I Fenici .

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Transcript della presentazione:

I Fenici 

I Fenici erano un popolo semita che abitava la fascia costiera a nord della Palestina , l'attuale Libano “Fenici” è il nome attribuito dai greci a questo popolo: “phoinix” in greco significa “porpora”, e venivano chiamati così per la fiorente lavorazione della porpora rossa ricavata dai molluschi di mare che serviva per tingere di rosso cupo i tessuti come il lino. .

Il territorio stretto e a picco sul mare non permetteva lo sviluppo dell'agricoltura. l destino dei Fenici appare segnato da queste condizioni ambientali: la presenza del mare, unito alla grande disponibilità di legname ( boschi di cedro) fornito dalle montagne particolarmente adatto alla costruzione di navi, spinse questo popolo alla navigazione e al commercio.

Lungo le coste sorsero importanti città stato come BIBLO, SIDONE e TIRO. Fino al 1200 le città fenice erano sotto l'influenza degli egizi ma, dopo le invasioni dei popoli del mare, divennero sempre più forti e indipendenti . Le città-stato erano governate da un re e da un potente aristocrazia mercantile. In alcune città il potere del re fu sostituito da magitrati eletti ogni anno e controllati da un collegio di nobili.

Il commercio ‑ legname - gioielli d’ oro, oggetti di vetro e di bronzo, intagli d’avorio - Tessuti color porpora - Schiavi , armi, oro, argento, richiesti da altre popolazioni Cedri Vasi

La porpora I fenici erano esperti nella tintura di stoffe ed erano famosi per il color porpora che veniva ricavato dalla lavorazione di un particolare mollusco che vive nei fondali del Meditteraneo Murice: particolare mollusco utilizzato per il color porpora

La struttura politica il potere è affidato ad un re, ma esiste una potente oligarchia mercantile nelle colonie (prima fra tutte Cartagine) il re è presto sostituito da suffèti, magistrati eletti annualmente, controllati da un collegio di nobili immagini di re fenici (?)

L’economia fenicia il motore fu la lavorazione e il commercio di metalli scambi con luoghi ricchi di fonti primarie, come Cipro, Sardegna, Spagna meridionale artigiani specializzati in stagno, bronzo, piombo, ferro e argento importante la lavorazione del vetro, dell’avorio e la porpora manufatti

L’economia fenicia dall’XI al X sec. a. C. si sviluppa un ‘impero coloniale’ anche grazie alla perizia navale cartina con i traffici commerciali

La navigazione I fenici costruivano navi resistenti e agili che avevano sia una vela quadrata sia i rematori. Erano di forma allungata e avevano una stiva molto spaziosa. Ad ogni approdo venivano riparate e cosparse di bitume per la tenuta stagna.

UNICA VELA QUADRATA UTILE IN CASO DI VENTO FAVOREVOLE Sassi sul fondo che manteneva no la stabilità della nave Vasi allungati che venivano incastrati nei sassi

I fenici seguivano le rotte studiando le maree e gli astri I fenici seguivano le rotte studiando le maree e gli astri. Impararono che la stella polare indicava il nord e quindi poterono orientarsi anche di notte. Pare che abbiano circumnavigato l'Africa e che, superate le colonne d'Ercole abbiano raggiunto le Isole britanniche a nord e il golfo di Guinea a sud. Praticavano anche la pirateria

Il periodo di massima espansione dei fenici va dal 1000 all'800 a.C. Essi continuarono ad essere molto potenti anche quando caddero sotto l'influenza degli assiri e dei persiani. I grandi rivali dei fenici erano i greci. La presa di Tiro da parte di Alessandro Magno sancì la scomparsa della civiltà fenicia.

L’alfabeto fenicio Le necessità pratiche di commercio spinsero i fenici, nel 1050 a.C., a cercare un sistema di scrittura semplice. Così elaborarono un “alfabeto” , formato da 22 suoni riproducibili dalle nostre corde vocali, trascritti con linee semplici e facili da ricordare. Esso era “consonantico”, cioè composto solamente da consonanti. Più tardi furono i Greci a inserire le vocali, e i Romani la perfezionarono scrivendolo in modo più facile. Questo alfabeto divenne uno dei maggiori sistemi di scrittura, diffuso dai più grossi commercianti fenici attraverso Europa e Medio Oriente.

Alfabeto fenicio Testo fenicio

LA RELIGIONE I Fenici seguivano il culto della dea Tanit. Della dea troviamo due tipi si rappresentazione: statuette che la raffigurano con i seni scoperti tra le mani, simbolo di fertilità

-Rappresentazioni simboliche con scopi propiziatori Ma Tanit era anche il nome che i Cartaginesi attribuirono alla Luna, che veniva rappresentata come un'immagine femminile stilizzata tra gruppi di stelle, e le dava perciò un fondamento di eternità, legato alla natura celeste dell'astro. Poichè la luna è mutevole d'aspetto nelle sue fasi, pallida, luminosa, invisibile, vennero attribuiti a Tanit anche denominazioni antitetiche ed ambigue: dea dell'Amore e della Morte, Creatrice e Distruttrice, Tenera e Crudele, Protettrice ed Ingannevole.

IL CULTO DEL TOPHET MOZIA- urne cinerarie Il culto religioso di Tanit fu quello del "tophet", importato dal mondo fenicio. Nel tophet sembra venissero sacrificati i figli primogeniti delle famiglie nobili. I Tophet sono ampi terreni recintati, che contengono urne fittili sepolte al cui interno sono conservate ossa di fanciulli morti in tenera età, deposte singolarmente o assieme a resti di piccoli animali. Un elemento distintivo di questi santuari sono le stele di pietra, decorate con simboli sacri, erette a ricordo della cerimonia. Il tophet ed il sacrificio umano come sacra offerta è tipico della mentalità fenicia, mentre non ha riscontro in quella greco-romana. MOZIA- urne cinerarie

Per i Fenici, quando appariva inevitabile che una divinità avesse di mira l'eccidio di una città, non si doveva indugiare ad offrirgli vite umane, in modo che potesse scaricare la sua ira ed il suo furore sul capo di pochi e non di tutta la comunità. Con l'idea che nessun sacrificio più di questo rallegrasse e calmasse la divinità, i Cartaginesi si votarono ai sacrifici umani donando quanto di più caro e prezioso avessero, cioè la vita dei propri figli primogeniti: volevano in tal modo che la dea Tanit proteggesse la città garantendo la sua eternità. I fanciulli sacrificati venivano "divinizzati" creando in questo modo una comunicazione diretta con le autorità sovrannaturali. Di solito per il rituale era sufficiente sostituire i fanciulli con una bestia viva (agnelli, uccelli, pecore), ma talvolta, per calmarsi, gli dei esigevano davvero l'offerta del sacrificio umano. Esso era tanto più terribile in quanto ai parenti delle vittime era severamente vietato esternare il proprio dolore davanti all'altare, perchè gemiti e lacrime avrebbero sminuito il valore del rito.