DER EXPRESSIONISMUS und die Avantgarden.

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DER EXPRESSIONISMUS und die Avantgarden

Renoir Le Moulin 1876

Der Impressionismus 1869 ( Maler: Degas, Monet, Renoir u.s.w) ( Komponist: Debussy ) Der Akzent fällt hier auf die Subjektivierung der Wirklichkeit. Kunst bedeutet für sie die Wiedergabe (riproduzione) subjektiver Eindrücke und nicht die genaue Beschreibung der Wirklichkeit. Die Maler drücken sich durch Lichteffekte, Umrisse, die vage sind und Farben, die ineinandergehen, aus.

Der Expressionismus : Musik Es handelt sich um eine Musik, die dissonant ist. Im Allgemeinen finden wir hochdissonante Klänge, Vorliebe für extreme Kontraste, Verzicht auf das Rhytmische und Melodische, eine unangenehme Musik. Wichtige Komponisten: A. Schönberg, A. Berg, K. Weil. Der Expressionismus erschüttert das künstlerische Leben Deutschlands und gibt ihm neue Impulse.

Die Gruppe „ die Brücke“ entsteht 1905 in Dresden und sammelt einige Maler: L.Kirchner, E. Heckel, K.Schmidt-Rotluff, M.Pechstein, O. Müller. Einige Jahre später 1909 wurde in München eine Gruppe gegründet, die sich in der Redaktion der „Blaue Reiter“ erkannte.

Der Name „Brücke“ wollte die Brüderlichkeit unterstreichen Der Name „Brücke“ wollte die Brüderlichkeit unterstreichen. Das Verfremdende an den Bildern der Brücke war die Verzerrung der Wirklichkeit, die man eigentlich in ihren Grundzügen noch wiedererkennen konnte, ohne dass sie aber realistisch blieb.

Die irrealen Farben, die immer grell sind, ein Gefühl der Angst vor der uns umgebenden Wirklichkeit, die Rückkehr zu Ausdrucksformen und – mitteln der primitiven Kulturen ( Holzschnitt) sind einige der Merkmale, die diese Gruppe charakterisieren.

Ein solches Angstgefühl hatte Edvard Munch (1896) in seiner Lithografie „ der Schrei“ ausgedrückt. Sie drückt in der dramatischen Bewegung der Linien die innere Angst aus.( siehe Blicke neu S. 346)

Bei dieser Bewegung handelt es sich um die Rebellion gegen die Tradition, gegen den Bürger. Es war dieser Bürger, der zum Verlust einer menschlichen Identität in den Fabriken und im Heer geführt hatte.

Die Expressionisten packen die Realität an, sie erkennen die tragische Lage des modernen Menschen, sie suchen in der Brüderlichkeit und im Pazifismus Hilfe.

Die Stadt mit allen ihren Widersprüchen, die moderne Gesellschaft, die Industrie haben den Menschen sich selbst entfremdet. Er hat keine bestimmte Persönlichkeit mehr, er ist in seiner Uniform allen anderen gleich. Er ist der Mensch in Grau. Er ist ein Mensch, der um seine Identität kämpft.

In der Rebellion gegen die bestehende bürgerliche Lebensweise spielt der Generationskonflikt eine bedeutende Rolle. Der junge Mensch will sich emanzipieren, stellt alles in Frage, was von seinen Eltern kommt, wirft seinen Eltern vor, sie hätten ihn zu einem Sklaven gemacht und in den Krieg geschckt. Ihre Sprache überrascht, schockiert, verfremdet.

Was die Expressionisten mitteilen wollen, ist die Tatsache, dass alles um den Menschen sinnlos, feindlich, grotesk ist. Es handelt sich um eine explosive Kunst, die sich gegen die unmenschliche Welt bewegt; eine Welt, die den Menschen entfremdet hat, um eine neue bessere Welt zu bauen, um diese brutale Welt zu ändern.

Der Expressionist sieht, der Impressionist schaut Der Expressionist sieht, der Impressionist schaut. Er sieht auch wenn er blind ist. Er sieht das Wesen der Realität. Die Farben hatten früher einen realistischen Wert, jetzt haben sie keine Beziehungen zur Realität mehr. Sie sind absurd und schaffen eine absurde Welt ( der Himmel kann rot oder grün sein). Es Handelt sich um eine Sprache ohne Nuancen, eine übertriebene Sprache. Es ist Kunst der Krise und engagierte Kunst. ( Siehe G. Benn in der Literatur)

Sehr wichtig ist die Grafik, die Holzgrafik Sehr wichtig ist die Grafik, die Holzgrafik. Hier wird das Werk durch eine gewaltsame Tätigkeit hergestellt. Der Stoff, das Holz, das hart ist, wird mit Kraft eingeschnitten, dann eingefärbt. Was daraus resultiert, sind Figuren, die eckig sind . Sie sind Karikaturen, sehr extreme Figuren, sie haben nichts Menschliches, sie sind krank.

ESPRESSIONISMO E FUTURISMO A CONFRONTO di Rita Baldoni Nel 1934 Gottfried Benn così si rivolse a Filippo Tommaso Marinetti: «Avete respinto l’ inconsistente psicologia del naturalismo, aperto una breccia nelle selve del romanzo borghese, fatto ritorno nelle strofe rapide e scintillanti dei vostri inni alla legge fondamentale dell’arte: la creazione e lo stile». Le parole di Benn, uno dei massimi esponenti dell’espressionismo tedesco, nel rendere omaggio a Marinetti, riescono a creare un ponte ideale fra due avanguardie artistiche contemporanee , sostanzialmente lontane nei risultati, tuttavia molto prossime per lo spirito sovversivo che le genera. E’ ancora di Benn la definizione del movimento artistico in cui si identifica: “ Un’eversione con eruzioni, estasi, odio, sete d’umanità nuova, con un linguaggio che va in pezzi per far volare in pezzi il mondo” ( in prefazione a un’antologia di poeti espressionisti, Limes Verlag, Wiesbaden 1955). Arte rivoluzionaria dunque, grido di guerra, l’espressionismo tedesco si colloca cronologicamente tra il 1905 e il 1926 e rappresenta una sovversione estetica ed etica, l’impietosa svolta critica dei primi del Novecento. Ladislao Mittner (in Storia della Letteratura Tedesca, Einaudi 1971) la definisce la corrente più radicale fra le molte, futurismo compreso, di quell’arte nuova che nel primo decennio del secolo scorso si oppose all’impressionismo naturalistico o simbolistico e per la sua particolare collocazione storica, corrispondente agli anni immediatamente precedenti e successivi alla Grande Guerra, la presenta come arte della crisi.

Essa è la rivolta generazionale in una società che da agricola diventa industriale, passando ad un capitalismo che favorisce l’inurbamento nelle metropoli, il lavoro nelle fabbriche, determinando la perdita dell’identità, quella lacerazione dell’uomo che ben si esplicita nei verbi più cari all’espressionismo brechen ( rompere), stossen (urtare), reissen ( lacerare), tutti correlati alla tematica della Entfremdung (alienazione).Sulla linea del futurismo italiano, la lingua espressionista subisce lo stesso processo che hanno subito il tempo e lo spazio, si dinamizza, ” la sintassi esplode, le regole si frantumano, la singola parola acquista velocità”( in E. Casalboni “ L'Acheronte ha sommerso l'Olimpo. Il mito in Gottfried Benn “). Alla sfumatura impressionista, l’espressionismo contrappone la parola in quanto freccia, grido primordiale che tenta di sintetizzare in sé al di là della lingua – divenuta ormai sterile convenzione – l’espressione. Significativa a questo proposito la celebre lirica di Benn Schöne Jugend “ Bella gioventù”, dove viene rappresentata con grandiosa tragicità, in un nichilismo aggressivo, il disfacimento , la dissacrazione dell’uomo :

La bocca di una fanciulla ( La bocca di una fanciulla (...) appariva tutta rosicchiata quando venne aperto il ventre, l'esofago era così forato. Si trovò infine in una pergola sotto il diaframma un nido di giovani topi. Una piccola sorellina era morta gli altri vivevano di fegato e di reni bevevano il freddo sangue ed era passata qui una bella gioventù (...) Der Mund eines Mädchens (…) sah so angeknabbert aus. Als man die Brust aufbrach, war die Speiseröhre so löcherig. Schließlich in einer Laube unter dem Zwerchfell fand man ein Nest von jungen Ratten. Ein kleines Schwesterchen lag tot. Die andern lebten von Leber und Niere, tranken das kalte Blut und hatten hier eine schöne Jugend verlebt (…)

Il cadavere di una donna si svela ‘contenitore’ di un nido di topi Il cadavere di una donna si svela ‘contenitore’ di un nido di topi. La morte della donna rende possibile la vita di altre esistenze, sia pur laide (i topi). L’umano viene detronizzato dallo scanno su cui il cristianesimo prima e l’umanesimo dopo lo avevano innalzato: scopo della creazione è l’uomo secondo la consolidata gerarchia dei valori umanistici. Benn smaschera (da buon nietzscheano) l’illusione millenaria con la nuda essenzialità del gesto, con uno stile che non ha bisogno di ghirigori, con una lingua sul genus humilis che ferisce più di astratte circumnavigazioni metafisiche.( N. Centorbi, Gli esordi poetici di Gottfried Benn ) Nei primi tre versi si delinea l’immagine della fanciulla, ove la bocca, luogo della seduzione femminile, è rosicchiato e il petto, simbolo della sensualità, viene squarciato da un bisturi. La poesia prosegue poi aggiungendo raccapriccio e orrore: i topi si sono annidati nel corpo in decomposizione, si nutrono di fegato e di reni, bevono sangue; fra loro vi è anche una creatura morta, cadavere dentro il cadavere. Nessuna decantazione quindi della bella giovinezza per la fanciulla, nel cui corpo alberga sotto un pergolato una famiglia borghese di ratti affamati.

Si congiunge tematicamente a questa composizione la poesia dal titolo Kleine Aster “Piccolo aster”, entrambe parte del ciclo Morgue ( 1912).Già dal primo verso il poeta agghiaccia il lettore con la sua scabra e sbrigativa incisività . Un birraio affogato sulla tavola venne scagliato. Fra i denti qualcuno un astero viola maculato gli aveva serrato. Quando sotto la pelle fuori dal petto con un lungo coltello ne asportai lingua e palato, devo averlo urtato, perché scivolò nel cervello lì appresso. Lo impacchettai nella cassa toracica ricucito fra la segatura. Bevi a sazietà dentro il tuo vaso! Riposa in pace, piccolo astero.

Ein ersoffener Bierfahrer wurde auf den Tisch gestemmt. Irgendeiner hatte ihm eine dunkelhellila Aster zwischen die Zähne geklemmt. Als ich von der Brust aus unter der Haut mit einem langen Messer Zunge und Gaumen herausschnitt, muß ich sie angestoßen haben, denn sie glitt in das nebenliegende Gehirn. Ich packte sie ihm in die Bauchhöhle zwischen die Holzwolle, als man zunähte. Trinke dich satt in deiner Vase! Ruhe sanft, kleine Aster!

Lo spazio è una fredda sala per le autopsie e lo squallore acquista d’improvviso un colore: una violetta autunnale, un aster, attira l’attenzione di Benn per la vivacità del suo viola chiaro-scuro, la voce del medico raggela il lettore mentre ripone con garbo l’aster nel suo nuovo ‘vaso’. La provocazione fa leva sulla sovversione lirica e si esprime nella parodia del tenue sentimentalismo impressionista legato ai fiori. Il titolo della poesia, infatti, potrebbe aprire idealmente una poesia impressionista, la sovversione del suo registro linguistico avviene nel contenuto: quel familiare fiorellino che orna molti salotti borghesi acquista d’improvviso un significato inquietante, provocatorio: l’aster si associa di colpo alla morte dell’uomo e quest’ultima rende possibile la vita dell’aster. Grottesco, dissonante come la musica di Arnold Schönberg, Alban Berg, Kurt Weil, dissacrante come tutta l’arte figurativa espressionista del gruppo “ die Brücke”, il linguaggio espressionista sceglie dunque come il futurismo italiano l’atto di forza. Senonchè con l’atto d’accusa, l’azione rude, l’Urschrei , l’urlo primitivo, il grido d’allarme, l’espressionista, a differenza del futurista, cerca in primo luogo la liberazione dell’uomo, dell’Uomo nudo che proietta nell’immagine stessa del “ponte” ( Brücke) verso un mondo nuovo, non più dominato dall’alienazione e dalla paura, ma dalla magnifica utopia del pacifismo, della fratellanza, dell’uguaglianza sociale.

DADAISMO E FUTURISMO ( breve cenno interpretativo) di Rita Baldoni Il 1° febbraio 1916 quattro artisti si incontrarono nella neutrale svizzera e fondarono il Cabaret Voltaire : il tedesco Hugo Ball, l’alsaziano Hans Arp, il rumeno Tristan Tzara e il tedesco Richard Huelsenbeck. Questi primi dadaisti non si stancavano di ripetere che si sentivano tenuti insieme soltanto dal loro essere diversi l’uno dall’altro. Fra tutte le avanguardie dell’epoca il dada si distingue per l’importanza attribuita all’onnipotenza del caso che non era , come per i futuristi, sinonimo di caos, disordine assoluto ed imprevedibile, ma espressione di una molteplicità di soluzioni possibili e intercambiabili, pluralità di infiniti mondi disponibili ad incontrarsi, unirsi per crearne altri ancora diversi, in un ottimismo di base che è la spavalda libertà della vita stessa, se non la si imbriglia in mille costrizioni, regole, “ipocrite logiche borghesi”. Il Dadaismo è ben rappresentato dall’artista dada Schwitters che raccatta e combina in modo assolutamente casuale cose, frammenti di realtà, che la società ha buttato. Queste cose vissute, riaggregate nel quadro con altre ugualmente vissute, si ricompongono in nuovi significati, si incontrano formando nuove trame e tutto questo al di fuori di un progetto iniziale. Anzi, dirò di più, in barba ad una consecutio logica, a ciò che la società borghese si aspetta ed è quindi un’arte, che nella negazione di qualsiasi sistema precostituito, riesce a cogliere l’indefinito dell’esistenza, che è l’esistenza stessa in quanto vive libera in una dimensione di piena spontaneità e in piena sicurezza di se stessa.

Pare che Georg Grosz sul suo biglietto da visita avesse fatto stampare sotto il suo nome la domanda “ Wie denke ich morgen?” ( come la penserò domani? ). Hans Arp specificava, travestito da clown e pizzicando le corde della sua lira : “Dada è per la mancanza di in senso nell’arte, il che non significa nonsenso. Dada è senza senso, come la natura”. Uno spettatore molto acuto, Kafka, presente ad una serata dada a Parigi, colse il lato serio del movimento e scrisse che il dada avrebbe dovuto chiamarsi Dudu “ E’ chi alza il dito con gesto di minaccia : Du, du!”. E’ arte rivoluzionaria , anticonformistica, demistificatoria, provocatoria . Le serate del dada erano molto serie, perché vi nasceva, dal dito puntato contro gli spettatori borghesi, una nuova comunità di “ anime desiderose di guarire e di superare, crescendo, il loro piccolo io” ( Ladislao Mittner, Storia della letteratura tedesca, Einaudi ).

ll cubofuturismo russo Il cubofuturismo esordì nel 1910, anno della grande crisi del simbolismo, con un almanacco poetico dal titolo «Vivaio dei giudici». Il titolo gioca sul doppio senso della parola russa "sadok" che significa vivaio ma anche trappola. Ne erano firmatari Velimir Chlebnikov, Vasilij Kamenskij , D. Burljuk , a cui si unirono poco dopo Majakovskij, V. Livsic, e Elena Guro. Il manifesto più noto apparve nel secondo almanacco, «Schiaffo al gusto corrente» (1912), dove veniva dichiarato il completo distacco dalle formule poetiche del passato, la volontà di una rivoluzione lessicale e sintattica, l'assoluta libertà nell'uso dei caratteri tipografici, formati, carte da stampa, impaginazioni. Significativo il legame con pittori come M. Larionov, N. Goncarova, K. Malevic, che spesso illustrarono le raccolte poetiche futuriste. E con il primitivismo, soprattutto nella raccolta di materiali folklorici e nell'uso di temi antico-russi. Anno di grazia del cubofuturismo fu il 1913. Oltre a compiere tournées poetiche per tutta la Russia, usando per la prima volta l'espediente pubblicitario, sconosciuto ai precedenti movimenti letterari, Il cubofuturismo esordì in teatro con Vladimir Majakovskij: tragedia di Majakvoskij e Vittoria sul sole di A. Krucenych.

polo sy pol cj begut vyse vdrug legko zemilja uk atila Al cubofurutismo russo va il merito di avere utilizzato, in modo considerevole e quasi sistematico, dei segni verbali che non hanno significato e che non indicano oggetti. Questo linguaggio poetico è stato denominato -ZAUM-, una parola che non significa assolutamente nulla, così come nel 1916 avviene per Dada in Svizzera. Per questo motivo la poesia cubofuturista russa è anche sonora e talvolta non prettamente visiva. i ju z z e n z u eu t' esc tum an it o al' n acjtam trepe t velioi v ysce go vod sin' ju gor izont y rastut sve polo sy pol cj begut vyse vdrug legko zemilja uk atila veter v zdorog nulikry l'jazn kontakt est' z avelpro peller AEROdrom TOLPA MECHANIK SUERIRSJA Vladimir Kemenskij poesia visiva da -Poemi di cemento armato- 1914

VEEOMI PIELISI VZORY PEEEO PIELISI BROVI LIEEEI PIELSIA OBLIK BOBEOBI PIELISI GUBY CHLEBNIKOV Chlebnikov Velemir crea una poesia di parole che non hanno significato. Come è già stato detto il -bello- va ricercato nel suono dei segni che non indicano referenti e non possiedono significati. A destra è una poesia dell'autore creata nel 1912 illustrata dalla nota pittrice cubofuturista Natalija S. Goncarova KOTERO PERO BIASO MURO KORO PORO NDORO RO