KANT (Critica della Ragion Pura: analitica trascendentale)

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Transcript della presentazione:

KANT (Critica della Ragion Pura: analitica trascendentale) Prof. Michele de Pasquale

nella conoscenza sensibile abbiamo avuto la percezione di una molteplicità di dati nello spazio e nel tempo slegati tra loro; la conoscenza della natura però esige che sia posta una connessione tra questi dati, una connessione che deve avere carattere oggettivo …

la sensibilità come facoltà organizzatrice ed ordinatrice dei contenuti materiali, mentre rende possibile l'intuizione dell'oggetto fenomenico, non ci dice nulla sulla natura di questo oggetto e sui suoi rapporti con gli altri oggetti oltre la sensibilità c'è una forma più alta di conoscenza: l'intelletto, la capacità di pronunciare giudizi sugli oggetti dati dall'intuizione sensibile per quanto autonomi, sensibilità ed intelletto concorrono alla realizzazione della conoscenza “ Senza sensibilità nessun oggetto ci sarebbe dato, e senza intelletto nessun oggetto pensato. I pensieri senza contenuto sono vuoti, le intuizioni senza concetti sono cieche ... L'intelletto non può intuire nulla, né i sensi nulla pensare. La conoscenza non, può scaturire se non dalla loro unione. Ma non perciò si devono confondere le loro parti.” (Kant, Critica Ragion Pura, Logica trascendentale, Intr., I)

la scienza riguardante le leggi dell'intelletto e della ragione in generale è quella che Kant chiama Logica trascendentale l'Analitica intende scoprire le forme a priori con le quali l'intelletto unifica, pensandoli, molteplici dati forniti dalla sensibilità la Dialettica mostra come da parte della ragione ci sia la tendenza ad abusare delle proprie capacità e ad estendere i concetti dell'intelletto, oltre il campo dell'esperienza la sensibilità, con la sintesi a priori empirica, fornisce i dati fenomenici su cui l'intelletto esercita il suo potere conoscitivo pensando quei dati ed esprimendo giudizi

i giudizi sono possibili in quanto l'intelletto utilizza le sue capacità - forme pure a priori - che sono i concetti: "pensare, infatti, è la conoscenza per concetti" con i concetti l'intelletto ordina l'esperienza sensibile per ridurre una molteplicità di rappresentazioni sotto una rappresentazione comune i concetti sono i predicati di ogni possibile giudizio: sono puri a priori perchè non hanno niente di empirico e non sono ricavati dall'esperienza essi sono chiamati categorie ( = predicati)

come si determinano le categorie? poiché le categorie rappresentano i predicati di tutti i possibili giudizi, per determinare le categorie dobbiamo procedere all'esame dei giudizi: ci saranno tante categorie quante sono le forme in cui i giudizi possono essere classificati se noi facciamo astrazione da tutto il contenuto di un giudizio in generale, e badiamo soltanto alla semplice forma dell'intelletto, troviamo che in esso la funzione del pensiero può ridursi sotto quattro titoli, ciascuno dei quali comprende sotto di sé tre momenti:

ad ogni tipo di giudizio, Kant fa corrispondere un tipo di categoria Quantità dei giudizi Universali Particolari Singolari Categorie della quantità Unità Pluralità Totalità Qualità dei giudizi Affermativi Negativi Infiniti Categorie della qualità Realtà Negazione Limitazione ad ogni tipo di giudizio, Kant fa corrispondere un tipo di categoria Relazione dei giudizi Categorici Ipotetici Disgiuntivi Categorie della relazione Sostanzialità Causalità Reciprocità Categorie della modalità Possibilità Esistenza Necessità Modalità dei giudizi Problematici Assertori Apodittici

le categorie sono i modi con cui l'intelletto pensa la realtà e formula i giudizi quando in un giudizio, ad esempio, predichiamo di un oggetto l'unità e la sostanzialità e diciamo che esso è la causa di un determinato evento, non esprimiamo con questi concetti qualità appartenenti all'oggetto in sé, indipendentemente dal soggetto che lo pensa, ma, grazie al modo di funzionare del nostro intelletto, sintetizziamo in un concetto unitario (la categoria) la molteplicità dei fenomeni offerti dalla sensibilità Kant nega completamente la visione di una natura avente in sé una serie di leggi assolute operanti indipendentemente dal soggetto: la natura non è costituita da realtà sostanziali regolate da leggi assolute, non è un mondo esistente ordinato indipendentemente dal soggetto e su cui i nostri pensieri si modellano, ma è un mondo di fenomeni il cui costituirsi nel campo della conoscenza esige la partecipazione della sensibilità e dell'intelletto umani

(Kant, Critica Ragion Pura, Analitica trascendentale) ma che cosa ci assicura che tutti i fenomeni debbano necessariamente sottostare alle categorie? come facciamo a sapere a priori che i fenomeni sono soggetti alle leggi espresse dai modi di funzionare dell'intelletto? c'è bisogno allora di una giustificazione trascendentale, di una dimostrazione di principio, capace di mostrare che necessariamente deve avvenire in questo modo: intanto è possibile la sintesi di fenomeno e categoria in un giudizio, in quanto si presuppone un'unità più profonda questa unità profonda condizionante tutta l'attività conoscitiva è chiamata "Io penso" (o appercezione trascendentale: identica struttura mentale che accomuna gli uomini) : questo è il centro di ogni attività conoscitiva dell'uomo, e grazie ad esso esiste un mondo dei fenomeni “ L'unità sintetica della coscienza [io penso] è dunque una condizione oggettiva di ogni conoscenza, della quale non soltanto io stesso ho bisogno per conoscere un oggetto, ma alla quale deve sottostare ogni intuizione per divenire oggetto per me, poiché in ogni altro modo, e senza questa sintesi, il molteplice non si unificherebbe in una coscienza” (Kant, Critica Ragion Pura, Analitica trascendentale)

(Kant, Critica Ragion Pura, Analitica trascendentale) l'Io penso non va confuso con la coscienza particolare del singolo individuo, con la psiche umana: esso è la condizione universale, normativa di ogni esperienza possibile è l'Io penso, infatti, che, con i suoi modi universali, necessari ed a priori, connette i fenomeni e fornisce leggi universali e necessarie alla natura: è il legislatore della natura “ L'unificazione [dei fenomeni] non è dunque negli oggetti, e non può essere considerata come qualcosa di attinto da essi per via di percezione, ma è soltanto una funzione dell'intelletto, il quale non è altro che la facoltà di unificare a priori e di sottoporre all'unità della appercezione il molteplice delle rappresentazioni date; ed è questo il principio supremo di tutta la conoscenza umana. “ (Kant, Critica Ragion Pura, Analitica trascendentale)

il mondo fenomenico riceve le leggi fisiche dal modo di funzionare dell'intelletto le categorie della relazione e della modalità che Kant chiama "dinamiche", conferendo validità universale e necessaria ai rapporti tra i fenomeni, garantiscono la scientificità della fisica la fisica è frutto di una sintesi a priori tra il fenomeno, garante dell'arricchimento continuo dei contenuti, e le categorie a priori dell'intelletto, garanti dell'universalità e della necessità delle leggi

schemi trascendentali come è possibile l’applicazione delle categorie ai fenomeni data l’eterogeneità fra sensibilità (fenomeno) e intelletto (categorie)? questa difficoltà è risolta con la dottrina dello schematismo trascendentale: l’intelletto opera attraverso schemi che sono rappresentazioni intermediarie tra intuizione e concetto categorie concetti sono le categorie calate nel tempo (le categorie tradotte in lnguaggio temporale: termine intermedio omogeneo da un lato con le categorie e dall’altro col fenomeno per rendere possibile l’applicazione della prima al secondo schemi trascendentali intuizioni empiriche organizzate attraverso il tempo intuizioni

lo schema non è un’immagine riproducente un oggetto, ma l’insieme delle regole necessarie alla costruzione dell’immagine dell’oggetto (il modello per gli oggetti possibili dell’esperienza) ci sono schemi di concetti empirici (es. albero), schemi di concetti sensibili puri (es. triangolo), schemi trascendentali, cioè schemi di concetti puri come le categorie grazie ai quali è possibile applicare le categorie stesse ai fenomeni ad esempio posso applicare la categoria all’intuizione di un albero osservato grazie allo schema di albero (lo schema non coincide con l’immagine sensibile e particolare dell’albero oggetto di osservazione)

in che modo le singole categorie si applicano concretamente ai fenomeni e come si costituiscono quindi i giudizi di esperienza in cui è formulata la conoscenza? Kant risponde alla questione indicando nei princìpi dell’intelletto, che contengono le leggi generalissime, le “regole dell’uso oggettivo delle categorie”, cioè le regole sotto le quali le categorie possono essere applicate ai singoli fenomeni nel giudizio i principi sono le regole che governano l’applicazione delle categorie agli oggetti

quantità Unità Pluralità Totalità qualità Realtà Negazione Limitazione il sistema dei princìpi dell’intelletto puro è desunto a partire dalle categorie: principio delle analogie dell’esperienza: l’esperienza è possibile solo mediante una trama necessaria delle percezioni che si basa sulla permanenza della sostanza, sulla causalità e sull’azione reciproca principio dei postulati del pensiero empirico: qualcosa può essere possibile, reale e necessaria principio degli assiomi dell’intuizione: tutti gli oggetti vengono intuiti come quantità principio delle anticipazioni della percezione: ogni fenomeno ha un grado d’intensità quantità Unità Pluralità Totalità qualità Realtà Negazione Limitazione relazione Sostanzialità Causalità Reciprocità modalità Possibilità Esistenza Necessità CATEGORIE esistenza in un tempo qualsiasi, in un determinato tempo, in ogni tempo numero: addizione degli omogenei nel tempo cosalità: presenza-assenza – intensità dei fenomeni nel tempo permanenza, successione, simultaneità nel tempo SCHEMI (categorie tradotte in linguaggio temporale)

è possibile una conoscenza del mondo noumenico? attraverso quali categorie è esplorabile? i fenomeni (le cose come ci appaiono) sono gli oggetti dell’esperienza che si danno alla nostra intuizione spazio-temporale; questo concetto rinvia alle cose come sono in se stesse (noumeno), concepite indipendentemente dall’esperienza che ne abbiamo: sono cose pensabili dall’intelletto, ma mai conosciute attraverso l’intuizione sensibile il noumeno, essendo oggetto non di intuizione sensibile ma solo intellettuale, è un concetto limite: serve a definire i limiti della conoscenza stessa, ci insegna a non estendere il campo della conoscenza sensibile oltre il fenomeno la conoscenza rimane ancorata al mondo dell’oggettività fenomenica costruito nell’intuizione spazio-temporale e nelle categorie schematizzate

il mondo "reale in sé" è inconoscibile l'uomo, infatti, non conosce le cose per come esse sono, ma per come appaiono ai suoi sensi ed al suo intelletto l'aver rivendicato l'esistenza di una "cosa in sé“ rappresenta il riconoscimento della concretezza del mondo, la fiducia nell'esistenza di un "mondo reale", di cui la ragione umana coglie, attraverso la conoscenza, "l'immagine fisica" la scienza in tal modo, pur essendo una costruzione della mente umana, non si riduce a schema puramente soggettivo, a costruzione intellettuale puramente formale: solo salvaguardando l'esistenza di un "mondo reale" da cui attingere i contenuti del sapere, Kant ha potuto dimostrare la possibilità di una scienza che, oltre a garantire l'universalità e la necessità delle sue leggi, può garantire anche il continuo arricchimento dei suoi contenuti