La motivazione di Eleonora Bilotta
Introduzione Spesso nella vita ci chiediamo perché una persona si comporta in un determinato modo o perché ha fatto quella determinata azione o scelta. Il comportamento umano, al pari di quello di ogni essere vivente è motivato (cioè spiegato) da una serie di cause ed è orientato ad una serie di scopi, nonché alla soddisfazione di una serie di bisogni mediante singole azioni o una serie di attività fra loro correlate. La motivazione come sintesi di cause, scopi e bisogni. Spesso nella vita di tutti i giorni siamo interessati a motivare le persone a fare ciò che altrimenti, da sola, non farebbe o a non fare ciò che vorrebbe fare. Siamo nella prospettiva di influenzare attivamente e di orientare le sue risorse in una direzione piuttosto che in un’altra.
Definizione La motivazione = processo di attivazione dell’organismo finalizzato alla realizzazione di un determinato scopo in relazione alle condizioni ambientali. La motivazione prevede diversi livelli di attivazione: Riflessi = risposte innate, automatiche e involontarie, regolate da meccanismi neurofisiologici. Istinti = sequenze congenite, fisse e stereotipate di comportamenti specie-specifici su base genetica in relazione a determinati stimoli ambientali. Da tale processo dipende l’avvio, l’intensità e la cessazione di una condotta da parte del soggetto.
I riflessi Essi svolgono una funzione di difesa (bisogno di protezione) nei riguardi di stimoli nocivi (come ritrarre rapidamente la mano dopo aver toccato qualcosa di bollente – riflesso di ritrazione – oppure il chiudere gli occhi all’avvicinarsi fulmineo e improvviso di un corpo estraneo), o una funzione di regolazione per riportare l’organismo al suo equilibrio. In questo ultimo caso parliamo di omeostasi, cioè l’insieme dei processi per conservare nel tempo uno stato di equilibrio interno, o per ripristinarlo in caso di squilibrio momentaneo. Per esempio, l’attività delle ghiandole sudoripare serve a mantenere costante in maniera automatica e involontaria la temperatura del corpo.
Gli istinti Nella prospettiva evoluzionistica di Darwin, l’istinto, grazie al processo di selezione naturale, rappresenta lo schema di comportamento che assicura le maggiori probabilità di sopravvivenza degli individui di una specie. Negli anni ’50 la nozione di istinto venne ripresa dagli Etologi, i quali si proposero di studiare il comportamento degli animali nel loro contesto naturale (non in laboratorio). In tale ambito si parla di predisposizioni istintive, intese come condotte specie-specifiche (valide per tutti i membri di una determinata specie) regolate da uno schema fisso di azione. Tali schemi sono particolarmente evidenti nella costruzione dei nidi da parte degli uccelli, nelle condotte di corteggiamento e di accoppiamento, oppure ancora nelle attività di demarcazione del territorio. In realtà non si tratta di un comportamento intelligente, cioè differenziato e flessibile in funzione delle variabili soggettive e ambientali, bensì stereotipato, senza essere consapevole dello scopo da raggiungere.
Gli istinti Tinbergen nel 1935 affermava che il comportamento innato o istinto è “un meccanismo nervoso, organizzato gerarchicamente, sensibile a determinati impulsi innescanti, scatenanti e indirizzanti sia interni che esterni, e che reagisce a essi con movimenti coordinati che concorrono alla conservazione dell’individuo e della specie”. Una lunga serie di esperimenti hanno dimostrato che il modulo di comportamento stereotipato è un adattamento filogenetico rappresentato da meccanismi centrali di coordinazione.
Imprinting A sua volta Lorenz elaborò il concetto di imprinting, inteso come la predisposizione del neonato (nelle prime ricerche era il piccolo dell’oca) a seguire, subito dopo la nascita, qualsiasi oggetto in movimento che emetta un determinato richiamo (comportamento di attaccamento). Di solito, in natura il primo oggetto che il piccolo incontra è la madre; ma Lorenz dimostrò che, nel caso in cui le uova si schiudano in assenza della madre, qualsiasi altro animale (uomo compreso) od oggetto in movimento può far scattare la risposta di imprinting e di attaccamento. Si tratta di un periodo sensibile, nel quale si viene a creare il legame fra lo stimolo e la condotta istintiva dell’animale. In seguito non è più possibile attivare ogni forma di imprinting (fissare, legare). Inoltre tale legame rimase stabile per tutta la vita, una volta che si è verificato l’attaccamento verso un altro oggetto od animale in avvenimento, l’anatroccolo non è più in grado di seguire sua madre in periodi successivi.
Bisogno e pulsione Il bisogno indica una condizione fisiologica di carenza e di necessità (come la fame, la sete, il sesso, ecc.). La pulsione viene intesa come la dimensione psicologica del bisogno, esprime uno stato uno stato di disagio e di tensione interna che l’individuo tende a eliminare o, quanto meno, a ridurre con appropriate condotte. Ognuno di noi può avere un bisogno senza avere la corrisponde pulsione (per es.: il bisogno di ossigeno non genera una corrispettiva pulsione. Nello stesso tempo si può avvertire una pulsione senza il corrispondente bisogno. Per es. le persone obese riferiscono di avere voglia di cibo anche senza avere fame.
Motivazioni e autonomia funzionale Distinguiamo fra: Motivazioni primarie (collegate con i bisogni fisiologici). Motivazioni secondarie (connesse con i processi di apprendimento culturale). Fenomeno dell’autonomia funzionale dei bisogni: passaggio da una motivazione primaria – esempio risparmiare per far fronte agli imprevisti – a una motivazione secondaria – esempio: risparmiare per il piacere di accumulare denaro (avarizia).
Le motivazioni primarie e secondarie Risultano influenzate dall’esperienza personale e, per diversi aspetti, sono regolate da processi mentali. Basta pensare al modo in cui siamo in grado di monitorare e gestire le vicende connesse al cibo o alla sete. Anche nelle motivazioni secondarie assumono importanza specifici fattori biologici nei processi di ricompensa o di rigetto di determinate situazioni. L’interdipendenza che esiste fra motivazioni primarie e motivazioni secondarie non è assoluta ma lascia spazio per lo sviluppo di nuove forme di motivazione.
L’autonomia funzionale dei bisogni In base a tale processo, dall’esercizio di determinate attività connesse al soddisfacimento di motivazioni primarie possono derivare nuove motivazioni secondarie che con il tempo assumono una propria autonomia e che diventano particolarmente rilevanti per alcuni individui. Per esempio, dall’attività del pescare associa alla necessità di procacciarsi il cibo per soddisfare la fame (motivazione primaria), si è sviluppato nel tempo il piacere di pescare per il pescare, sviluppando tecniche sempre più sofisticate (motivazione secondarie). Il medesimo processo di autonomia funzionale delle motivazionale nella caccia.
Le motivazioni primarie e secondarie Le motivazioni primarie e secondarie comportano l’elaborazione di un sistema dei desideri da parte del soggetto. Il desiderio è voler possedere ciò che piace o che è ritenuto utile per se stessi. Esso nasce dalla rottura di una situazione di equilibrio o da una condizione di incompletezza e, al limite, di carenza. Il sistema dei valori è strettamente associato al sistema dei valori, in quanto questi ultimi qualificano un oggetto o un evento come importante o rilevante se è in grado di venire incontro a un determinato desiderio dell’individuo.
Le motivazioni primarie e secondarie Tra il sistema dei desideri e il sistema dei valori esiste una interdipendenza ricorsiva, poiché questi due sistemi si sostengono a vicenda: Da un lato i desideri attribuiscono valore agli oggetti (o eventi) che possono esaudirli; Dall’altro i valori propongono obiettivi e scopi la raggiungere, indicano ciò che è desiderabile da ciò che non lo è e sostengono precisi modelli da seguire. In questa prospettiva desideri e motivazioni organizzano le conoscenze, le emozioni e le azioni di un individuo; alimentano la direzione e l’intensità di una determinata condotta; attivano le risorse psichiche da investire per raggiungere il loro conseguimento e mantenimento; influenzano, infine, in maniera significativa i criteri in base ai quali sono valutate le prestazioni di una persona.
Motivazioni cognitive e sociali Il comportamento umano non è rigidamente fissato nell’istinto, ma è orientato verso il raggiungimento di scopi, che gli assicurano la direzionalità necessaria.
La teoria di Maslow (1954) Organizza i bisogni umani in cinque diversi gruppi.
La teoria di Maslow (1954) Il concetto di gerarchia delle motivazioni e dei bisogni: I bisogni fisiologici. Connessi con la sopravvivenza fisica dell’organismo (fame sete, sonno, regolazione della temperatura), I bisogni di sicurezza. Devono garantire all’individuo protezione, prevedibilità, tranquillità, libertà dalla paura ed evitamento delle condizioni di precarietà. I bisogni di appartenenza e di attaccamento. Sentirsi parte di un gruppo, il bisogno di essere amato e di amare, l’esigenza di cooperare con altri.
La teoria di Maslow (1954) I bisogni di stima. Indicano il bisogno di essere rispettato, apprezzato e approvato, il bisogno di sentirsi competenti e di essere produttivi. I bisogni di autorealizzazione. L’esigenza di realizzare la propria identità, di portare a compimento le proprie aspettative e potenzialità, nonché di occupare una posizione significativa all’interno del proprio contesto sociale. I bisogni di trascendenza. Intesi come tendenza ad andare oltre se stessi per sentirsi parte di una realtà più vasta, cosmica o divina. Secondo Maslow, i bisogni dei primi gradini della piramide sono bisogni primari, in quanto scompaiono soltanto con il loro appagamento; per contro, i bisogni dei gradini successivi sono bisogni di crescita, che continuano a svilupparsi mano a man che sono soddisfatti.