Recensio Examinatio Emendatio.

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Transcript della presentazione:

Recensio Examinatio Emendatio

Recensio - Reperimento testimoni (tradizione) - Descrizione

- Raccolta e descrizione della tradizione Collatio (collazione) Recensio - Raccolta e descrizione della tradizione Collatio (collazione) Come si conduce scelta dell’esemplare paragrafazione annotazione delle varianti

Annotazione delle varianti: Sostanziali Formali Grafiche

Recensio - Raccolta e descrizione della tradizione Collatio (collazione) Classificazione dei testimoni

Recensio Classificazione dei testimoni mediante gli errori significativi Uno o più errori evidenti e monogenetici in comune a due o più testimoni: rapporto di parentela (congiunzione)

Recensio Classificazione dei testimoni mediante gli errori significativi Un testimone con lezione buona non può derivare da un testimone con lezione erronea (separazione)

Recensio Classificazione dei testimoni mediante gli errori significativi Costruzione dello stemma codicum

Recensio Costruzione dello stemma codicum Errori comuni a tutta la tradizione Archetipo

La parola archetipo deriva dal greco antico Aρχέτiπος col significato di «immagine[modello, marchio, esemplare]»(tipos) «originale»(arché) ed è utilizzata per la prima volta da Filone di Alessandria e, successivamente, da Dionigi di Alicarnasso e Luciano di Samosata. Il termine viene usato, attualmente, per indicare, in ambito filosofico, la forma preesistente e primitiva di un pensiero (ad esempio l'idea platonica); in psicanalisi da Jung e altri autori, per indicare le idee innate e predeterminate dell'inconscio umano; per derivazione in mitologia, le forme primitive alla base delle espressioni mitico-religiose dell'uomo e, in narratologia, i metaconcetti di un'opera letteraria espressi nei suoi personaggi e nella struttura della narrazione; in linguistica da Jacques Derrida per il concetto di «archiscrittura»: la forma ideale della scrittura preesistente nell'uomo prima della creazione del linguaggio e da cui si origina quest'ultimo. L'archetipo è inoltre utilizzato in filologia per indicare la redazione originale di un'opera ovvero il testo più antico e non derivato da altri.

Il termine archetipo ha un'accezione tecnica nel campo del metodo del Lachmann in critica testuale: è infatti il più antico esemplare da cui discendono tutti i testimoni posseduti di un testo. In altri termini, se di un'opera antica si hanno dieci testimoni manoscritti, tramite la loro recensione il filologo mira non solo a ricercare i rapporti tra di essi in modo da ricostruire quali siano copia l'uno dell'altro o quali siano copia di un comune antigrafo, ma se possibile si cerca con un ulteriore esame di risalire il processo di copia anche degli antigrafi così ricostruiti fino a definire il testimone da cui tutti i testimoni in possesso derivano. Tale esemplare è dunque quasi sempre a noi perduto, e mai coincidente con il cosiddetto "originale" (concetto sfuggente ed equivoco per le letterature antiche). La ricostruzione dell'albero genealogico delle copie di un testo è operazione importantissima per legittimare l'importanza o l'autorevolezza delle varianti scelte o delle congetture operate dal recensore.

Errori di archetipo Convivio I v 14 però che lo volgare però bello volgare I ix 2 quello che di sopra è ragionato di fuori II 1 3 Orfeo facea con la cetera le fiere e li arbori e le pietre a sé muovere le piante (Ovidio, Met. et saxa) II ii 6 questo ordine che in questo trattato si prenderà, tenere intendo tenendo intendo III iii 5 la natura d’ognuna di queste cose divina queste cose III viii 14 fissamente in esse guardare non può mosso

Recensio Costruzione dello stemma codicum Due testimoni

Due testimoni: A B A B Originale Originale B A X A B A B

Due testimoni: A B A B B A

(testimoni descritti) Codices descripti (testimoni descritti) Come si individuano Eliminatio codicum descriptorum

Due testimoni: A B A B B A (Edizione critica con unico testimone)

Due testimoni: A B Originale X A B

Iacopo da Lentini Dal core mi vene discordo

Dal core mi vene che gli occhi mi tene - rosata: spesso m'adiveneche la cera ò bene - bagnata, quando mi sovene 5 di mia bona spene - c'ò data in voi, amorosa, benaventurosa. Però, se m'amate, già non vi 'ngannate - neiente, 10 ca pur aspetando, in voi 'magginando, l'amor c'aggio in voi lo cor mi distrui, - avenente; ca·ss'io non temesse 15 c'a voi dispiacesse,

Il discordo (contrasto) è un componimento metrico che risale alle origini della poesia italiana e che prende il nome dal provenzale descort. Lo schema del discordo è molto semplice: aab-aab-ccd-ccd-ccd (senario due volte, poi ternario e con stanze prevalentemente disuguali). Il discordo si diffuse in Italia nel Duecento tramite la Scuola siciliana con la caratteristica di tratti astrofici e versi preferibilmente brevi con l'esclusione dell’endecasillabo. Il contrasto poteva essere a tema: contrasto amoroso, contrasto tra il lamento d’amore e la melodia, contrasto tra schema poetico e melodico e contrasto pluri lingue. Il carattere fortemente cortese del discordo spiega la sua diffusione in ambito siciliano e il suo scarso successo postsiciliano nella rimanente penisola.

Iacopo da Lentini Dal core mi vene Vaticano Latino 3793 (= V) Laurenziano Rediano 9 (= L)

Lezioni di V Errori di L 7 amorsa 7 amorosa 39 Isolda (rima con salda) 39 Isalda (rima con salda) 84 m’inuita 87 lo uostro amore mi mina 97 per amore fino (senario) 173 Ben vi dov(e)re(s)te – infra lo cor dolire Errori di L 7 amorsa 39 Isolda (rima con salda) 84 nunuita 87 nostro 97 amor 173 inver

Errori di V Lezioni di L 13 omesso 13 l’amore c’agio in voi 28 o amore meo (quinario) 49-51 Pens’a tutore quando vi vedea con gioi novelli 58-59 se tosto non vai là ave vollio con mi 65 come meco 76 Sì m’è dura 77 di quantonqu’eo veo 79 (mai) altro non disio 93 ritemenza 98 Ben vorria (lezione opportuna Ben verria) 137 anchora Errori di V 13 omesso 28 oramore meo (quinario) 49-51 e con gioie 58-59 voli comi 65 come con 76 misdura 77 quantone veio 79 eloro 93 ritemienza 98 levoria 137 anchera

Lezioni di archetipo (L+V) 14 distringie (distrui in rima con vui) 17-18 ben m’aucideria E non viveria este tormente (esti tormenti) (viveri’ a – tormenti) 35-36 Dal votro lato alungato ((tanto)) alungato (due quinari) 39-40 tristano ed isalda (L isolda) Tristano Isalda non amai si forte non amau sì forte Etc.

Due testimoni: L V Originale X L V

Tre testimoni: A B C A B C (tre possibilità)

Tre testimoni: A B C A B C (tre possibilità)

Tre testimoni: A B C A X B C (tre possibilità)

Tre testimoni: A B C O A C B (sei possibilità)

Tre testimoni: A B C Basta un errore separativo per escludere le quindici possibilità

Tre testimoni: A B C O A y B C (errore congiuntivo di due contro il terzo) (tre possibilità)

Tre testimoni: A B C O A B C (solo errori separativi)

Tre testimoni: A B C O A a B C (errore congiuntivo di due contro il terzo) (tre possibilità)

Tre testimoni: A B C (tutti casi che escludono errori congiuntivi dei tre testimoni)

Tre testimoni: A B C O X A a B C (errore congiuntivo di tutti) (errore congiuntivo di due contro il terzo) (tre possibilità)

Tre testimoni: A B C O X A B C (errore congiuntivo di tutti) (solo errori separativi)

Tre testimoni: A B C Archetipo: codice perduto da cui dipende tutta la tradizione

Quattro testimoni: A B C D

Ricostruzione meccanica (recensione chiusa)

Tre testimoni: A B C O (100%) A (33,3%) B (33,3%) C (33,3%)

Tre testimoni: A B C O (100%) X (100%) A (50%) a (50%) B (25%) C (25%)

Ricostruzione meccanica (recensione chiusa) O X A y D B C

Ricostruzione meccanica (recensione chiusa) O (100%) X (100%) A (33,3%) y (33,3%) D (33,3%) B (16,65%) C (16,65%)

Ricostruzione meccanica (recensione chiusa) X (100%) A (33,3%) y (33,3%) D (33,3%) B (16,65%) C (16,65%)

Fasi dell’edizione critica ricostruttiva Recensio: Raccolta e descrizione della tradizione Collatio (confronto parola per parola tra i testimoni) Costruzione dello stemma codicum (eliminazione dei codices descripti e definizione dei rapporti tra i testimoni) Emendatio Emendatio ope codicum (in base alle risultanze dello stemma codicum) Emendatio ope ingenii (opzione per una lectio difficilior, congettura, ecc.)

Emendatio ope ingenii : congettura - lectio difficilior - usus scribendi

Ricostruzione del testo Apparato critico Positivo Negativo

Diffrazione Termine tecnico dell'ottica, importato in filologia da Gianfranco Contini. Rappresenta un raffinamento del concetto classico di "lectio difficilior", in base al quale si ritiene che, se nella tradizione di un testo sono documentate due lezioni diverse per uno stesso passo, quella autentica sarà probabilmente la più difficile, mentre l'altra rappresenterà una banalizzazione del testo originale.

Si parla invece di diffrazione quando, davanti a una lezione particolarmente difficile (e spesso costituita da una sola parola, o da una breve locuzione), più copisti reagiscono trascrivendo ognuno una parola o una locuzione diversa.

Se almeno uno dei testimoni ha conservato il testo originale, si parla di diffrazione in presenza; il caso contrario - quello cioè in cui nessun testimone ha conservato il testo originale - viene invece definito diffrazione in presenza. Il concetto è stato approfondito da Contini in Breviario di ecdotica (Torino, Einaudi, 1986).

Diffrazione in presenza - in assenza

Iacopo da Lentini Meravigliosamente Vaticano latino 3793, n. 2 (V) Laurenziano Rediano 9, n. 58 (L) Banco Rari 217 già Palatino 418,n. 39 (P)

O X y (50%) P (50%) V (25%) L (25%)

Meravigliosamente un amor mi distringe e sovene ad ogn'ora Meravigliosamente un amor mi distringe e sovene ad ogn'ora. Com'om che tene mente in altro exemplo, e pinge la simile pintura, così, bella, facc'eo, che 'nfra lo core meo porto la tua figura. 2 distringne V. 3 esouenemi V emi tene P. 4 comomo chetene V Comomo cheten L Komom ke pone P. 5 inaltra parte VL om. e P. 6 pintora L. 8 che ‘nfra lo) dentro alo V dentra lo L. 9 figora L.

Contaminazione O X A (33,3%) y (33,3%) z (33,3%) B(16,65%) C(16,65 %) D(16,65 %) E(16,65 %) F

Contaminazione O X A y z B C D E F

Contaminazione extrastemmatica A y z W B C D E F

1872 La vie (o chanson) de saint Alexis XI sec. Gaston Paris 1839-1903 Prima edizione critica in ambito romanzo condotta con metodo lachmanniano 1872 La vie (o chanson) de saint Alexis XI sec. Primo grande capolavoro della letteratura francese Chanson de geste agiografica 125 stanze di 5 décasyllabes assonanzati

scuola di Gaston Paris Joseph Bédier 1864-1938 Les légendes epiques 1908-1913 Chanson de geste: - origini più recenti - opere non collettive

Joseph Bédier 1864-1938 1890 edizione critica del Lai de l'Ombre (antico testo francese di Jean Renart) col metodo di Lachmann. Alla matière de Bretagne (= materia di Bretagna) si ispira originariamente il genere del lai, termine di ascendenza irlandese (laid = canto, melodia) con il quale si designano brevi componimenti in versi di contenuto narrativo in cui le tematiche dell’amore e dell’avventura si intrecciano con gli elementi fiabeschi e "meravigliosi" tipici delle tradizioni celtiche. Tali sono di fatto i caratteri peculiari degli esemplari più antichi e paradigmatici del genere, i dodici Lais di Marie de France, composti verosimilmente tra 1160 e 1180.

Joseph Bédier 1864-1938 1890 edizione critica del Lai de l'Ombre (antico testo francese di Jean Renart) col metodo di Lachmann. Posteriore a Marie de France è il Lai de l’Ombre di Jean Renart, autore anche dei romanzi Galeran (di genere bretone, che amplifica il Lai du Fresne di Marie) e L’Escoufle (= Il milvio), di materia bizantina e di andamento novellistico, che narra la storia di due giovani innamorati, Guglielmo e Aélis. La novità risiede in una nuova considerazione della figura femminile: è la donna che prende l’iniziativa, sfida i malvagi e si ribella alla sorte. Nel Lai de l’Ombre due amanti siedono presso una fonte e le loro figure si riflettono nell’acqua; il giovane getta nell’acqua l’anello rifiutato dall’amata e prega l’immagine riflessa (l’ombre) di quella di accettarlo.

Joseph Bédier 1864-1938 La tradition manuscrite du Lai de l’Ombre. Réflexions sur l’art d’éditer les anciens textes, in “Romania” liv (1928), pp. 161.196 e 321-356

Bipartizione degli stemmi Dopo le critiche al suo lavoro portate da Gaston Paris, torna a studiare il testo, concludendo poi in primo luogo che il metodo stemmatico era assai raramente efficace, in quanto spesso la tradizione si riduceva a due sole classi - e non era dunque possibile procedere alla scelta della lezione tramite la legge di maggioranza -, e inoltre che esso portava a produrre inevitabilmente testi compositi, frutto dell'ingegno emendatore di un filologo ma mai esistiti nella realtà; la soluzione risiede, per Bédier, nel pubblicare uno tra i manoscritti realmente posseduti e studiati, secondo il gusto, dopo aver corretto solo gli errori più evidenti (codex optimus o bon manuscript). Con Bédier perciò il metodo lachmanniano, fino a quel momento base insostituibile per l'edizione critica di qualunque testo, entra in crisi.

Le critiche che Bédier aveva rivolto al metodo stemmatico non furono prive di conseguenze: molti filologi avevano infatti adottato il sistema bédierano, detto del bon manuscript. Tuttavia alcuni scienziati come l'italiano Giorgio Pasquali, recuperarono il metodo di Lachmann, pur senza ignorare completamente i contributi portati da Bédier. Nel fondamentale saggio Storia della tradizione e critica del testo (1934) Pasquali indica la necessità che le operazioni di mera critica testuale siano precedute e supportate da un approfondito studio storico della tradizione testuale, che non consideri i singoli testimoni unicamente come sigle o semplici "contenitori di testi"; è anzi opportuno analizzare in modo capillare ciascun manoscritto nella sua interezza, non tralasciando nemmeno di osservare i caratteri esterni e l'individualità storica del testo. Tuttavia la sola attenzione al codice in quanto tale, così come era stata esposta da Bédier, viene rifiutata da Pasquali, secondo il quale l'editore critico non può esimersi dal fornire una edizione critica scientificamente fondata, non riducibile alla mera riproduzione di uno dei testimoni - sia pure esso il migliore tra tutti quelli posseduti -.

Gianfranco Contini 1912-1990 Edizioni critiche: Rime di Dante (Torino, Einaudi, 1939,1946); Opere volgari di Bonvesin della Riva (Roma, Società Filologica Romana, 1941); Opera in versi di E. Montale (Torino, Einaudi, 1980, con R Bettarini); Fiore e Detto d'amore attribuibili a Dante Alighieri (Milano, Mondadori,1984). Edizioni commentate: Canzoniere del Petrarca (Torino, Einaudi, 1964, con D. Ponchiroli); Poeti del Duecento (Milano-Napoli, Ricciardi, 1960)

Gianfranco Contini 1912-1990 “il difetto di Bédier è evidentemente quello di non accorgersi che un’edizione critica è, come ogni atto scientifico, una mera ipotesi di lavoro, la più soddisfacente (ossia economica) che colleghi un sistema di dati. Quando egli, perfettamente consequenziario, pubblicò il lai e il Roland sulla base di un solo manoscritto, e per il Roland si affannò a difendere con geniale ostinazione la lezione del manoscritto per molte ragioni migliore anche in infimi particolari poco verosinmili, certo non si rendeva conto che conservare criticamente è, tanto quanto innovare, un’ipotesi… resta a vedere se sempre l’ipotesi più economica” Ricordo di Joseph Bédier, in “Letteratura” III (1939), pp. 145-152

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