Esiste ancora un’altra tendenza nella museografia scientifico-naturalistica contemporanea, che tenta anche questa una ricomposizione: non però tra museografia / museologia, bensì tra natura inanimata / animata. Con questa tendenza si tenta dunque una sintesi tra museo e vivarium, tra museo e acquario, tra museo e orto botanico, o meglio ancora tra tutte e quante le possibilità di dare una ‘rappresentazione’ - non più e non tanto illusionistica ma ‘dal vero’ - della natura. Questa tendenza però non è solo recente: uno dei suoi modelli di riferimento è addirittura il Jardin des Plantes di Parigi del XVII secolo…
MSN Grenoble MSN Digione (Dijon)
MSN Orléans
Löbbecke Museum, Düsseldorf
«Le più recenti espressioni dei musei [naturalistici] manifestano in buona misura la tendenza a ‘tornare’ alla natura, ossia a installarsi nei territori, nei siti, negli ambienti dove la natura si trova e si manifesta per essere studiata e contemplata senza essere spoliata. «In questi esempi, la natura è esposta al di fuori del museo, l’architettura non la contiene, ne è contenuta e […] sfrutta le suggestioni formali del sito per creare forme allusive, dove la distinzione tra artificiale e naturale si fa sottile, se non impercettibile». Da L. Basso Peressut, Architetture della scienza esposta, in L. Basso Peressut, Stanze della meraviglia, Clueb, 1997: 188.
Arizona-Sonora Desert Museum, Tucson, Arizona
Albuquerque Biological Park, Albuquerque, New Mexico
Parc Phoenix, Nizza
Anche e soprattutto con questa tendenza il ‘museo’ tende a diventare qualcosa d’altro, per il quale il nome stesso di museo non è più adeguato - e infatti gli vengono preferite, in genere altre denominazioni. È importante notare, comunque, che questa tendenza a superare la distinzione tra ‘musei degli oggetti’ e ‘musei viventi’ non è certamente solo una moda, ma ha avuto un grande impulso sulla base di considerazioni teoriche molto interessanti…
Nel 1984 il grande naturalista americano Edward O. Wilson pubblicò questo libro, il cui titolo racchiudeva in una sola parola l’idea di fondo, nuova e stimolante, sviluppata nelle quasi duecento pagine di testo. Questa parola, “biofilia”, sta ad indicare «l’affinità innata che gli esseri umani hanno per le altre forme di vita, una affiliazione che si manifesta, secondo le circostanze, con il piacere, con il sentirsi a proprio agio, o con lo stupore, o anche con una fascinazione mista a repulsione»: sentimenti che l’essere umano prova appunto quando entra in intimo contatto con la natura.