale Cartelli Gli accordi orizzontali illeciti Accordi di specializzazione commerciale Cartelli Ricerca e sviluppo restrittivi della concorrenza Limitanti la possibilità di ottenere certificati di conformità, garanzie o servizi post-vendita Sovvenzioni all’esportazione Limitazioni della concorrenza Scambio di informazioni e strategie

decisioni di associazione di imprese pratiche concordate. Gli accordi orizzontali leciti Non sono vietati, invece, quegli accordi di cooperazione tra imprese, giustificati dall’impossibilità per le singole parti dell’accordo di svolgere una determinata attività o eseguire determinate commesse decisioni di associazione di imprese pratiche concordate.

Rischio segmentazione mercati in ambito nazionali Accordi verticali Rischio segmentazione mercati in ambito nazionali ostacolo al mercato comune Rete di vendita spesso essenziale per il successo del prodotto sul mercato Trade-off fra meno prodotti e meno concorrenza nell’ambito del prodotto. Deroghe rispetto all’operatività dell’art. 81.1

Accordi di distribuzione Accordi di acquisto esclusivo Accordi verticali leciti Accordi di distribuzione Produttore si obbliga all’esclusività territoriale Accordi di acquisto esclusivo Distributore si obbliga a non acquistare prodotti concorrenti. Accordi di franchising Accordi di licenza Diritti su un bene ceduti dal proprietario al distributore

Obiettivi della politica della concorrenza Dilemma: benessere del consumatore o benessere complessivo In generale si preferisce il benessere complessivo: Una perdita di efficienza danneggia in ultima analisi anche i consumatori, proprietari delle imprese tramite il meccanismo della finanza Il benessere del consumatore può essere utilizzato in risposta ad altre asimmetrie riferite al potere delle imprese: a livello di pressione oppure a livello di disponibilità informativa

La difesa delle imprese più piccole Positiva se volta a difendere le piccole imprese da abusi di imprese di dimensioni maggiori Ma negativa quando si tratta di aiuti e sussidi volti a mantenere artificialmente in vita le piccole imprese inefficiente allocazione delle risorse mantenimento di prezzi elevati nell’economia

Integrazione del mercato e libertà economica Vieta la discriminazione di prezzo fra i vari Stati Effetto ambiguo dal punto di vista del benessere complessivo. Esempio: discriminazione prezzo compagnie aeree La libertà economica è spesso in contrasto con l’efficienza Ad esempio, nel caso delle clausole che impongono restrizioni verticali, le quali sotto certe condizioni si possono considerare efficienti

La questione dell’equità Differenza fra equità ex ante e equità ex post: L’equità ex ante indica che tutte le imprese hanno la stessa situazione L’equità ex post invece eguaglia imprese che raggiungono livelli diversi di efficienza Equità ex post genera allocazione di risorse inefficiente, e quindi riduce il benessere.