Arcadia: da Sannazaro all’Accademia Armando Rotondi Letteratura Italiana Università di Napoli “L’Orientale” a.a. 2014-2015
Antecedenti all’Accademia dell’Arcadia Alla fine del Seicento l’Italia diventa teatro di un massiccio lavoro culturale di ricezione e divulgazione dei nuovi indirizzi filosofici e scientifici, sia locali che europei. Nuova corrente di pensiero rifiuta dogmi e autoritarismi tradizionali in favore di un ripensamento generale della figura dell’intellettuale: Galileo Galilei (1564-1642), Cartesio (1596-1650), Pierre Gassendi (1592-1655) e Spinoza (1632-1677). A Napoli nasce l’Accademia degli Investiganti, fondata nel 1650 da Tommaso Cornelio (1614-1684), principale fautore della diffusione del pensiero cartesiano in Italia, Membri più illustri furono Giambattista Vico (1668-1744) e Pietro Giannone (1676-1748). Indagine filosofico-scientifica viene presto affiancata da quella letteraria. Generale rifiuto del Barocco Recupero, in ottica classicista, del modello di Petrarca e del Canzoniere, Modello di ordine, razionalità e chiarezza, che diventano le parole d’ordine dell’espressione letteraria e del rapporto tra l’uomo e il mondo. Considerevole attività teorica, che sviluppa - in figure come quelle di Gian Vincenzo Gravina (1664-1718), Giovanni Crescimbeni (1663-1728) e Ludovico Muratori (1672-1750) e non senza aspri confronti interni Premesse ideologiche che anticipano la costituzione dell’Accademia dell’Arcadia.
Accademia dell’Arcadia Prima «Radunanza degli Arcadi», alla quale parteciparono quattordici letterati, tra i quali Giovan Mario Crescimbeni, che ne fu il primo Custode generale, si tenne nel giardino del convento di San Pietro in Montorio il 5 ottobre del 1690. Ideale continuazione delle adunanze ospitate nel palazzo romano della regina Cristina di Svezia, morta nel 1689. L’uso di pseudonimi pastorali e tutti gli altri elementi rituali che caratterizzano la vita associativa dell’Accademia, ispirati all’Arcadia di Jacopo Sannazaro e ad altri classici della letteratura bucolica, furono codificati nelle dodici leggi composte da Gian Vincenzo Gravina nel 1696.
Accademia dell’Arcadia L’Accademia presenta degli aspetti istituzionali ben definiti, che sono attentamente codificati all’interno dello statuto, in latino, che regola la vita degli Arcadi sin dal 1696: I poeti assumono l’identità di “pastori arcadi” e come tali scelgono uno pseudonimo con cui firmeranno i loro componimenti e che si rifà ai miti della classicità. Gli arcadi si riuniscono in una località, detta “Bosco Parrasio”, per recitare i loro versi. L’accademia è fornita di un archivio di tutte le composizioni degli arcadi, detta “Serbatoio”. Le figure protettrici dell’Accademia sono Cristina di Svezia, detta “Basilissa” e Gesù Bambino. L’Accademia riceverà poi la protezione pontificia da papa Innocenzo XII, salutato come “Pastore Massimo”. La struttura gestionale dell’Arcadia è fortemente gerarchica, secondo il modello della curia ecclesiastica. L’Accademia promuove così la nascita di una “Repubblica delle Lettere” su scala nazionale che dia unità al ceto intellettuale attraverso la creazione di “colonie di Arcadia” strettamente dipendenti dal centro propulsore di Roma e dalla volontà del suo “Custode generale”
Accademia dell’Arcadia L'ammissione all'accademia avveniva in 5 modi differenti. Per acclamazione. Riservata a cardinali, principi, viceré ed ambasciatori. Alla proposta del nome del candidato ogni Arcade dava il proprio assenso o diniego ad alta voce durante un'assemblea celebrata a porte chiuse. Per annoverazione. Riservata alle signore. Il Collegio dei Vicecustodi proponeva all'assemblea le candidate e i soci, a porte chiuse ma a voce alta, decidevano in senso favorevole o contrario. Per rappresentazione. Riservata ai giovani nobili. L'assemblea delegava una commissione ristretta che la rappresentasse e decidesse al suo posto sull'ammissione o meno dei candidati. Per surrogazione. Riservata a tutti gli altri. Per sostituire i posti lasciati vacanti, per morte o malattia, da altri Arcadi l'assemblea decideva sugli aspiranti ma a scrutinio segreto. Per destinazione. Ad integrazione della precedente. Essendo difficile tenere il conto esatto di tutti gli Arcadi che venivano a mancare, per non escludere troppo a lungo personaggi anche di spicco, con voto segreto dell'assemblea, si dava il via libera all'associazione di nuovi membri assegnando loro anche un nome arcadico. Coloro che venivano nominati in questo modo divenivano membri effettivi, cioè potevano partecipare alle manifestazioni, solo quando il Custode, ricevuta notizia certa della scomparsa di uno dei vecchi soci, li convocava e procedeva alla nomina ufficiale
Accademia dell’Arcadia Omogeneità del mondo arcade si incrina. Opposizione tra due diverse linee di poetica Gian Vincenzo Gravina si fa promotore di un’idea di poesia come fonte di radicale rinnovamento culturale ed esistenziale, in quanto portatrice di verità profonde. Deve avere una ricaduta pratica anche sulla vita quotidiana e non esaurirsi negli sterili giochi formali dei “pastori”, ha come proprio modelli di riferimento Omero e i classi greci. Modello di cultura di impegno civile. Giovanni Crescimbeni è più moderato. Classicismo più di forma che di sostanza. Moderazione degli eccessi del barocco con l’eleganza della forma, che ha precedenza sul contentuto, secondo la lezione del petrarchismo. All’approccio didascalico e civile, Crescimbeni preferisce le tematiche d’evasione idillico-pastorale. Nel 1711 abbandono di Gravina e nascita dell’Accademia dei Quirini. Nel 1718, alla morte di Gravina, i Quirini riconfluiranno comunque all’interno dell’Accademia di Arcadia.
Una delle fonti di ispirazione dell’Accademia: l’Arcadia di Sannazaro Jacopo Sannazaro (1457 circa –1530) L’Arcadia è un prosimetro, formato da dodici prose e altrettante egloghe, e composto tra 1480 e 1485, ma pubblicato solo nel 1504. La forma del prosimetro era stata usata per la prima volta da Dante nella Vita nova e ripresa da Boccaccio nell’Ameto. Opera pastorale dal significato allegorico-autobiografico Il protagonista, infatti, si identifica nel poeta stesso. La trama si caratterizza per una forte frammentarietà, causata dalla struttura dell’opera I primi testi in prosa sembrano essere in funzione delle egloghe A partire dalla prosa VII si assiste alla situazione opposta, nel senso che diventa centrale il racconto prosastico rispetto alla lirica.
Arcadia di Sannazaro Dell'Arcadia si hanno due fasi redazionali. prima attestata da una tradizione manoscritta, costituita da un proemio e da dieci unità prosa-egloga, il cui titolo era Aeglogorum liber Arcadius inscriptus, poi scelse Libro pastorale nominato (intitulato) Arcadio. Dopo un numero imprecisato di anni Sannazaro revisionò l'opera. Il nuovo titolo, Arcadia, divenne definitivo e il prosimetro risultò composto da un Prologo, 12 prose inframezzate da 12 egloghe e un congedo A la sampogna
Arcadia Appare evidente dalla lettura dell’opera la mancanza di una narrazione unitaria. Prevale una presentazione di situazioni, esperienze, sentimenti e quadri paesaggistici. Le vicende ruotano intorno a Sincero, giovane che, per un amore non corrisposto, abbandona Napoli e si rifugia in Arcadia in Grecia, terra abitata da pastori-poeti che si dilettano in canti, composizioni e gare poetiche. Parte di questo mondo unendosi ai pastori, di cui vengono raccontate le storie e avventure. Nelle ultime due prose, aggiunte successivamente, si assiste a una svolta nella trama. Sincero ha in sogno un doloroso presentimento sulla donna amata; decide così di partire e ai piedi di un monte trova un sentiero magico che lo conduce a Napoli, dove trova, alla sorgente del fiume Sebeto, due ragazze che gli comunicano la morte della donna.
Arcadia La storia appare simbolicamente autobiografica Nei personaggi dell’Arcadia amici e famigliari del poeta, Donna amata dal Sannazaro in gioventù, Carmosina Bonifacio. Il percorso di Sincero come allegoria dell’educazione intellettuale o sentimentale del poeta. La mitica terra arcadica appare, quindi, un mondo favoloso in cui Sannazaro sembra volersi rifugiare, e in cui l’uomo può trovare la sua armonia con la natura e vivere in libertà la propria esistenza. L’Arcadia, inoltre, si presenta ricca di riferimenti e citazioni alla tradizione poetica antica greca e latina. Ricco mosaico spunti e suggestioni classiche per formare il quadro finale di una regione mitica in cui l’uomo può rivivere l’età dell’oro, tanto celebrata dai poeti antichi. Dal punto di vista linguistico Sannazaro si dimostra influenzato dal toscano colto di Boccaccio e Petrarca, e, con le sue opere, contribuisce in maniera forte alla diffusione di un modello linguistico unitario. L'influsso culturale di Sannazaro si protrarrà sino al Settecento, quando l'Accademia dell'Arcadia, appunto, si ispirerà esplicitamente al suo poema.