LIBRI KEVIN LINCH. L’IMMAGINE DELLA CITTA’
Come un’architettura, una città è una costruzione dello spazio, ma di scala enorme, un artefatto che è possibile percepire soltanto nel corso di lunghi periodi di tempo. Il disegno urbano è quindi un’arte temporale, ma raramente essa può servirsi delle limitate e controllate sequenze che sono proprie di altre arti temporali, come la musica.(K.L. p.23) Città e tempo
Sequenze
La figurabilità… consiste in quella forma, colore o disposizioni che facilitano la formazione di immagini ambientali vividamente individuate, potentemente strutturate, altamente funzionali. Essa potrebbe venire denominata leggibilità o forse visibilità in un significato più ampio, per cui gli oggetti non solo possono essere veduti, ma anche acutamente ed intensamente presentati ai sensi.(K.L. p.32) Figurabilità
Elementi base della teoria lynchiana 2. margini 1. percorsi 3. quartieri 5. riferimenti 4. nodi Elementi base della teoria lynchiana
Scena urbana come forme in mutazione Ogni cittadino ha lunghe associazioni con qualche parte della sua città e la sua immagine è imbevuta di memorie e di significati…Spesso la nostra percezione della città non è distinta, ma piuttosto parziale, frammentaria, mista ad altre sensazioni. Praticamente ogni nostro senso è in gioco e l’immagine è l’aggregato di tutti gli stimoli. (K.L. p.23) Scena urbana come forme in mutazione
Scena urbana. Topologica vs Euclidea Per quanto distorta, vi compariva sempre un forte elemento di invarianza topologica rispetto alla realtà. Era come se la pianta fosse disegnata su un foglio di gomma infinitamente flessibile: le direzioni erano curvate, le distanze stirate o compresse, forme ampie erano così alterate rispetto alla loro accurata proiezione in scala da essere a prima vista irriconoscibili. Ma la sequenza era normalmente corretta; raramente la pianta veniva stracciata e rimessa insieme in un altro ordine. Questa continuità è indispensabile perché l’immagine raggiunga una qualche validità. (K.L. p.100). Scena urbana. Topologica vs Euclidea
Scena urbana come sequenza continua La serie di elementi deve possedere una forma sequenziale afferrabile in ambo i sensi…Una sequenza accuratamente costruita, che conduce da una introduzione ad una prima fase, allo sviluppo, al culmine ed alla conclusione, può risolversi in un fiasco se un automobilista vi entra direttamente al punto culminante. Perciò può essere necessario creare sequenze che siano interrompibili, oltreché reversibili…Questo può condurci dalla forma classica, inizio-culmine-fine, ad altre che sono più prossime agli schemi essenzialmente senza fine, eppure variati e continui del jazz. (K.L. p.128) Scena urbana come sequenza continua
Anche nei suoi referenti musicali, Lynch è un uomo di metà novecento e ne propone, in forma di teoria urbana, il concetto di spazio e di ritmo, così come Miles Davis lo sperimenta nel campo musicale e, più tardi ma più strettamente legati alla visione e alla percezione della città, Perec in quello letterario, Augè in quello antropologico e Wenders in quello cinematografico. Infatti, per quanto la città americana che egli tenta di domare sia molto distante dalle realtà europee (solo la Bacon Hill di Boston ne ha a tratti un vago sapore), il modo di porgerne la visione è simile a ciò che, ad esempio, Wenders mette in scena in Lisbon Story, allo spazio che Perec racconta nei Tentative d'épuisement d'un lieu parisien e in Espaces d’Espaces, o alle visioni dei vuoti metropolitani dei Non Lieuxi di Marc Augé. Lynch, in questo testo, è trasversale e interdisciplinare, è antropologo e scrittore, è regista e musicista, ed è forse questo il suo merito più grande. Comprende che lo spazio della città è una somma di esperienze indivisibili che si depositano non solo sull’ambiente fisico dell’urbe, ma anche nello sguardo e nella mente di chi lo attraversa. Il suo messaggio è semplice ma essenziale: deve essere l'ambiente urbano ad adattarsi all'uomo piuttosto che l'uomo ad adattarsi all'ambiente urbano. La città trasversale