SCUOLA MEDIA STATALE “FILIPPO CARRETTO” DI MONTEGROSSO D’ASTI.

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SCUOLA MEDIA STATALE “FILIPPO CARRETTO” DI MONTEGROSSO D’ASTI

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Elaborato di Simone Mondo classe I B

LA SCUOLA ELEMENTARE AI TEMPI DELLA NONNA

L’AULA

L’aula era grande, tinteggiata di bianco L’aula era grande, tinteggiata di bianco. Appesi alle pareti c’erano una cartina dell’Italia, una dell’Europa e il crocifisso di legno. Non si preparavano cartelloni.

La cattedra era tutta in legno, anche il ripiano, con i cassetti La cattedra era tutta in legno, anche il ripiano, con i cassetti. La maestra teneva nel cassetto una scatoletta rotonda contenente pastiglie di zucchero da dare ai più bravi come premio.

C’era una lavagna sola, non girevole, con il piedistallo. Il cancellino era costituito da una struttura in legno con manico, foderata con del panno. I gessi erano solo bianchi.

Sulle pareti c’erano dei bei disegni e a chi li faceva bene la professoressa dava un premio. Appesi c’erano anche dei quadri.

I pavimenti erano a scacchi bianchi e blu.

I banchi erano da due posti, già in formica, di colore blu scuro, molto belli. Sotto avevano il ripiano per mettere la cartella: era vietato mettere qualcosa per terra, perché la maestra passava sempre tra i banchi. Al banco erano attaccati due seggiolini, anch’essi di formica.

Non c’erano mai banchi rigati e neanche macchiati: a nessuno infatti, neanche ai bambini più birboni, veniva mai in mente di rovinare una cosa bella.

Non si macchiava mai inavvertitamente il banco con l’inchiostro, perché il pennino si intingeva appena e si faceva sempre cadere la goccia che si formava nel calamaio.

Il bidello Era un uomo con la divisa di tela pesante grigio scuro. Questa divisa comprendeva anche un cappello con la visiera con sopra una scritta … la nonna non ricorda quale.

IL COMPORTAMENTO

I compagni erano dei buoni bambini, ad eccezione di qualche ragazzo che aveva qualche soldo in più e voleva farsi vedere dagli altri alunni, ad esempio rubando gli astucci.

La nonna stava sempre composta nel banco e non veniva mai richiamata perché era silenziosa. Non copiava mai, però, se qualche compagno aveva qualche difficoltà in una prova, lei lo aiutava. Certi alunni , non lei, a volte facevano la spia, dicendo che qualcuno copiava.

LA DIVISA

La divisa della scuola era costituita da un grembiule bianco con due tasche e un fiocco blu per le femmine; per i maschi il grembiule era nero con un fiocco blu e il colletto bianco.

In tempo di guerra invece le femmine indossavano una camicetta bianca e sulle spalle una mantellina nera e una gonna nera. I maschi erano portavano invece una camicia grigio verde, pantaloni neri, un cappello grigio verde con il fiocco e la mantella nera.

Era il duce a volere che i ragazzi crescessero inneggiando alla guerra e indossassero una divisa che rappresentasse il proprio paese.

MATERIALE SCRITTORIO

Su ogni banco, a metà della lunghezza, in modo che fosse comodamente a portata di ognuno dei due alunni, c’era un buco in cui era infilato il calamaio, un recipiente di vetro che conteneva l’inchiostro.

L’inchiostro veniva messo dal bidello. Non si scriveva mai con colori che non fossero il nero, nemmeno col rosso.

Le biro non esistevano. Si usava la penna, di metallo, a volte un po’ colorato, con in fondo una fessura inarcata sulla quale si innestava il pennino.

Il pennino era di metallo, venduto in scatolette che costavano 5 lire, e durava circa un mese.

Era uso in grandi occasioni, ad esempio per una Prima Comunione, regalare al festeggiato una penna stilografica.

Per evitare di macchiare l’altra pagina una volta che si chiudeva il quaderno, si usava la carta assorbente. Essa si acquistava insieme al quaderno, era attaccata alle pagine della copertina, ma si trovava anche sciolta. (quest’ultima era generalmente di migliore qualità). La carta assorbente che si acquistava col quaderno era azzurrina; quella che acquistavi sciolta era bianca.

C’erano la gomma da matita e quella da inchiostro, molto ruvida. Spesso gli alunni meno diligenti, insistendo sul foglio con quest’ultima, vi creavano degli inestetici buchi. Ovviamente non c’erano bianchetti.

Esisteva la matita di graffite, usata per i disegni e in particolare per geometria. Le matite colorate erano solo in sei colori, non c’era la varietà di tonalità di oggi.

I quaderni erano di formato piccolo: due a righe (uno per la brutta e uno per la bella copia) e due a quadretti (uno per la brutta e uno per la bella copia). Si foderavano con la carta della spesa della mamma, bella, ripiegata bene, a volte stirata per toglierle le pieghe.

Esistevano gli album da disegno, ma di formato piccolo.

I righelli, come anche le squadre, erano di legno.

L’astuccio era di legno, con due scomparti, uno per la penna, che non doveva rompersi, e uno per le sei matite colorate, la matita da disegno e le gomme.

LE CLASSI

Esse non erano miste: c’erano sezioni maschili e sezioni femminili. Nelle scuole di campagna, dove l’esiguo numero degli iscritti non consentiva di creare più di una sezione, ci si limitava però a mettere da una parte dell’aula tutti i maschi e dall’altra tutte le femmine; del resto anche in chiesa era così.

La classe della nonna non era numerosa: si ricorda che c’erano solo quindici alunni.

MATERIE D’INSEGNAMENTO

italiano geografia storia matematica e geometria scienze educazione fisica religione musica educazione artistica

Una maestra si occupava di tutte le materie, anche di educazione fisica e di religione. La maestra di mia nonna era una suora.

Entrati in classe, ci si faceva il segno della croce e si recitavano l’Ave Maria, il Padre Nostro e a volte il Salve Regina.

Tutte queste preghiere erano recitate rigorosamente in latino. Poi si iniziava la lezione.

Nelle ore di ed. musicale non si imparava a suonare nessuno strumento. Non c’era l’aula di musica. Una volta alla settimana si cantava l’”Inno di Mameli”.

Interessante il fatto che una volta alla settimana si portava invece il “lavorino”. Esso consisteva nel confezionare un centrino all’uncinetto (comuni erano i centrini per rivestire il portapane), delle solette per le scarpe con i ferri e della lana usata o un tovagliolo ricamato.

Non era contemplato lo studio della lingua straniera alla scuola elementare.

Educazione fisica consisteva solo in alcuni semplici esercizi (di solito flessioni, saltelli,…). Non c’era palestra: essi venivano svolti in aula, nello spazio tra banchi, solo per sgranchirsi un po’ le ossa o in cortile.

Non c’era biblioteca scolastica; c’era però la biblioteca parrocchiale.

Non si svolgevano attività pomeridiane, per cui non c’era neanche la necessità di una mensa scolastica.

Non c’era la possibilità di usufruire del trasporto col pulmino: si andava a scuola a piedi o in bicicletta.

L’INTERVALLO

Durava circa dieci minuti, durante i quali, come oggi, si mangiava e si giocava.

Durante l’intervallo di solito le bambine saltavano con la corda e giocavano al gioco della settimana; i maschi invece giocavano a pallone.

Lo spuntino, offerto dalla stessa scuola, consisteva in mezza pagnottella e una marmellatina molto compatta, confezionata in porzioni singole in una vaschetta di plastica. Veniva offerto anche un bicchiere di latte (preparato con il latte in polvere), in un bicchiere di metallo.

COMPITI

I compiti non erano molti: di solito la nonna li svolgeva all’oratorio dalle suore. Venivano assegnati per lo più di matematica, geografia, musica e italiano.

I temi erano di solito sulla famiglia, sui compagni e sulle vacanze.

La nonna si ricorda che in quegli anni aveva scritto una lettera ai soldati in Africa Orientale e aveva vinto il primo premio alla stampa di Torino. Di solito la nonna studiava molte poesie a memoria.

I voti erano quasi sempre numerici. Alla fine del quadrimestre veniva formulato un giudizio globale. La nonna ricorda con fierezza che aveva sempre ottimo di condotta.

Gite e uscite didattiche La scuola non organizzava né gite né uscite didattiche sul territorio. A ciò però provvedeva abbondantemente la parrocchia.