LIBERO SCAMBIO La teoria del C.I. afferma che : Il libero scambio massimizza il benessere complessivo dei paesi scambisti. I prodotti presentano diverse funzioni di produzione I paesi hanno una differente dotazione fattoriale Ogni paese assumerà la propria collocazione nella divisione internazionale del lavoro.
Le ipotesi del libero scambio Perfetta mobilità delle merci e perfetta immobilità dei fattori Omogeneità del fattore lavoro Rendimenti costanti di scala Concorrenza perfetta Prezzi dei fattori dipendenti solo dalla disponibilità (dotazione)
Il Mercantilismo (1300-1700) Principi: La ricchezza e la potenza di una nazione si basavano sulla disponibilità di metalli preziosi. Da ciò: Importazioni fortemente scoraggiate Espansione delle esportazioni
Smith e la critica ai mercantilisti La forte regolamentazione del commercio, i sussidi alle esportazioni ed i monopoli commerciali non arrecavano vantaggi alla società. Necessario un mercato libero in cui i soggetti sottoposti ad una forte competizione avrebbero sì perseguito il proprio profitto ma anche contribuito all’interesse sociale.
La specializzazione La divisione del lavoro aumenta la produttività grazie alla specializzazione e il benessere grazie all’acquisto a costi inferiori ma accresce la dipendenza dagli scambi. Tre idee. La ricchezza di una nazione dipende dalla sua capacità produttiva Il laissez-faire è la migliore politica economica Il commercio è vantaggioso per tutti i paesi partecipanti
Il vantaggio assoluto Un paese deve specializzarsi nelle produzione di quei beni in cui gode di un vantaggio assoluto cioè quando produce un bene impiegando meno lavoro per unità prodotta rispetto al suo partner commerciale. Deve invece importare quei beni in cui gode di uno svantaggio assoluto.
La teoria del valore-lavoro Il lavoro è l’unica fonte di valore. Il valore di un bene è dato dalla quantità di lavoro in esso incorporato, cioè dalla quantità di lavoro necessaria alla sua produzione. L’unità di misura della teoria del valore è il lavoro (specializzato).
Ricardo Il commercio internazionale è vantaggioso per tutti i partecipanti anche se un paese è più efficiente in senso assoluto di un altro nella produzione di tutti i beni commerciabili. Il vantaggio per tutti deriva dal fatto che contano i valori relativi e non quelli assoluti. Il vantaggio comparato spiega il commercio basato sulle differenze di produttività.
Vantaggio comparato e costo opportunità Il modello di Ricardo si basa sul concetto di costo opportunità. Il costo opportunità di produrre qualcosa misura il costo di tutto ciò che si rinuncia a produrre
Vantaggio comparato e costo opportunità (cont.) Un paese fronteggia costi opportunità quando impiega risorse per produrre beni e servizi Ad esempio, un numero limitato di lavoratori possono essere utilizzati per produrre rose o computer Il costo opportunità della produzione di un computer è il numero di rose che si rinuncia a produrre Il costo opportunità della produzione di una rosa è il numero di computer che si rinuncia a produrre Un paese fronteggia un trade-off: quanti computer e rose dovrebbe produrre con l’ammontare di risorse a disposizione?
Vantaggio comparato e costo opportunità (cont.) Un paese ha un vantaggio comparato nella produzione di un bene se il costo opportunità di produrre quel bene è inferiore che in altri paesi Un paese con un vantaggio comparato nella produzione di un bene usa le sue risorse nel modo più efficiente quando produce quel bene rispetto a quando produce gli altri beni.
Guadagni dallo scambio I guadagni dallo scambio derivano dalla possibilità di specializzarsi nella produzione che utilizza le risorse nel modo più efficiente, e utilizzare il reddito percepito per acquistare i beni e i servizi che il paese desidera dove “produzione che utilizza le risorse nel modo più efficiente” significa produzione di un bene in cui il paese ha un vantaggio comparato.
Guadagni dallo scambio (cont.) Le possibilità di consumo si espandono oltre la frontiera delle possibilità produttive in presenza di commercio in quanto ogni paese si specializza nella produzione dei beni in cui ha un vantaggio comparato Senza commercio, il consumo è limitato a ciò che viene prodotto a livello domestico
Teoria neoclassica del C.I. I primi neoclassici (1850), Menger, Jevons, Walras abbandonano la teoria del valore lavoro. Il valore di un bene è correlato al suo prezzo di mercato che dipende sia dalla domanda che dall’offerta. Nel sistema economico vi sono molti produttori e consumatori e i prezzi guidano l’allocazione efficiente delle risorse. Fiducia nella mano invisibile del mercato.
Le dotazioni fattoriali Il vantaggio comparato secondo Heckscher e Ohlin deriva dalle diverse dotazioni fattoriali. Esse determinano le differenze tra costi opportunità interni ed esteri. Un paese produrrà quei beni nei quali gode di un vantaggio comparato cioè quelli la cui produzione richiede l’uso di una maggiore quantità del fattore di produzione relativamente abbondante.
Ipotesi del modello ricardiano e del modello H-O Concorrenza perfetta: i prezzi rispecchiano le differenze di produttività (Ricardo) o le dotazioni fattoriali (H-O). Costi di produzione costanti rispetto alla scala produttiva Costi di trasporto nulli Fattori di produzione immobili Esistenza di più fattori produttivi. Stessa funzione di produzione
Vent for surplus Secondo il modello di Mill il C.I. costituisce uno sbocco per le eccedenze in quanto consente di utilizzare fattori in precedenza non impiegati (lavoro, terra). Il profitto derivante da questo commercio è elevato ma lo sbocco termina il suo effetto benefico non appena i fattori sotto-utilizzati vengono assorbiti nel processo produttivo. Il modello è applicabile solo ai paesi in cui c’è un surplus di risorse.
Vantaggi dinamici Sono diversi da quelli statici di Ricardo e Mill. È necessario però rimuovere l’ipotesi di tecnologie date. Sono assicurati dal mutamento della combinazione dei fattori produttivi e quindi dal mutamento dei vantaggi comparati. L’importazione di nuovi beni di consumo, di beni capitale o di idee fa spostare verso l’alto la curva delle possibilità di produzione in quanto i primi hanno la capacità di far cambiare gusti, aumentare i desideri e quindi incoraggiare l’utilizzazione su più larga scala delle energie produttive.
Vantaggi dinamici I nuovi beni capitali possono essere accumulati ad un prezzo inferiore a quello che sarebbe stato ottenuto se il capitale fosse stato prodotto nel paese. Il livello più elevato di investimenti aiuta lo sviluppo di nuove infrastrutture. Le nuove idee possono produrre feed-back sulle altre attività e possono essere imitate anche in altre aree per altri scopi economici. Tutto ciò determina un aumento della produttività.
Vantaggi dinamici Se si rimuove l’ipotesi di rendimenti costanti di scala allora l’ampliamento della domanda dovuto al C. I. allarga il mercato della singola industria permettendole di aumentare la scala produttiva. Miglioramento negli standard di vita e nei tassi di crescita.
LIBERALIZZAZIONE E REGOLAMENTAZIONE Mentre la teoria sostiene i vantaggi del libero scambio nella realtà osserviamo il proliferare di accordi in materia di commercio internazionale e la creazione di organismi preposti al negoziato commerciale. Tale discrepanza è spiegabile sul piano storico e sul piano economico.
Il piano storico Dopo la I Guerra mondiale c’erano squilibri profondi nel sistema economico. La Grande Depressione minò del tutto il sistema dei pagamenti esistente. Si ricorse in modo massiccio al protezionismo e il volume del commercio dimezzò rispetto al periodo precedente Durante la II Guerra mondiale furono adottati controlli sui movimenti di capitale.
Il piano storico Finita la Guerra si manifestò l’esigenza di stabilizzare i cambi e liberalizzare il commercio (smantellare reti privilegiate di relazioni tra madrepatrie e colonie). Era necessario, tuttavia, regolare il processo di liberalizzazione. Da ciò un lungo percorso negoziale multilaterale.
Il piano economico Ipotesi poco realistiche della teoria neoclassica (accesso alla tecnologia, immobilità dei fattori). La dotazione fattoriale ha un peso ma le vicende storiche concorrono a formare il vantaggio comparato e il modello di specializzazione. Es. il modello di specializzazione del mondo sottosviluppato: fornire materie prime e rappresentare un mercato di sbocco per i prodotti manufatti. Dubbi sulle capacità del modello storico di specializzazione di garantire un processo sostenuto di crescita economica.
La regolamentazione degli scambi Teoria delle Scelte pubbliche: i policy makers tendono a realizzare strategie intorno alle quali formare e mantenere consenso. Da ciò le interazioni con gruppi di pressione che determinano spinte all’adozione di politiche protezionistiche. Gli accordi internazionali permettono ai policy makers di contenere meglio tali spinte.
La regolamentazione degli scambi New international economics: sono le interazioni tra stati nel perseguimento di obiettivi specifici che determinano le spinte protezionistiche. Ciò accade in quanto i mercati sono oligopolistici o con differenziazione dei prodotti, imprese multinazionali e progresso tecnico. Perseguire la massimizzazione del benessere nazionale (ogni governo persegue le proprie politiche protezionistiche) non coincide più con quella del benessere collettivo: in tale situazione il risultato finale potrà essere peggiore per tutti.
Libero scambio = bene pubblico Posto in tale prospettiva il libero scambio può essere ottenuto solo con una convergente azione collettiva. Le istituzioni internazionali con lo scambio di garanzie sui comportamenti reciproci rendono conveniente il perseguimento di una strategia di liberalizzazione anche per il singolo paese. Tuttavia è arduo mettere insieme una tale azione collettiva.