METABOLISMO ENERGETICO

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Transcript della presentazione:

METABOLISMO ENERGETICO M-PSI/02 2010-2011 marcella renis

Questa rete consente di produrre ed utilizzare energia libera. I processi mediante i quali le molecole biologiche vengono scisse e risintetizzate formano una rete di reazioni enzimatiche, complessa e finemente regolata, detta metabolismo dell’organismo. Questa rete consente di produrre ed utilizzare energia libera.

Il metabolismo Metabolismo: insieme di trasformazioni di materia e di energia che avvengono in un organismo Le attività metaboliche di una cellula comprendono: reazioni che portano alla sintesi di molecole complesse (anabolismo). Sono reazioni endoergoniche, richiedono energia reazioni per la degradazione di molecole complesse in composti semplici (catabolismo). Sono reazioni esoergoniche,liberano energia Anabolismo e catabolismo sono accoppiati (il trasportatore di energia è l’ATP)

ATP adenosina trifosfato ATP + H2O ADP + Pi ATP + H2O AMP + PPi G°’ = - 30.5 kJ . mole-1 G°’ = - 32.2 kJ . mole-1

Le risonanze in competizione tra loro e le repulsioni carica-carica tra i gruppi fosfato rendono meno stabile l’ATP rispetto ai suoi prodotti di idrolisi

Le vie del metabolismo degradativo di carboidrati, proteine e lipidi convergono verso la formazione di un numero limitato di intermedi comuni che vengono poi utilizzati in una via ossidativa centrale. Nelle vie del metabolismo biosintetico un numero limitato di metaboliti viene utilizzato per la produzione di una grande varietà di prodotti.

Nella cellula le vie metaboliche hanno localizzazioni specifiche Vantaggio : compartimentalizzazione di vie metaboliche opposte e di attività enzimatiche “antagoniste” Svantaggio : necessità di trasportatori attraverso le membrane che delimitano i compartimenti cellulari.

e gli esseri viventi non sfuggono a questi principi. Tutte le trasformazioni energetiche che avvengono in natura seguono le leggi della termodinamica e gli esseri viventi non sfuggono a questi principi. Le cellule sono trasduttori (trasformatori) di energia efficacissimi e sono sistemi termodinamici che operano a temperatura costante.

Gli organismi viventi possono essere suddivisi in base alle loro richieste nutrizionali, cioè in base alla fonte di energia libera che utilizzano, Autotrofi : chemiolitotrofi fotoautotrofi Ossidazione di composti inorganici NH3, H2S H2O, CO2 Eterotrofi : aerobi e anaerobi facoltativi/obbligati Ossidazione di composti organici (carboidrati,proteine,lipidi)

Nucleoside difosfato chinasi L’ATP non è l’unico intermedio che conserva energia DG idrolisi NTP ATP + NDP ADP + NTP Nucleoside difosfato chinasi

Gruppo acetile L’Acetil-CoA si comporta da trasportatore di gruppi acetili e acili, ma anche da composto “ad alta energia” per il suo legame tioestere parzialmente instabile (G°’ = - 31.5 kJ . mole-1) b-mercapto etanolammina Adenosina 3’ fosfato acido pantotenico

Acido pantotenico (Vitamina B5) L'acido pantotenico sembra essere ubiquitario. Si trova, in particolare, nel fegato, del tuorlo dell'uovo, nei cereali e nei legumi. Data la grande diffusione dell'acido pantotenico in natura, non è possibile avere un quadro chiaro degli effetti della carenza di acido pantotenico in quanto si accompagnano a stati di denutrizione e di ipovitaminosi. La carenza nella dieta provocava la pellagra dei polli.

I più comuni trasportatori di elettroni sono i coenzimi nucleotidici La conservazione dell’energia durante l’ossidazione di substrati può avvenire anche mediante trasporto di elettroni scambiati in reazioni di ossido-riduzione. Ad es.nella fosforilazione ossidativa il trasporto di elettroni e la formazione di un gradiente di protoni transmembrana promuove la formazione di ATP. I più comuni trasportatori di elettroni sono i coenzimi nucleotidici nicotinamide adenina dinucleotide (NAD+) e la flavina adenina dinucleotide (FAD).

Le trasformazioni energetiche Tutti i processi vitali di un organismo sono legati all’energia La bioenergetica è la scienza che studia tali trasformazioni L'energia è necessaria per: il lavoro muscolare l’omeostasi il ricambio cellulare l'accrescimento

L’ENERGIA E LE FUNZIONI VITALI Il nostro corpo funziona a tutti gli effetti come una macchina termica. Essa richiede ENERGIA per il suo funzionamento..

Dispendio energetico umano: circa 70 % per il funzionamento degli organi e dei processi vitali (BMR) circa 20 % per attività fisica circa 10% per termogenesi e digestione del cibo

Il metabolismo Le reazioni per l’ottenimento di energia a partire dagli alimenti costituiscono il metabolismo energetico Le macromolecole base sono demolite secondo le seguenti reazioni: glucidi + O2 → CO2 + H2O + energia protidi + O2 → CO2 + H2O + composti azotati + energia lipidi + O2 → CO2 + H2O + energia

L’energia degli alimenti L'energia liberata con l’ossidazione degli alimenti si misura con la bomba calorimetrica (o di Berthelt) I valori calorici sperimentali sono: 1 g di glucidi = 4,1 kcal 1 g di protidi = 5,6 kcal 1 g di lipidi = 9,3 kcal Nell'organismo i valori calorici reali sono: 1 g di glucidi = 4 kcal 1 g di protidi = 4 kcal 1 g di lipidi = 9 kcal Questa differenza è dovuta ai coefficienti di digeribilità (diversi per ogni PN)

Il dispendio energetico Il dispendio energetico è dato: dal metabolismo basale dalla termogenesi indotta dalla dieta dall’attività fisica svolta

Il dispendio energetico Può essere calcolato con: metodi diretti (calorimetria diretta): misura il calore sprigionato da un soggetto si utilizza il calorimetro di Atwater-Benedict metodi indiretti (calorimetria indiretta): misura la quantità di O2 utilizzata nelle reazioni di ossidazione degli alimenti (l’O2 consumato è proporzionale all’energia liberata) 1 litro di O2 → 4,82 kcal si utilizzano gli spirometri

Il metabolismo basale (MB) Il MB (o metabolismo di riposo) corrisponde al dispendio energetico minimo, necessario per lo svolgimento dei processi vitali dell’organismo (respirazione, attività dell’apparato cardiocircolatorio, escrezione, ecc.), in condizioni di assoluto riposo Varia con l’età, il sesso, la taglia e la composizione corporea, lo stress, ecc.

Sistemi per la determinazione del MB Il MB può essere determinato mediante metodi calorimetrici o più frequentemente con l’ausilio di formule quali: MB maschi = 1 kcal × kg peso corporeo × 24 ore MB femmine = 0,95 kcal × kg peso corporeo × 24 ore Molto diffuse e applicate sono le formule e tabelle proposte dalla FAO e dalla WHO

Il costo energetico dell’attività fisica Il dispendio per le attività fisiche lavorative ed extralavorative rappresenta la spesa energetica più variabile tra individui di stessa età, sesso e massa corporea Si distinguono: attività leggere (→ aumento del MB ≈ 20%) attività moderate (→ aumento del MB ≈ 40%) attività pesanti (→ aumento del MB ≈ 60%) N.B. molte attività “faticose” non sono dispendiose dal punto di vista energetico

La TID La TID (Termogenesi Indotta dalla Dieta) è l’aumento del dispendio energetico che si registra in seguito all’ingestione di alimenti Si distingue: la termogenesi obbligatoria, dovuta all’utilizzazione dei singoli nutrienti (processi fisiologici e metabolici). Lo stimolo maggiore è dato dalle proteine (10-35% dell'energia ingerita), mentre valori inferiori sono attribuibili a carboidrati (5-10%) e lipidi (2-5%) la termogenesi facoltativa, legata alla quantità di alimenti assunti Le sostanze ad azione nervina (caffè, tè, tabacco, ecc.) possono aumentare la TID, in base all'entità dei consumi, anche in maniera rilevante

Il fabbisogno energetico Il FET (fabbisogno energetico totale) è l'apporto di energia di origine alimentare necessario a compensare il dispendio energetico di un individuo nelle 24 ore: FET = MB + TID + Attività fisica formula della FAO – WHO: FET = MB × LAF dove LAF = livelli di attività fisica

LA BILANCIA ENERGETICA: aspetti biochimico-metabolici

Il bilancio energetico Relazione tra la quantità di energia introdotta con gli alimenti (entrate) e la quantità di energia utilizzata dall’organismo per compiere tutte le attività vitali, lavorative ed extralavorative nelle 24 ore (uscite) entrate > uscite → bilancio positivo (l’individuo ingrassa) entrate < uscite → bilancio negativo (l’individuo dimagrisce) entrate = uscite → bilancio azzerato (l’individuo mantiene il proprio peso)

Bilancia energetica – fame e sazietà Peso costante Dieta ad alta densità energetica Inattività fisica Ricerca del cibo adeguata Bilancia energetica fame sazietà X Eccesso calorico Dieta a basso contenuto calorico Attività fisica Inadeguato stimolo di sazietà Stimolo adeguato Deficit energetico Ricerca eccessiva di cibo Aumento di peso

Cosa influenza l’assunzione di cibo e la spesa energetica 1 – l’assunzione di cibo è regolata a livello ipotalamico in modo da rispondere a segnali di fame e di sazietà con una rete di diversi mediatori chimici e nervosi 2 - la spesa energetica si divide in varie voci: - metabolismo basale - attività fisica - termogenesi (finalizzata al mantenimento della temperatura corporea) - attività dinamico specifica degli alimenti - termogenesi non collegata all’esercizio fisico 3 – la spesa energetica può subire variazioni dovute a: - cambiamenti di rendimento della catena respiratoria - cambiamenti di rendimento del lavoro fisico

Bilancia energetica in animali in libertà E’ stato osservato che nella maggior parte delle specie di mammiferi (come pure nell’uomo, se vive allo stato selvaggio), si tende ad avere una relazione diretta fra la quantità di cibo consumato (e quindi calorie introdotte) e la quantità di lavoro necessaria a procurarselo (e quindi calorie consumate) Nell’uomo civilizzato questo semplice rapporto è stato perso, mentre era ancora vero all’epoca dell’uomo cacciatore e dell’uomo agricoltore. In alcune civiltà rurali tuttora esistenti questo rapporto è ancora osservabile e una conseguenza è quella di variazioni notevoli di peso stagionali

Aumento dell’obesità nel secolo scorso Da: A. Prentice and S. Jebb – Nutrition Reviews vol 2 n°7 S98-S104

Insulino resistenza (muscolo-fegato) 36

OSSERVAZIONI AUMENTO DELLE CITOCHINE PUO’ ESSERE CONSIDERATO UN INDICATORE PROGNOSTICO DEL RISCHIO DI OBESITA’ ORGANO ADIPOSO COINVOLTO IN PROCESSI FISIOLOGICI E PATOLOGICI CON RUOLO SU IMMUNITA’, INFIAMMAZIONE, INVECCHIAMENTO, TUMORE

Controllo dell’assunzione di cibo Il controllo dell’assunzione del cibo consiste in una complessa rete di segnali che raccolgono informazioni dalla periferia (tessuto adiposo, intestino, stomaco), vengono elaborati a livello ipotalamico e quindi integrati a livello corticale per tradursi in comportamenti di ricerca di cibo oppure di non assunzione di cibo.

Schema del controllo dell’assunzione di cibo Segnali periferici Ipotalamo Corteccia cerebrale Comportamento di ricerca di cibo o astensione dal cibo

Controllo dell’assunzione di cibo Da:J. Clin. Invest. 2000 106: 271-279.

Segnali periferici che afferiscono al SNC e regolano l’assunzione di cibo Modificato da www.motorie.univr.it/documenti/OccorrenzaIns/matdid/matdid282456.ppt

Fattori umorali coinvolti nel controllo dell’alimentazione Ormoni Neuropeptidi Citochine Nutrienti ematici Neurotrasmettitori

Nutrienti e neurotrasmettitori che intervengono nella regolazione dell’alimentazione Glucosio Acidi grassi Aminoacidi Lattato Corpi chetonici Neurotrasmettitori Dopamina Noradrenalina Serotonina GABA NO

Segnali oressigeni Grelina NPY (Neuropeptide Y)…(sintet. ipotalamo) MCH (Melanin Concentrating Hormone) Endocannabinoidi (sintet. In aree diverse) Oppioidi endogeni b-Endorfine Dinorfine Encefaline Grelina

Grelina La grelina è una proteina prodotta dallo stomaco E’ un potente segnalatore di fame I suoi effetti sono in parte mediati dal’NPY Tende anche a far diminuire il dispendio calorico (riducendo l’attività fisica)

FAME + + NPY + - - GRELINA - + - + - ETA’ PASTO OBESITA’ Leptina BMI Glicemia Distensione gastrica OBESITA’ BMI leptina + - - ANORESSIA NERVOSA GRELINA - DIGIUNO Glicemia IRI Leptina + - + - ETA’ Svuotamento gastrico Citokine IL 1-ß (Cachetizzanti) Fame

SEGNALI ANORESSIGENI Leptina Insulina Peptide YY (PYY) CCK (Colecistochinina) CART (cocaine -anphetamine-regulated-transcript) Pro-opiomelacortina (POMC) a-MSH (Melanocyte Stimulating Hormone) Corticotropin Releasing Hormone (CRH) Urocortina

Leptina Già più di 40 anni fa un biochimico di fama, Kennedy, aveva formulato l’ipotesi del lipostato, cioè di un sistema di regolazione dell’accumulo di grasso nel tessuto adiposo Da qui è iniziata la ricerca di un gene e della relativa proteina che svolgesse questa funzione Jeffrey Friedman dell’Università Rockeffeller di New York nel 1991 ha identificato per primo tale proteina e l’ha denominata leptina (dalla radice greca leptos che significa magro). Il gene è stato denominato ob e ratti privi di ob diventano obesi. Nell’uomo però le relazioni fra obesità e gene ob sono più complesse e il fenomeno più probabile che si instaura è uno stato di RESISTENZA alla leptina, così come avviene per l’insulina nel diabete di tipo II.

Leptina E’ considerata una citochina Espressa a livello del tessuto adiposo e di altri tessuti I livelli circolanti di leptina sono associati all’entità della massa adiposa, aumentano dopo il pasto e si riducono nel digiuno prolungato

Leptina e NPY I neuroni neuropeptidergici del nucleo arcuato ipotalamico producono il peptide NPY che controlla il bilancio energetico, in parte stimolando l’assunzione di cibo e in parte inibendo la termogenesi. La leptina diminuisce la sintesi, la produzione ed il rilascio del NPY negli animali normali. La diminuzione di NPY fa diminuire l’assunzione di cibo.

Fattori che regolano la secrezione di leptina Stimolanti Massa adiposa Dimensione adipociti Iperalimentazione Insulina Acidi grassi Glucocorticoidi TNFa-IL1 Inibenti Digiuno Freddo Esercizio fisico intenso (ma in relazione alla diminuzione della massa grassa) Androgeni Ipertono simpatico Catecolamine Ormone della crescita

Leptina e set point del peso corporeo La leptina correla con la quantità di grasso corporeo e informa l’encefalo di quanto grasso l’organismo abbia accumulato. Questo standard interno o set point o “lipostato” o “ leptinostato” è localizzato a livello ipotalamico. Non è ancora noto esattamente come il set point confronti l’effettiva quantità di grasso corporeo con lo standard interno e quindi prenda le misure per riportare il peso corporeo al suo valore iniziale. E’ chiaro comunque che non è solo un circuito chiuso. Il set point può essere alterato da fattori genetici e ambientali. L’ambiente include variabili come la dieta, l’attività fisica o la sua mancanza, lo stress della vita quotidiana, tutti fattori che tendono ad alterare il peso corporeo e a spostare il set point verso l’alto o verso il basso. L’obesità è un esempio di set point deviato verso l’alto,mentre alcuni disturbi del comportamento alimentare, come l’anoressia nervosa, sono esempi di set point spostato verso il basso

Resistenza alla leptina Nei soggetti obesi la leptina non è diminuita ma perde efficacia Sono i recettori ipotalamici per la leptina che perdono la sensibilità e quindi sviluppano una resistenza alla leptina come segnale I livelli di leptina d’altra parte diminuiscono con la perdita di massa grassa e questa variazione ha dimostrato di essere un segnale più efficace dell’aumento. Quindi mentre livelli elevati di leptina che dovrebbero indurre un comportamento di astinenza dal cibo possono essere vanificati da uno stato di “leptino-resistenza”, livelli diminuiti di leptina segnalano efficacemente che occorre mettere in atto un comportamento di ricerca del cibo.

Altre azioni della leptina Il sistema di controllo della bilancia energetica e quindi del peso corporeo è quindi più sensibile alla perdita di peso che al suo aumento. Inoltre il digiuno o la carente disponibilità di cibo si accompagnano a diverse modificazioni dello stato neuroendocrino, che comprendono, fra l’altro: riduzione dei livelli dell’ormone tiroideo l’attivazione dell’asse ipofisi- surrene (stato di stress) Queste modificazioni sono prevenute o attenuate dopo l’assunzione di cibo, quando i livelli di leptina sono ristabiliti. La dose di leptina richiesta per tali azioni neuroendocrine è minore rispetto a quella che induce perdita di peso.

Altre azioni della leptina Riduce l’introito di cibo Aumenta il dispendio energetico Regola l’attività tiroidea Facilita l’ematopoiesi Regola il sistema riproduttivo e immunologico Regola la formazione dell’osso

Formazione osso Dispendio energetico Introito LEPTINA ARC VMH NPY AgRT CART POMC ?? IPOTALAMO SNS ? Formazione osso Dispendio energetico Introito calorico Modificato da: www.motorie.univr.it/documenti/ OccorrenzaIns/matdid/matdid282456.ppt

SEROTONINA Agonisti del sistema serotoninergico inducono un’immediata e rilevante diminuzione dell’assunzione di cibo. Antagonisti serotoninergici invece ne causano un aumento. La serotonina sopprime l’assunzione di cibo interagendo soprattutto con un particolare tipo di recettori post-sinaptici concentrati nel nucleo ipotalamico mediale.

Effetti di serotonina e adrenalina sulla scelta del cibo La serotonina ha effetto sul tipo di cibo da assumere, riducendo la percentuale di carboidrati rispetto alle proteine Effetto diametralmente opposto mostra la stimolazione alfa2-adrenergica.

Serotonina e insulina La protratta introduzione di glucidi ad alto indice glicemico crea insulino-resistenza, situazione che porta al diabete di tipo II e più in generale a un quadro dismetabolico indicato con il nome di “sindrome X” Fra le varie conseguenze si ha anche un’ossessivo bisogno di introdurre zuccheri (carbohydrate craving), dovuto a un transitorio aumento di serotonina, determinato proprio dall’insulina, che migliora lo stato dell’umore

Serotonina e insulina Assunzione di carboidrati con alto IG Risposta insulinica Aumento transitorio della serotonina Carbohydrate craving Insulino resistenza Stato di benessere Aumento di peso

Serotonina e insulina Serotonina e insulina sono legate fra loro anche in modo opposto, nel senso che la serotonina è in grado di promuovere il rilascio di insulina La serotonina aumenta nelle ore notturne La conseguenza è che un pasto abbondante la sera aumenterà ancor più il rilascio di insulina e promuoverà il deposito di grassi nel tessuto adiposo

Insulina e serotonina Pasto abbondante serale Insulina serotonina Ottimizzazione delle scorte lipidiche

Leptina, grelina e sonno Anche il sonno è capace di far variare il livello delle molecole segnale che controllano la bilancia energetica Soggetti costretti a dormire solo 4 ore per due giorni di seguito hanno avuto una sensibile riduzione di leptina e un aumento del 28% della grelina, che regola la fame in senso positivo Quindi in chi dorme troppo poco aumenta la fame e diminuisce il senso di sazietà

Colecistochinina (CCK) Prodotta dall’intestino tenue Attiva i segnali di sazietà (forse inibendo la produzione di b-endorfine) Riduce la motilità gastrica Attiva la contrazione della colecisti Attiva la secrezione pancreatica Aumenta la motilità del colon Favorisce la memoria (del cibo?)

CCK + + + + - HCl - + + + BULIMIA AA+lipidi MEMORIA SAZIETA’ Contrazione colecisti - HCl BULIMIA motilità gastrica Secrezione pancreas - + + AA+lipidi + Motilità colon Modificato da: www.motorie.univr.it/documenti/ OccorrenzaIns/matdid/matdid282456.ppt

Nucleo Paraventricolare Nucleo Arcuato (PVN) (ARC) a-MSH Leptina AgRP POMC cells a-MSH MC3-4R Leptina AgRP NPY CART GLP1 ß-endorfine Digiuno Grelina Steroidi (Test, Estr, Cort) Ritmo circadiano CB-1 Modificato da: www.motorie.univr.it/documenti/ OccorrenzaIns/matdid/matdid282456.ppt

Ormoni tiroidei e metabolismo E’ noto che gli ormoni tiroidei influenzano il metabolismo aumentandolo Il meccanismo è un parziale disaccoppiamento della catena respiratoria Variazioni degli ormoni tiroidei impongono quindi variazioni del consumo calorico

Proteine disaccoppianti Sono state scoperte e studiate proteine disaccoppianti che in certe situazioni, come nel grasso bruno, finalizzano la catena respiratoria alla produzione di calore Una di queste proteine, la UCP3 è presente a livello muscolare L’attività fisica protratta (endurance) tende a far diminuire la UCP3 (down regulation) e a far aumentare l’efficienza energetica del lavoro muscolare Alcontrario l’attività fisica molto intensa porta all’aumento della UCP3

UCP3 e esercizio fisico

Attività fisica e perdita di peso corporeo L’attività fisica comporta un dispendio calorico maggiore che si può esprimere come multiplo del MB In generale un programma di perdita di peso consistente non può basarsi unicamente sull’attività fisica e deve essere accompagnato da una regime di restrizione calorica Quello che è certo è che l’attività fisica protratta oltre il raggiungimento della perdita di peso voluta, impedisce nella maggior parte dei casi il recupero del peso iniziale Questo significa che permette di fissare in modo corretto il nuovo set-point nel controllo della bilancia energetica in modo da evitare gli scostamenti dal nuovo peso raggiunto (mentre viceversa in chi non pratica attività sportiva, è come se il set-point fosse rimasto al peso iniziale, cui si ritende inesorabilmente)

Dispendio calorico dovuto ad attività non sportive Recentemente è stato introdotto il concetto di una quota di dispendio calorico differenziata da quella dovuta all’esercizio fisico propriamente detto E’ la quota di calorie spese in tutte le attività giornaliere che esulano dalla sedentarietà La ragione di questa precisazione sta nel fatto che si è trovata una correlazione positiva fra persone “naturalmente attive” e mantenimento del peso corporeo mentre al contrario, persone “pigre” sarebbero più inclini all’accumulo di peso

Metabolismo basale negli sportivi Una delle ragioni che inducevano a consigliare l’attività fisica regolare per il mantenimento del peso corporeo era l’ipotesi che questa regolasse nel senso dell’aumento il metabolismo basale Studi approfonditi hanno però smentito questo assunto, nel senso che il maggior dispendio calorico osservato in chi fa regolare pratica sportiva è dovuto al debito di ossigeno e calorico in genere che si contrae quando si fa esercizio fisico In ogni caso le calorie consumate da uno sportivo sono più elevate nel periodo successivo al termine della pratica dell’attività fisica

Effetto della dieta e della dieta + esercizio fisico nel mantenimento della perdita di peso

Conclusioni La bilancia energetica è un delicato meccanismo preposto al mantenimento del peso corporeo e alla regolazione della spesa energetica E’ costituito da una rete di segnali per lo più umorali ma anche nervosi che hanno lo scopo di bilanciare l’introduzione di calorie alimentari con il fabbisogno energetico

Conclusioni La disponibilità di cibi ad alta densità calorica e l’inattività fisica, uniti a ragioni ambientali e psicologiche, fanno sì che il sistema della bilancia energetica si stari verso l’alto e produca un aumento di peso Questo spiega a livello di popolazione (almeno in quelle occidentali) l’aumento dei casi di obesità

Conclusioni Lo studio della rete dei segnali oressizzanti e anoressizzanti è particolarmente vivace in questi tempi e mira ad intervenire, se possibile farmacologicamente, per la cura del sovrappeso grave e dell’obesità In questo quadro la prevenzione si può fare con una corretta alimentazione che tenga conto della conoscenza di alcuni dei fenomeni osservati e con la raccomandazione di un certo livello di attività fisica che ha dimostrato di essere capace di mantenere la perdita di peso ottenuta con la dieta e di mantenere più efficiente il sistema di regolazione della bilancia energetica

Approccio dietetico tradizionale limiti buona parte di coloro che hanno perso peso, lo ha recuperato in seguito

Approccio dietetico integrato vantaggi Educazione alimentare e non “razione calorica” Programma di attività fisica Profilo psicologico del paziente Terapia delle patologie concomitanti Counseling per promuovere l’attivazione delle delle risorse personali; risponde ad un bisogno di orientamento e di supporto.

Counseling: definizione Processo di interazione tra due persone, il counselor e il cliente, il cui scopo è di abilitare il cliente a prendere una decisione riguardo a scelte di carattere personale o a problemi o a difficoltà che lo riguardano direttamente. (Burnett, 1977)

Counseling in ambito nutrizionale Sistema in cui il paziente è direttamente coinvolto nell’elaborazione della strategia più idonea alla modifica del suo stile alimentare e di vita. Obiettivo: aiutare il paziente non prescrivendo quanti e quali alimenti introdurre quotidianamente, ma sostenendolo nella gestione e soluzione del problema. Accrescimento di auto-stima e assertvità (considero importanti i miei bisogni e cerco di assecondarli).

Costruzione di un piano nutrizionale condiviso ORGANIZZAZIONE PER FASI E CON APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE PROGRAMMAZIONE DI UN CALENDARIO DI CONTROLLI