Le zone umide.

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Transcript della presentazione:

Le zone umide

Azoto, fosforo e solidi sospesi sono le principali forme di inquinanti che si trovano nelle aree umide. La loro presenza diventa dannosa nel momento in cui queste sostanze sono presenti in quantità superiori a quelle necessarie per mantenere l’ecosistema in equilibrio.

Le aree umide sono capaci di trasformare queste forme di inquinanti in altre sostanze non nocive per l’ambiente (processi di rimozione degli inquinanti). Questa azione è dovuta ad un insieme di processi fisici, chimici e biologici che dipendono dal tempo di residenza delle acque nell’ecosistema.

L’azoto Le aree umide sono spesso ricche di azoto (N). Esso è presente nella sostanza organica, nei fertilizzanti e nelle acque di scarico civile che giungono nell’area umida con le acque superficiali. La Natura ha trovato il modo di impedire che l’azoto si accumuli negli ecosistemi acquatici.

Ciò avviene mediante una serie di processi fisici, chimici e biologici che costi-tuiscono il ciclo dell’azoto. La sostanza organica morta viene progressivamente mineralizzata dopo essere stata sminuzzata dai macroinverte-brati e solubilizzata dall’acqua (lisciviazione). I prodotti della mineralizzazione vengono rilasciati in forma inorganica e, nel caso specifico dell’azoto, come ione ammonio (NH4+). Questa forma di azoto può essere rimossa dalla colonna d’acqua tramite processi che dipendono dalle condizioni ambientali.

In presenza di ossigeno i batteri Nitrosomonas e Nitrobacter compiono la nitrificazione. Tale processo consiste nella trasformazione dello ione ammonio nello ione nitrito (NO2-) e successivamente nello ione nitrato (NO3-): NH4+ NO2- NO3-

Le piante palustri, come la comune canna di palude (Phragmites australis), provvedono a creare l’ambiente aerobio indispensabile per la nitrificazione. Esse assimilano l’ossigeno dall’atmosfera, lo trasferiscono alle radici e per diffusione lo rilasciano alla rizosfera.

Lo ione nitrato prodotto è uno dei migliori nutrienti per tutte le specie vegetali. Esso può essere dunque rimosso dal sistema per assimilazione da parte delle piante che lo dovranno utilizzare per produrre nuova sostanza organica. Quando poi la pianta morirà, la sua biomassa tornerà nell’acqua e il ciclo di mineralizzazione ricomincerà.

In condizioni anossiche, normalmente presenti nel sedimento delle aree umide, lo ione nitrato può subire un’altra trasformazione: la denitrificazione. Attraverso questo processo alcuni batteri convertono lo ione nitrato in azoto gassoso (N2): NO3- NO2- N2O N2 Ciò contribuisce in modo consistente alla depurazione delle acque.

Il ciclo viene chiuso dal processo di fissazione in cui particolari microrganismi utilizzano l’azoto gassoso come nutriente per la loro crescita trasformandolo nuovamente in biomassa. La quantità di azoto in forma gassosa fissata dai vegetali non incide, tuttavia, in modo significativo sull’inquinamento dell’ecosistema.

Il fosforo Il fosforo (P) è presente nelle acque delle aree umide prevalentemente nella forma di ione ortofosfato (PO43-). Questo inquinante si può trovare in soluzione (DP), associato alla materia sospesa (PP) o può rappresentare un prodotto della mineralizzazione della sostanza organica morta.

Lo ione ortofosfato, assieme ai composti dell’azoto, è responsabile dei fenomeni di eutrofizzazione nei corpi idrici superficiali. E’ dunque importante che esso non si accumuli negli ecosistemi acquatici.

Lo ione ortofosfato è un nutriente indispensabile per le piante; l’assimilazione dei vegetali rappresenta dunque una via costante di depurazione dell’acqua da questo inquinante.

L’acqua degli ecosistemi acquatici è spesso ricca di particelle solide che possono legarsi con lo ione ortofosfato per adsorbimento. Il processo consiste nel passaggio di una sostanza dalla fase acquosa alla superficie di una fase solida.

Questo processo può avvenire anche nell’acqua che scorre negli spazi vuoti tra una particella di sedimento e l’altra. In questo caso il fosforo può reagire con il ferro, l’alluminio e il calcio formando composti che facilmente precipitano. In assenza di ossigeno molte di queste reazioni diventano reversibili e rilasciano l’ortofosfato all’acqua.

Nel tempo, tuttavia, il graduale seppellimento del sedimento e il conseguente isolamento fisico negli strati più profondi, conduce alla definitiva rimozione di questo inquinante dall’acqua. Il seppellimento rappresenta anche il destino del fosforo legato alla sostanza organica morta quando non trova le giuste condizioni per completare la mineralizzazione.