Storia e politiche del territorio Modulo I

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Storia e politiche del territorio Modulo I Luca Verzichelli a.a. 2014-2015 1. Politica e territorio in Italia. 150 anni di storia Web: http://lucaverzichelli.weebly.com/storia-e-politica-del-territorio.html

Sommario La costruzione dello stato e l'assetto pubblico territoriale in Italia (cenni) L’origine del sistema politico e la (dis)omogeneità territoriale Il significato del territorio nell’assetto politico e amministrativo Il diverso approccio al governo del territorio e il crescente contributo delle scienze sociali Il secondo dopoguerra: Come si è intervenuti su territorio e ambiente Il governo del territorio dal varo della costituzione all’assetto “quasi federale”

Cronologia (I) La costruzione della base territoriale dello stato Italiano Prendono forma le idee risorgimentali Acquisizione della Lombardia e poi del Veneto Da Teano a Roma capitale. Sviluppo di una prima legislazione relativa al controllo del territorio L’Italia si affaccia sullo scenario coloniale Completamento del processo di nation-building I costi della (ri)costruzione Nuovo tentativo “coloniale” Le implicazioni territoriali della costituzione democratica Un lento cammino verso il federalismo? 1848-49: I guerra d’indipendenza. 1859- 1866: II e III guerra d’indipendenza. 1861-1870: I mille e il Regno di Italia 1915-1918: Prima guerra mondiale Il regime fascista e l’Impero 1948: La Repubblica 1970: Nascita del sistema regionale

L’organizzazione delle provincie italiane (1871) Struttura amministrativa debole Lunga tradizione di “municipalità” Regioni inesistenti Morfologia composita Distribuzione demografica irregolare Sistemi economici non integrati

La (dis)omogeneità italiana - assetto amministrativo: dalla piemontizzazione alla recente devoluzione - economia: la questione meridionale e i distretti locali scolarizzazione: i difficili rapporti centro-periferia Il fascismo costruisce uno stato forte ma non riesce ad unire un territorio che esce ancora più diviso dal ventennio Enormi prezzi da pagare nel secondo dopoguerra

Definizione sui vocabolari Il Dizionario della Crusca del 1840 dava una definizione perentoria: «Contenuto di dominio e di giurisdizione; Distretto». G. Manuzzi, Vocabolario della lingua italiana già compilato dagli accademici della Crusca ed ora nuovamente corretto ed accresciuto dall’abate Giuseppe Manuzzi, Firenze, David Passigli e soci Manuzzi 1840, p. 1522. Il dizionario di Niccolò Tommaseo, pubblicato in 4 volumi tra il 1861 e il 1879, riportava la seguente accezione: «Tutto quel paese nel quale si estende la giurisdizione dello Stato, di un municipio, e simili. Per Diocesi». N. Tommaseo, Dizionario della lingua italiana compendiato e ammodernato ad uso delle famiglie, da Guido Biagi, Torino, Utet, 1922, p. 1541.

Una definizione storica (1912) «Il territorio di uno Stato è terrestre, fluviale, lacuale o marittimo. Il territorio terrestre comprende gli spazi non appropriati incolti, inabitati, o inabitabili, deserti, steppe, paludi, scogliere, ghiacciai; le terre coltivate, chiuse od aperte, con o senza edifizi che appartengono ai privati, ai Comuni, allo Stato, ad enti morali, anche a stranieri. Quidquid est in territorio, est etiam de territorio. Gli spazi non appropriati, o comunque non appartenenti ad alcuno, appartengono allo Stato, non solo come dominio, ma altresì come proprietà, e per conseguenza non si possono mai considerare come res nullius, delle quali il primo venuto potrebbe acquistare il possesso e la proprietà con la occupazione: essi non sono suscettibili di proprietà privata, più che non sieno suscettibili di dominio pubblico. Lo Stato può bensì determinare, secondo le proprie convenienze, le condizioni alle quali i privati possono diventarne proprietari». Digesto Italiano. Enciclopedia metodica e alfabetica di legislazione, dottrina e giurisprudenza, diretta da L. Lucchini, vol. XXIII, Torino, Utet, 1912-1916, pp. 930-936.

Politica e territorio in Italia Micro-frammentazione etno/linguistica La questione meridionale e il rapporto città/campagna La difficile gestione dell’ambiente Il ritardo nell’affermazione della cultura civica

L'Italia preunitaria (1815)‏ Tante micro-minoranze etno-linguistiche che persistono dopo l’unità

Le campagne L’Italia ha avuto per un secolo, dall’Unità al 1960, una questione contadina da risolvere. L’analisi storica è stata a lungo condizionata dal tema dello sviluppo, come passaggio dall’agricoltura all’industria. Questo tema aveva alla base i rapporti di produzione e le contrapposizioni di classe: nobili proprietari terrieri o imprenditori capitalisti, braccianti o contadini legati alla terra, come gli affittuari e i mezzadri.

Ambiente e territorio La sensibilità ecologica, che si è affermata dagli anni ’90 del Novecento, ha spinto a ripercorrere le tappe del cambiamento nell’uso del territorio, con particolare riferimento all’età contemporanea. Il XIX e il XX secolo hanno portato i più visibili fenomeni di intervento dell’uomo. Le conseguenze sono state così importanti da accelerare i tempi della storia naturale.

I tempi della storia Prima dell’età industriale, i fenomeni umani “viaggiavano” molto più veloci di quelli ambientali, consentendo di considerare – ad esempio – gli eventi di un secolo come se si svolgessero in un ambiente stabile. Negli ultimi 60 anni le modifiche sono state così significative che è opportuno studiare gli eventi stessi rispetto agli sviluppi della tecnica e della situazione territoriale.

Alcune tematiche del territorio ricorrenti Redistribuzione fondiaria Bonifiche Insediamenti industriali, metropoli e periferie, città portuali Emergenze continue e bonifiche integrali Stato nel territorio con le sue istituzioni (scuole, uffici) “sventramenti” per risanare i centri storici, cementificazione delle coste Trasporti di massa, con conseguente diffusione territoriale delle residenze e delle industrie .

Gli ultimi 60 anni L’urbanizzazione, lo spopolamento dei centri minori e delle campagne, il trasporto come mezzo per rompere l’isolamento, hanno portato sconvolgimenti dei valori più radicati sia nelle elite che nella popolazione (nuovi paradigmi scientifici ma anche nuove mentalità) Due esempi, 1) la campagna non è più nella percezione comune il regno dell’ignoranza, ma spesso il rifugio intellettuale dal caos delle città o il luogo della quqalità (agricola, turistica..). 2) la città non è più la sede dell’industria, ma il mondo del terziario, dello scambio (uffici e dei negozi) e l’industria più presente è quella culturale.

Il problema ambientale negli ultimi 40 anni La questione dell’ambiente è molto recente: circa 40 anni fa gli esperti discutevano ancora se la Terra stesse riscaldandosi o raffreddandosi, «incapaci di decidere se nel nostro futuro ci fosse una ghiacciaia o una serra». Soltanto da 4 decenni ci siamo resi conto che l’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera avrebbe prodotto un forte riscaldamento del pianeta. T. Flannery, I signori del clima. Come l’uomo sta alterando gli equilibri del pianeta, Milano, Corbaccio. 2006, pp. 14-15.

Industria e motorizzazione L’industria e la motorizzazione, agenti inquinanti tra i più diffusi, sono finite nel banco degli imputati, senza che nessuno abbia però pensato realmente a frenarne la portata distruttiva dell’ambiente, perché l’economia e la società di innumerevoli territori sono a queste strettamente legate. Nel corso del Novecento la motorizzazione di massa e l’avvento del camion hanno reso possibile nei paesi sviluppati una sorta di urbanizzazione e industrializzazione diffusa dei paesi di campagna e delle pianure o vallate attorno alle città.

Morfologia e mutamenti nel territorio I mutamenti dell’ambiente antropizzato sono stati assai consistenti negli ultimi due secoli. Si analizzano di seguito i principali effetti, ricordando che l’Italia presenta una grande molteplicità di ambienti, con una lunghezza di 1.300 km dalla catena delle Alpi alla Sicilia, e con una latitudine meridionale che a volte è sotto la latitudine dell’Africa.

L’Italia e le macroregioni fisiche Alpi, Pianura padana, Appennino, colline coste, città erano e sono molto differenziate, per il diverso adattamento al microclima e per il forte isolamento che li caratterizzava. L’Italia è un paese in prevalenza montuoso e collinare: secondo le statistiche ufficiali, il 35% del territorio è di montagna; il 42% di collina; il 23% di pianura. Orografia e insediamenti

La popolazione Nel 1861 l’Italia aveva 20 milioni di abitanti, nel 1961 58 milioni. Forte crescita demografica, dovuta all’incremento della natalità ma anche al decremento della mortalità. Dagli anni ‘60 il benessere disgrega il valore delle grandi famiglie patriarcali, mentre le donne tendono a lavorare. Aumentano le esigenze familiari (istruzione, obbligatoria dal 1963 fino a 14 anni di età). La natalità rallenta, interrompendo così l’incremento della popolazione, a partire dagli anni ’70. Fase di crescita 0 raggiunta a metà degli anni ‘80. Fase successiva di crescita solo imputabile all’attrazione di immigrati

Interventi per l’uso del territorio Nelle regioni montane la sfida è “sottrarre territorio” con i limiti che conosciamo. Es. I terrazzamenti Nell’unica vera pianura (padana) interventi di organizzazione del territorio e distribuzione risorse idriche. Altrove il problema idrico è diverso (irrigazione o bonifiche) Passaggio dai grandi fiumi navigabili alla costruzione di opere lungo i fiumi