Formazione all’impegno sociale e politico

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Transcript della presentazione:

Formazione all’impegno sociale e politico Diocesi di Padova Formazione all’impegno sociale e politico Fattore Matteo Favaro Alberto Galtarossa Daniele Longo Daniele Natali Dario Pavan Emanuela Piovan Alberto Rossetto Enrico Sabbion Fiorenza Sella Simone Stokelj Baldassarre Alessandro Coordinatori: Ortolani Marta Bottecchia Giovanni Gramaglia Claudio LE BCC SONO DIFFERENTI ?

Obiettivi Con questa ricerca intendiamo verificare l’affermazione con cui le Banche di Credito Cooperativo pubblicizzano la loro immagine; tentare di distinguere in che misura i principi ispiratori siano in sintonia con la Dottrina Sociale della Chiesa. Differente da cosa?   La frase – rivolta al pubblico indistinto della grandi campagne di comunicazione (TV, giornali, cartelloni) – cerca di costruire un’immagine positiva distinguendosi invece dal resto del sistema bancario italiano ed internazionale, coinvolto nella recente crisi finanziaria e da precedenti episodi non sempre cristallini. Principi ispiratori Gli Statuti di molte BCC richiamano: l’insegnamento sociale cristiano i principi cooperativi della mutualità senza fini di speculazione privata l’attenzione della banca a favorire i soci e gli appartenenti alle comunità locali la promozione della Persona l’ orientamento sociale e la costruzione del bene comune l’educazione al risparmio e alla previdenza la crescita responsabile e sostenibile del territorio la democrazia economica/finanziaria e lo scambio mutualistico tra i soci

Le Bcc: Cenni storici Nascono in Germania ed in Italia si sviluppano alla fine del XIX secolo sulla base di iniziative latu sensu “filantropiche” influenzate dalla lettera enciclica di Leone XIII “Rerum Novarum”; Il 20 giugno1883 viene fondata la prima Cassa Rurale, a Loreggia (PD), per opera di Leone Wollemborg; le funzioni sono il finanziamento dei piccoli proprietari terrieri, il contrasto all’usura, il sostegno alle categorie di persone escluse tradizionalmente dal circuito del credito; Nel 1890 a Gambarare di Mira (VE), don Luigi Cerutti fonda la prima Cassa Rurale Cattolica. Le Casse rurali sono enti che, in una prima fase, si occupano di finanziare le imprese agricole. Successivamente il Regio Decreto 26 agosto 1937 n. 1706 (Testo Unico delle Casse Rurali ed Artigiane) prevede che le Casse rurali diventino aziende di credito con struttura di società cooperative specializzate a finanziare, sia l’agricoltura che l’artigianato. 

Le Casse Rurali ed Artigiane Non potevano avere un numero di soci inferiore a 30 Potevano assumere la forma di società cooperative a responsabilità limitata o illimitata I soci dovevano essere agricoltori ed artigiani residenti in un determinato Comune ovvero ivi operanti con carattere di continuità L’autonomia delle Casse rurali ed artigiane era limitata dal potere dell’autorità di vigilanza bancaria di apportare variazioni allo statuto ed all’atto costitutivo Era tollerata la presenza di una minoranza di soci privi dei requisiti soggettivi richiesti purché il numero complessivo di questi non fosse superiore ad un quinto del totale

Le Banche di Credito Cooperativo nascono come categoria individuata con questa espressione solo con il D.lgs. 385 del 1993 assumono esclusivamente la veste di società cooperative per azioni a responsabilità limitata il numero di soci non deve essere inferiore a 200 e qualora tale numero diminuisca vi è obbligo di reintegrazione entro un anno il capitale iniziale non deve essere inferiore a 2 milioni di euro;  i soci debbono avere la residenza nel territorio di competenza della banca indicato nello statuto  Spiegare il punto numero 2

Le Banche di Credito Cooperativo gli statuti contengono norme relative all’attività, alle operazioni di impiego, di raccolta ed alla competenza territoriale determinate sulla base di criteri fissati dalla Banca d’Italia nessun socio può possedere azioni per un valore nominale superiore a 50.000 € il credito deve essere esercitato prevalentemente in favore dei soci;

Le Banche di Credito Cooperativo gli utili debbono essere destinati per il 70% a riserva legale, una quota deve essere corrisposta a fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione e la parte residua a scopi di beneficenza ed assistenza  la nomina di amministratori e sindaci è riservata esclusivamente ai soci  mentre il Testo Unico del 1937 prevedeva espressamente per le Casse rurali ed artigiane le attività e le operazioni di impiego e di raccolta esperibili, tale tipizzazione manca nel Testo Unico bancario del 1993 per le banche di credito cooperativo le quali provvedono nei limiti di quanto previsto dagli statuti sottoposti al controllo della Banca d’Italia

Le Banche di Credito Cooperativo nella denominazione, devono recare l’indicazione di un territorio al quale fanno riferimento vengono posti dei limiti alla operatività della Bcc fuori dal territorio di loro competenza possono essere poste riserve o limiti statutari all’ingresso di soci appartenenti a determinate categorie di soggetti; per le deliberazioni degli organi sociali si applica il principio “una testa un voto” per cui si prescinde dal valore delle quote possedute dal socio in sede di recesso o di liquidazione il socio non potrebbe avere che al massimo il valore del capitale inizialmente investito

cooperazione e visione cristiana dell’economia Confcooperative 21.000 aziende 3.000.000 soci 520.000 occupati Lega Coop 14.500 aziende 8.500.000 soci 480.000 occupati ACGI 8.000 aziende 350.000 soci 80.000 occupati COMPENDIO DSC 420 “La cooperazione, anche nelle sue forme meno strutturate, si delinea come una delle risposte più forti alla logica del conflitto e della concorrenza senza limiti, che oggi appare prevalente. I rapporti che si instaurano in un clima cooperativo e solidale superano le divisioni ideologiche, spingendo alla ricerca di ciò che unisce al di là di quanto divide.“ le cooperative “Bianche” (di ispirazione cattolica), “Rosse” (di ispirazione social-comunista) e “Verdi” (di ispirazione liberal-repubblicana) si uniscono per proporre un modello di crescita alternativo.

Le Bcc in Italia Il Credito Cooperativo pare occupare una posizione di rilievo nel sistema bancario italiano per quanto riguarda la presenza sul territorio, la solidità patrimoniale e finanziaria, i volumi intermediati, i ritmi di crescita.   Questi i dati al 31 marzo 2010: gli impieghi economici delle BCC ammontano a 127,3 miliardi di euro (+ 6,4% annuo contro il + 2,8% del sistema bancario complessivo); il patrimonio ammonta a 19,6 miliardi di euro con una crescita del 6,6%; la raccolta diretta complessiva delle BCC è pari a 148 miliardi di euro (in linea con il resto del sistema bancario). FONTE http://www.borsaitaliana.it/notizie/sotto-la-lente/banche-di-credito-cooperativo-bcc122.htm

Le Bcc in Italia * Dicembre 2009 Settembre 2010 Variaz. % 09/2010 su 12/2009 B.C.C./C.R.A. 421 417 - 0,95% Sportelli 4.242 4.339 2,29% Numero soci 1.010.805 1.059.197 4,79% Raccolta diretta 147.399 * 149.442 1,39% Impieghi 125.691 133.456 6,18% Sofferenze 4.525 5.422 19,83% Indice:sofferenze / impieghi 3,60% 4,06% 0,46% Patrimonio di vigilanza 18.559 19.133 3,09% Risultato lordo di gestione 1.665 N.D.

Le Bcc in Veneto 40 640 sportelli banche FONTE: Relazione Dott. Andrea Bologna (Direttore Federazione BCC Veneto), 19 marzo 2011, Scuola diocesana di Formazione all'impegno sociale e politico, Padova.

Le Bcc in Veneto * Dicembre Variaz. % 12/2010 su 12/2009 2009 2010 B.C.C./C.R.A. 40 / Sportelli 630 645 2,38% Dipendenti 4.918 5.088 3,46% Numero soci 117.591 124.199 5,62% Raccolta diretta 23.125 * 23.019 - 0,46% Titoli di proprietà 3.692 3.505 - 5,07% Impieghi 21.353 22.208 4,00% Indice: sofferenze / impieghi 3,08% 4,17% 1,09% Patrimonio di vigilanza 2.711 2.756 1,66% Utile netto di esercizio 68 N.O.

Conclusioni Vantaggio competitivo conoscenza approfondita del cliente e dell’ambiente economico e sociale in cui opera; Caratteristiche operatività nei confronti dei soci (mutualità prevalente) attenzione al territorio finalità cooperative Gestione dei rischi sistemici e tipici dell’attività riduzione delle attività; crescita dimensionale del cliente; espansione “fuori zona”; “campanilismo”; ingerenza del mondo politico; reputazione

visione cristiana dell’economia CENTESIMUS ANNUS, 42 All’ economia di mercato (o economia d’impresa o libera economia) si riconosce “il ruolo fondamentale e positivo dell’impresa, del mercato, della proprietà privata e della conseguente responsabilità per i mezzi di produzione, della libera creatività umana”. Però è opportuno che sia “inquadrata in un solido contesto giuridico, che la metta a servizio della libertà umana integrale e la consideri come una particolare dimensione di questa libertà, il cui centro è etico e religioso”.