La circolazione del sangue nella cute serve: alla nutrizione dell’apparato tegumentario alla regolazione della temperatura Il sistema arterioso ha il.

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Transcript della presentazione:

DERMATOSI DA ALTERAZIONE DELLA CIRCOLAZIONE SANGUIGNA DELL’ARTO INFERIORE

La circolazione del sangue nella cute serve: alla nutrizione dell’apparato tegumentario alla regolazione della temperatura Il sistema arterioso ha il compito di nutrire la pelle, quello venoso invece ha il compito di drenare le scorie metaboliche. A livello capillare si hanno quei fenomeni vasomotori (vaso-dilatazione e vaso- costrizione) che concorrono alla regolazione della temperatura.

Affezioni delle vene Nell’arto inferiore si distingue un circolo venoso superficiale ed un circolo profondo, fra loro comunicanti, che assicurano il ritorno del sangue dagli arti verso il cuore. Le vene superficiali drenano il sangue dei tessuti superficiali e lo convogliano verso il circolo profondo.

Le vene più importanti nascono dall’arcata venosa del dorso del piede: la vena marginale interna dà origine alla vena safena interna o grande safena la vena marginale esterna, lateralmente, dà origine alla vena safena esterna o piccola safena La vena safena interna passa davanti all’apofisi del malleolo interno o tibiale, esattamente a 15 mm da questa, risale la faccia mediale del femore e va verso la coscia. Durante il percorso decorre parallelamente al margine interno del muscolo sartorio, entra nel triangolo di Scarpa (vicino alla regione inguinale), quindi scende in profondità e si anastomizza nella vena femorale esterna, una vena del circolo profondo. Quando la vena safena si trova nel triangolo di Scarpa, entra in rapporto con i linfonodi della zona. La vena safena esterna drena il sangue della parte esterna del piede e della parte posteriore-esterna della gamba. Si origina dalla vena marginale esterna, passa dietro e sotto il malleolo esterno o peroniero, sale quindi con il tendine di Achille, si porta al centro della regione posteriore della gamba e raggiunge il cavo popliteo dove si anastomizza con la vena poplitea. Il circolo venoso profondo si origina dalla arcata venosa plantare che continua nella vena tibiale anteriore e posteriore e nella vena peroniera.

Al livello del ginocchio queste tre vene si uniscono in un unico tronco formando la vena poplitea che raccoglie, proprio nel cavo popliteo, la vena safena esterna. La vena poplitea nella coscia prende il nome di vena femorale superficiale e, risalendo profondamente fino al triangolo di Scarpa, si unisce alla vena femorale profonda formando la vena femorale comune che raccoglie, vicino all’inguine, la vena safena interna. Il ritorno venoso al cuore è assicurato da vari fattori: pressione residua, impressa al sangue dalla contrazione cardiaca pompa muscolare che, grazie al movimento, contribuisce a far salire il sangue contro il gradiente di gravità sistema valvolare venoso che impedisce il riflusso del sangue verso il basso tono delle pareti venose, che, essendo elastiche, facilitano il flusso verso il cuore Il sangue drenato dalle vene superficiali viene portato nel circolo profondo a diversi livelli, grazie a vene comunicanti, dotate di dispositivi che impediscono il flusso in senso contrario.

Quando queste valvole diventano insufficienti, il sangue dal circolo profondo passa in quello superficiale e si ha così la stasi venosa responsabile di tutta la patologia seguente: varici, trombosi, tromboflebite, ulcere.

Varici La patologia varicosa colpisce esclusivamente le vene del circolo superficiale perché meno protette dal dispositivo muscolare. Per varice si intende una dilatazione permanente di un vaso venoso, associata ad alterazioni morfologiche delle pareti vasali. Le vene varicose sono di due tipi: essenziali o primitive si sviluppano spontaneamente, sono ereditarie e costituzionali (le pareti e le valvole sono difettose) e non compaiono mai prima dei trenta anni. Il fattore scatenante è l’aumento della pressione venosa, specialmente nella stazione eretta. non essenziali o secondarie non hanno una causa ben precisa, l’evento scatenante può essere la tromboflebite superficiale o profonda, un trauma locale, una gravidanza. In genere le varici sono nella maggior parte dei casi conseguenza della insufficienza della vena safena che non è più in grado di svuotarsi completamente nel circolo profondo, anzi, per l’insufficienza valvolare, parte del sangue profondo refluisce nel circolo superficiale, determinando l’aumento della pressione venosa e lo sfiancamento delle pareti.

Si formano così quelle tortuosità bluastre sottocutanee dovute alla dilatazione dei vai venosi affluenti della safena che risulta insufficiente. Sono antiestetiche, comportano dolore locale, gonfiore, soprattutto alle caviglie e crampi notturni. Il malato varicoso dovrebbe evitare la prolungata stazione eretta senza movimento, l’esposizione prolungata ai raggi solari, i bagni caldi. Dovrebbe, invece, fare lunghe passeggiate, perché i muscoli, con le loro contrazioni facilitano la decompressione del circolo, già insufficiente. Consigliabile l’uso della calza elastica, specialmente per le persone che stanno a lungo in piedi. La presenza di vene varicose controindica tassativamente il massaggio profondo per le complicanze che ne potrebbero derivare. Trombosi o tromboflebite

Per tromboflebite si intende la formazione di trombi all’interno del lume venoso con ostruzione del vaso e, quindi ostacolo parziale o totale alla circolazione sanguigna. Il trombo è aderente al vaso, si determina una violenta reazione infiammatoria con sintomi quali: dolore intenso, edema imponente, febbre alta. Spesso la tromboflebite si trasforma in flebotrombosi, cioè la formazione di trombi nelle grandi vene del bacino e nelle vene profonde, malattia molto grave. Le cause sono legate ad alterazioni della coagulazione del sangue, alla stasi venosa ed alle lesioni endoteliali.

Ulcera varicosa La presenza delle varici provoca una stasi venosa che danneggia la parete dei vasi, la permeabilità aumenta, si ha la formazione di edema che aggrava la condizione dei tessuti, si formano focolai di necrosi, la confluenza di questi produce l’ulcera varicosa.