“Voluntary disclosure” la normativa e gli impatti operativi

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“Voluntary disclosure” la normativa e gli impatti operativi Rimini, 16 aprile 2015 A cura di Avv. Angela Monti Studio Tributario Avv. Angela Monti Presidente della Camera degli Avvocati Tributaristi di Milano www.studiotributariomonti.it – www.studiotributariomonti.ch

ll contesto fiscale internazionale I poteri del Fisco italiano nei confronti dei Paesi ex black list L’impatto della voluntary su esterovestizione ed attività d’impresa anche con riferimento alla non punibilità dei reati tributari Aspetti operativi

La «Voluntary Disclosure» Il G20 di Londra La «Voluntary disclosure» prende origine dal G20 di Londra tenutosi nell’aprile del 2009. In tale occasione i Capi di Stato e di Governo dei Paesi coinvolti hanno deciso di rendere operativa un’azione concordata e mirata contro l’evasione fiscale internazionale, visti soprattutto gli allarmanti dati dell’OCSE, in base ai quali circa il 50% del commercio mondiale viene ancora intrattenuto nel sommerso. Sulla scorta di quanto raccomandato dal G20 di Londra, l’Unità economica Europea e l’OECD hanno emanato direttive e modelli volti a incoraggiare gli Stati ad introdurre politiche di Voluntary disclosure volte a istituire un procedimento di volontaria collaborazione del contribuente al fine di regolarizzare la propria posizione dinanzi all’Amministrazione Finanziaria.

La «Voluntary Disclosure» Il G20 di Sidney In occasione del G20 di Sydney del Febbraio 2014 è stato presentato un modello volto a disciplinare nel dettaglio i dati che possono essere oggetto di scambio, le modalità previste allo scopo e le relative tempistiche. La finalità del nuovo modello è volta a far si che i Paesi possano ottenere informazioni da Banche ed istituzioni finanziarie con cadenza annuale.

La «Voluntary Disclosure» Paesi non black list Paesi che hanno sottoscritto e ratificato una CDI: Cipro, Convenzione firmata a Nicosia il 24 aprile 1973, modificata il 4 giugno 2009 e ratificata con L. 3 maggio 2010, n. 70, in vigore, a seguito degli scambi degli strumenti di ratifica, dal 23 novembre 2011. Malta, accordo firmato a La Valletta il 16 luglio 1981, modificato il 13 marzo 2009, ratificato con L. 30 aprile 2010, n. 77 ed entrato in vigore il 24 novembre 2010. Repubblica di San Marino, Convenzione firmata a Roma il 21 marzo 2002, modificata il 13 giugno 2012 e ratificata con L. 19 luglio 2013, n. 88 ed entrata in vigore il 3 ottobre 2014. Lussemburgo, Convenzione firmata in Lussemburgo il 3 giugno 1981, modificata il 21 giugno 2012 e ratificata con L. 3 ottobre 2014, n. 150, entrata in vigore il 20 gennaio 2015. Paesi che hanno siglato un accordo in linea con l’art. 26 del Modello OCSE Singapore, accordo entrato in vigore il 19 ottobre 2012. Paesi considerati white list ad ogni effetto.

La «Voluntary Disclosure» Paesi black list con accordo Paesi che hanno sottoscritto ma non ancora ratificato una CDI: Svizzera, accordo siglato il 23 febbraio 2015; Liechtenstein, accordo siglato il 26 febbraio 2015; Monaco, accordo siglato il 2 marzo 2015; Questi paesi sono equiparati a quelli white list ai soli fini della procedura di Voluntary Disclosure.

La «Voluntary Disclosure» Il monitoraggio rafforzato Affinché non operi il raddoppio dei termini devono sussistere congiuntamente le seguenti condizioni: che il Paese abbia sottoscritto una CDI; autorizzazione allo scambio dei dati rilasciata all’intermediario e da questo sottoscritta; nuova autorizzazione all’intermediario estero presso il quale siano stati successivamente trasferiti gli assets.

La «Voluntary Disclosure» …segue Ai fini della riduzione delle sanzioni devono sussistere alternativamente le seguenti condizioni: che le attività vengano trasferite in Italia oppure in un Paese che consenta l’effettivo scambio di informazioni; che le attività fossero o siano già detenute in Italia o nei predetti Stati; autorizzazione allo scambio dei dati rilasciata all’intermediario e da questo sottoscritta.

La «Voluntary Disclosure» …segue Il «monitoraggio rafforzato» si rende necessario per i Paesi black list con accordo per consentire il controllo delle disponibilità estere per i periodi d’imposta futuri, successivi alla data della firma della CDI e fino all’effettiva entrata in vigore della stessa in entrambi i Paesi (Italia e Paese terzo).

La «Voluntary Disclosure» La Convenzione di Strasburgo La Convenzione multilaterale di Strasburgo, conclusa a Strasburgo aperta alla firma il 25 gennaio 1988 e in vigore dal 1° aprile 1995 (c.d. Convenzione Maat) ad oggi firmata da 60 Stati ed in vigore in 30 Stati regola oltre allo scambio di informazioni fiscali su richiesta, anche i controlli fiscali simultanei e la partecipazione a controlli fiscali all’estero; l’ assistenza alla riscossione dei crediti tributari esteri e la notifica dei pertinenti documenti.

La «Voluntary Disclosure» La Convenzione di Strasburgo Paesi che hanno siglato ma non ancora ratificato la Convenzione: Liechtenstein, firma del 21 novembre 2013; Monaco, firma del 13 ottobre 2014; Repubblica di San Marino, firma del 21 novembre 2013; Svizzera, firma del 15 ottobre 2013. Paesi che hanno firmato e ratificato la Convenzione: Lussemburgo, firma del 29 maggio 2013, ratificata in data 11 luglio 2014 ed entrata in vigore il 1° novembre 2014; Malta, firma del 26 ottobre 2012, ratificata in data 29 maggio 2013 ed entrata in vigore il 1° settembre 2013;

La «Voluntary Disclosure» La Svizzera e San Marino Rispettivamente il 15 ottobre 2013 e il 21 novembre 2013 il Consiglio federale della Svizzera e il Governo di San Marino hanno sottoscritto la Convenzione multilaterale di Strasburgo sulla reciproca assistenza amministrativa in materia tributaria, conclusa sotto l’egida dell’OCSE e del Consiglio d’Europa. Nel caso in cui l’iter legislativo si concludesse positivamente, la Svizzera e San Marino sarebbero tenuti a cooperare con gli altri Stati membri della Convenzione nelle materie da essa regolate oltre il mero scambio di informazioni su richiesta, previsto dalla CDI.

La «Voluntary Disclosure» La Svizzera Il 1° agosto 2014 è entrata in vigore la c.d. LAAF – Legge sulla Assistenza Amministrativa Fiscale, che ha esteso l’ambito dell’assistenza in materia fiscale anche a “domande raggruppate”, ovvero domande che interessano più persone che “abbiano agito sullo stesso modello di comportamento e siano identificabili in base a indicazioni precise”. Viene prevista anche l’ammissibilità retroattiva delle domande collettive, a condizione che le informazioni vertano su fattispecie avvenute dal 1° febbraio 2013. E’ inoltre in discussione l’avanprogetto di legge federale (LASSI) che dovrà disciplinare (probabilmente con decorrenza 2016) gli scambi di informazione su richiesta da parte di quei Paesi con i quali non intercorra una Convenzione che preveda l’art. 26 del Modello OCSE (escludendo, ad esempio, lo scambio di informazioni di natura «bancaria»).

La «Voluntary Disclosure» Stato della Città del Vaticano Il 1° Aprile la Santa Sede e il Governo della Repubblica Italiana hanno sottoscritto una Convenzione in materia fiscale corrispondente allo standard previsto dall’art. 26 del Modello Ocse, che prevede: per i peridi d’imposta a partire dal 2009, un accordo relativo allo scambio di informazioni «verosimilmente rilevanti» su richiesta ai fini fiscali; a decorrere dall’entrata in vigore della Convenzione, per le attività finanziarie detenute da Istituti di Vita Consacrata, Società di Vita Apostolica, e loro membri, da altri enti con personalità giuridica vaticana, nonché dal personale dipendente e pensionati della Santa Sede presso enti che svolgono professionalmente attività di natura finanziaria nello Stato della Città del Vaticano, modalità semplificate per l’adempimento degli obblighi di determinazione e versamento delle imposte sui redditi di capitale e redditi diversi, nonché dell’imposta sulle attività finanziarie detenute all’estero; una specifica procedura di regolarizzazione di queste attività, con effetti analoghi a quelli previsti per la procedura di voluntary disclosure; esclusione dagli obblighi fiscali per gli immobili ecclesiastici in regime di extraterritorialità .

La «Voluntary disclosure» quale opportunità per il contribuente A seguito del procedimento amministrativo di Voluntary disclosure il contribuente sana definitivamente le irregolarità commesse tramite la detenzione fiscalmente illecita dei fondi in quanto il provvedimento di liquidazione del dovuto proviene dall’Agenzia delle Entrate a cui il contribuente stesso aderisce con il pagamento.

La «Voluntary disclosure» e ravvedimento operoso Con la Legge di Stabilità viene introdotta la possibilità di ricorrere al c.d. «ravvedimento operoso allargato» ovvero la facoltà per il contribuente di ravvedersi spontaneamente e di correggere o aggiornare eventuali errori o omissioni. Viene introdotta la possibilità di ricorrere al ravvedimento anche se vi è in corso un’attività ispettiva o un processo verbale di constatazione. La nuova normativa prevista dalla Legge di Stabilità 2015 è entrata in vigore il 1° gennaio 2015 con conseguenti possibili «sovrapposizioni» tra i due istituti.  

Esempi tratti dalla pratica professionale e qualche mito da sfatare Esempio 1 Nell’anno 2008 (ante scudo) durante una perquisizione domiciliare avente ad oggetto un reato di corruzione, vengono rinvenuti degli appunti presumibilmente riferibili a conti esteri della persona fisica. Prima di qualsiasi contestazione su quei conti, il soggetto chiede di essere sottoposto alla liquidazione delle imposte ed alla irrogazione delle sanzioni amministrative applicabili. Il caso si conclude con la «sanatoria» degli illeciti. Per le violazioni relative al quadro RW vengono applicati i principi della definizione (allora a ¼ ) della sanzione minima (5%) nella disciplina all’epoca vigente (5 anni).

AUTODENUNCIA DEL CONTRIBUENTE Esempi tratti dalla pratica professionale e qualche mito da sfatare Esempio 1 Dall’esempio si trae il principio per il quale per Voluntary disclosure si intende un procedimento amministrativo di imposizione che trova la propria fonte di innesco nella AUTODENUNCIA DEL CONTRIBUENTE Si tratta di un istituto che, in assenza delle specifiche disposizioni recentemente introdotte, potrebbe ritenersi «ordinario» in quanto si applicano norme ordinarie sulla definizione delle sanzioni di cui al D. Lgs. 472/1997 ss.mm. e integrazioni e l’art. 5, comma 1 – bis D. Lgs. 218/1997.

Esempi tratti dalla pratica professionale e qualche mito da sfatare Esempio 2 Nell’anno 2002 un soggetto che aveva ereditato da almeno 10 anni un portafoglio titoli non palesato al fisco italiano si rivolge al mio studio per sapere se sussistessero i requisiti per accedere allo scudo fiscale al fine aiutare altri membri della famiglia in difficoltà finanziarie. Per sua sventura il deposito era stato creato molti anni addietro dal padre che aveva intermediato operazioni di trasferimento di fondi in Svizzera tra i quali erano confluiti proventi di un reato gravissimo (sequestro di persona). Il cliente non ha fatto lo scudo essendo ancora contestabile il reato di riciclaggio. Oggi potrà accedere alla Disclosure.

Esempi tratti dalla pratica professionale e qualche mito da sfatare Esempio 2 Dall’esempio si trae il principio che anche un patrimonio oggetto di eredità non esime, in sede di Disclosure, di verificare la provenienza degli assets e di verificare la sussistenza di ipotesi di riciclaggio (contestabili sulla base di comportamenti già posti in essere ovvero a seguito dell’utilizzo degli assets oggetto di Disclosure). Il riciclaggio è reato autonomo che si prescrive in 12 anni e che può avere come reati presupposto anche i delitti fiscali di cui al d.lgs. 74/2000 ovvero i reati doganali (in particolare, il contrabbando) ovvero i reati comuni.

Esempi tratti dalla pratica professionale e qualche mito da sfatare Esempio 3 Un soggetto prima di subire in Italia un processo per fatti di reato diversi da reati fiscali (corruzione) aveva acquisito la residenza svizzera che oggi potrebbe venirgli contestata dal fisco italiano e si rivolge al mio studio per sapere se possa accedere all’istituto della Disclosure avendo ormai definito con patteggiamento la vicenda penale. Gli assets suscettibili di Disclosure provengono da disinvestimenti patrimoniali di beni di lusso posseduti da oltre venti anni. Al soggetto viene consigliato di avvalersi della Disclosure, previa valutazione della validità ed efficacia dello scudo fiscale, in presenza di fatti di implementazione di conti esteri già scudati costituiti con dividendi provenienti da holding estera le cui quote sono state impropriamente scudate pur essendo una parte degli assets transitati su strutture site in Paesi black list mai palesate al fisco nemmeno attraverso lo scudo.

Esempi tratti dalla pratica professionale e qualche mito da sfatare Esempio 3 Dall’esempio si trae l’insegnamento che la situazione complessiva del cliente va vista nella sua globalità tenendo conto di tutti i principi nazionali e internazionali che regolano la fattispecie. Nel caso esaminato è necessario valutare l’efficacia dello scudo fiscale e, in caso di risposta negativa, includere nella Disclosure anche gli assets già scudati. Inoltre, occorre valutare la effettività dell’attuale residenza fiscale all’estero ai fini di eventualmente preservare l’applicazione del ‘principio di specialità’ nel caso di contestazione in Italia di reati non perseguibili in Svizzera.

I reati «non punibili» a seguito dell’adesione alla v.d. Reati dichiarativi: Art. 2. D. Lgs. 10 marzo 2000 n. 74 - Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o di altri documenti per operazioni inesistenti . Art. 3. D. Lgs. 10 marzo 2000 n. 74 - Dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici. Art. 4. D. Lgs. 10 marzo 2000 n. 74 - Dichiarazione infedele. Art. 5. D. Lgs. 10 marzo 2000 n. 74 - Omessa dichiarazione. Reati di omesso versamento: Art. 10-bis D. Lgs. 10 marzo 2000 n. 74 – Omesso versamento di ritenute certificate. Art. 10-ter D. Lgs. 10 marzo 2000 n. 74 – Omesso Versamento IVA.

Estensione della clausola di «non punibilità» Il reato di riciclaggio Art. 5-quinquies. - Effetti della procedura di collaborazione volontaria Nei confronti di colui che presta la collaborazione volontaria è altresì esclusa la punibilità delle condotte previste dagli articoli 648-bis e 648-ter del codice penale, commesse in relazione ai delitti sopraindicati.

Ipotesi di reato per le quali non è prevista la «non punibilità» Art. 11 D. Lgs. 10 marzo 2000 n. 74 – Sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Art. 8 D. Lgs. 10 marzo 2000 n. 74 – Emissione di fatture per operazioni inesistenti. N. B. Possibilità di concorso tra reato di utilizzo e reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti quando emittente e utilizzatore sono di fatto lo stesso soggetto (Cass. III Penale, sentenza n. 47862/2011).

Sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte …segue Sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte Ai fini della commissione del reato non è necessario che sia in atto una procedura di riscossione dei tributi. L'assunto è il risultato della qualificazione della condotta quale REATO DI PERICOLO Da tale presupposto con la sentenza n. 36290/2011, sez. III, la Cassazione è giunta ad affermare l’irrilevanza non solo della preesistenza al comportamento di un atto della riscossione ma addirittura della circostanza che questo sia stato annullato.

I termini di prescrizione del reato In particolare si dovrà considerare ai fini PENALI Il termine di prescrizione del reato tributario A partire dal 8/12/2005 – 6 anni ovvero 7 anni ½ in presenza di un evento interruttivo A partire dal 17/09/2011 - 8 anni ovvero 10 in presenza di un evento interruttivo

I sequestro finalizzato alla confisca per equivalente La Legge Europea ha eliminato la sanzione amministrativa della confisca per equivalente, originariamente prevista dall’art. 5, comma 4, D.L. 167/1990. l'abrogazione dell'istituto della confisca amministrativa non esime il contribuente – futuro imputato, da un provvedimento di sequestro penale tramutabile, in caso di condanna, in confisca «per equivalente»

Irrilevanza della presunzione di evasione Gli aspetti penali Irrilevanza della presunzione di evasione L’art. 12 del D.L. n. 78/2009 La normativa sullo scudo fiscale, ha introdotto importanti disposizioni tra cui una PRESUNZIONE RELATIVA in base alla quale gli investimenti e le attività di natura finanziaria detenute negli Stati o territori a regime fiscale privilegiato, in violazione degli obblighi dichiarativi in materia di monitoraggio fiscale, si CONSIDERANO costituiti mediante REDDITI SOTTRATTI A TASSAZIONE Come tutte le presunzioni legali relative poste ai fini amministrativi, la presunzione non rileva direttamente agli effetti penali, ancorché al superamento delle soglie di punibilità dei reati scatti l’obbligo di segnalazione all’Autorità giudiziaria da parte del funzionario.

Altri reati «non coperti» …segue Altri reati «non coperti» REATI SOCIETARI REATI DI FALSO APPROPRIAZIONE INDEBITA RICICLAGGIO (E DALL’ENTRATA IN VIGORE DELLA NORMA AUTORICICLAGGIO) DI PROVENTI ILLECITI DA REATI DIVERSI DA QUELLI ENUNCIATI