Aspetto metodologico: L'ARTE DELLA CONFUTAZIONE ZENONE Aspetto metodologico: L'ARTE DELLA CONFUTAZIONE Braga Simonetta – Casoli Giulia 3 B Ap – 2014/15
CHI È? COSA HA FATTO? Zenone di Elea fu un filisofo antico della Magna Grecia, discepolo di Parmenide e definito da Aristotele inventore della dialettica (dia+lettico, logos tra individui). Egli sostenne il pensiero di Parmenide dicendo che se l'uomo vuole conoscere in modo vero deve considerare la realtà come tale.
IL METODO DELLA DIALETTICA La dialettica è uno dei principali metodi argomentativi della filosofia. Zenone ricorre in primo luogo alla tecnica della dimostrazione per assurdo, alla quale affianca un altro importante strumento argomentativo, il regresso all'infinito. Utilizzando questi due strumenti egli costruisce una serie di argomenti contro la molteplicità e contro il movimento. Essi saranno in seguito chiamati paradossi, in quanto conducono a conclusioni che contrastano l'opinione comune. Per fare ciò utilizza la tecnica della confutazione: si nega la propria tesi, si prende per vera quella contraria e la si sviluppa in modo logico sino a giungere ad una contraddizione logica, la quale confuta la tesi iniziale.
I PARADOSSI I paradossi più famosi con i quali Zenone riuscì a sostenere il suo pensiero contro il movimento sono: - paradosso della dicotomia (tagliare in due parti uguali); - paradosso della freccia; - paradosso di Achille e la tartaruga.
IL PARADOSSO DELLA DICOTOMIA (o dello stadio) Non si può arrivare all'estremità dello stadio, giacché bisognerebbe arrivare prima alla metà di esso e prima ancora alla metà di questa metà e così via all'infinito. Assumendo l'ipotesi dello spazio continuo. Quindi non è possibile percorrere in un tempo finito infinite parti di spazio. Es. per andare dal punto A al punto B, estremità di un segmento, bisognerebbe arrivare prima alla sua metà A' e ancora prima alla metà della metà A'' e così via. In questo modo bisognerebbe percorrere infinite parti di un segmento in un tempo finito.
IL PARADOSSO DELLA FRECCIA La freccia che appare in movimento in realtà è immobile: infatti essa occuperà ad ogni istante saltanto uno spazio determinato, pari alla sua lunghezza; poiché il tempo in cui essa si muove è fatto di infiniti istanti per ognuno di questi istanti la freccia sarà immobile. Il moto risulta quindi impossibile, in quanto dalla somma di immobilità e di istanti fermi in se stessi non può risultare il movimento.
IL PARADOSSO DI ACHILLE E LA TARTARUGA Il piè veloce Achille è sfidato nella corsa da una lenta tartaruga, alla quale egli concede un vantaggio iniziale. Dato che un segmento di retta è formato da infinite porzioni di infinitesima grandezza, prima di poterla raggiungere Achille (A) deve pervenire al punto in cui la tartaruga è partita (T=A') , ma nel frattempo questa sarà avanzata di un po' (T''). Quindi Achille non raggiungerà mai la tartaruga perché si sarà spostata in avanti (A'') così via. Se si ammette che lo spazio sia divisibile all'infinito, Achille correndo non riuscirà a raggiungere la tartaruga in un tempo finito.