La dialettica e i tre momenti della logicità

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Aspetti Epistemologici dell’Informatica Prof.ssa Stefania Bandini Dott. Gianluca Colombo Dott. Luca Mizar Federici Dipartimento di Informatica, Sistemistica.
Transcript della presentazione:

La dialettica e i tre momenti della logicità HEGEL La dialettica e i tre momenti della logicità

Vita ed opere Stoccarda 1770: nascita. Tubinga 1788: Università, biennio filosofico+triennio teologico, conosce Hölderlin e Schelling. Berna e Francoforte 1793-1799: precettore; “La vita di Gesù” (1795), “Lo spirito del cristianesimo e il suo destino” (1798). Jena 1801-1806, professore straordinario all’Università: “La fenomenologia dello spirito” (1806, pubblicata nel 1807). Norimberga 1806-1816, direttore del Ginnasio cittadino, “La scienza della logica” (1812). Heidelberg 1816-1818, professore all’Università; “Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio” (1817). Berlino 1818-1831, professore all’Università, periodo di grande successo; “Lineamenti di filosofia del diritto”(1821), corsi e lezioni.

SCRITTI TEOLOGICI GIOVANILI Nello “Spirito del cristianesimo e il suo destino” sono concepite due forme di religiosità: 1)Quella greca, che comporta l’armonia tra individuo e società umana, da un lato, e il divino universale, dall’altro; non vi è scissione tra un aldiquà e un aldilà --- felicità. 2) Quella giudaica, con una scissione tra l’umano e il divino che genera tristezza e un sentimento di schiavitù dell’uomo nei confronti di qualcosa che è altro da lui: l’uomo è schiavo della legge.

OPERE GIOVANILI (continua) All’inizio il cristianesimo è uguale, nella valutazione, al giudaismo; In seguito diventa: conciliazione tra Grecia e Israele: Cristo media la scissione tra umano e divino restituendo l’uomo alla sua integrità ad un livello MEDIATO, cioè più alto e maturo. L’AMORE è il luogo in cui vita e legge trascendente perdono il carattere di estraneità e si mediano. LA RELIGIONE è il vertice della vita spirituale, successivamente lascerà il campo alla ragione. La religione hegeliana ha un carattere speculativo e tralascia la dimensione storica di Gesù Cristo.

Dagli interessi teologici alla filosofia La teologia ha in Hegel carattere filosofico: ciò significa che la figura di Gesù è interpretata non come Messia storico oggetto di fede, ma come esempio di un processo di pensiero. Gesù è la mediazione, la sintesi tra il modo di concepire la religione dei Giudei e quello dei Greci. Il concetto di amore da lui predicato è ciò che unisce due elementi prima estranei e contrapposti: la legge divina trascendente e la vita umana immanente. Con l’amore l’uomo non sente più che Dio è un legislatore lontano che lo schiaccia e d’altro canto non vede più la vita come il luogo di gioie e soddisfazioni solo terrene. L’amore per Dio e per il prossimo dà una felicità e una vita eterne. La vita reale entra così in contatto con Dio. Questo, teologicamente parlando è opera dello Spirito la cui azione è quella di unire l’amante e l’amato, l’uomo e Dio, la terra e il cielo. Non è un caso che Hegel chiami la soggettività assoluta, il pensiero conoscente, l’Io trascendentale degli idealisti, SPIRITO, proprio a sottolineare questa opera di sintesi di realtà prima diverse ed estranee che il pensiero UNIFICA proprio come lo Spirito santo nella Trinità unifica le Persone e come lo stesso Spirito unifica uomo e Dio.

I capisaldi del sistema hegeliano 1) In accordo con la precedente riflessione idealistica, per Hegel la realtà è Spirito infinito. 2) La vita dello Spirito si svolge dialetticamente cioè allo stesso modo in cui si dipana il sapere filosofico. 3) L’elemento speculativo, cioè la capacità sintetica di unire l’estraneo e il contrastante, è la caratteristica principale di questo svolgimento dialettico Vediamo ora di spiegare meglio i punti 1, 2 e 3.

La realtà come Spirito Il fondamento del reale non è sostanza (l’ “essere” irrigidito della tradizione metafisica) ma SOGGETTO-PENSIERO-SPIRITO = ATTIVITÀ-PROCESSO-MOVIMENTO

LO SPIRITO SECONDO HEGEL Spirito è pensiero e movimento. Dobbiamo considerarlo la forza attiva che genera da sé tutto il reale – come il Soggetto fichtiano o l’Assoluto schellinghiano - e continua ad agire dopo averlo generato. Esso, dal canto suo, si autogenera, cioè diremmo “mette in moto se stesso” e così innesca quel processo che porta a produrre il reale. Ciò significa che l’origine, l’essenza e forza interna di tutte le cose è il pensiero-Spirito.

L’agire dello Spirito Lo Spirito agisce in questo modo: Si autogenera come PENSIERO; Genera ad un tempo la sua determinazione, ossia la NATURA MATERIALE; E la supera pienamente continuando a generare fino a dar luogo alla REALTÀ vera e propria che è pensiero che attraversa la materia, natura vivificata da un’intima razionalità (che è data dal suo ordine interno sempre più ricco e complesso fino alla sua forma più alta che è la coscienza umana).

IDEA NATURA SPIRITO… La realtà-spirito nel suo primo momento viene anche chiamata da Hegel Idea a significare l’elemento iniziale, semplice, immediato del pensiero. Essa si mette in movimento e nel suo movimento si specifica nella sua negazione. L’Idea diventa il suo contrario, cioè Natura (così come l’essere particolare che incontriamo ogni giorno è, proprio in quanto particolare, il contrario delle nostre idee universali). Dopo di ciò l’Idea, specificatasi nell’Essere naturale, si riguadagna come unità ad un livello più alto, lo Spirito che è l’essere come essere compenetrato di pensiero, essere che nel suo ordine, nella sua forma, nella sua armonia, bellezza e coscienza, manifesta in sé il pensiero, cioè mostra di essere unione di un momento ideale e di uno materiale.

Il movimento dello Spirito: l’unità che si fa nella diversità La verità complessiva dello Spirito è questo suo movimento che continuamente costituisce se stesso, negandosi e ricostituendosi continuamente. Questo è l’unica infinità realtà, cioè L’UNO, che si sviluppa in tutti i suoi singoli diversi momenti – IDEA, NATURA, SPIRITO - cioè che si fa nella diversità.

I TRE MOMENTI PRINCIPALI DELLO SVILUPPO DELLO SPIRITO Se noi concepiamo lo Spirito come la totalità della realtà, cioè l’ESSERE, possiamo rivedere i momenti che abbiamo analizzato sotto quest’altro punto di vista. Essere in sé: momento iniziale dell’autoposizione (cfr. Pensiero – Idea); Essere fuori di sé o essere-altro: momento secondario dell’autonegazione o dell’autoalienazione (cfr. Natura); Essere in sé e per sé: terzo momento del ritorno a sé o dell’autosuperamento (cfr. Realtà o Spirito).

La realtà infinita… IL REALE è un processo infinito di autocreazione che, dal suo momento indifferenziato e astrattamente universale (la realtà in generale, il pensiero come Io puro fichtiano o Idea), passa a specificarsi e a particolarizzarsi nei suoi più minuscoli elementi (momento negativo, la realtà materiale, particolare fatta delle sue infinite parti tra loro separate e distinte: essa è negazione dell’essere indifferenziato, l’oggetto come non-Io opposto all’Io) attraverso momenti negativi e finiti, per poi riprendersi sinteticamente come UNITÀ e TOTALITÀ complessa cioè come concreta universalità (lo Spirito come tale, cioè come identità complessa di soggetto e oggetto).

… i suoi momenti finiti Il finito, nello sviluppo dello Spirito, diventa momento necessario allo sviluppo dell’infinito, ossia rappresenta la negazione quale momento del medesimo sviluppo necessario all’affermazione. Infatti la realtà infinita e totale è l’effetto 1) del particolarizzarsi di un infinito che si dà in modo ancora vago e indeterminato (IDEA, ESSERE IN SÉ che si particolarizza nella NATURA O ESSERE FUORI DI SÉ); 2) dello sviluppo delle singole parti, effetto della precedente particolarizzazione, in sintesi sempre più ampie e maggiori verso l’unica complessa totalità dell’essere (ESSERE IN SÉ E PER SÉ o SPIRITO).

Dal pensiero alla realtà La SOGGETTIVITÀ astratta, il pensiero puro e indifferenziato, l’attività fichtiana senz’altra determinazione, si obiettiva e si fa natura, alienandosi da se stessa (cioè diventando qualcosa di altro e di opposto e così particolarizzandosi), e ritorna in sé, superando la sua propria alienazione in una totalità più ampia (lo Spirito che è la realtà vera e propria).

La struttura razionale del mondo (l’astratto e il concreto) Ciò che abbiamo visto è il modo di svilupparsi originario della nostra realtà, la cui concretezza razionale-materiale è data da una sintesi di due momenti, quello puramente astratto della pura razionalità (IDEA) e quello, allo stesso modo astratto della pura naturalità (NATURA). Qui con “concreto” si indicano tutti gli aspetti di quella realtà completa e totale che è sempre alla fine del processo, mentre con “astratto” i suoi momenti costitutivi che come tali sono unilaterali, parziali, ci dicono un aspetto importante del reale ma non ce lo restituiscono nella sua verità.

Il pensiero-realtà: come si sviluppa la realtà Il pensiero-realtà: come si sviluppa la realtà? Nello stesso modo in cui si sviluppa il pensiero Nella logica idealistica abbiamo visto che tutta la realtà è sviluppo di un pensiero che esce da sé e torna in sé. IDEALISTICAMENTE NON ESISTE REALTÀ CHE NON SIA PENSIERO: LA REALTÀ È IL SISTEMA DEL NOSTRO CONOSCERE Possiamo allora concentrarci sul modo di funzionare di questo pensiero che sarà dunque lo stesso modo di funzionare della realtà. Cioè se il mio pensiero funziona per posizione, opposizione e sintesi, la stessa realtà sarà fatta di cose, del loro contrario, e di cose più complesse che le tengono assieme. Dunque sarà un’architettura che va da semplice al complesso, da un immediatezza indeterminata (le cose che semplicemente sono) ad un particolare che vi si oppone (le cose che cominciano a svilupparsi negando il loro precedente essere) fino ad un universale che comprende entrambe (le cose al termine del loro sviluppo che realizzano pienamente quanto era prima solo implicito in loro). Nell’ambito del pensiero si avrà un concetto astrattamente universale, cioè il primo concetto di una cosa, il momento dialettico in cui ci si fa il concetto di qualcosa di negativo e opposto al primo, e dunque l’universale di prima diventa un particolare opposto ad un altro, e quello speculativo in cui si ha un concetto concretamente universale che tiene assieme i primi due.

La corrispondenza di pensiero e realtà Tutto funziona così: ogni elemento del nostro mondo è un elemento del pensiero. In entrambi i casi è qualcosa cui si oppone qualcos’altro. Questi due opposti trovano sempre un terzo più alto e complesso in cui è la loro collocazione e il loro senso. Questo è ciò che si intende quando si dice che la realtà è SPIRITO.

ESEMPIO 1 Primo momento: la nascita di un concetto Noi con il nostro PENSIERO non facciamo altro che RISPECCHIARE la soggettività assoluta dello Spirito che attraversa parimenti tra momenti. Proviamo a capire con un esempio ad usum Delphini: Io guardo la copertina del libro che ho qui davanti a me. Me ne faccio un concetto chiaro: la copertina è un foglio rigido di una certa dimensione, spessore e colore che riporta stampate alcune parole. Questo è il mio primo concetto. Se mi limito però esclusivamente a quello che vedo qui davanti a me, che mi è chiaro, non posso capire che questo foglio è in realtà la copertina di un libro. Questo è il momento tetico del pensiero (da tesi = posizione). Il concetto mi si è posto, si è generato. Esso mi appare come un concetto universale, nel senso che mi sono fatto un’idea di ciò che ho di fronte, in modo che successivamente tutto ciò che vi corrisponde lo farò rientrare in questa idea. Tuttavia esso non è appunto sufficiente per definire in modo veramente completo la realtà che ho di fronte.

ESEMPIO 2 Secondo momento: il concetto che ho mostra la sua insufficienza … INFATTI per capire il concetto di “copertina di un libro” ho bisogno anche di vedere il lato nascosto e opposto alla copertina, l’altro lato del libro, quello che sta dietro, quello che sta appunto in opposizione al lato che ho adesso presente. Quest’altro lato - che NON vedo, mentre il primo lo vedevo -, quest’altro lato - di cui NON so dimensione, spessore e colore, mentre del primo sapevo tutte queste cose – possiamo dire che sia la NEGAZIONE, l’ALTRO rispetto al lato che vedo.

ESEMPIO 3 … e si oppone ad un altro concetto: la sua negazione Se mi rendo conto che esiste l’altro, la negazione, mi accorgo che ciò che prima era chiaro, non lo era poi così tanto. Solo infatti alla luce di questa negazione, io capisco meglio che tra la copertina che avevo di fronte e la quarta di copertina (è il modo in cui viene chiamato il lato posteriore dei libri) esistono delle differenze e che tali differenze (p. es. nella mia prima copertina c’è il titolo, dietro invece c’è il prezzo etc.) sono essenziali per capire la funzione della mia copertina. Guardando a queste differenze, il mio primo concetto di copertina si è precisato attraverso il confronto con il suo contrario. Così capita sempre: i concetti che abbiamo si specificano attraverso il loro contrario, il loro opposto, la loro negazione.

il suo NEGATIVO diverso e contrario, ESEMPIO 4 Il momento dialettico: dall’universale alla sua negazione, il particolare A partire dall’opposizione si genera il momento dialettico del pensiero: al concetto che avevo se ne è opposto un ALTRO, il suo NEGATIVO diverso e contrario, che al tempo stesso SPECIFICA e DETERMINA, cioè dà confini e limiti al mio primo concetto. Sono i confini per cui una cosa finisce là dove ne inizia un’altra, così che le due cose sono perfettamente de-terminate. Ciò che prima era universale, ma vago, si è opposto quindi a qualcos’altro. Ora so che non ho più un concetto onnicomprensivo, ma due concetti, che sono reciprocamente determinati, quindi sono più chiari e precisi, ma sono due cioè particolari. L’universale mi si è così particolarizzato.

ESEMPIO 4 Trovo l’unità degli opposti, cioè una vera universalità che tiene in sé tutti gli aspetti particolari secondo precise relazioni Ora il mio pensiero cerca quale sia la relazione tra le due facce che ha individuato. Cerca cioè quell’UNICO elemento che mi fa capire che cosa sia effettivamente la copertina di un libro. Questo elemento è il libro stesso, cioè il TUTTO, la TOTALITÀ di cui le copertine sono due aspetti particolari e opposti, ma alla fine complementari. Questo elemento è il libro stesso. Il libro non è le due copertine, il concetto di libro è altro infatti da quello di copertina, ma solo se ho guadagnato il concetto di libro posso capire che cosa siano veramente le copertine, cioè posso capire che esiste una copertina, la prima che ho visto, e un’altra copertina, la quarta di copertina, che sta dietro con una funzione diversa ma complementare, per cui se la copertina è fatta in qualche maniera, la quarta di copertina avrà altre caratteristiche.

ESEMPIO 6 Non mi accontento degli opposti: cerco l’unità Adesso io ho due copertine diverse ed opposte fra loro. Se però queste copertine non fossero le copertine di uno STESSO libro, non capirei che sono copertine. Se rimanessero cioè scisse fra di loro come elementi semplicemente contrapposti, sarebbero solo due pagine, ASTRATTAMENTE intese, cioè separate, lontane, di cui non capisco il ruolo e la funzione: so che sono lì, ciascuna diversa dall’altra, ciascuna in sé, ciascuna nelle sue qualità irrelate, ossia senza relazione con le qualità dell’altra.

ESEMPIO 7 Il tutto toglie e invera i due precedenti dati parziali Con il libro, cioè con il concetto di una totalità, io ho superato i due concetti opposti di cui prima disponevo, ma li ho anche veramente compresi: ho veramente capito che le due copertine sono copertine DI un libro. Il libro toglie i due concetti che avevo prima, nel senso che è un terzo concetto diverso dai primi due, ma li invera, cioè dà loro un’esatta collocazione, entro la quale essi possono essere pienamente capiti.

ESEMPIO 8 Il momento dell’unità degli opposti è il momento speculativo Questo è il momento SPECULATIVO del mio pensiero, quello sintetico, quello che ha unito gli opposti in un’unità più alta e comprensiva, in cui gli opposti trovano la loro esatta relazione. E’ il momento in cui è intervenuto propriamente l’elemento spirituale con la sua capacità di istituire nessi, relazioni, unità tra ciò che è separato. Questa unità è complessa, cioè è fatta degli opposti separati che lo spirito-pensiero ha compreso nella loro unità. Ciò salvaguarda sia le differenze fra le parti, sia l’unità del tutto, sia infine il nesso, la relazione che vi è fra le parti tra loro e fra ciascuna parte e il tutto. SOLO in questo modo io comprendo la realtà come un insieme differenziato di cose che stanno fra loro in una relazione concettuale. Questo insieme è la totalità infinita delle cose che sono, la quale, sotto il profilo del pensiero, è la vera e concreta universalità.

Esempio hegeliano di sviluppo dialettico Il frutto è lo sviluppo del bocciolo attraverso la sua negazione-specificazione Il tutto è la vita della pianta 3) Il fiore a sua volta si nega come tale e diventa frutto. Il frutto è la SINTESI di bocciolo e fiore, una sintesi che li supera ma ne stabilisce anche il loro vero senso 2) … determinandosi, cioè negando se stesso nel fiore, il bocciolo muore come bocciolo per diventare fiore. Il fiore è la sua negazione 1) Il bocciolo è, ma il suo essere si sviluppa generando il suo contrario ossia …

CONTRO FICHTE L’attività pura dell’Io che si autopone e pone a se stessa un limite (non-Io) per poi superarlo SPOSTA SEMPRE PIÙ IN LÀ IL LIMITE SENZA MAI SUPERARLO Io --- Limite --- Io --- Limite --- Io --- Limite Questa retta che procede secondo uno schema binario (Io-limite) è un cattivo infinito perché resta un processo irrisolto in quanto non raggiunge mai il proprio scopo. Infatti nella posizione di un Non-Io si produce sempre la contrapposizione di Io e non Io come elementi reciprocamente esterni e delimitantesi. L’Io poi tenta di superare questa esteriorità, che però sempre risorge. Dunque il tentativo dell’Io di guadagnare nuovamente l’infinito «inghiottendo» il non-Io è destinato a fallire, perché il Non-Io si ripresenta sempre come esteriorità irrisolta. Fintanto che il non-Io non sia concepito come INTERNO al sistema, ma come suo limite esterno, l’infinito sarà sempre un compito inarrivabile. 28 28

FICHTE non riesce mai a restaurare e a dare unità alla scissione di Io e non-Io, di soggetto e oggetto. Questo perché sempre una volta posto il soggetto viene CONTRAPPOSTO l’oggetto come qualcosa di ESTERNO all’Io e in tale contrapposizione si restaura sempre un limite reciproco: « Questa infinità … è perenne andare e venire dall’un membro all’altro deella permanente contraddizione, dal limite al suo non essere, dal non essere del limite di nuovo al limite…Il progresso è anche qui non un procedere e un venir più avanti, ma la ripetizione sempre dello stesso, un porre e un togliere e poi daccapo un porre e daccapo un togliere; una impotenza del negativo…» (G. W. F. Hegel, Scienza della logica, tr. it. C. Cesa, Laterza, Bari Roma, 1988, p. 250-251). In logica la denotazione è il riferimento di un termine all’oggetto reale. Gli scolastici parlano di suppositio formale 29 29

Come Hegel supera Fichte (secondo Hegel)) Lo SPIRITO- pensiero non è, come in Fichte, pura esigenza di infinito, sempre irrisolta, perché ferma alla relazione tra un Io e un oggetto contrapposto, ma è continua posizione del finito-oggetto e suo effettivo superamento in una sintesi superiore. Lo Spirito (l’Io in termini fichtiani), il pensiero inizia a lavorare come pensiero astratto; e produce la realtà (il non-Io) negando, determinando e particolarizzando se stesso (omnis determinatio est negatio – Spinoza); Egli supera poi effettivamente la sua negazione (negandola e togliendola) e così produce un effettivo spostamento di piano (il momento sintetico che, secondo Hegel, in Fichte manca), guadagnando un grado di autocoscienza maggiore, cioè conoscendo se stesso e comprendendo veramente la realtà che egli stesso ha prodotto in modo concretamente universale, cioè facendola veramente sua.

“notte in cui tutte le vacche sono nere”. CONTRO SCHELLING La filosofia dell’identità supera le scissioni ma non riesce a dedurre pienamente le sue differenza interne e i suoi contenuti: dissolve tutto ciò che è differenziato e determinato in una “notte in cui tutte le vacche sono nere”. Infatti l’Assoluto o è pienamente identità e allora la differenza si annulla, o contiene in sé effettive differenziazioni e allora si annulla l’identità. Per mantenere assieme identità e differenza Schelling deve postulare una concezione MISTICA dell’Assoluto coglibile solo esteticamente e non razionalmente. 31 31

L’Assoluto alla fine L’assoluto viene inoltre posto da Schelling all’inizio di ogni processo come identità IMMEDIATA di soggetto e oggetto colta immediatamente dall’intuizione estetica. Per Hegel l’Assoluto non è prima e al di sopra di ogni divenire, ma è il risultato di un processo che SOLO ALLA FINE È CIÒ CHE È IN VERITÀ. E’ dunque sempre il risultato di una mediazione. L’Assoluto è la realtà che DIVENTA soggetto, cioè diventa progressivamente cosciente di se stessa attraverso l’uomo nel corso di un lungo processo. 32 32

Il movimento dello spirito non è una retta, ma può essere inteso come movimento a spirale Nuova negazione (2) Nuovo superamento nuova po- sizione (3 – nuovo 1) Nuova ne-gazione (2) Superamento e nuova posi- zione (3 – nuovo 1) (2) Negazione Posizione (1) Nel corso del processo aumentano ricchezza, complessità, differenziazione

Ciò chiamiamo PANLOGISMO Tutto ciò che è razionale è reale e tutto ciò che è reale è razionale: IL PANLOGISMO La realtà è la ragione che diventa se stessa, che si realizza pienamente. La ragione non è qualcosa di diverso dal mondo, ma è la struttura razionale dell’universo. Solo come astrazione la ragione può essere distinta da ciò di cui è ragione, cioè dai processi reali che essa governa. L’irrazionale è semplicemente un momento della realtà, il momento provvisorio del negativo che viene sempre superato, vinto e ricompreso nella ragione. Qualunque cosa avvenga non è fuori dall’Assoluto, che è razionalità, pensiero, spirito in movimento, ma è un suo momento insopprimibile. L’Assoluto dunque comprende la sua negazione e la risolve in se stesso. Lo Spirito è ciò che sopravvive alla sua propria devastazione perché ne fa un momento della propria vita. Ciò chiamiamo PANLOGISMO

IL “metodo” di Hegel: la dialettica (specifichiamo in termini tecnici quanto avevamo detto prima sul libro e la copertina) Contrariamente ai Romantici, per Hegel l’Assoluto non si coglie immediatamente, ma attraverso la mediazione del pensiero, proprio perché ogni sapere, e quindi anche quello dell’Assoluto, è mediazione, passaggio ragionativo di livello in livello (la filosofia non conosce scorciatoie). La dialettica è il «metodo» (tra virgolette perché non esiste un metodo senza il contenuto di cui è metodo, cioè non esiste la dialettica sganciata dal concreto funzionamento del pensiero e della realtà) che garantisce tale conoscenza e tale passaggio, e che conferisce scientificità alla filosofia.

ECCO ALLORA LA DIALETTICA HEGELIANA E I SUOI TRE MOMENTI:TESI, ANTITESI e SINTESI In modo più raffinato rispetto all’universale platonico-aristotelico, che rappresenta un primo passo verso la scientificità e che tuttavia mostra tutta la rigidità e astrattezza del primo momento della dialettica, quello che non dà conto dell’effettivo movimento della realtà, il concetto hegeliano è dinamico. Esso riproduce la natura stessa dello Spirito e della realtà nel loro intrinseco dinamismo e si compone di tre momenti TESI 1) Tesi, lato astratto o intellettivo, che corrisponde alla coniazione di concetti universali astratti e irrigiditi, fermi nell’illusione di aver raggiunto qualcosa di conoscitivamente affidabile perché apparentemente chiaro e inattaccabile. Qui il pensiero bloccato e non riesce a dare conto dei nessi che vi sono tra l’universale così raggiunto e il particolare che va spiegato (e della loro intima solidarietà). Il suo organo è appunto l’intelletto, quella nostra facoltà di produrre concetti generali.

ANTITESI 2) Antitesi, momento negativo o dialettico in senso stretto. Comincia qui l’attività della Ragione che fluidifica e dinamizza l’astrattezza dei concetti intellettivi. In tale situazione si coglie il rovesciarsi del concetto nel suo contrario e l’impossibilità di pensarlo senza il suo contrario. Dunque l’universale non è senza il particolare, l’infinito senza il finito, il simile senza il dissimile etc.

Il principio di non contraddizione Nel momento dialettico la ragione CONTRADDICE quanto l’intelletto aveva conosciuto nel primo momento. La contraddizione è un momento importantissimo dello sviluppo del pensiero e della realtà. Tuttavia non per questo si nega il valore logico del principio di non contraddizione: ¬(A Λ ¬A) ("A è anche non-A" è falso). Bensì si sottolinea il fatto che proprio l’impossibilità di tenere assieme due elementi opposti e contrari tra loro genera la necessità di un cambiamento di prospettiva, di un salto di livello, cioè di un punto di vista in cui gli opposti appaiono gli aspetti parziali di una realtà più ricca e complessa.

SINTESI 3) E’ momento speculativo o positivamente razionale in cui LA RAGIONE coglie l’unità delle determinazioni contrapposte, ossia il positivo che emerge dalla negazione, toglimento (inveramento) del negativo. Lo speculativo è un superare che corrisponde ad un togliere che è al tempo stesso conservare. Il negativo non viene semplicemente negato ma viene sintetizzato ad un più alto livello in cui positivo e negativo sono giustificati e nello stesso tempo superati nella loro reciproca unilateralità e particolarità: per es. innocenza – consapevolezza del male – virtù temerarietà – consapevolezza della paura -- coraggio

AUFHEBEN Il superamento proprio del momento speculativo che toglie, conserva e invera i primi due momenti è descritto da H. con ilo verbo aufheben = togliere e conservare assieme. Il movimento dell’ Aufhebung (sostantivo derivato dal verbo aufheben) coglie l’Assoluto come unità degli opposti, concreta e differenziata in sé stessa e rappresenta il culmine della ragione. Nella proposizione speculativa l’ “è” della copula non indica la semplice unione estrinseca di un soggetto e un predicato ma il movimento dialettico in cui il soggetto trapassa nel predicato superando la rigidità astratta di entrambi. Es. “Il reale è razionale” è proposizione speculativa: il reale non è soggetto-sostanza che si unisce al razionale predicato-accidente, ma è espresso nel suo senso profondo dall’universale e viceversa: il soggetto passa nel predicato e vi si risolve in modo che le parti si possono agevolmente scambiare all’interno di quella che diviene un’identità dinamica.

SCHEMA 1 Lo sviluppo dello SPIRITO LOGICA Opera: Scienza della logica (1812) 1) Essere in sé o IDEA studiato dalla 2) Essere fuori di sé O NATURA Lo spirito che è la TOTALITÀ del reale Si sviluppa secondo i tre momenti dell’ studiato dalla FILOSOFIA DELLA NATURA Opera: Enciclopedia delle scienze filosofiche (1817) 3) Essere in sé e per sé o SPIRITO FILOSOFIA DELLO SPIRITO ; opere: Enciclopedia delle scienze filosofiche (1817) Fenomenologia dello spirito (1807) Lineamenti di filosofia del diritto (1821) Studiato dalla

SCHEMA 2: la dialettica (cfr. M. De Bartolomeo-V SCHEMA 2: la dialettica (cfr. M. De Bartolomeo-V. Magni, I sentieri della ragione, Atlas, Bergamo, 2003, vol. 2A, p. 438) ASTRATTO-INTELLETTUALE (tesi) in cui L’INTELLETTO pensa isolatamente i concetti Il metodo dialettico tre momenti consta di 2) NEGATIVO-RAZIONALE (antitesi) in cui 3) POSITIVO RAZIONALE (sintesi) LA RAGIONE È negazione della pretesa autosufficienza dei concetti in cui LA RAGIONE Nega la precedente negazione producendo un salto verso un’unità che è sintesi e inveramento delle precedenti opposizioni