Fanciullo con canestro di frutta Un dipinto ad olio su tela di cm 70 x 67 realizzato tra il 1593 ed il 1594 dal pittore italiano Caravaggio. È conservato alla Galleria Borghese di Roma. Questo giovane dai capelli spettinati e dall'aria ammiccante, porta una veste bianca all'antica, in una stanza spoglia illuminata da una finestra posta in alto. La cesta contiene diversi frutti: albicocche, mele, pesche e uva a grappoli, mentre una foglia ingiallita che spunta sulla destra si sta seccando. Merisi rende con estrema attenzione e cura dei dettagli naturalistici dei frutti. Indugia anche nella resa della porosità delle superfici, della spaccatura del fico, delle foglie a stelo butterate e delle ammaccature degli altri frutti. Questo tipo di soggetto, che iniziava a diffondersi in quel periodo, aveva un significato morale e spirituale, indicava la caducità delle cose terrene, apparteneva alla tipologia del "Memento mori", ovvero ammoniva lo spettatore che la giovinezza (l'aspetto del giovane) come tutte le cose era destinata alla fine e che quindi bisognava prepararsi alla vita eterna seguendo i valori spirituali.
Un altro genere di interpretazione invece, sottolineava l'atteggiamento ambiguo dei giovani ritratti, dall'aspetto efebico, collegandola alla presunta omosessualità del pittore, una chiave di lettura erotica. Il modello che è stato ritratto da Caravaggio in questo dipinto è Mario Minniti un sedicenne giovane pittore che lavorava alla stessa bottega del pittore e con il quale condivide alcuni aspetti della vita, entrambi orfani e lontani dalla loro casa (Mario è di Siracusa) e con un passato burrascoso alle spalle. Essi vissero insieme per cinque anni e anche dopo la loro separazione avvenuta nel 1600 per il matrimonio del giovane restarono amici a vita. Il rapporto tra i due è stato considerato ambiguo, in realtà però Mario rappresentava per il pittore una sorta di ancora morale,ed è proprio questo che emerge dalle opere in cui egli posa come modello. Mario è calmo sereno e ciò contrasta con il perenne stato di turbamento di C. ma allo stesso tempo lo affascina spingendolo a cercare di riportarla in opere diverse .
La presenza della cesta di frutti rafforza l'idea della tematica dell'amore spirituale, come nella Cena in Emmaus del 1601, dove anche il volto giovanile del Cristo ha un significato spirituale, anche la soavità dell'espressione e la bocca aperta rimanderebbe al significato della teologia dell'amore del Cantico dei cantici. Questo genere di pittura offriva al Giovane Caravaggio, che aveva una formazione lombarda e vicina al gusto della pittura veneta, l'occasione di cimentarsi e dimostrare il suo virtuosismo.. Grande cura era dedicata alla resa dei contrasti chiaroscurali che dava più evidenza alle figure, in questo caso bisogna osservare come il cono di luce che penetra nella stanza, permetta di evidenziare la forma del volto,che si struttura in maniera decisa senza bisogno di contorni, così come le ombre delicate si posano sulla zona degli occhi e sulle spalle.
Questa tecnica che utilizzava la luce e il colore per modellare le forme e fondere le figure con l'ambiente, era per l'epoca assolutamente innovativa, soprattutto per l'ambiente romano, ancora attardato sui modi della pittura del Tardo-manierismo. Nel 1607 il dipinto entrò nella Collezione del Cardinale Scipione Borghese, che lo sequestrò al Cavalier D'Arpino Il dipinto appartiene ad una serie di piccoli quadri di soggetto profano eseguiti da Caravaggio nei primi anni della sua vita a Roma quando lavorava presso la bottega del Cavalier d'Arpino, si tratta spesso figure ritratte a mezzo busto, su fondo neutro, con degli splendidi inserti di natura morta.