Le istituzioni nella Roma antica

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Le istituzioni nella Roma antica L’ordinamento gentilizio L’evoluzione nell’età monarchica La res publica

L’ordinamento gentilizio arcaico: la gens Gentiles: parentela in linea maschile unita da − culti familiari; − amministrazione della giustizia; − servizio militare. Clientes: dipendenti legati da alcuni doveri − lavorare la terra; − combattere a fianco dei patroni. fides Onomastica doppia: identità preminente definita dall’appartenenza alla gens. Uomini liberi ma legati da un vincolo economico: − la terra patronale da lavorare; − due iugeri ottenuti in uso. Struttura aperta e non esclusiva

L’ordinamento gentilizio arcaico: la curia Deriva forse da co-viria (assemblea degli uomini) Quirites (membri delle curie) Populus romanus quiritum • Assemblea che mantiene fino all’età imperiale un ruolo fondamentale: in età arcaica elegge il re; in età repubblicana conferisce l’imperium (comando) ai magistrati eletti da un’altra assemblea. • È rappresentata da 30 littori. Vi si accede non come individui ma come membri di una gens.

L’ordinamento gentilizio arcaico: la tribù Tities: sabini di Tito Tazio Ramnenses: romani di Romolo Luceres: etruschi o latini incorporati dopo la fondazione della città Unità etniche forse alla base del reclutamento dell’esercito. ordinamento indipendente da quello delle curie La divisione in tre tribù di 10 curie ciascuna sarebbe un’ “invenzione di qualche greco che soffriva di malattia sistematizzante.” (A.Ziolkowski)

Le istituzioni nel periodo dei re Nel periodo monarchico Roma si dette alcune delle istituzioni che la reggeranno nel corso dei secoli. La popolazione era in origine divisa in tre tribù i tizii, i rammensi e i luceri, rispettivamente di origine sabina, latina ed etrusca, ciascuna delle quali era formata da dieci curie. Questa struttura risalirebbe a Romolo: “Romolo divise tutta quanta la popolazione in tre ripartizioni e a ciascuna assegnò per capo la persona più illustre, poi nuovamente suddivise ciascuna delle tre in altre dieci ripartizioni [...], chiamò le ripartizioni maggiori tribù e le minori curie E...], divise poi le curie in dieci parti e vi era un capo su ciascuna di esse [...] detto decurione” (Dionigi 2, 7, 2-4). Le istituzioni nel periodo dei re

i capostipiti delle famiglie nobili L’evoluzione del sistema gentilizio dalla monarchica alla repubblica: la famiglia e i pater familias Patrizi: i discendenti dei patres Senato: l’assemblea dei patres conscripti, composta dai 100 senatori eletti tra i membri più autorevoli delle famiglie patrizie. Elegge il re, lo consiglia nel governo e ratifica le decisioni dei comizi. Patres: i capostipiti delle famiglie nobili Patroni patrizi che proteggono una clientela La famiglia: l’insieme non solo delle persone (moglie, figli, nuore, nipoti) ma anche dei beni materiali; terre, case, denaro, animali e schiavi ( il “patri-monio”) soggetta all’autorità assoluta del pater familias. Fondamento della società romana era la famiglia. La prima e più importante delle istituzioni romane era il senato, ove si riunivano i patres, i capi delle grandi famiglie aristocratiche. La struttura patriarcale della società romana arcaica si riflette nei nomi: patres significa infatti “padri”, mentre “senato” deriva dal termine senex, “vecchio”. Spettava al senato eleggere i re e affiancarli nelle varie funzioni di governo: essi infatti amministravano la giustizia, comandavano l’esercito e svolgevano i compiti di sommo sacerdote.

Gli esclusi dal sistema gentilizio Artigiani e commercianti: non integrati nel sistema legato al possesso e allo sfruttamento della terra; una componente numericamente marginale della popolazione. Piccoli e medi agricoltori indipendenti: proprietari fondiari; componente importante dell’esercito (vedi ordinamento centuriato). La (futura) plebe Insieme di cittadini che si definisce in seguito a: riforme serviane; caduta della monarchia e nascita del regime oligarchico repubblicano; formazione di un’organizzazione politica plebea.

La riforma di Servio Tullio dell’ordinamento per tribù Principio innovativo Distinzione tra territorio urbano e territorio extraurbano: − urbs − ager Quattro tribù urbane; Divisione dell’ager romanus in pagi (distretti rurali); Tutti i cittadini sono iscritti nelle 4 tribù urbane. È cittadino, ossia incluso nel riconoscimento dei diritti, chi abita in un certo territorio, indipendentemente dall’appartenenza a una gens e dal reddito.

L’ordinamento centuriato L’ordinamento centuriato introdotto da Servio Tullio è finalizzato al reclutamento nei ranghi dell’esercito, la cui unità base è costituita dalla centuria. Ogni classe fornisce all’esercito un certo numero di centurie in base al reddito e dispone, di conseguenza, dello stesso numero di voti nei comizi centuriati. In totale vi sono 193 centurie. Classi reddito in “assi” centurie/ voti 1a > 100.000 80 2a > 75.000 20 3a > 50.000 4a > 25.000 5a > 12.500 30 Soprannumerarie: − 18 centurie di cavalieri fornite dalla prima classe; − 2 centurie di tecnici; − 2 centurie di musicisti; − 1 centuria di riserva; costituite dai proletari, ossia chi aveva un reddito inferiore a 12.500 assi. La riforma serviana aveva innanzitutto significato militare: anche Roma infatti, come nelle città greche, era passata da un esercito fondato essenzialmente sui cavalieri e i loro clienti a un altro, che metteva in primo piano la fanteria costituita dai cittadini. La riforma riconosceva questo nuovo ruolo dei non nobili e, al tempo stesso, dava qualche riconoscimento ai plebei benestanti attraverso la partecipazione ai comizi centuriati. Poiché, nei comizi centuriati, ogni classe disponeva di tanti voti quante erano le sue centurie, il sistema romano veniva controllato non più solo dai patrizi di nobili origini, ma anche dai cittadini più ricchi. La prima classe da sola disponeva infatti di 98 voti, mentre tutte le altre classi ne avevano 90.

L’evoluzione delle istituzioni in età monarchica Riforma di Servio Tullio Comizi curiati Esercito Comizi centuriati Comizi tributi Esercito Le famiglie più antiche davano inoltre vita all’assemblea dei comizi curiati, così chiamati perché formati da dieci curie, ciascuna delle quali raggruppava dieci gentes o famiglie; i comizi curiati controllavano l’operato dei re e del senato. La tradizione fa risalire al sesto re, ovvero Servio Tullio, l’introduzione di due nuovi tipi di suddivisione. La prima suddivisione era territoriale, la seconda patrimoniale, cioè per classi di reddito. Furono anzitutto individuate ventuno nuove tribù, a seconda del territorio di stanziamento, che davano vita all’assemblea dei comizi tributi; invece le classi di reddito comprendevano i cittadini che potevano, grazie alle loro proprietà, procurarsi l’armatura e che formavano quindi l’esercito. Essi votavano appunto nei comizi centuriati, che avevano un ruolo politico rilevante e che ebbero il pregio di garantire molto presto l’effettiva partecipazione al potere anche a quei cittadini abbienti che non facevano parte dell’aristocrazia gentilizia. Ordinamento gentilizio e tribù su base etnica Ordinamento censitario e tribù su base territoriale

L’esercito romano (VIII-II secolo a.C.) legione 10 coorti 3 manipoli 2 centurie di 60/80 effettivi schieramento Rilievo raffigurante una parata militare. L’esercito era costituito inizialmente da due legioni; in seguito l’espansione e le guerre comportarono la mobilitazione di un numero assai maggiore di legioni. Ciascuna legione era divisa 10 coorti, ogni coorte in 3 manipoli, ogni manipolo in 2 centurie. La disposizione di battaglia era strutturata su tre linee di fanteria pesante, che entravano in battaglia una dopo l’altra: gli hastati, i più giovani posti nelle prime file, affrontavano il nemico per primi armati di lancia; i principes (“chi vale di più”), uomini tra i 20 e i 30 anni. infine i triarii (“quelli della terza fila”), cioè i veterani, che entravano in battaglia solo in caso di necessità. Sui fianchi si disponevano le due alae, composte da contingenti di soldati alleati. Agli estremi i cavalieri (equites), divisi in squadroni e decurie, erano armati di spada e lancia. Il comando della legione era affidato a un console (oppure, se c’era, al dittatore), affiancato dal magister equitum, il capo della cavalleria; alti ufficiali erano poi i tribuni militari. Della legione facevano parte tutti i cittadini tra i 17 e i 45 anni, mentre quelli dai 45 ai 60 anni restavano disponibili per la leva. velites triarii ala (cavalleria) ala (cavalleria) principes hastati