ROMA: CONFLITTI ESTERNI E INTERNI p

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ROMA: CONFLITTI ESTERNI E INTERNI p. 158 - 161 Pressioni dei popoli confinanti che volevano indebolire Roma, ormai pericolosa. Guerra contro la Lega latina, che aveva finalità sia politiche che religiose: Roma vince, entra nella Lega e assume ruolo di primo piano (493 a. C.), con il foedus cassianum (detto così perché firmato da Spurio Cassio). La Lega latina, garantendo risorse e soldati, aiuta Roma a respingere i continui attacchi esterni, in particolare di Volsci (poco a sud di Roma) ed Equi (all'altezza di Roma, ma più verso l'Appennino), e a controllare tutto il Lazio.

I patrizi Dal latino patres, padri, titolo che indicava i membri del senato Appartenevano a poche e antiche famiglie proprietarie terriere con ottima condizione economica Durante la monarchia avevano collaborato con i re nella gestione dello Stato Anche all’inizio della fase repubblicana erano gli unici ad avere diritti politici: repubblica aristocratica

I plebei Dal latino plebs, folla, moltitudine Per lo più costituita dai ceti sociali poveri, contadini o nullatenenti, ma anche commercianti e artigiani che spesso erano divenuti ricchi.

Motivi di malcontento dei plebei Erano spesso piccoli proprietari terrieri e quando dovevano andare in guerra non avevano nessuno che coltivasse per loro la terra, dovevano pagarsi l’armatura e non ricevevano stipendio come soldati quindi spesso si INDEBITAVANO con i patrizi Pur essendo cittadini romani, rappresentavano quella parte della popolazione libera che nell'antica Roma, in origine, era priva di molti diritti politici e civili

Chi non pagava i debiti, poteva divenire proprietà del creditore e se nessuno lo riscattava entro 60 giorni poteva essere ucciso o venduto come schiavo Solo i patrizi beneficiavano dei territori conquistati durante le guerre perché solo loro potevano sfruttare l’ager publicus, il territorio sottratto ai nemici vinti che diveniva proprietà dello Stato che poi lo dava a chi aveva i mezzi per coltivarlo

Conseguenze del malcontento della plebe I plebei volevano più diritti Come strumento di lotta usarono la SECESSIONE (distacco di un gruppo dal complesso politico e sociale), rifiutando di arruolarsi nell'esercito Secondo la tradizione nel 494 a.C. si ritirarono armati sull’Aventino (secessione dell’Aventino) ma furono convinti da Menenio Agrippa a rientrare, ottenendo il diritto di eleggere due TRIBUNI che li rappresentassero

Che cosa ottennero i plebei: I TRIBUNI DELLA PLEBE erano sacri e inviolabili; si battevano conto le leggi che danneggiavano i plebei o per il singolo plebeo vittima di soprusi. Avevano il DIRITTO DI VETO, cioè potevano non approvare un provvedimento legislativo o bloccarne l’applicazione CONCILI DELLA PLEBE: nati intorno al 494 a. C., epoca delle prime secessioni, erano aperti solo ai plebei. I loro provvedimenti, detti plebiscita, non avevano valore giuridico per tutta la città, ma erano validi per tutti i plebei. Eleggevano i tribuni della plebe e si impegnavano a difenderli e a vendicarne la morte.

LEGGI DELLE XII TAVOLE: 451 - 450 a. C. , prime leggi scritte di Roma LEGGI DELLE XII TAVOLE: 451 - 450 a. C., prime leggi scritte di Roma. Scritte dai decemviri (il primo anno tutti patrizi, dal secondo anche plebei) che sostituirono per quell'anno i magistrati ufficiali, in origine scritte su 12 tavole di legno esposte nel Foro. Si basavano sulle leggi fino ad allora tramandate oralmente ed erano arretrate (per es. prevedevano ancora il divieto di matrimonio misto), ma non potevano più essere interpretate dai patrizi a loro piacimento

LEX CANULEIA: 445 a. C., dal nome del tribuno della plebe che la propose, abrogò il divieto di matrimonio tra patrizi e plebei LEGGI LICINIE - SESTIE, sempre dai nomi dei promotori della legge, che la proposero nel 376 a. C., ma la videro approvata solo dopo dieci anni (367 a. C.), consentirono ai plebei l'accesso al consolato. 326 a.C. abolizione della schiavitù per debiti In seguito i plebei ottennero l'eleggibilità alle altre magistrature e la possibilità di entrare a far parte del senato 287 a.C. legge Ortensia: i plebisciti divennero validi per tutto il popolo romano