Il romanzo novecentesco Armando Rotondi Letteratura Italiana Università di Napoli “L’Orientale” a.a. 2014-2015
Romanzo realista degli anni Trenta Spirito polemico e contestatore che serpeggia nelle loro opere, con la volontà di risvegliare la coscienza degli umili, dei diseredati, dei maltrattati: In questi autori un profondo impegno sociale e politico Il realismo degli anni Trenta vuole proporre un’immagine critica della realtà, volgendosi sia al mondo dei grandi centri urbani sia a quello della provincia. Gli indifferenti di Moravia Moravia dipinge il mondo borghese, cogliendone lo sfacelo morale, il dissolversi dei valori, l’ipocrisia e la menzogna Descrive un mondo chiuso e soffocante.
Moravia Il romanzo mette in scena, per la prima volta la moderna epica borghese popolata di anti-eroi e consistente nell’espressione di una crisi profonda, di una corruzione dilagante, di una introflessione disillusa in contrasto con l’apparato celebrativo ufficiale voluto dal regime. Uno dei protagonisti, il giovane Michele, pur vedendo con chiarezza la negatività del mondo che lo circonda, non riesce a stabilire un rapporto vero con la realtà, a provare sentimenti autentici. Si perde nell’indifferenza, in uno stato di torpore spirituale, in un’incapacità di stabilire un rapporto attivo con gli altri, in un senso di abulia che porta, alla fine, ad una squallida accettazione di ogni bruttura morale e ad un adattamento forzato ai rituali borghesi. Michele rappresenta l’impotenza dell’intellettuale lucidissimo nel giudicare la realtà, ma che, impossibilitato ad agire su di essa, rimane paralizzato dalla sua stessa consapevolezza. Due temi fondamentali del romanzo: il sesso e il denaro, Moravia fa emergere uno stato di crisi da cui non si riesce a vedere una via di uscita.
Silone Nel realismo degli anni Trenta si affaccia anche la rappresentazione della realtà delle classi subalterne, operaie e contadine. Fontamara dell’abruzzese Iganzio Silone Stile semplice e immediato riesce a rappresentare la vita disperata dei “cafoni” di un povero borgo montano della Marsica. Nel testo vengono denunciate le condizioni di avvilimento e di miseria in cui si trova la popolazione e, contemporaneamente, vi si trova l’incitamento a prendere coscienza della propria condizione. Ricordi autobiografici della giovinezza dell’autore si fondono con la documentazione lucida e oggettiva dei soprusi che contadini e braccianti subiscono, oppressi dagli ex notabili e dalle autorità religiose solidali ormai con i nuovi padroni. La volontà di dare carattere simbolico e non solo documentaristico alle vicende raccontate si esplicita nel trattamento dei personaggi e della lingua oltre che nella triplice suddivisione del punto di vista. Da un lato stanno i cafoni, tratteggiati come coralità indistinta, dall’altro i possidenti e le autorità locali, rappresentanti di un potere esercitato in modo dispotico e tirannico dall’autorità politica e da quella ecclesiastica.
Vittorini Elio Vittorini, Conversazione in Sicilia Il popolo rappresenta la capacità di opporre un attivo rifiuto alle forme di oppressione che gravano sull’uomo. Il tema centrale del romanzo è lo sdegno per l’offesa all’umanità che è prodotta dall’oppressione e dalla sofferenza, ma anche la convinzione che l’uomo è più uomo quando è oppresso e perseguitato. Vittorini vuole portare avanti, in forma simbolica, il rifiuto della guerra e dell’aggressività che da essa deriva. Il lamento dello scrittore sulle condizioni di un’umanità offesa e sofferente si estende da una situazione contingente ad una valutazione emblematica e quasi eterna, in una coesistenza di realismo e simbolismo che si attua attraverso una forma espressiva estremamente curata e scaltrita sui piani sintattico e fonico. I personaggi sono personaggi-funzione, portatore ciascuno di un tassello del mosaico che disegna il viaggio della rieducazione ideologica del protagonista e per questo l’aspetto fisico e la caratterizzazione psicologica di tali personaggi non sembrano essere rilevanti. Uscire dal grigio orizzonte dell’Italia borghese e fascista cercando le radici profonde e segrete nell’anima popolare, ricercando i valori autentici e severi della vita popolare.
Post Secondo conflitto mondiale: neorealismo La fine della seconda guerra mondiale e la liberazione aprono per l’Italia un’epoca nuova piena sia di speranze sia di problemi. Non si deve infatti solo ricostruire un paese economicamente e materialmente ma anche ridefinire le nuove istituzioni politiche, le nuove condizioni di democrazia, i princìpi stessi della convivenza civile. Intellettuali scelgono in gran parte la via dell’impegno che consiste nel partecipare al movimento di rinnovamento e nel contribuire ad indicare la strada del progresso e della ricostruzione. Queste esigenze in campo artistico culturale sono espresse da Neorealismo che operò non solo a livello letterario (ZAVATTINI, VITTORINI, PAVESE, FENOGLIO, MORAVIA), ma anche nelle arti figurative (GUTTUSO) e nel cinema (Roma città aperta e Paisà di ROSSELLINI, La terra trema di VISCONTI, Ladri di biciclette di DE SICA). Il Neorealismo è uno sguardo critico nei confronti della realtà. Solo raccontando il presente così com’è e raccontando il recente passato della guerra, l’artista può, recuperando i valori della democrazia, essere utile alla storia che si sta costruendo.
Narrativa secondo Novecento Primo Levi - Se questo è un uomo, 1947; La tregua, Torino, 1963 Carlo Emilio Gadda - Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, 1946 (1957) Pier Paolo Pasolini - Ragazzi di vita, Garzanti, Milano 1955;Una vita violenta, Garzanti, Milano 1959; Teorema , Garzanti, Milano 1968; Petrolio, a cura di Maria Careri e Graziella Chiarcossi, con una nota filologica di Aurelio Roncaglia, Einaudi, Torino 1992.
Petrolio di Pasolini Prima pagina di Petrolio, in cui Pasolini dichiara il suo intento programmatico di scrivere “un Satyricon moderno” . "Questo romanzo non comincia“. L'inizio di Petrolio è un atto di cannibalismo letterario. Pasolini nega i canoni costitutivi della forma-romanzo a partire dal rito iniziatico dell'incipit, luogo della narrazione deputato alla "seduzione adescatoria" dell'autore. “Lasciatemi fare qualche preambolo - disse il terzo narratore - qualche preambolo cautelativo, magari un po’ brillante. Esso in realtà serve a nascondere, come sapete, il momento tragico dell’inizio, che è sempre, come dire, un’autotomia. Inoltre il raccontare mette a repentaglio, e quindi a soqquadro, l’essere. Il soggetto narrante, di fronte alla propria frase fondatrice, entra in stato di crisi. E si tratta della vera e propria crisi tipica del rapporto col sacro. Il racconto è nel recinto sacro. E l’approccio a tale recinto richiede sempre un lungo cerimoniale, abbastanza coatto. E anche buffo.” Pasolini rifiuta l'ammiccamento malioso dell'ouverture borghese. Il silenzio del primo Appunto ha il dinamismo anarchico di uno schiaffo al pubblico, una denuncia alla complicità omertosa dei lettori rispetto alle convenzionalità monocordi della letteratura di consumo. L'intero romanzo è giocato su questo intento programmatico di "rottura della quarta parete cartacea", con l'intromissione perforativa e performativa dell'autore all'interno dell'andamento narrativo.
Petrolio di Pasolini Petrolio viene così ad assumere la dualistica forma di romanzo di formazione e di deformazione (“mi presi e mi smembrai. Quello che avevo fatto con il Dio di Saulo lo feci con Saulo. Dopo essermi ricostruito, mi smembrai. Dovevo essere tutti”). Il protagonista Carlo è uno strumento di collaudo per questo esperimento di frantumazione letteraria. Pasolini cuce e scuce il suo corpo come un demiurgo-macellaio, a partire dalle prime pagine del romanzo, in cui, dopo la visione autoindotta del proprio cadavere supino sul cemento, avviene la scissione della sua carne di piccolo borghese intellettuale e imbelle in due entità inconciliabilmente simmetriche.
Italo Calvino Prima fase della sua produzione, collocabile all'interno del movimento neorealista, Il sentiero dei nidi di ragno (1947) e numerosi racconti raccolti nel volume Ultimo viene il corvo. Capacità rappresentativa della realtà che coniuga impegno politico e letteratura in modo spontaneo e leggero. Storie della sua esperienza partigiana con un punto di vista oggettivo, tramite il quale i suoi ricordi diventano la misura della comprensione del mondo. Il sentiero dei nidi di ragno: intreccio narrato dal punto di vista di Pin, un bambino. Oggettività e dimensione mitico-fiabesca. Sdoppiamento dei piani interpretativi che contraddistingue la sua produzione. Livello puramente narrativo, semplice e comprensibile da tutti i lettori, e quello visibile solo dai fruitori più smaliziati.
Italo Calvino Periodo fantastico. Il visconte dimezzato, invenzione fantastica, impianto totalmente abbandonato al fiabesco La narrazione procede secondo due livelli di lettura: quello di immediata funzione e quello allegorico-simbolico, in cui sono presenti numerosi spunti di riflessione (contrasto tra realtà e illusione, tra ideologia ed etica, ecc.). Il romanzo invita i lettori all'equilibrio, in quanto non è possibile possedere una verità assoluta. Trilogia I nostri antenati: Il protagonista de Il barone rampante è un alter ego di Calvino che ormai ha abbandonato la concezione della letteratura come messaggio politico. Il cavaliere inesistente: cupo pessimismo, dietro al quale la realtà appare irrazionale e minacciosa. Sempre a questa fase appartengono i racconti di Marcovaldo, in due serie: più aderente a strutture fiabesche la prima (1958) mentre le seconda (1963) tratta temi urbani con toni che a volte sfiorano l'assurdo. Scrittura fantascientifica in opere come Le cosmicomiche o Ti con zero. Mentre la fantascienza tratta del futuro, Calvino si rifà ad un passato remoto, una sorta di mito delle origini. Inoltre mentre lo scrittore ligure si serve del dato scientifico per uscire dalle abitudini dell'immaginazione, la fantascienza tende ad avvicinare ciò che è lontano.
Italo Calvino Periodo combinatorio Intorno agli anni sessanta: nuovo modo di fare letteratura, intesa ora come artificio e come gioco combinatorio. Rendere visibile ai lettori la struttura stessa della narrazione, per accrescere il loro grado di consapevolezza. Scrittura combinatoria perché il meccanismo stesso che permette di scrivere assume un ruolo centrale all'interno della produzione Universo linguistico abbia soppiantato la realtà e romanzo come un meccanismo che gioca artificialmente con le possibili combinazioni delle parole. Numerosi influssi: lo strutturalismo e la semiologia, le lezioni parigine di Roland Barthes sull'ars combinatoria e la frequentazione del gruppo di Raymond Queneau (l'OuLiPo), la scrittura labirintica di Jorge Luis Borges nonché la rilettura del Tristram Shandy di Sterne. Il Castello dei destini incrociati (1969), al quale in seguito verrà aggiunto La Taverna dei destini incrociati (1973) - il percorso narrativo è affidato alla combinazione delle carte di un mazzo di tarocchi. Un gruppo di viandanti si incontra in un castello: ognuno avrebbe un'avventura da raccontare ma non può perché ha perduto la parola. Per comunicare allora i viandanti usano le carte dei tarocchi, ricostruendo grazie ad esse le proprie vicissitudini. Calvino usa il mazzo dei tarocchi come un sistema di segni, come un vero e proprio linguaggio: ogni figura impressa sulla carta ha un senso polivalente così come lo ha una parola, il cui esatto significato dipende dal contesto in cui viene pronunciata.
Italo Calvino Gioco combinatorio centrale anche in Le città invisibili (1972), sorta di riscrittura del Milione di Marco Polo in cui è lo stesso mercante veneziano a descrivere a Kublai Khan le città del suo impero. Queste città però non esistono tranne che nell'immaginazione di Marco Polo, vivono solo all'interno delle sue parole. Narrazione per Calvino può creare dei mondi ma non può distruggere l'inferno dei viventi che sta intorno a noi, per combattere il quale, come suggerito nella conclusione del romanzo, non si può far altro se non valorizzare quello che inferno non è. Ne Le città invisibili l'esibizione dei meccanismi combinatori del racconto diventa ancora più esplicita che nel Castello dei destini incrociati grazie anche alla struttura stessa del romanzo, segmentata in testi brevi che si susseguono dentro una cornice. Nove capitoli, ognuno all'interno di una cornice in corsivo nella quale avviene il dialogo tra l'imperatore dei Tartari, Kublai Khan, e Marco Polo. All'interno dei capitoli vengono narrate le descrizioni di cinquantacinque città, secondo nuclei tematici. Complessa costruzione architettonica finalizzata alla riflessione da parte del lettore sulle modalità compositive dell'opera: Romanzo metatestuale, poiché induce a produrre riflessioni su sé stesso e sul funzionamento della narrativa in generale. L'opera più metanarrativa: Se una notte d'inverno un viaggiatore (1979). In questo romanzo, più che altrove, Calvino mette a nudo i meccanismi della narrazione, avviando una riflessione sulla pratica della scrittura e sui rapporti tra scrittore e lettore.
Postmoderno Fredric Jameson: termine “postmoderno” serie di cambiamenti e di fenomeni – citando ad esempio la fine dell’ideologia – avvenuta tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta. Diverso modo di immaginare e percepire la modernità, né in forma oppositiva (l’antimoderno), né alternativa (l’ultramoderno). Fase successiva, post moderna, per l’appunto. Jameson ha individuato i caratteri principali del postmoderno: la massificazione, la spettacolarizzazione dell’esistenza, l’estetizzazione della merce e il primato di linguaggio.
Postmoderno un mutamento che ci ha cambiato nel profondo, che ha agito sulla nostra struttura percettiva stessa, di pensiero e di comportamento, sui nostri rapporti con la natura e la società, sui modi del lavoro e della produzione, su quelli della conoscenza e dell’immaginario, sui modi della comunicazione. (Remo Cesarani)
Postmoderno Il postmoderno si è affermato, in Italia, a partire dagli anni Settanta, sulla scia delle grandi trasformazioni politiche, sociali e, soprattutto, culturali del decennio precedente. Uno dei cambiamenti più importanti per il mondo della cultura ha riguardato la figura dell’intellettuale. Nella nuova epoca egli non detiene più il potere del linguaggio, della scrittura, e non è più una figura di riferimento della società. Negli anni Settanta, l’intellettuale-editore, l’istituzione che ha caratterizzato la letteratura italiana negli anni precedenti, viene gradualmente sostituito, nella sua attività di selezionatore e promotore dei nuovi autori, dal mercato e dalle logiche economiche. Nel mercato, l’unica figura che decide il successo di un’opera o di un autore è il pubblico, non più distinto in pubblico alto, d’élite, e pubblico basso, popolare Questa divisione è caduta, e i valori letterari si sono rovesciati in favore di una produzione di consumo, che punta solamente alla vendita.
Postmoderno «il postmoderno non è uno stile. Il postmoderno è una condizione storica, in cui quindi ci possono essere senz’altro alcune variazione di stile» (Remo Cesarani). L’opera postmoderna è caratterizzata da un interscambio tra i codici: del codice letterario, ad esempio, con quello filmico.
Postmoderno Teorizzato in filosofia da J.F. Lyotard in un saggio del 1979, La condizione postmoderna, il postmoderno si identifica in campo letterario con una tendenza del romanzo sviluppatasi negli Stati Uniti a partire dagli anni Sessanta. Il romanzo postmoderno si inscrive nel mondo della comunicazione, dei media e della tecnologia; e, accogliendo le suggestioni di saggisti come H.M. McLuhan, tende a esprimersi in un linguaggio «visivo» che incorpora gli effetti della televisione e del computer. Tuttavia il fenomeno del postmoderno è connesso anche a una crisi dell'interpretazione, che segna la fine dei modelli critici fondati sulla certezza, e conseguentemente annuncia la cosiddetta «morte del soggetto», della quale i singoli scrittori danno testimonianza ora confondendo i rapporti tra autore e personaggi (G. Sorrentino), ora parodiando l'autore come padre (D. Barthelme), ora assegnando il ruolo di personaggi a entità non umane, aleatorie (Th. Pynchon).
Postmoderno italiano Una narrativa postmodernista italiana che segue due vie: una, volta all’indagine del labirinto della società contemporanea (Se una notte d’inverno un viaggiatore, 1979, di Italo Calvino), l’altra, al romanzo neostorico (Il nome della rosa, 1980, di Umberto Eco). Successivamente New Italian Epic e scrittori cannibali.