Robot Antropomorfi di Massimo Falanga, Giovanni Cirillo e Raiola Gennaro
Un po’ di storia IL primo sviluppo di automi meccanici si fa risalire al medievo,quando si cominciare a costruire le prime figure mobili,spesso di forma umana,che arricchivano i campanili delle chiese. IL primo progetto di un robot antropomorfo è datato 1495 ed è ad opera di Leonardo da Vinci,si trattava di un cavaliere in grado di alzarsi e muovere gli arti. Ma è tra la fine del 18esimo e 19esimo secolo che si afferma la moda dei robot antropomorfi o androidi . Di fatto risalgono proprio al 1770 e 1773 la costruzione di 3 androidi (uno scrivano,un disegnatore e un musicista,attualmente funzionanti),si deve però al 20esimo secolo con l’affermazione della robotica,grazie anche al suo sviluppo commerciale, La creazione di robot antropomorfi di notevole complessità. Si deve al Giappone il primato di nazione Robotizzata con il maggior numero di robot e aziende esperte in questo settore (si pensi ad ASIMO attualmente l’androide più evoluto del pianeta).
Un robot antropomorfo è composto da: Una parte centrale detta busto,dove sono contenuti il microprocessore e tutti gli strumenti necessari alla gestione delle funzioni robotiche Arti,siano essi superiori e/o inferiori usualmente progettati nel dominio dell’ingegneria meccanica connessi tramite cavi al computer centrale(situato nel busto) permettono il movimento Una testa,solitamente utilizzata per collocare telecamere che fungeranno da occhi del robot,strutturalmente più semplice del busto anche se con gli attuali avanzamenti va via via avvicinandosi al concetto di “capo umano”
IL busto Il busto è la sede delle tecnologie che gesticono le varie funzioni del robot (movimento,vista,reazione agli stimoli) e che elabora i realitivi dati
arti Collegati ad un computer centrale permettono il movimento del robot,da semplici cingoli per il movimento si solo evoluti a vere e propie mani e braccia del tutto simili a a quelle umane spesso anche nei movimenti
TESTA All’intero vengono solitamente ubicate telecamere ad alta definizione per permettere “la vista” del robot e con le + avanzate tecnologie anche strumenti di reazione a stimoli interni
FUNZIONAMENTO I robot antropomorfi più evoluti utilizzano una vera e propia rete neurale del tutto simile ad una rete neurale umana, di conseguenza il robot riceve gli stimoli esterni, che rielaborati dal processore centrale, determinano eventuali reazione del robot. I modelli più “obsoleti” semplicemente sotto istruzione umana, elaborano il comando ricevuto e grazie ad una rete interna al robot eseguono il comando possa esso essere un semplice movimento, lo spegnimento del robot o la sua accensione.
A cosa servono Sono utilizzato in ambito scientifico Sono utilizzati laddove vi sono condizioni nocive per l’uomo (si pensi allo spazio) Sono utilizzati laddove vi siano pericoli per l’uomo e nella sicurezza pubblica (si pensi ai robot antibomba) Sono utilizzati in ambito militare e si prospettano massici impieghi in un futuro non troppo lontano come militari stessi
Massimo Falanga, Cirillo Giovanni e Raiola Gennaro Progettato e ideato da Massimo Falanga, Cirillo Giovanni e Raiola Gennaro