Università di Napoli “L’Orientale”

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Università di Napoli “L’Orientale” Manzoni 5 maggio Armando Rotondi Letteratura Italiana Università di Napoli “L’Orientale” a.a. 2014-2015

5 maggio Lode ispirata alla morte di Napoleone, avvenuta il 5 maggio 1821 nell’esilio di Sant’Elena Strofe composte di sei settenari 1°, 3° e 5° sdruccioli 2° e 4° piani, rimati fra loro 6° tronco che rima con l'ultimo della strofa successivo Rime: abcdbde

5 maggio: struttura del discorso Nella sua successione in nuclei, si individuano tre momenti: Preambolo. La morte di Napoleone, l’atteggiamento del poeta di fronte all’evento. Strofe 1-4. Rievocazione della vicenda di Napoleone, a sua volta divisa in due parti: a) le imprese vittoriose (strofe 5-9). b) la sconfitta e l’esilio, la disperazione dell’eroe (strofe 10-14). Conclusione. Il soccorso della fede, il trionfo dell’eterno sulla gloria terrena (strofe 15-18). Sistema di opposizioni all’interno della successione.

5 maggio: preambolo Nelle quattro strofe del preambolo emergono due opposizioni fondamentali: Immobilità vs rapidità dell’alternarsi delle vicende – L’immobilità della salma si oppone alla vece assidua delle azioni del grande uomo, alla rapida successione di caduta, rivincita e sconfitta definitiva (cadde, risorse e giacque) Grandezza e gloria vs negatività dell’azione – espressioni come tanto spiro, folgorante e tanto raggio, ma anche cruenta polve – il grande uomo ha seminato con le sue guerre distruzione, sofferenze e morte. Due opposizioni saranno riprese successivamente

5 maggio: parte centrale Prima opposizione: opposizione spaziale: Spazio geografico amplissimo: in cui si manifesta il genio militare di Napoleone (“Dall’Alpi alle Piramidi…) vs la breve sponda in cui finisce esule. Opposizione temporale: 2. Passato glorioso vs presente misero dell’esilio

5 maggio: parte centrale Opposizione temporale articolata nel suo distribuirsi: Strofe 5-9 – passato Strofe 10-13 – presente All’interno del presente, si apre anche prospettiva sul futuro (Napoleone e i posteri), poi di nuovo quella del passato con le memorie (sovvenir, dì che furono, strofa 13)

5 maggio: parte centrale Opposizione passato-presente ripropone, sviluppandola al massimo, opposizione rapidità dinamica-immobilità. Rievocazione sulle imprese di N. – rapidità fulminea degli spostamenti (fulmine, baleno, scoppiò) – dinamicità delle azioni e trasformazioni (gran disegno, il servire pensando al regno, il raggiungere la meta che era follia sperare, il pericolo, la gloria, la fuga e la vittoria, la reggia e l’esilio, la polvere e l’altare) – Rapidità nella memoria dell’eroe (strofa 13: mobili, lampo, onda, concitato, celere). Esilio a Sant’Elena – tema dell’immobilità – ozio, cadde la stanca man, tacito morir di un giorno inerte.

5 maggio: l’ultima parte Passato vs presente Vastità spaziale vs breve sponda Dinamismo vs immobilità Opposizioni superate attraverso l’introduzione di una nuova dimensione. Dimensione fuori dal tempo e dallo spazio: l’eternità. Più spirabil aere, campi eterni. Ripresa e sviluppata l’opposizione gloria-negatività dell’azione.

5 maggio: l’ultima parte Per tutta l’ode la gloria era rappresentata attraverso metafore di luce e rumore: folgorante, raggio, fulmine, rai fulminei, lampo dei manipoli, di mille voci al sonito, concitato imperio La gloria si annulla nel silenzio e nelle tenebre Premio ch’era follia sperar annullato dal premio eterno che supera ogni desiderio umano. Versi conclusivi ripropongono l’opposizione dinamismo-immobilità (il Dio che atterra e suscita… accanto a lui posò). Nuova dimensione dell’eterno – immobilità non più come sconfitta – conquista della pace nel perdono divino.

5 maggio: tema di fondo Nelle opposizione si scorge tradotto in immagini il tema e la meditazione sull’azione dei grandi uomini nella storia. Prospettiva di Manzoni pessimistica. Agire nella storia alla ricerca di grandezza vuol dire provocare distruzioni, sofferenze e morte, Tormentoso confronto tra passato glorioso e presente oscuro – solitudine e morte. Azione degli eroi nella storia svalutata nella prospettiva dell’eterno. Morte mette di fronte al vero significato dell’esistenza. Cfr. Adelchi morente

Tema della morte Distanza tra la prospettiva cristiana di Manzoni e quella classica e paganeggiante di Foscolo-. Manzoni non nega la possibilità di agire nella storia e l’eroismo di individui eccezionali (es. Cristoforo e Federigo Borromeo ne I promessi sposi). Per nozione manzoniana dell’eroico, gli individui eccezionali devono legittimare la loro superiorità ponendola al servizio degli altri uomini.

Tema della morte: Adelchi Condizione esistenziale dei due protagonisti (Adelchi, figlio di Desiderio, Re dei Longobardi ed Ermengarda sua sorella) della seconda tragedia scritta da Manzoni nel 1822: Adelchi. Adelchi appare straziato da un dissidio interiore tra la sua anima magnanima, pura e la cruda realtà politica, in cui dominano solo l’interesse e la legge della forza. Il pessimismo cristiano del primo Manzoni che vede la storia umana, in conseguenza della caduta del peccato originale, condannata ad una degradazione non riscattabile.

Tema della morte: Adelchi Gli individui che si ispirano ai valori più alti non possono trovar posto e ne sono, anzi, irrimediabilmente espulsi. Il conflitto di Adelchi è tipicamente romantico e l’accomuna agli eroi tragici alfieriani, al Werther di Goethe e all’Ortis di Foscolo. Adelchi non si erge contro il destino sfidandolo, in quanto il suo rifiuto del negativo si isterilisce nel chiuso dell’interiorità, nella pura contemplazione della propria sconfitta e della degradazione delle proprie aspirazioni Adelchi appartiene alla categoria dell’eroe vittima, colui che è incompreso dall’umanità e che esprime il suo rifiuto con la solitudine e con il vagheggiamento della morte.

Tema della morte: Adelchi Il destino che attende il protagonista della tragedia manzoniana, ben diversa da quella di Werther e Iacopo Ortis perché rivisitata in una variante cristiana. La morte è il riscatto in un’altra dimensione, immune alla degradazione dell’esistenza storica, luogo in cui il giusto riceverà finalmente giustizia. Il conflitto romantico ideale-reale, nella prospettiva religiosa di Manzoni, si risolve sul piano dell’eterno. Se l’eroe non è fatto per la brutalità del reale, può trovare la sua vera patria nell’altra vita. Le ultime parole di Adelchi esprimono questo concetto: O Re de re’ tradito / Da un tuo Fedel, dagli altri abbandonato! / Vengo alla pace tua: l’anima stanca / Accogli. La meta di Adelchi è la pace celeste, quella dimensione che annulla i conflitti e che lo porterà alla contemplazione di Cristo.

5 maggio: analisi V. 1 - Ei: Per riferirsi a Napoleone, Manzoni sceglie volutamente un pronome personale di gusto solenne e letterario: da un lato, l’evento della morte del generale ed imperatore è così importante da non rendere neanche necessario specificare chi sia il soggetto, e dall’altro questa scelta stilistica permette di conferire al Cinque maggio un incipit severo ed ineluttabile. V. 3 - immemore: anticipazione di ciò che verrà detto dopo (dal v. 67 in poi, dove Manzoni appunto svilupperà il tema della memoria delle imprese napoleoniche e della solitudine del grande condottiero costretto all’esilio a Sant’Elena). V. 6 - terra: sineddoche (legame di quantità) con cui si allude all’intera umanità, esterefatta e basita per la morte di Napoleone. V. 14 - il mio genio: la mia poesia; è il soggetto della frase da cui dipendono i verbi “vide” e “tacque”. Genio è metonimia per poesia, ed è ripreso con gusto neoclassico dal significato latino di ingenium.

5 maggio: analisi V. 16 – cadde, risorse e giacque: Con questi due versi il Manzoni vuole fare riferimento alla sconfitta di Lipsia del 1813, alla successiva ripresa del potere nel cosiddetto periodo dei “Cento giorni” (20 marzo-8 luglio 1815) ed alla definitiva sconfitta di Waterloo il 18 giugno 1815. Vv. 19-22: Il soggetto di questa strofa è sempre “il mio genio” (v. 14), cioè la poesia di Manzoni. V. 2 - cantico: traspare la linea di lettura dell’autore: la vicenda terrena può essere dato solo dalla prospettiva trascendente della fede.

5 maggio: analisi Vv. 31-32 - Fu vera gloria? Ai posteri / l’ardua sentenza: passaggio dalla rievocazione rapida delle imprese di Napoleone in terra all’interrogazione dubbiosa, da parte del poeta, sul senso e il significato, in una prospettiva universale, di eventi che hanno cambiato il mondo. Vv. 33-34 - Massimo Fattor: l’introduzione del “Massimo Fattor” (cioè, di Dio) nel ragionamento di Manzoni indica che per il poeta il giudizio conclusivo sulla “vera gloria” (v. 31) non può scollegato dal senso che questi eventi hanno all’interno del disegno provvidenziale di Dio, che attraverso di lui ha lasciato “più vasta orma” (v. 36) del suo operato.

5 maggio: analisi Vv. 57-60 - Questi quattro versi enfatizzano e mettono in risalto una forte dicotomia tra due poli oppositivi espressi: “invidia - pietà | odio-amore”. Queste strutture sono presentate con struttura chiastica ai vv. 57-58 ed invece con un parallelismo ai due versi successivi (vv. 59-60). V. 66 - invan: in questa strofa il termine “invan” può essere inteso in due modi differenti. La prima interpretazione può essere che il naufrago non riesce nemmeno a scorgere l’approdo; la seconda invece intende che lo strazio del naufrago aumenta quando egli, pur vedendo il porto (e la salvezza) capisce di non poterlo raggiungere. V. 71 - eterne: imprese che non si potranno da dimenticare, ma anche imprese lunghissime a scriversi. V. 77 - stette: con questo verbo si vuole mettere in contrapposizione la velocità e la rapidità dei ricordi di Napoleone e la sua staticità fisica, quando riflette sul “sovvenir”.

5 maggio: analisi Vv. 79-84 - Strofa che presenta una serie di azioni, tipiche di uno scontro di battaglia, elencate e rese incalzanti dalla congiunzione coordinativa “e”, posta sempre ad inizio del verso, e dal ritmo binario della strofe. Vv 85-90 - Strofa che esplicita la prospettiva di fede attraverso cui è riletta la vita di Napoleone: il tormento del potere viene alleviato e purificato dalla provvidenziale “man del cielo”. V. 97 - Bella Immortal!: personificazione della Fede. Vv. 100-102 - Chè più superba altezza / al disonor del Golgota / Giammai non si chinò: costruzione: interpretazione della figura di Napoleone - grande uomo della Storia che però ha saputo, negli ultimi frangenti dolorosi della sua vita terrena, chinare il capo alla Croce di Cristo, e rinunciare alla propria superbiao. Vv. 105-108: La morte solitaria di Napoleone, sorretto solo dalla provvidenziale presenza di Dio, deve allontanare da lui e dalla sua figura ogni giudizio malevolo od ipocrita. La vera grandezza è quella dei cieli, e non quella del mondo terreno.