L’EVOLUZIONE CULTURALE E L’EVOLUZIONE CEREBRALE Il cespuglio ominide (od omininide) L’espansione delle dimensioni cerebrali accomuna tutti i lignaggi conosciuti.

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L’EVOLUZIONE CULTURALE E L’EVOLUZIONE CEREBRALE Il cespuglio ominide (od omininide) L’espansione delle dimensioni cerebrali accomuna tutti i lignaggi conosciuti del genere Homo. Illustrazione di Gisselle Garcia. Neandertaliani e umani hanno pressoché lo stesso volume cerebrale. ©Ian Tattersall, 2008. http://psyc.queensu.ca/ccbr/Vol3/Tattersall.html

L’EVOLUZIONE CULTURALE E L’EVOLUZIONE CEREBRALE Dati A partire da 2 milioni di anni fa l’espansione del cervello nel genere Homo diverge da quella delle scimmie antropomorfe, più o meno in corrispondenza di un repentino aumento dell’ampiezza delle oscillazioni glaciali. I più antichi manufatti (utensili di pietra scheggiata) sono stati trovati in un sito etiopico che risale a 2,6 milioni di anni fa; a questo periodo corrispondono le numerose industrie litiche africane, il cui complesso è denominato Olduvaiano (dall’omonimo sito in Tanzania). Gli autori erano antropomorfe bipedi o H. ergaster (fossili risalenti a 1,8 milioni di anni fa)?

L’EVOLUZIONE CULTURALE E L’EVOLUZIONE CEREBRALE Dati Acheuleano: a partire da 1,6-1,4 milioni di anni fa in Africa compaiono lavorazioni più accurate (asce simmetriche realizzate percuotendo un nucleo finché non si ottiene la forma desiderata). In tutta l’Africa e l’Eurasia occidentale si trovano gli stessi identici strumenti. Musteriano: a partire da 350.000 anni fa in Africa e in Eurasia si diffonde il metodo del “nucleo preparato”, che rappresenta un balzo cognitivo oltre che tecnologico: il nucleo di selce viene forgiato con dei colpi meticolosi e un colpo secco stacca una scheggia di forma predeterminata. Ocra rossa per decorare il corpo, gusci di uova di struzzo e conchiglie forate forse per creare collane (100.000 anni fa). H. heidelbergensis e Neandertaliani.

L’EVOLUZIONE CULTURALE E L’EVOLUZIONE CEREBRALE Dati Rivoluzione paleolitica (circa 40.000 anni fa): sculture naturalistiche e stilizzate, disegni parietali policromi, strumenti musicali, incisione di notazioni, ornamenti e orpelli, decorazioni di oggetti; sepolture rituali, con annessi “doni votivi” (l’inumazione era occasionalmente praticata anche dai Neandertaliani); intima conoscenza dei materiali usati per gli strumenti; probabilmente attività di sussistenza più elaborate (ossa di uccelli e pesci, di mammiferi di grossa e media taglia, concentrati in siti); raffinamento dell'organizzazione sociale; diversificazione culturale regionale; compaiono i primi indizi di un interesse per la comprensione dei fenomeni naturali.

L’EVOLUZIONE CULTURALE E L’EVOLUZIONE CEREBRALE Dati Prima degli uomini di Cro-Magnon gli indizi di attività simbolica sono sporadici e solo congetturali. Il fatto che le prove paleontologiche decisive siano state trovate in Europa non è molto significativo: la documentazione in altre aree del mondo è esigua per la sproporzione tra il numero dei ricercatori coinvolti e la vastità del territorio d’indagine. Con ogni probabilità le capacità simboliche dei Cro-Magnon furono importate in Europa già pienamente formate. Migrazione dall’Africa a ondate successive: la seconda di H. sapiens è databile tra 45.000 e 34.000 anni fa. I dati paleontologici e archeologici suggeriscono con forza che non c’è correlazione tra la conformazione anatomica dell’unica specie vivente del cespuglio Homo (da 200.000 anni fa; 150.000-100.000 anni fa per la conformazione cranica) e le prime tracce di comportamento simbolico.

L’EVOLUZIONE CULTURALE E L’EVOLUZIONE CEREBRALE Le dimensioni non contano Seppur in continuità con le grandi dimensioni cerebrali degli altri membri del genere Homo (il volume è pressoché identico a quello dei Neandertaliani) il cranio di sapiens ha una conformazione, che si sviluppa verso l'alto, invece che in lunghezza e in larghezza. Da quando noi ominidi abbiamo adottato il bipedismo: le nostre mani (dotate di pollice opponibile che consentiva la locomozione sugli alberi), liberate da compiti locomotori, si rendono disponibili per nuove funzioni (COOPTAZIONE FUNZIONALE). N.b.: per circa un milione e mezzo di anni di bipedismo non ci sono prove di manufatti; il nostro bacino si è ristretto, di conseguenza anche il canale del parto.

L’EVOLUZIONE CULTURALE E L’EVOLUZIONE CEREBRALE Le dimensioni non contano Un primate con tali dimensioni craniche dovrebbe richiedere una gestazione di 18 mesi, ma, poiché il bacino materno è troppo stretto, il parto avviene in anticipo rispetto a un completo sviluppo cerebrale del nascituro. Le suture del cranio nei giovani mammiferi indubbiamente facilitano il parto, ma poiché si trovano anche nei «giovani uccelli e rettili, che hanno soltanto da uscire da un uovo rotto», non possiamo spingerci a chiamare mirabili adattamenti queste suture (Darwin, L'origine delle specie, cap. VI). I calchi endocranici mostrano che i patterns di sviluppo tra scimpanzé e umani moderni differiscono nel periodo immediatamente successivo alla nascita: solo i crani umani cambiano rapidamente forma nel primo anno di vita, assumendone una globulare in luogo di quella allungata.

L’EVOLUZIONE CULTURALE E L’EVOLUZIONE CEREBRALE Le dimensioni non contano Queste differenze sembrano rispecchiare quelle tra gli adulti Neandertaliani e H. sapiens: i neonati di entrambe le specie hanno una forma allungata, ma solo i cuccioli di sapiens sviluppano la forma globulare. Gli sviluppi endocranici prendono strade diverse solo dopo la nascita. Forse ciò che ci rende specifici è proprio quello che ci succede dalla nascita in poi, e non la nostra dotazione “innata”. Philipp Gunz, Simon Neubauer, Bruno Maureille, Jean-Jacques Hublin, Current Biology, nov 2010. http://download.cell.com/current-biology/pdf/PIIS0960982210012820.pdf?intermediate=true

L’EVOLUZIONE CULTURALE E L’EVOLUZIONE CEREBRALE Le dimensioni non contano Il parto prematuro rispetto allo sviluppo cerebrale comporta una minore autonomia dei cuccioli, e quindi un prolungamento dello sviluppo intorno alla nascita (nel primo anno di vita il cervello si sviluppa a ritmo fetale) e nel corso dell'infanzia e dell’adolescenza. Tale neotenia è dovuta ai geni regolatori (Hox) che, attivando a cascata altri geni, hanno la funzione di governare i tempi di crescita e maturazione. Piccole mutazioni eterocroniche ci fanno essere più lenti nello sviluppo ontogenetico rispetto ai Neandertaliani (evidenze dentali*), e ancor di più rispetto alle australopitecine e ai primi Homo. * http://www.pnas.org/content/early/2010/11/08/1010906107.full.pdf

L’EVOLUZIONE CULTURALE E L’EVOLUZIONE CEREBRALE Ipotesi FATTORI GENETICI (innato) VS FATTORI AMBIENTALI (acquisito): la cultura fa parte degli input ambientali competenze o predisposizioni innate, alias inclinazioni preformate, alias istinti. MA SE I GENI NON CODIFICANO QUASI MAI DIRETTAMENTE UN CARATTERE FENOTIPICO, COME SI DISTINGUE L’INNATO DALL’ACQUISITO? BIOLOGICO NON E’ SINONIMO DI INNATO O INELUTTABILE O PRESTABILITO.

L’EVOLUZIONE CULTURALE E L’EVOLUZIONE CEREBRALE Ipotesi NEOTENIA (Ian Tattersall). Le nostre capacità cognitive potrebbero essere state potenzialmente a disposizione chissà da quanto tempo (e in quanti ominini); la rappresentazione simbolica (un candidato molto plausibile è il linguaggio) potrebbe essere stato un modo di cooptarle per un uso del tutto nuovo. Curiosità, sperimentazione e gioco realizzano le potenzialità cognitive che giacevano inutilizzate nelle strutture cerebrali precedenti. I processi cognitivi simbolici sono l’esplorazione di possibilità di un nuovo ordine a partire da vincoli biologici preesistenti (il rapporto cranio-bacino), quindi potrebbe trattarsi di EXAPTATIONS, in particolare del tipo “pennacchio”.

L’EVOLUZIONE CULTURALE E L’EVOLUZIONE CEREBRALE Ipotesi COEVOLUZIONE DI LINGUAGGIO E CERVELLO (Terrence Deacon). L’evoluzione del linguaggio traina l’evoluzione cerebrale: le richieste cognitive della rappresentazione simbolica (il riferimento parola-oggetto non è fondato su una correlazione fisica) si riflettono in differenze neuroanatomiche. LA DISCONTINUITà FRA STIMOLI E RIFERIMENTI SIMBOLICI RENDE QUESTI ULTIMI IMPOSSIBILI DA ASSIMILARE GENETICAMENTE. (T. Deacon, La specie simbolica, Fioriti 2001, p. 318).

L’EVOLUZIONE CULTURALE E L’EVOLUZIONE CEREBRALE Ipotesi b) E c) SONO INTEGRABILI. Potrebbe essere stata l’evoluzione culturale, resa possibile da una variazione che interessa lo sviluppo, ad aver fatto emigrare per tutto il globo i sapiens cognitivamente moderni (Out of Africa II). La conquista e la costruzione di nuove nicchie ecologiche potrebbero essere dovute a un uso diverso delle medesime strutture cerebrali, exattate nei processi cognitivi di interpretazione simbolica della natura.

Due Conclusioni LO SFORZO DELL’INTERPRETAZIONE RICHIESTO DAI SEGNI LINGUISTICI RICHIEDE UN APPRENDIMENTO AGGIUNTIVO (possibile in virtù della NEOTENIA) RISPETTO ALL’IMITAZIONE E ALL’APPRENDIMENTO SOCIALE. LA TRASMISSIONE SIMBOLICA FA DELL’EVOLUZIONE CULTURALE UN CAMPO DI INDAGINE CON PROPRI PATTERNS ESPLICATIVI.

Il bambino è padre dell’uomo. WILLIAM WORDSWORTH, L’arcobaleno