Terapia dei disturbi mentali parte nona Terapia dei disturbi mentali
Terapia dei disturbi mentali fattori endogeni fattori esogeni funzione terapia somatica terapia psicosociale terapie integrate (biopsicosociali)
Terapie combinate e storia della psichiatria (Warner) verso la fine del ‘700 (“trattamento morale”) e nella II metà del ‘900 (“rivoluzione sociopsichiatrica”) prevale in periodi di espansione economica moderata; si riduce in periodi di depressione economica le t.c. si presentano ciclicamente nella storia della prassi psichiatica
Terapie combinate e psichiatria transculturale (Leff) “guaritori” in Africa e Asia: uso di erbe, contenzione, attività lavorative, coinvolgimento comunità le t.c. non sono appannaggio di un determinato contesto socioculturale
Terapie combinate e studi di efficacia Gli studi sugli effetti delle terapie tendono a segnalare la maggiore efficacia delle terapie combinate rispetto alle monoterapie (sia di marca biologica che psicosociale) radice e frutto dell’attuale diffondersi della concettualizzazione biopsicosociale della natura umana e, quindi, di una sua multideterminazione (bio-psico-sociale)
Terapia biopsicosociale per definizione è terapeutico qualsiasi intervento che incide sulla relazione tra il corpo e il mondo le terapie somatiche incidono sulla relazione modificando il corpo; le terapie psicologiche incidono sulla relazione modificando il mondo la conoscenza dell’efficacia dei diversi strumenti terapeutici (bio-psico-sociali) è la condizione necessaria, ma non sufficiente, per l’attuazione della cura l’elemento sufficiente è la costituzione della relazione di cura
Alleanza terapeutica e psicoterapia L’alleanza costituisce il fattore aspecifico dell’esperienza psicoterapeutica correlato al buon esito della psicoterapia (Bordin 1975; Luborsky 1976) La gestione delle vicissitudini connesse all’alleanza è un elemento fondamentale rispetto al buon esito di qualsiasi tipo di intervento terapeutico
definizione “L’alleanza terapeutica indica il rapporto collaborativo che si stabilisce tra paziente e terapeuta” (Lingiardi 2002) Le teorie sull’alleanza sono espressione della concettualizzazione della collaborazione nella teoria sulla mente adottata dal clinico
definizione Transfert reale (Freud 1913) Alleanza dell’Io (Sterba 1934) Transfert razionale (Fenichel 1941) Alleanza terapeutica (Zetzel 1958) Transfert maturo (Stone 1961) Alleanza di lavoro (Greenson 1965) Alleanza di trattamento (Sandler, Dare, Holder 1973) Modello panteorico di alleanza (obiettivi-compiti-legame; Bordin 1975) Negoziazione intersoggettiva (Safran, Muran 1998)
Alleanza terapeutica: la teoria
Alleanza e teoria dei sistemi motivazionali La teoria sull’alleanza terapeutica qui presentata è l’espressione della concettualizzazione sul rapporto di tipo collaborativo proposta dalla teoria dei sistemi motivazionali
Motivazioni interpersonali e coscienza la coscienza è un processo riflessivo che consente l’autoregolazione (modulazione) del comportamento il livello e la qualità della coscienza sono variabili dipendenti dalla relazione attuale tra il soggetto e il mondo e dalla memoria relativa al tipo di relazione attuale nelle relazioni diadiche la qualità della coscienza varia a seconda del tipo di rapporto in atto (attaccamento/accudimento; agonismo; cooperazione) il tipo di rapporto influenza lo stato di coscienza di entrambi i partecipanti al rapporto
Qualità della coscienza ampiezza: molteplicità dei contenuti della coscienza continuità: fluidità nella transizione da un contenuto di coscienza all’altro
Qualità della coscienza nell’attaccamento ampiezza: focalizzazione sul bisogno di aiuto (sé) e sulla disponibilità all’aiuto (altro) continuità: difficoltà ad accedere a informazioni relative a “sé non-vulnerabile”
Qualità della coscienza nell’accudimento ampiezza: focalizzazione sulle capacità di aiuto (sé) e sulla richiesta di aiuto (altro) continuità: difficoltà ad accedere a informazioni relative a “sé vulnerabile”
Qualità della coscienza nell’agonismo ampiezza: focalizzazione sulle capacità relative alla dominanza/sottomissione (di sé e dell’altro) continuità: difficoltà ad accedere a informazioni relative ad altre possibili relazioni di sé-con-l’altro
Il rapporto interpersonale come strumento e fine motivazionale Nei comportamenti di attaccamento, accudimento e agonismo la relazione interpersonale costituisce sia lo strumento che il fine dell’azione intersoggettiva
Il rapporto interpersonale come strumento e fine motivazionale Nel comportamento cooperativo la relazione interpersonale costituisce lo strumento per il raggiungimento del fine condiviso, fine esterno alla relazione interpersonale. La valutazione della capacità proprie e altrui, congiuntamente con la valutazione delle caratteristiche dell’oggetto proprio del fine, è necessaria per progettare e attuare l’azione intersoggettiva.
Qualità della coscienza nella cooperazione ampiezza: molteplicità dei contenuti relativi a sé, all’altro e all’oggetto continuità: necessità di un’elaborazione ad un tempo in parallelo e alternata delle informazioni relative a sé, all’altro e all’oggetto
Motivazioni interpersonali e coscienza La cooperazione è il tipo di rapporto interpersonale che è, ad un tempo, espressione e sostegno alla migliore qualità della coscienza dei partecipanti alla relazione, e, quindi, alla migliore qualità dell’autoregolazione del comportamento dei partecipanti alla relazione
Psicopatologia, coscienza e cooperazione E’ plausibile sostenere la correlazione lineare tra gravità del quadro psicopatologico, alterazione della coscienza (deficit nell’ampiezza e nella continuità rappresentativa; ridotta modulazione del comportamento) e deficit cooperativo.
Alleanza terapeutica: la prassi
definizione L’alleanza terapeutica indica la quota di rapporto di tipo cooperativo presente nella relazione terapeutica
Assetto motivazionale della relazione terapeutica relazione terapeutica = relazione professionale (di aiuto) copioni di ruolo socioculturalmente codificati motivazioni sovrapersonali (affiliazione socioculturale)
Assetto motivazionale della relazione terapeutica relazione terapeutica = (relazione professionale) di aiuto attaccamento/accudimento (sofferenza) agonismo (diversità competenze) cooperazione (fine condiviso) motivazioni interpersonali
Costruzione dello stile relazionale paritetico nella relazione terapeutica La relazione terapeutica, come tutte le relazioni professionali (di aiuto e non) si fonda sulla non-pariteticità dei ruoli e delle competenze tra professionista e utente. La costruzione della pariteticità costituisce una tendenza la cui piena realizzazione si attuerà alla fine dell’esperienza terapeutica.
Costruzione del rapporto cooperativo nella relazione terapeutica il rapporto di tipo cooperativo si caratterizza per: la presenza di un fine condiviso stile relazionale paritetico la relazione terapeutica deve tendere alla costruzione: di un fine condiviso di uno stile relazionale paritetico
Costruzione del fine condiviso nella relazione terapeutica la costruzione del fine condiviso richiede la sintonizzazione tra: la richiesta (di aiuto) del paziente la proposta (di aiuto) del terapeuta
Richiesta di aiuto e analisi della richiesta Per una buona sintonizzazione tra richiesta e proposta di aiuto è preliminarmente necessario decodificare con accuratezza la richiesta tramite l’analisi della richiesta
Analisi della richiesta invio problema aspettative
invio identità dell’inviante rapporto con il paziente comunicazione relativa all’invio
problema contenuto datazione precedenti tentativi di soluzione spiegazione causale
aspettative aspettative positive aspettative negative
Costruzione del fine condiviso nella relazione terapeutica La sintonizzazione tra la richiesta di aiuto del paziente la proposta di aiuto del terapeuta, necessaria per la costruzione del fine condiviso, deve essere frutto di un processo negoziale tra paziente e terapeuta La negoziazione si nutre positivamente dell’esplicitazione, da parte del terapeuta, tanto dei limiti rispetto alle aspettative quanto della modificazione, nel tempo, del fine stesso
Costruzione dello stile relazionale paritetico nella relazione terapeutica La costruzione della pariteticità si realizza tramite uno stile comunicativo teso a ridurre la naturale non-pariteticità della relazione professionale. Tale stile si fonda su particolari elementi di tecnica del colloquio
Tecnica del colloquio tendente alla costruzione della pariteticità nella relazione terapeutica domande interpretazioni esposizione emotiva gestione della crisi
Le domande nella relazione terapeutica tendente alla pariteticità Privilegiare il far domande su contenuti spontaneamente espressi dal paziente, piuttosto che su contenuti introdotti dal terapeuta
Le interpretazioni nella relazione terapeutica tendente alla pariteticità Considerare le proprie interpretazioni, spontanee o sollecitate dal paziente, come ipotesi da sottoporre a verifica tramite l’attiva partecipazione di tipo interlocutorio del paziente (“ipotesi mia nostra”)
L’esposizione emotiva nella relazione terapeutica tendente alla pariteticità L’esposizione emotiva del terapeuta è un segnale di tendenza alla pariteticità quando: è una risposta ad una richiesta del paziente è espressione della difficoltà del terapeuta In entrambi i casi, lo stato emotivo è da trattare come elemento mio nostro
La gestione della crisi tendente alla pariteticità nella relazione terapeutica La crisi deve essere considerata come espressione del limite del terapeuta nel soddisfare le richieste/bisogni del paziente. L’analisi della crisi deve focalizzarsi sull’individuazione delle richieste/bisogni del paziente non esaudite nella relazione terapeutica. Tale analisi potrà esitare o nella sintonizzazione del terapeuta su richieste/bisogni non accolti o nella progettazione di altri contesti terapeutici idonei per la soddisfazione di quelle richieste/bisogni
La gestione della crisi tendente alla pariteticità nella relazione terapeutica Un’autentica rinegoziazione del rapporto, stimolata dalla crisi del paziente, comporta necessariamente il cambiamento da parte del terapeuta della relazione con il paziente. Il cambiamento del terapeuta è l’elemento fondante l’esperienza della pariteticità (alleanza) nella relazione terapeutica
Le terapie combinate in azione: la costruzione della relazione co-terapeutica necessità di definire obiettivi distinti per ogni singolo contesto terapeutico (con relativa analisi della richiesta e contrattazione) contrattazione tra curanti e paziente/i sul senso della comunicazione tra i curanti disponibilità a modificare la composizione degli interventi durante il processo terapeutico come espressione delle fasi di ri-contrattazione della richiesta
dalla terapia combinata alla terapia integrata soprattutto nei casi gravi si rileva un deficit di integrazione emotivo-cognitiva dell’esperienza è probabile che nei diversi contesti terapeutici il paziente progressivamente instauri, sollecitato dai diversi stili terapeutici correlati ai diversi obiettivi, relazioni diversificate con i diversi curanti, con ridotta integrazione di tale diversità esperenziale
dalla terapia combinata alla terapia integrata è probabile che i diversi curanti costruiscano immagini diverse del paziente, che possono risultare, nel dialogo tra i curanti, incompatibili (effetto del deficit di integrazione nel paziente) i curanti possono entrare tra essi in conflitto sul tema dell’immagine del paziente (e del correlato “giusto” intervento terapeutico)
dalla terapia combinata alla terapia integrata se i curanti elaborano il loro conflitto come espressione della ridotta integrazione dell’esperienza terapeutica da parte del paziente, allora ciascun terapeuta può far convivere, nella propria mente, le diverse immagini del paziente tale rappresentazione multipla del paziente nei diversi curanti costituisce la premessa per l’integrazione della molteplicità di sé nella mente del paziente.
dalla terapia combinata alla terapia integrata in quest’ottica la conflittualità tra i curanti, soprattutto nei casi gravi e se il progetto terapeutico è condiviso dai terapeuti, assume il senso di indicatore del processo terapeutico.
dalla terapia combinata alla terapia integrata la gestione e risoluzione del conflitto consente il passaggio dalla “dichiarazione di intenti collaborativa” tra i curanti (terapia combinata) ad una “esperienza collaborativa” costruitasi grazie al conflitto (terapia integrata) in tal modo la relazione cooperativa tra i curanti costituisce un modeling esperenziale per il/i pazienti
Conclusioni piano metateorico necessità della conoscenza multidisciplinare (biopsicosociale). piano teorico enfasi sulla singolarità biopsicosociale della persona. piano clinico necessità di una prospettiva dimensionale (transnosografica) nell’inquadramento clinico dei disturbi mentali. piano terapeutico ricerca di uno stile negoziale nel rapporto con il paziente per la costruzione del singolare percorso terapeutico (bio-psico-sociale).
bibliografia Safran J., Muran J.: Teoria e pratica dell’alleanza terapeutica, Laterza, 2003 Lingiardi V.: L’alleanza terapeutica, Cortina ed., 2002 Liotti G., Monticelli F.: I sistemi motivazionali nel dialogo clinico, Cortina, 2008 Psicobiettivo: L’alleanza terapeutica, XXX, 1, 2011 Liotti G.: La dimensione interpersonale della coscienza, Carocci, 2005 Ey H.: La teoria organodinamica della malattia mentale. Astrolabio-Ubaldini Editore, Roma, 1977. Ceccarelli M.: “La mente, proprietà della relazione corpo-mondo”, Psicoobiettivo, XXIX, 2, 2009 Ceccarelli M., Morganti G.: “Solo se mi oppongo esisto: La terapia familiare come strumento per la costruzione di un setting individuale”, in: Liotti G., Farina B., Rainone A.: Due terapeuti per un paziente. Dalla teoria dell’attaccamento alle psicoterapie a setting multipli, Laterza, 2005