Un autore legato al Vesuvio Plinio il vecchio Un autore legato al Vesuvio
La vita Gaio Plinio secondo nasce a Como nel 23/24 d.C. Inizia giovanissimo la sua carriera militare in Germania .Dopo la morte dell’imperatore Claudio (54 d. C.) Conduce Vita appartata, ostile al regime di Nerone si astiene dalle cariche pubbliche, dedicandosi all’avvocatura. Sotto Vespasiano intraprende la carriera di procuratore imperiale.Prefetto,in fine,della flotta di capo Miseno,durante il regno di Tito,nel 79 d. C.,muore travolto dall’eruzione del Vesuvio,mentre sta portando soccorso alla popolazione
Le opere Abbiamo notizie di una vasta produzione che è andata perduta,ma ci resta la Naturalis Historia,un’opera in 37 libri che è il risultato di anni di studio e di lavoro.Si tratta di una gigantesca opera di erudizione,una vera e propria summa del sapere reperibile in tutti i campi fino a quel momento. L’opera,aperta da un’epistola dedicatoria ed illustrativa rivolta al futuro imperatore Tito,inizia con una prefazione ed una bibliografia,vera novità questa nel mondo classico,e continua con la trattazione dell’astronomia e della geografia(libri II/VI),dell’uomo e degli animali (VII/IX),della botanica (XII/ XIX),della medicina(XX/XXXII),della metallurgia e mineralogia ,con ampi excursus sulla storia dell’arte(XXXIII/XXXVII). Tra le informazioni che Plinio raccoglie non mancano leggende e superstizioni che poco o nulla hanno di scientifico. Il punto debole della Naturalis Historia è lo stile,da alcuni critici giudicato sciatto,tanto che Plinio il vecchio risulta essere, a detta di molti,il peggiore scrittore latino. La vastità del progetto giustifica tuttavia la scarsa cura formale di un’opera che era,d’altra parte destinata non alla lettura,ma alla consultazione. Oggi alla Naturalis Historia è riconosciuto il valore di un prezioso documento storico culturale,mentre nessuno ricerca in essa né un’anacronistica attendibilità scientifica né eleganza formale.
La morte nel 79 d.C. Questa incisione del XVIII secolo ricorda la morte di Plinio,avvenuta a Stabiae durante l’eruzione del 79 d.C. Essa ci viene raccontata in due epistole che suo nipote, Plinio il giovane, indirizza a Tacito:la VI,16 e la VI,20
La geografia del Vesuvio Il Vesuvio è il vulcano più famoso della terra, l’unico attivo dell’Europa continentale ed è anche uno dei più pericolosi poiché il vasto territorio che si estende alle sue pendici ha visto la costruzione di case fino a 700 metri di altura. E’ un tipico esempio di vulcano a recinto costituito da un cono esterno tronco, Monte Somma (1133 metri), con cinta craterica in gran parte demolita entro la quale si trova un cono più piccolo rappresentato dal Vesuvio (1281 metri), separati da un avvallamento denominato Valle del Gigante, parte dell'antica caldera, dove in seguito, presumibilmente durante l'eruzione del 79 d.C., si formò il Gran Cono o Vesuvio. La Valle del Gigante è suddivisa a sua volta in Atrio del Cavallo ad ovest e Valle dell'Inferno ad est. Il recinto del Somma è ben conservato per tutta la sua parte settentrionale, infatti è stato nei tempi storici meno esposto alla furia devastatrice del vulcano, perché riparato dall'altezza della parete interna che ha impedito il deflusso di lave sulle sue pendici. I pendii, variamente degradanti, sono solcati da profondi valloni radiali prodotti dall'erosione delle acque meteoriche. Le sue pareti dalla parte del cono si presentano a picco. Tutta la sezione è poi disseminata di spuntoni e dicchi di roccia vulcanica scura. Il vecchio orlo craterico è un susseguirsi di cime dette cognoli. Mentre l'altezza del Somma ed il suo profilo si sono conservati uguali nei secoli, l'altezza ed il profilo del Vesuvio hanno subito variazioni notevoli, a causa delle successive eruzioni, con innalzamenti ed abbassamenti. Il Vesuvio è un caratteristico vulcano poligenico e misto, ossia costituito da lave di composizione chimica diversa (ad esempio trachiti, tefriti, leucititi) e formato sia da colate di lava sia da depositi piroclastici.
. Il Vesuvio è un caratteristico vulcano poligenico e misto, ossia costituito da lave di composizione chimica diversa (ad esempio trachiti, tefriti, leucititi) e formato sia da colate di lava sia da depositi piroclastici. Tutte le zone alle pendici della montagna sono da considerarsi formate da terreni trasportati da lave di fango che scendono dagli scoscesi pendii nelle stagioni piovose attraverso profondi e stretti valloni detti alvei o più comunemente lagni. Gli alti argini sono formati da cumuli di scorie laviche, che precipitati allo stato incandescente e dilagati verso le basse pendici, si rivelano ora a causa del loro materiale fertile, ricco di silicio e potassio, preziosi per la vegetazione. Nelle giornate più fredde la condensazione dei vapori rende visibili le fumarole presenti in numerosi punti della parete interna del cratere. Proseguendo lungo il bordo del cratere, guardando verso il mare si coglie l'intera estensione della parte meridionale del vulcano e, in giornate con buona visibilità, tutto il Golfo di Napoli dalla Penisola Sorrentina e Capri fino a Capo Miseno, Procida e Ischia. E' inevitabile notare anche la sconsiderata espansione urbanistica che risale lungo le pendici del vulcano.
La storia del Vesuvio Il Vesuvio entra nella storia della Vulcanologia con l’eruzione del ’79 d. C. La sua attività si divide quindi in due principali periodi: L'attività tra il 79 d.C. e il 1631 L'attività tra il 1631 e il 1944 Ecco la tabella delle principali eruzioni.