L L’amore di Cristo ci possiede …O Gesù, voglio vivere la tua vita, trasformarmi in te, come san Paolo; vivit in me Christus…; o Gesù, tu hai sete di anime, ed io voglio ardere di zelo, come san Paolo essere tutto infuocato del tuo amore, divorato da esso. Beato Timoteo Giaccardo, 1917
P Paolo è un grande scrittore che riesce a muovere le corde del nostro cuore quando la passione per Cristo lo spinge e lo divora. “L’amore di Cristo ci spinge”: qualsiasi cosa facciamo, ovunque andiamo, noi siamo circondati dall’amore di Cristo. P
E E’ così potente, così amabile, così straordinario l’amore di Cristo che non possiamo resistergli, non abbiamo scelta quando lo incontriamo veramente.
S “Sono messo alle strette tra queste due cose: da una parte il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; d’altra parte è più necessario per voi che io rimanga nella carne” (Fil 1,23). “Sono messo alle strette”, cioè non posso scappare, ho avuto un’esperienza di Cristo così profonda che non riesco a pensare o a fare qualcosa senza il suo amore. Sono certo di essere avvolto, abbracciato da Gesù che mi ama.
I Il segreto dell’amore L’amore si comprende solo per connaturalità. Il segreto di Paolo quando ci parla dell’amore di Dio, è la presenza in noi dello Spirito-amore che ci fa percepire, quasi per osmosi, quanto Dio ci ama l’amore non potrà mai venire meno. “L’amore sostiene tutto, crede tutto, spera tutto, attende tutto” (1Cor 13,7).
I Il canto di un innamorato “Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati”.
I “Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,31-39).
U Una vita guidata dall’amore Tutta la vita di Paolo è guidata, ispirata dall’Amore. “A Troade “durante la notte Paolo ebbe una visione: un Macedone in piedi lo pregava dicendo: ‘Vieni in Macedonia, aiutaci! Dopo che Paolo ebbe avuto questa visione, noi subito pensammo di recarci in Macedonia, resi certi che il Signore ci chiamava per annunziare loro la buona novella’” (At 16,9-10).0
A A Corinto è il Signore stesso che rivolge la parola a Paolo: “Il Signore disse a Paolo in visione durante la notte: ‘Non temere ma parla e non tacere, perché io sono con te e nessuno ti metterà le mani addosso per farti del male perché ho un popolo grande in questa città’” (At 18,9-10).
U Un’altra visione è quella di Gerusalemme: “La notte seguente il Signore gli apparve e gli disse: ‘Fatti coraggio, perché come tu hai reso testimonianza di me in Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda testimonianza a Roma” (At 23,11).
U Paolo sa coordinare tutti i palpiti della sua squisita umanità, tutte le vibrazioni del suo cuore nell’offerta totale di se stesso a Cristo Signore.
È “È Cristo che vive in me” Parlando della sua esperienza spirituale, l’Apostolo poteva dire: “Ormai non vivo più io, ma è Cristo che vive in me”… (Gal 2,20). Con espressioni stupende Paolo descrive l’unione mistica con Cristo e i suoi sforzi per possederlo sempre più. L’apostolo vuole arrivare a “conoscere la potenza della risurrezione” di Cristo, a sperimentare cioè in se stesso non tanto la virtù di Dio che ha risuscitato il suo Figlio dai morti, quanto la virtù santificatrice dell’umanità di Cristo acquistata al momento della sua risurrezione.
S Scandiamo lentamente le parole della lettera agli Efesini in cui Paolo parla della gratuità dell’amore divino. Potremmo rivivere l’emozione, la tenerezza, la gratitudine dell’Apostolo di fronte a un tale dono: “Eravamo per natura figli d’ira… Ma Dio che è ricco di misericordia, portato dal suo infinito amore con cui ci ha amati, quando ancora eravamo morti a causa dei nostri peccati, ci ha convivificati con Cristo…” (Ef 2,3-5.7).
P “Per me, infatti, il vivere è Cristo, il morire un guadagno” (Fil 1,21). Non si tratta di vivere di Cristo o in Cristo, ma addirittura “vivere Cristo”. “Che viva in tutto e sempre Lui” Non solamente pensare «vivo con Cristo» ma sia proprio lui l’attore, il vero regista. Egli tutto, in tutto, sempre. (Alberione?)
P Possiamo lasciar vivere Cristo in noi? Non lo cacciamo? Non lo dimentichiamo? Lo sentiamo che egli è in noi e che è lui che ci fa parlare, che ci fa muovere, che ci fa agire, che ci fa tralasciare una cosa perché non piace a lui o ce ne fa abbracciare un’altra perché piace a lui? “Vivit vero in me Christus”. Che scompariamo. Ecco. E che viva tutto e solo e sempre lui perché questo è il mistero del Cristo: essere il capo, noi le membra. (Alberione?)
C Come è bella allora la nostra devozione e come è più facile l’operare anche nei casi difficili e com’è più facile dominare i sensi, dominare le passioni e come orientarle tutte verso Dio. Allora noi siamo come sopra il nostro essere umano, sentiamo di essere mossi da un Dio e che le nostre opere sono divine. Divine perché il pensiero che le ha guidate è di Gesù Cristo, la mossa interiore, che è la mossa dell’amore, è di Gesù Cristo e la volontà che viene a determinarsi è di Gesù Cristo. Noi il prolungamento. Noi le membra”. (Alberione?)