Foibe e confine orientale: 7 tesi Giorno del ricordo Foibe e confine orientale: 7 tesi MARINA CATTARUZZA, Sintesi della relazione tenuta nel 2009 presso Liceo Scientifico ”Quadri” Vicenza
Dopo l’8 settembre
1. Dopo l’8 settembre 1. Con lo sbandamento generalizzato dell'esercito italiano l' 8 settembre 1943, l'area del confine orientale divenne teatro di una competizione tra esercito partigiano di Tito e le armate tedesche. Hitler trasformò il territorio in "Litorale adriatico" sotto il comando di un Alto commissario. A sua volta, i movimenti di liberazione sloveno e croato rivendicavano tutto il territorio che l'Italia aveva ottenuto con la Prima guerra mondiale, chiedendo, addirittura, che il confine arretrasse al di là di quello fissato nel 1866. Durante la breve insurrezione partigiana in Istria, rapidamente stroncata dalle truppe tedesche, si verificò la prima serie di uccisioni di italiani (fascisti e no) che vennero gettati, talvolta ancora vivi, nelle voragini carsiche dette "foibe". Le vittime di questa prima ondata di violenze assommerebbero a circa 500-600 .
2. Le “liquidazioni”
2. Le “liquidazioni” 2. Una seconda ondata di violenze contro gli italiani (collaborazionisti, fascisti ma anche semplici cittadini contrari al passaggio del territorio alla Jugoslavia) si ebbe nei primi giorni del maggio 1945, quando tutta la Venezia Giulia era saldamente nelle mani dell'armata jugoslava e dei suoi organi di intelligence. Le "liquidazioni", avvenute per lo più dopo aver trasferito i prigionieri in campi dell'interno della Slovenia, venivano compiute sulla base di liste di persone scomode compilate in precedenza dai servizi segreti comunisti jugoslavi, la temibile OZNA.
3. Il ritiro da Trieste e Pola
3. Il ritiro da Trieste e Pola 3. La Venezia Giulia fu la sola area dell'Europa liberata dove vennero a trovarsi in collisione gli eserciti occidentali e un esercito appartenente al movimento comunista internazionale. Dopo complesse trattative, e dopo che gli americani portarono la loro flotta fin dentro l'Adriatico, Tito fu disposto a ritirarsi da Trieste e Pola, porti che gli occidentali rivendicavano per mantenere i collegamenti con l'Austria e il Centro- Europa.
4. Il confine orientale
4. Il confine orientale 4. La fissazione del confine con il trattato di pace di Parigi del 1947 può essere considerata una grande vittoria diplomatica per la Jugoslavia e per l'Unione Sovietica che sosteneva le richieste jugoslave. Dei territori ottenuti con il Trattato di Rapallo l'Italia conservava pressoché solo Gorizia. Trieste e una piccola parte dell' Istria settentrionale avrebbero dovuto costituire il "Territorio libero", staterello autonomo sotto l'egida della Nazioni Unite. Il resto dell'Istria, Fiume e Zara passavano alla Jugoslavia. Trieste veniva amministrata dal governo militare alleato.
5. Il Memorandum di Londra (1954)
5. Il Memorandum di Londra (1954) 5. Nel 1953, dopo la rottura tra Tito e Stalin del 1948 e dopo la fine della guerra di Corea, gli alleati occidentali prendevano l'iniziativa per arrivare ad una divisione del mai costituito "Territorio libero" tra Italia e Jugoslavia. Dopo diverse fasi di tensione, che rischiavano di culminare in una guerra aperta tra i due stati vicini, si arrivò alla stipula del Memorandum di Londra nel 1954. Trieste venne restituita all'Italia e la "zona B" dell'Istria passò, anche se non ufficialmente, sotto la sovranità jugoslava.
6. L’esodo istriano
6. L’esodo istriano 6. La stragrande maggioranza della popolazione italiana ed una parte della popolazione slovena e croata abbandonarono i territori ceduti e si rifugiarono in Italia o emigrarono verso altri paesi. Le motivazioni dell' "esodo istriano", che coinvolse circa 300.000 persone sono complesse. Vi giocarono un ruolo l'oppressione politica del nuovo regime, la discriminazione nazionale, la politica radicale di collettivizzazione della proprietà, le persecuzioni e lo stillicidio di omicidi da parte della polizia segreta anche dopo che la fase delle liquidazioni di massa era terminata.
6. L’esodo istriano
6. L’esodo istriano L'abbandono del territorio da parte della popolazione indusse una specie di reazione a catena: man mano che parenti, vicini e conoscenti partivano, anche coloro che originariamente erano rimasti decidevano di abbandonare le località divenute ormai estranee. Il quesito se l'abbandono in massa del territorio da parte degli italiani fosse un obiettivo perseguito consapevolmente dalle autorità jugoslave o meno rimane un problema aperto. Certo è che molti sloveni e croati manifestavano una notevole ostilità nei confronti degli italiani e che un organismo consultivo del movimento di liberazione sloveno, a cui facevano capo i maggiori intellettuali, si era espresso per l’allontanamento dal paese di tutti gli italiani e degli ungheresi, oltre che dei tedeschi.
7. Italia e Venezia Giulia
7. Italia e Venezia Giulia 7. Secondo un calzante giudizio di Sergio Romano, l'entusiasmo popolare che accompagnò il ritorno di Trieste all'Italia fu "l'ultima festa del Risorgimento". Anche Emilio Gentile definisce la mobilitazione per Trieste come "residuo sentimento nazionale, che ancora guizzava in certe fiammate di passione patriottica", insomma come qualcosa che rappresentava la conclusione di un'epoca e non l'inizio di qualcosa di nuovo. Negli anni successivi la Venezia Giulia scomparve dalla "mappa mentale" degli italiani. Il senso di appartenenza alla nazione attraversò una parabola discendente.
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