III MODULO ADOLESCENTI E FAMIGLIA

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III MODULO ADOLESCENTI E FAMIGLIA

NODI CENTRALI Il compito evolutivo di tipo relazionale richiede innanzitutto di rivedere, ridefinire, ridare significato alla relazione che l’adolescente ha costruito con i propri genitori. Si tratta di un tema molto studiato, affrontato da prospettive diverse, che tuttavia condividono alcuni nodi centrali:   La ridefinizione dei rapporti avviene in un contesto di reciprocità: il compito evolutivo deve cioè essere affrontato da genitori e figli in modo reciproco, con la consapevolezza che i cambiamenti che avvengono sono di tipo circolare e bidirezionale (impresa evolutiva congiunta) La ridefinizione dei rapporti con la famiglia avviene parallelamente alla ridefinizione dei rapporti con i pari La ridefinizione dei rapporti richiede di risolvere reciprocamente due conflitti fondamentali: autonomia/dipendenza e cura/controllo

PROSPETTIVE DI STUDIO La relazione tra adolescenti e propri familiari costituisce un tema molto studiato in letteratura, da differenti prospettive:   PROSPETTIVA PSICO-SOCIALE/SISTEMICA: Gruppo di Bologna (Palmonari, Zani, Cicognani,.. Dagli anni ’80 in poi); lavori del Centro Studi sulla Famiglia, dell’Università Cattolica di Milano (scabini, galimberti, anni ’90). PROSPETTIVA PSICODINAMICA: Lavori classici di Anna Freud (1936), Blos (1962), Lutte (1987), e studi attuali di Pietropolli Charmet (2000). PROSPETTIVA DELL’ATTACCAMENTO (O’koon, 1997; Phillips, 1999).

PROSPETTIVA PSICODINAMICA    Si tratta di un tema centrale, in quanto la famiglia costituisce l’ambito per eccellenza in cui sono stati costruiti i modelli identificativi, nell’infanzia e fanciullezza, e rispetto ai quali nell’adolescenza il giovane deve opporsi, separarsi, per definirsi. TEMI AFFRONTATI: Il secondo processo di separazione La separazione dalla famiglia degli affetti

PROSPETTIVA PSICODINAMICA      Il secondo processo di separazione Avviene reciprocamente ed implica, dal punto di vista del figlio (A. Freud, 1936; Blos, 1962): Disinvestimento affettivo degli oggetti primari (svalutazione, attacchi aggressivi, oppositività, apatia, narcisismo, investimento sui pari). Rinuncia della rappresentazione idealizzata dei genitori, costruita nell’infanzia (sentimenti depressivi, di lutto e di rinucia). Rinuncia delle identità infantili (anche rispetto al corpo), costruite sulla dipendenza affettiva dai genitori (sentimenti depressivi, ma anche di smarrimento rispetto al venir meno di punti di riferimento, sottrazione del proprio corpo ai genitori).

PROSPETTIVA PSICODINAMICA      Il secondo processo di separazione Avviene reciprocamente ed implica, dal punto di vista dei genitori (Lutte, 1987): Sindrome del nido vuoto (sentimento di perdita, malinconia, senso di vuoto e di inutilità). Riattivazione dei propri conflitti adolescenziali (regressione). Identificazioni col proprio figlio (regressioni all’adolescenza, proiezioni, invidia, senso di colpa). Ridefinizione della propria identità genitoriale e di coppia (ambivalenza tra atteggiamenti di chiusura e di apertura, oscillazione tra stili educativi differenti,..).

PROSPETTIVA PSICODINAMICA      La separazione dalla famiglia degli affetti Secondo Pietropolli Charmet (2000) i “nuovi adolescenti” affrontano con maggiore difficoltà la separazione dai genitori, perché nelle famiglie di oggi i ruoli sono meno definiti ed è più faticoso, sul piano emotivo,opporsi a genitori sempre comprensivi e premurosi.

PROSPETTIVA PSICODINAMICA      La separazione dalla famiglia degli affetti Famiglia delle regole (fino agli anni ‘70): L’obiettivo educativo è la trasmissione di norme, valori, regole del contesto di appartenenza Il genitore è autoritario/autorevole e l’obbedienza è garantita dalla paura delle sanzioni

PROSPETTIVA PSICODINAMICA      La separazione dalla famiglia degli affetti Famiglia degli affetti (dagli anni ‘70 in poi): L’obiettivo educativo è la trasmissione dell’affetto e del sostegno Il genitore è permissivo e l’obbedienza è garantita dall’affetto e dal senso di colpa

PROSPETTIVA PSICODINAMICA La separazione dalla famiglia degli affetti Il passaggio da un tipo di famiglia all’altro ha determinato:      CAMBIAMENTI NELLA FAMIGLIA: diminuzione di eventi frustranti diminuzione di regole negoziazione continua venir meno dei confini tra i membri della famiglia sovrapporsi di ruoli indebolimento del ruolo paterno messa in atto di processi di mantenimento dei figli nella famiglia CAMBIAMENTI NEI FIGLI: diminuzione dell’esperienza della frustrazione, della mancanza e della rinuncia intolleranza al dolore mentale difficoltà a separarsi (invischiamento) difficoltà ad investire in altre relazioni difficoltà di individuazione l’assenza di limiti (dei “no”) blocca l’esperienza trasgressiva e oppositiva

PROSPETTIVA PSICODINAMICA Nuove immagini di padri nella “famiglia degli affetti” Il passaggio dalla famiglia delle regole alla famiglia degli affetti (nella sua dimensione estrema) ha avuto ripercussioni soprattutto sul ruolo paterno, in seguito al rifiuto dell’identificazione in modelli paterni forti e autoritari. Dagli anni ’70 in poi il modello paterno è stato costruito prevalentemente non sulla base dell’identificazione nei propri padri, ma a partire dai bisogni e dalle esigenze dei figli e della partner. Ciò ha condotto a forme estreme di paternità assenti o deboli, in quanto non mentalizzate nei processi di identificazione maschili e accuditivi (paterni).     

PROSPETTIVA PSICODINAMICA Forme estreme di paternità padre disertore: ha accolto il desiderio di maternità della partner, senza impegnarsi nel ruolo e accettando di buon grado di essere escluso padre debole: ha rinnegato l’immagine di padre “forte”, autoritario, e si comporta in modo eccessivamente indulgente, accuditivo, presente, materno, senza tuttavia porsi come punto di riferimento per il figlio. L’atteggiamento affettivo cela un bisogno proprio di non essere solo emotivamente, di essere accettato e amato; cadute “autoritarie” lo inducono a sensi di colpa, passi indietro, comportamenti contraddittori. padre geloso: è la categoria più pericolosa, perché vive la paternità come tomba della giovinezza, della libertà e della spensieratezza. E’ l’esempio dell’individuo che ha vissuto solo identificazioni maschili e non paterne, acquisendo un codice solo virile e non paterno. Entra in competizione col figlio adolescente e diventa seduttivo nei confronti della figlia. Manifesta, da subito, esibizionismo, disprezzo e squalifica verso i propri figli, che non vengono mai considerati alla sua altezza. Può incorrere in maltrattamenti (aggressività) e abusi sessuali (seduzione).     

PROSPETTIVA PSICO-SOCIALE/SISTEMICA La prospettiva psico-sociale e quella sistemica hanno affrontato parallelamente i seguenti temi: FAMIGLIA COME SISTEMA CICLO DI VITA DELLA FAMIGLIA (il sistema famiglia ha una storia, costellata di fasi ben precise, legate tra loro da macro o micro-transizioni, dettate a loro volta da eventi critici) ADOLESCENZA DI UN FIGLIO COME EVENTO CRITICO (la famiglia deve riorganizzarsi cercando di mantenere la coesione interna, ma nello stesso tempo rendendosi più flessibile nei ruoli e nelle relazioni) PROSPETTIVA DELLA RECIPROCITA’ (la famiglia e l’adolescente si influenzano reciprocamente in una sorta di “impresa evolutiva congiunta”)     

PROSPETTIVA PSICO-SOCIALE/SISTEMICA COMPITI DI SVILUPPO DELLA FAMIGLIA CON ADOLESCENTI: GESTIRE LA DIALETTICA FRA AUTONOMIA E DIPENDENZA (rinegoziare le relazioni in termini di parità e reciprocità, favorire l’autonomia “interna” in funzione di quella “esterna”, accettare e superare le oscillazioni, o ambivalenze, tra il bisogno di autonomia e il bisogno di protezione, nel figlio, e le proprie oscillazioni tra l’orgoglio e la paura della perdita, tra l’abitudine al controllo e la concessione della libertà, tra la “sindrome del nido vuoto” e la riscoperta di un “noi” di coppia). SVILUPPARE NUOVE E ADEGUATE MODALITA’ DI COMUNICAZIONE (all’interno della coppia e tra generazioni; centralità delle questioni educative; differenze di genere a tutti i livelli). GESTIRE I CONFLITTI (alto livello di conflittualità sia tra i genitori, sia tra genitori e figli, prevalentemente su questioni solo apparentemente marginali; la generazione attuale percepisce meno il conflitto, e più il sostegno genitoriale). TROVARE UN EQUILIBRIO TRA SOSTEGNO E CONTROLLO (i genitori sembrano fornire più sostegno e meno controllo rispetto alle questioni personali, e più controllo e meno sostegno nelle questioni sociali e valoriali).     

PROSPETTIVA DELL’ATTACCAMENTO Si sta oggi affermando una prospettiva, che tiene conto sia degli studi psicodinamici sia di quelli psicosociali, secondo cui il raggiungimento dell’autonomia, nell’adolescente, avviene anche grazie al legame di attaccamento tra genitori e figli. Il legame di attaccamento permane, ma evolve, durante tutta la vita: nei primi anni di vita garantisce l’autonomia all’interno di un contesto relazionale di dipendenza, nel passaggio all’età adulta deve garantire l’autonomia in un contesto relazionale simmetrico, cioè paritario. Si sottolinea (Andreoli, 1995; O’Koon, 1997; Phillips, 1999) il ruolo del sostegno continuamente offerto dai genitori, come base sicura per l’esplorazione (e quindi l’uscita, il distacco, la separazione) degli adolescenti. Il mantenere tale sostegno è un processo difficile per i genitori, spesso tentati dall’abitudine al controllo e all’intrusività, e fisiologicamente “attaccati”, nel proprio ruolo genitoriale, dai figli proiettati verso l’esterno. Una ricerca di O’Koon (1997) ha mostrato che tra i tardo-adolescenti è comunque presente un forte legame di attaccamento sia ai genitori sia ai pari. Il primo è correlato alle capacità di coping e all’autostima, il secondo alle aree del sé connesse al corpo, alla sessualità e agli obiettivi per il futuro.     

ADOLESCENZA E CONFLITTUALITA’ La famiglia con adolescenti è un contesto in cui si esprime conflittualità. L’adolescente è portatore di conflittualità Interna Esterna     

ADOLESCENZA E CONFLITTUALITA’ Conflittualità interna L’adolescente sperimenta una contraddizione tra parti di se stesso: Bisogno di autonomia/di protezione Desiderio di un corpo adulto/paura di crescere Sentirsi forte e invincibile/sentirsi fragile e impotente (Pietropolli Charmet, 2008) Avere grandi progetti e ideali di vita/sentirsi rassegnati e sfiduciati verso il futuro Attività frenetica/passività e apatia     

ADOLESCENZA E CONFLITTUALITA’ Conflittualità esterna L’adolescente entra in conflitto con i genitori, contestando le loro idee, valori,comportamenti, atteggiamenti Il conflitto può rappresentare una risorsa Il confronto e la contestazione dei modelli genitoriali sono indispensabili per la crescita, per potersi affermare come persone autonome e diverse. L’adolescente conosce meglio se stesso, le proprie idee e le proprie contraddizioni. E’ un modo per sapere che cosa pensano i genitori su vari argomenti. Le modalità di gestire il conflitto in famiglia aiutano a sviluppare capacità relazionali (ascolto, rispetto, confronto) utili nei contesti extrafamiliari.     

ADOLESCENZA E CONFLITTUALITA’ Conflitto come capacità La capacità di entrare in conflitto con un’altra persona presuppone: La consapevolezza di sé La capacità di tollerare di essere diversi da un’altra persona, di pensare ed agire diversamente da lei La non dipendenza completa da un’altra persona     

ADOLESCENZA E CONFLITTUALITA’ La conflittualità di mio figlio mi interroga… Mi confronto con i miei bisogni di dipendenza e indipendenza… Rivivo la mia adolescenza.. “Sento” il tempo che passa… Devo separarmi dall’immagine di genitore perfetto ed indispensabile.. Devo separarmi dall’immagine del bambino idealizzato… Mi riapproprio del mio ruolo di coniuge…