Breve storia del trasporto pubblico in Italia

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Breve storia del trasporto pubblico in Italia Stefano Maggi Assessore ai Trasporti del Comune di Siena Docente di Storia delle comunicazioni e dei trasporti all’Università di Siena

Gli omnibus Il trasporto pubblico nelle città prese avvio nel corso del 1800 con gli omnibus, grandi carrozze trainate dai cavalli, che potevano trasportare 12-20 persone. Gli omnibus erano gli antenati degli autobus, così come i vetturini erano gli antenati dei taxi. La concessione del servizio omnibus prevedeva tariffe concordate con i Comuni. A Roma, Giovanni Muzi, titolare di un servizio di omnibus, ottenne nel novembre del 1870 «l’esenzione dal pagamento della tassa sui cavalli per i soli capi della sua scuderia effettivamente necessari all’esercizio della linea», offrendo come contropartita un biglietto ridotto per i passeggeri.

Stazioni di posta e carrozze postali Le “strade postali”, caratterizzate dalle stazioni di posta per il cambio dei cavalli, furono istituite dalla seconda metà del 1700. Sulle strade postali si sviluppò il trasporto pubblico: la posta pagava le carrozze per il movimento della corrispondenza; le carrozze portavano anche i viaggiatori.

Mappe strade postali

Trasporti e mare per l’unità La conquista al Regno d’Italia della parte meridionale della penisola fu realizzata a bordo dei piroscafi della compagnia navale di Genova, fondata da Raffaele Rubattino. Sui piroscafi Rubattino viaggiarono i Mille per raggiungere la Sicilia da Quarto di Genova nel maggio 1860 con le navi Lombardo e Piemonte. Quadro che raffigura lo sbarco dei Mille in Calabria.

Il trasporto pubblico via mare I primi collegamenti fra nord e sud furono assicurati con linee di navi a vapore. Mancando le ferrovie, il cabotaggio lungo le coste rappresentava l’unico potenziale servizio di trasporto nazionale. Le linee di navigazione vennero affidate a tre grandi compagnie nell’aprile 1862. Le sovvenzioni statali erano concesse per il trasporto della posta sui piroscafi: la Rubattino di Genova; la Accossato e Peirano di Genova; la Florio di Palermo.

Le costruzioni ferroviarie Gli sforzi dei governi post-unitari si concentrarono soprattutto sulle ferrovie, poiché i treni erano ritenuti indispensabili per mettere in comunicazione gli Italiani. Come la scuola doveva servire a insegnare la lingua italiana, così i treni dovevano dare la percezione di un paese unito, non soltanto dalla conquista militare. Ferrovie in Italia nel 1861 Ferrovie italiane nel 1860

La gestione privata delle ferrovie Il riordinamento della gestione, nel 1865, portò all’abbandono dell’amministrazione statale in vigore su buona parte della rete piemontese. La costruzione e l’esercizio ferroviario furono affidati a tre società maggiori a capitale privato: Strade ferrate Alta Italia, Strade ferrate Romane e Strade ferrate Meridionali, che avrebbero gestito una rete di 1.500-2.000 km ciascuna.

Le sovvenzioni per le ferrovie Alle grandi compagnie ferroviarie veniva assicurata una sovvenzione per ogni linea o per ogni chilometro di linea esercitato, decrescente all’aumentare degli introiti. Talvolta la sovvenzione era sostituita dalla garanzia di un interesse minimo annuo alle azioni, nonché da altre forme di sussidi, secondo molteplici meccanismi variabili anche tra le singole linee di una compagnia.

Lunghezza reti ferroviarie Anno Regno Unito Francia Germania Italia Spagna Belgio 1830 157 31 - 1840 2.390 410 469 20 334 1850 9.797 2.915 5.856 620 28 854 1860 14.603 9.167 11.089 2.404 1.885 1.729 1870 21.558 15.544 18.876 6.429 5.454 2.897 1880 25.060 23.089 33.838 9.290 7.491 4.112 1890 27.827 33.280 42.869 13.629 10.163 4.526 1900 30.079 38.109 51.678 16.429 13.205 4.562 Fonte: B.R. Mitchell, International Historical Statistics. Europe 1750-1993, New York, 1998, pp. 673-677.

Tempo ferroviario e orario nazionale In un orario ferroviario del 1862 si legge: Gli orologi delle ferrovie del Governo, della Vittorio Emanuele, della Lombardia e dell’Italia Centrale e quelli delle ferrovie Romane sono regolati al tempo medio di Torino; quelli delle linee Venete al tempo medio di Verona, in ritardo sul primo di 13 minuti; quelli delle ferrovie Livornesi al tempo medio di Firenze, in ritardo di 15 minuti sopra quello di Torino.

Ferrovia e percezione del territorio Dopo l’inaugurazione del ponte ferroviario (1846) Venezia non è più un’isola.

Rete ferroviaria al 1905 Reti ferroviarie al 1905

Rete Ferrovie dello Stato (1913) Nel 1905 furono statalizzate le grandi compagnie concessionarie: Adriatica, Mediterranea e Sicula. Nessun provvedimento organico è mai stato preso per le reti minori, che sono arrivate ai giorni nostri in forme di proprietà differenziate. La carta mostra la divisione in Compartimenti delle Ferrovie dello Stato

Le tramvie extraurbane Le tramvie extraurbane si estesero in Italia, fin dagli anni 1870, promosse da capitali stranieri, soprattutto Belgi. I Comuni, garantendo sussidi per la costruzione, furono attivi protagonisti nel settore delle tramvie. La legislazione sui tram arrivò soltanto nel 1896.

Autobus = automobile + omnibus I primi esperimenti extraurbani furono realizzati tra il 1900 e il 1902 sugli itinerari Genova-Piacenza e Spoleto-Norcia. Nel giugno 1904 furono ammesse per la prima volta ai sussidi le linee automobilistiche che servivano località prive di ferrovie o tramvie. Il sussidio chilometrico annuale per ciascuna linea fu stabilito in 200-500 lire.

La regolamentazione dei sussidi Una legge del luglio 1908 regolamentò di nuovo la questione, concedendo ulteriori facilitazioni agli esercenti di linee automobilistiche, con un sussidio che arrivava a 600-800 lire a chilometro (contro le 1.500-2.000 lire delle tramvie). Nel maggio 1912, visto il continuo sovrapporsi di normative, la materia delle concessioni di trasporto pubblico fu razionalizzata con un Testo unico, che riguardava anche le linee automobilistiche, la durata delle cui concessioni fu fissata in 9 anni, un tempo ritenuto congruo per l’ammortamento degli investimenti iniziali effettuati dalle imprese.

Tra privato e pubblico Lo Stato italiano affidò il settore dei trasporti a privati, società ferroviarie e navali che esercitavano il servizio, sotto il controllo di uffici del Ministero dei Lavori Pubblici. La funzione di controllo era difficile e vi furono numerosi fallimenti, che costrinsero lo Stato a continui salvataggi. Nel 1905 si decise una gestione diretta dei treni attraverso l’Amministrazione autonoma delle Ferrovie dello Stato. Orario dei trasporti - 1927. Il concetto di rete era ben presente.

Municipalizzazione servizi Con la legge 29 marzo 1903 n. 103, sull’assunzione diretta dei pubblici servizi da parte dei Comuni, si fissarono le norme per la costituzione e l’amministrazione delle aziende dei comuni. Era quindi possibile a livello locale gestire direttamente i trasporti pubblici con aziende speciali, ma poche città sfruttarono questa possibilità.

Benzina e gomma La nascita dell’automobile L’automobile nasceva negli anni ‘90 dell’Ottocento come un “giocattolo” per appassionati e come veicolo per le competizioni sportive. Numerose fabbriche vennnero aperte in Italia, tra cui la Fabbrica Italiana Automobili Torino (1899). Un’automobile delle origini, diretta derivazione delle carrozze a cavalli.

Strade e autoveicoli Nel 1922 fu aperto il grande stabilimento di Torino Lingotto, che segnò anche simbolicamente il trapasso verso l’auto. La prima autostrada, la Milano-Laghi, lunga 84 km, venne ultimata nel settembre 1925. Costruzione dello stabilimento a Torino Lingotto.

L’azienda della strada Nel 1928 venne costituita l’Azienda autonoma statale della strada, alla quale fu affidata la gestione di 137 strade maggiori. Il nome fu ripreso dalle strade romane (es. Aurelia, Cassia, Flaminia). Cippo chilometrico sulla strada statale n. 16 “Adriatica”.

La bicicletta Nel ventennio fascista, i lavoratori delle grandi pianure settentrionali e delle colline toscane cominciarono a usare sempre di più la bicicletta, che divenne un mezzo per tutti. Nel 1933 si contavano in Italia quasi tre milioni e mezzo di biciclette contro 293.000 autoveicoli e 125.000 motocicli. Reclame della fabbrica Legnano, che montava pneumatici Pirelli, la maggiore industria italiana di produzione della gomma.

Veicoli a trazione animale Compartimento Autoveicoli Motocicli Velocipedi Veicoli a trazione animale Piemonte 38.448 20.411 539.789 85.903 Liguria 15.715 4.379 62.584 11.898 Lombardia 66.463 26.911 949.117 135.740 Venezia Tridentina 3.896 2.759 39.489 3.802 Veneto 24.984 12.993 503.284 77.639 Venezia Giulia e Zara 6.129 2.817 44.222 18.039 Emilia 30.162 16.669 701.211 111.727 Toscana 21.974 11.318 271.033 48.362 Marche 7.390 5.466 73.461 31.680 Umbria 3.898 2.654 31.061 10.322 Lazio 28.479 7.797 68.346 21.404 Abruzzi e Molise 4.617 1.429 20.267 13.156 Campania 13.170 2.450 11.508 18.441 Puglie 7.607 2.253 64.726 63.007 Lucania 862 202 1.933 3.426 Calabrie 3.794 949 8.876 12.186 Sicilia 13.173 3.079 34.938 42.834 Sardegna 2.835 830 17.922 13.418 Totale 293.596 125.366 3.443.767 722.984 1933

Il paese dell’automobile La mentalità favorevole alla «macchina» fu evidenziata dal ministro di Industria e Commercio, che parlando nel 1951 al 33° salone dell’automobile dichiarò «di essere un convinto assertore della vittoria della strada sulla rotaia». Si ebbe cioè la percezione che la questione potesse risolversi con la lotta tra i due vettori, senza considerare la necessità di integrarli. Proseguì e si fece sempre più pervasivo il taglio dei «rami secchi» tranviari e ferroviari, che era cominciato negli anni ‘30 in misura limitata.

Le automobili utilitarie In Italia la diffusione delle utilitarie e la costruzione delle autostrade fu contemporanea alla nascita del consumismo. Nel 1955 nacque la Fiat 600 e nel 1957 la Fiat 500. Fiat 500

Trasporto collettivo residuale Negli anni del secondo dopoguerra, man mano che si affermava la «motorizzazione di massa», il trasporto pubblico diventava sempre più residuale. Si registrò un continuo passaggio a gestioni pubbliche insieme alla crescita dei contributi per l’esercizio. Ottobre 1956, relazione del presidente della Rama (Rete automobilistica maremmano-amiatina). «il guaio più grosso deriva dalla deficienza degli incassi dell’autolinea, deficienza che va purtroppo continuamente aumentando per le due cause principali costituite dal forte sviluppo della motorizzazione privata e dalla concorrenza dei servizi abusivi».

Relazione Rama marzo 1967 «come già specificato nelle relazioni ai precedenti bilanci, nella grave situazione di crisi che da anni coinvolge l’intero settore dei pubblici servizi di trasporto, crisi che si riassume da una parte nella riduzione dei proventi del traffico dovuti al fenomeno della motorizzazione privata, del progressivo spopolamento delle zone di campagna, alla mutata composizione del traffico con l’aumento dei viaggiatori a tariffa preferenziale (abbonati che usufruiscono dello sconto minimo del 40%) e riduzione di quelli a tariffa piena, e dall’altra con il notevole intervenuto aumento dei costi dovuti in particolar modo al maggior onere per il personale».

Verso la mobilità individuale Dagli anni 1950 vi è stato una cambiamento nel “focus” della mobilità. A partire dall’inizio del Novecento, lo Stato e gli enti locali avevano garantito rispettivamente il servizio di trasporto nazionale e territoriale. Ora si tendeva invece a garantire la costruzione di infrastrutture, sulle quali i cittadini potevano spostarsi con la propria automobile. In questa situazione di assoluto predominio della mobilità privata, il trasporto pubblico è diventato residuale, fino a scendere a percentuali medie di utilizzo da parte dei cittadini del 10% circa.

L’Autostrada del Sole Nel luglio 1959 venne inaugurata la Milano-Bologna, tronco iniziale dell’Autostrada del Sole. Fu completata il 4 ottobre 1964, lunga 750 km da Milano a Napoli.

Dal Treno del Sole all’Autostrada del Sole Cartello del “direttissimo” Torino-Palermo, simbolo dell’emigrazione dal sud al nord nel periodo del “miracolo economico”.

Le metropolitane in città La più visibile mancanza di investimenti nel trasporto pubblico riguarda le metropolitane, realizzate in ritardo e tuttora del tutto insufficienti. La prima metropolitana in Italia fu aperta a Roma nel 1955, mentre nel 1964 veniva aperto il primo tratto a Milano. Metropolitana di Milano.

Trasporti a rete? Dai primi anni del Novecento, emerse la necessità di creare reti composte insieme da più vettori, cioè il tema del coordinamento, mai risolto fino ai giorni nostri. Eredità del mancato coordinamento, sono i servizi di bus, treno, nave, che viaggiano tuttora, in buona parte, slegati l’uno dall’altro.

La mobilità complessa Secondo il sociologo americano John Urry, si possono classificare quattro differenti generi di viaggio: il “movimento fisico” di oggetti che vengono portati ai produttori o ai consumatori; il viaggio “immaginato” per essere trasportati altrove attraverso film o documentari visti in televisione o al cinema; il viaggio “virtuale” per comunicare in tempo reale su internet con altra gente, superando così le distanze geografiche e sociali; il viaggio “corporeo” delle persone, un viaggio sempre più esteso perché essere in movimento è diventato per alcuni un modo di esistere. Nei primi anni 2000, si è arrivati a un modello di ipermobilità, che riceve tante critiche ambientali e ci porta a riflettere sul bisogno di avere una “mobilità sostenibile”.