Possibilità di lavoro per i detenuti ed incidenza sul successo educativo Classe 3 sss A
IMPORTANZA DEL LAVORO CARCERARIO Il lavoro carcerario è uno degli strumenti fondamentali per la risocializzazione del recluso. PERCHE’? - sottrae i detenuti dalle conseguenze negative dell'ozio - favorisce il loro trattamento rieducativo - offre loro la possibilità di ricavare un guadagno, col quale soddisfare le loro necessità e sussidiare la famiglia.
POSSIBILITÀ DI LAVORO Interno carcere Esterno carcere
● Lavoro interno Il lavoro è libero e non tutti i detenuti lo svolgono, ma solo coloro che vogliono avere un nuovo ruolo nella società e apprendere un mestiere che potrebbero svolgere quando usciranno di prigione. I lavori che vengono svolti sono: ● Produzione di panettoni e dolci ● Realizzazione di oggetti in legno ● Riparazione delle memorie informatiche ● Coltivazione di ortaggi ● Operatore telefonico nei call center ● Lavoro nelle serre
● Lavoro esterno L a legge prevede la possibilità di commutare la pena con lavori di pubblica utili e nel caso in cui il giudice li prescriva come pena accessoria. Il progetto vuole dunque perseguire il reinserimento sociale attraverso lavori socialmente utili da svolgersi nei comuni disponibili ad aderire, nella manutenzione del territorio e con particolare attenzione alle problematiche idrogeologiche. “Il vero problema sono i soldi. Come Commissione Giustizia della Camera la legge ha fatto inserire un emendamento che prevede un rafforzamento nelle risorse per gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna”. A Pisa ad esempio sono circa una quarantina i posti disponibili per i detenuti.
Reinserimento dei detenuti nel mondo del lavoro Il lavoro rende liberi. Questa frase, alla quale viene generalmente associato uno dei pensieri più cupi dell’età moderna, ha ancora la possibilità di assumere una valenza positiva per coloro che nel corso della vita hanno conosciuto il carcere e che proprio grazie al lavoro hanno la possibilità di riemergere. Attraverso il reinserimento nel mondo del lavoro i detenuti hanno l’occasione di poter dimostrare all’autorità ed all’azienda che apre le sue porte di poter compiere un percorso di riabilitazione che parte dalla persona per concludersi nell’esperienza lavorativa.
La vita dopo il carcere E dopo il carcere cosa succede? Reinserimento sociale. Molti escono di prigione e non hanno più una casa. Per non ricadere nel delitto, esistono case di accoglienza che offrono vitto e alloggio. Se il carcere dà la possibilità di studiare e lavorare il “dopo” sarà più facile. Da diverso tempo i temi legati al sistema carcerario sono entrati al centro del dibattito pubblico mettendo in evidenza i gravi e numerosi problemi che affliggono questo nostro pezzo di società. Sovraffollamento, alto tasso di suicidi, strutture inadeguate e mancanza di risorse economiche sono solo alcune delle questioni che periodicamente riaffiorano nell’opinione pubblica. Un aspetto che spesso viene relegato ai margini, considerato erroneamente come qualcosa di secondario rispetto a temi che sono più d’impatto agli occhi della società, è la questione legata al lavoro. Lavoro pensato non solo per il dopo, ma anche durante il periodo di detenzione.
Il contesto di Parma dal punto di vista delle realtà sociali di volontariato e cooperazione che lavorano in relazione con detenuti o ex detenuti è attualmente piuttosto ricco e variegato. Per quanto riguarda le cooperative sociali che attualmente lavorano per l’integrazione e il reinserimento dei detenuti, fra queste la più anziana è "la Bula". Nata nel 1980 ed è stata una delle prime esperienze di cooperativa sociale finalizzata alla socializzazione e all’avviamento lavorativo di persone in difficoltà. il progetto era promosso da diversi gruppi di persone che operavano nei campi dell’obiezione di coscienza, dell’animazione giovanile e della socializzazione territoriale a livello dei quartieri Lubiana San Lazzaro. I valori di fondo dai quali è nata cooperativa sono lo spirito di partecipazione, il ridare voce ai deboli, e una scelta di vita improntata alla povertà, alla semplicità e all’anticonsumismo; il nome della cooperativa stessa deriva dal termine dialettale "buIa" (segatura), che stava a significare come anche dal piccolo, dallo scarto (la segatura appunto) si può cominciare a costruire.