L'esercito e le frontiere durante l'impero (secoli I-II d.C.)

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Transcript della presentazione:

L'esercito e le frontiere durante l'impero (secoli I-II d.C.)

Bibliografia minima sull'esercito e le frontiere nell'impero romano E Bibliografia minima sull'esercito e le frontiere nell'impero romano E. Luttwak, La grande strategia dell'impero romano, trad.it Milano 1986 C.R. Whittaker, Le frontiere imperiali, in Storia di Roma-Einaudi- , III.1, Torino 1993, pp. 369-423 C.R. Whittaker, Frontiers of the Roman Empire, Baltimore 1994 Y. Le Bohec, L'esercito romano, trad. it. Roma 2001 B. Isaac, The Limits of Empire: the Roman Army in the East, Oxford 1990 P. Edrkamp (ed.),A Companion to the Roman Army, Oxford 2007

a) L'esercito dopo Augusto (cfr. fotocopie distribuite e commentate) Gestione dell'esercito dopo Azio: riduzione del numero delle legioni a 28; accorpamento e dislocazione delle legioni e delle truppe ausiliarie; problemi dei premi di congedo ai soldati a fine servizio (creazione dell'erario militare nel 6 d.C.) Struttura e dislocazione delle truppe: legioni, auxilia, forze navali, reparti militari e paramilitari di stanza a Roma; durata del servizio, paghe, donativi Comandi: legati, tribuni, praefecti di vario livello Reclutamento e estrazione sociale e geografica dei militari: legionari, ausiliarii, classiarii a) L'esercito dopo Augusto

La carriera di Adriano P(ublio) Aelio P(ubli) f(ilio) Serg(ia) Hadriano co(n)s(uli) VIIviro epulonum sodali Augustali leg(ato) pro pr(aetore) Imp(eratoris) Nervae Traiani Caesaris Aug(usti) Germanici Dacici Pannoniae inferioris praetori eodemque tempore leg(ato) leg(ionis) I Minerviae p(iae) f(idelis) bello Dacico item trib(uno) pleb(is) quaestori imperatoris Traiani et comiti expeditionis Dacicae, donis militaribus ab eo donato bis trib(uno) leg(ionis) II adiutricis p(iae) f(idelis) item legionis V Macedonicae item legionis XXII Primigeniae p(iae) f(idelis) seviro turmae eq(uitum) R(omanorum) praef(ecto) feriarum Latinarum, Xviro s(tlitibus) i(udicandis) ἡ ἐξ Ἀρείου πάγου βουλὴ καὶ ἡ τῶν ἑξακοσίων καὶ ὁ δῆμος ὁ Ἀθηναίων τὸν ἄρχοντα ἑαυτῶν / Ἁδριανόν (ILS 308), da Atene, 113 d.C.

b) Esercito e società imperiale Da campi militari a città: canabae, vici → municipi Attività civili svolte dai soldati nelle province Produzione ceramica e bolli laterizi: artigianato e industria nei campi Rapporti con la popolazione civile: gli sviluppi nel III secolo

Tacito, Annali XI 20 (esempio di lavori eseguiti dai militari) L'ordine scritto giunse a Corbulone mentre disponeva il campo in territorio nemico. Di fronte al cambiamento improvviso, benché molti pensieri gli attraversassero la mente, cioè la paura dell'imperatore, il disprezzo da parte dei barbari e il disonore presso gli alleati, non disse altro che “Beati i comandanti romani d'un tempo” e diede l'ordine di ripiegare. Per sottrarre i soldati all'ozio, fece costruire tra la Mosa e il Reno un canale di ventitre miglia, consentendo così di evitare i rischi dell'Oceano. Cesare comunque, pur avendogli negato la guerra, concesse a Corbulone le insegne del trionfo (insignia triumphi). Poco dopo viene assegnato lo stesso onore a Curzio Rufo, che aveva operato degli scavi, nel territorio di Mattio, alla ricerca di vene d'argento: il tentativo diede scarsi frutti e non si protrasse a lungo, ma comportò per le legioni una fatica estenuante e piena di rischi, nello scavare gallerie e compiere, sotto terra, quelle operazioni che sono già faticose all'aperto. I soldati, sottoposti a tali durezze, considerato che simili fatiche dovevano affrontarle anche in non poche altre province, scrissero una lettera segreta, a nome degli eserciti, in cui pregavano l'imperatore di concedere, a chi avesse posto al comando di un esercito, i riconoscimenti del trionfo (triumphalia) in anticipo.

Il Limes - Termine tecnico-topograf. per “strada”, usi variegati e ambigui del termine - Linea immaginaria che separa la romanità dal barbaricum, dal mondo esterno - Spazio profondo, fascia “porosa” che consente interscambi economici e culturali col mondo non romano e che va dunque anche al di là del confine amministrativo in senso stretto - Sistema militare costituito da un complesso e amplissimo apparato di edilizia militare distinto area per area, fatto di barriere naturali, mura, torri di avvistamento, strade militari, fossati, terrapieni ecc. -Singolo segmento del sistema (limes tripolitano, limes danubiano, limes renano, fossatum Africae ecc.), per alcuni ujnico tipo di limes esistente (e infatti parlano di limites al plurale, p.es. Whittaker) LETTURA: TACITO, ANNALI II, 9-10

c) “Grandi strategie” e frontiere Luttwak Idee di fondo: consapevolezza romana nella costruzione di un grande sistema strategico- militare; sistema “di sicurezza” dinanzi all'esterno, in una prospettiva sostanzialmente di separazione TRE FASI DEL SISTEMA a) Giulio-Claudio (tardo-repubblicana): impero “egemonico”, grosso spazio lasciato al ruolo dei regni clienti; disposizione di legioni e ausiliarii ancora relativamente dietro le barriere fluviali e i confini naturali, a distanza dai potenziali nemici; tendenze ancora espansionistiche (fino a Traiano) b) Antonino: impero territoriale, ormai pienamente provincializzato; fortificato di un grande limes rigido, con finalità difensive, disposizione delle truppe a ridosso del confine; fragilità dinanzi a coalizioni avversarie c) Tardoantico: risposta alla crisi del III secolo; difesa “in profondità”, nuovo ruolo delle truppe di movimento e della cavalleria, funzione antibarbarica; mancanza però di capacità propulsiva Critici di Luttwak Critica agli anacronismi e alle tendenze a elaborare modelli astratti Limes militare da vedere certo secondo evioluzioni cronologicamente individuabili, ma non come nucleo centrale di un sistema, e di una grande strategia Frontiere come concetto non solo militare ma anche economico e culturale Critica al concetto di un grande limes unico in quanto i romani non lo avrebbero mai concepito ma avrebbero concepito soltanto limiti regionali/provinciali (Isaac) Maggiore peso attribuito anche per l'epoca più tarda alle iniziative offensive

Whittaker “Non risulta affatto che i Romani avessero mai concepito seriamente le loro muraglie come una frontiera difensiva” “L'idea di un impero senza limiti impedì aiRomani di riconoscere che addirittura esistesse una frontiera” “Esistevano de facto dei confini, ed erano sia amministrativi che politici, ma gli storici moderni hanno difficoltà a definirli e incontemporanei non ebbero mai l'inclinazione a farlo” “La teoria di una sola grande strategia militare, capace di controllare tali varietà di popolim e luoghi, doventa sempre meno sostenibile quando più da vicino si guardinok i particolari”

Rileggiamo Tacito, Annali IV 5 Due flotte, l'una presso capo Miseno, l'altra vicino a Ravenna, presidiavano l'Italia nell'uno e nell'altro mare; accanto poi alle spiagge della Gallia, stavano le navi rostrate che, catturate nella battaglia d'Azio, Augusto con un forte equipaggio aveva mandato al Foro Giulio. Il nerbo più forte dell'esercito era, per altro presso il Reno: otto legioni che erano presidio contro Germani e contro Galli; la Spagna invece, da poco soggiogata, era occupata da tre legioni. Il re Giuba aveva accettato come dono (N.B. o: come “casa”, “dimora”, se si accetta la lezione domum) dal popolo romano il dominio sui Mauri; mentre le altre regioni dell'Africa e l'Egitto avevano il presidio di duen legioni, e da quattro legioni era sorvegliato per tutta la sua vastità il territorio dai confini della Siria sino al fiume Eufrate, col quale confinano gli Iberi, gli Albani ed altri regni,che la nostra potenza protegge contro signorie straniere (externa imperia). Remetalce e i figli di Coti governavano la Tracia; due legioni in Pannonia e due in Mesia tenevano le sponde del Danubio, mentre altrettante ve n'erano in Dalmazia, che, per la natura del luogo collocate a tergo di quelle, sarebbero state rapidamente richiamate da luoghi non lontani, qualora in Italia fosse stato necessario un intervento improvviso, per quanto accanto a Roma vi fossero di stanza milizie (…) Inoltre, nei luoghi più opportuni delle province vi erano le triremi alleate, la cavalleria e le coorti ausiliarie, forze di importanza non minore delle altre.

A proposito della capacità dei romani di pensare in termini strategici di grande geopolitica, ricordiamo l'ideologia dell'orbis terrarum, del terramarique, e del globo, che si trova anche nell'iconografia d'arte, il tema dello spazio imperiale nelle Res Gestae (cfr. spec. Nicolet, L'inventario del mondo), onnipresente, e valutiamo passi come 1) Livio XXXVIII 60, 5: (si parla del processo agli Scipioni): (L. Scipio) imperium populi romani propagaverat in ultimos terrarum fines 2) Diodoro Siculo, Biblioteca storica XL 4 (una iscrizione citata anche in Plinio il V. in cui si ricordano tutte le imprese militari di Pompeo, dettagliandosi una lunga serie di popoli e re sottomessi): portò l'impero di Roma fino ai confini della terra (tois orois tes ges) 3)Tacito, Annali I 9 (contesto: considerazioni su Tiberio dopo la morte di Augusto): Non regno tamen neque dictatura, sed principis nomine constitutam rem publicam; mari Oceano aut amnibus longinquis saeptum imperium; legiones provincias classes, cuncta inter se conexa... 4) varie fonti (cfr. Nicolet, Inventario, p. 29): Pompeo diceva di avere iniziato le sue campagne in oriente avendo ricevuto la provincia d'Asia come confine dell'impero e di averle concluse restituendola quasi come centro dell'impero (!)

Sculture sul controllo dell'ecumene imperiale dal Sebasteion di Afrodisia di Caria