Gioco d’azzardo e rischio

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Gioco d’azzardo e rischio

Quando si parte il gioco de la zara, colui che perde si riman dolente, repetendo le volte, e tristo impara; con l’altro se ne va tutta la gente… In questi versi, che aprono il sesto Canto del Purgatorio dantesco, il poeta dà una precisa descrizione del gioco della zara, che si praticava a Firenze alla fine del XIII secolo.

Si tratta di un gioco, il cui nome deriva dall’arabo zarh, che significa dado. E’ proprio da questo nome, preceduto dall’articolo, az-zarh, che derivano lo spagnolo azar e il francese hasard, nonché l’italiano azzardo. La zara è uno dei primi e più diffusi giochi d’azzardo dell’Italia tardomedievale. La sua derivazione araba, come mostra anche il suo nome, è evidente. Probabilmente il gioco è arrivato in Italia (e in tutta l’Europa) a seguito delle crociate, diffondendosi poi soprattutto nelle città italiane e provenzali che intrattenevano rapporti commerciali con la sponda sud del Mediterraneo.

Mentre in Francia e in Inghilterra i giochi di dadi rimangono a lungo clandestini, confinati nelle taverne e associati al mondo della marginalità, in Italia e in Provenza essi si svolgono nelle pubbliche piazze e sono oggetto, in fase molto precoce, di una legislazione specifica.

La condanna patristica Sant’Agostino, Enarrationes in Psalmos, 40, 5: Non dobbiamo infatti parlare ora dei desideri dei malvagi, poiché molti trovano riposo nei teatri, nel circo, nell'anfiteatro, nel giuoco, nei piaceri delle osterie, molti nelle voluttà dell'adulterio, molti nelle violenze delle rapine, molti nell'inganno e nelle truffe; in tutte queste cose gli uomini trovano riposo. Che significa trovano riposo? Significa che in tali cose trovano piacere. Ma allontaniamoci da tutte queste cose, e veniamo all'uomo innocente; egli si riposa nella sua casa, nella sua famiglia, nella sposa, nei figli, nella povertà, nella sua piccola proprietà, nell'ultima seminagione fatta con le sue mani, nella casa costruita con il suo lavoro; gli innocenti si riposano in queste cose.

Giovanni Crisostomo, Homilia 6 in Matthaeum (PG 57, col Giovanni Crisostomo, Homilia 6 in Matthaeum (PG 57, col. 70): “Non dat Deus ludere, sed diabolus”

Legislazione romano-bizantina Digesto (D. 11.5.2.1) è vietato giocare in denaro Codice (C.3.43.1.1) divieto sia in pubblico che in privato ma Sono ammesse due eccezioni: Causa convivi (sono ammessi giuochi in occasione di banchetti e feste familiari) D. 11.5.4pr. Causa virtutis (legittimi i giuochi di carattere ginnico sportivo, sui quali è ammesso stipulare scommesse) D. 11.5.3

La condanna è ripresa dal diritto canonico Graziano, Decretum, distinctio 35, can. Episcopus, Che cita Reginone di Prum, Burcardo di Worms e Ivo di Chartres per afffermare: 1. I vescovi, presbiteri e diaconi che pratichino l’azzardo in modo tale da non poter smettere (deservire) vanno fermamente condannati (certe dampnetur) [la pena darà la deposizione] 2. Anche gli ordini minori, e soprattutto i laici, sono tenuti a smettere l’azzardo sotto pena di scomunica.

Un problema economico Dal punto di vista economico si poneva il problema dei proventi derivanti dall’azzardo. Il modello per tutti era quello evangelico di Zaccheo (Luca 19, 1-10), il quale, dopo l’incontro con Gesù, gli dice: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». La conclusione che ne traevano i teologi medievali era che c’erano dei lucra che andavano restituiti ed altri che andavano dati in elemosina. Di qui tutta una riflessione sul valore dei tali lucra.

Un problema giuridico Nel corpus iuris civilis i profitti di gioco erano proibiti, mentre le consuetudini e gli Statuti medievali procederanno alla loro regolamentazione.

Un problema morale De ludo aleae… teneas quod illi qui ludunt ad aleas vel taxillos, et qui ludo intersunt, vel sunt participes, vel inspectores ludi, peccant; et maxime si sint clerici (Raymond de Peñafort, Summa paenitentiae)

Raymond de Peñafort, summa de paenitentia, l. 2, t.8 Quam magum peccatum sit patet, inter alia, ex novem quae in talibus ludis attenduntur: Primum, desiderium lucrandi: ecce cupiditas, quae radix est omnium malorum Secundum est voluntas spoliandi proximum: ecce rapina Tertium est usura maxima… Quartum est multiplicata mendacia et verba otiosa et vana Quintum est blasphemia: ecce heresis Sextum, corruptio multiplex proximorum qui ad ludum inspiciendum de consuetudine prava conveniunt Septimum est scandalum dbonorum Octavum contemptus prohibitionis sanctae matris Ecclesiae Nonum est omissio temporis et bonorum quae in illo tempore teneatur facere.

ma… Nella Summa de paenitentia si distingue tra Azzardo come comportamento abituale teso all’arricchimento. Azzardo praticato in modo saltuario teso al divertimento. In questo caso le vincite non sono obbligate alla restitutio, ma possono essere date in elemosina, nel caso che Sia verificata la causa recreationis Si sia trattato di modicum ludere L’attività ludica dev’esser stata libera

Lo spazio dell’azzardo Nell’Italia comunale la scelta topografica non è priva di significati simbolici e pratici: l’azzardo è di norma permesso nella piazza della cattedrale, in quella del mercato o in altri luoghi collocati nel cuore della città. Il dato che emerge è la volontà politica di rendere visibili le attività ludiche, dando vita a una sorta di controllo comunale su di esse... a Bologna le autorità cittadine tendono a porre sotto il proprio controllo le bische private, lasciandone inizialmente la gestione ai barattieri. Anche in questo caso non si tratta di un processo isolato ma più generale, che porta, nell’Italia comunale della seconda metà del XIII secolo, alla nascita di un istituto che colpisce per la sua «modernità»: la bisca pubblica. Ceccarelli, p. 137

Come si arriva a giustificare l’azzardo? 1. Tommaso d’Aquino fa una distinzione tra “acquisizione di per sé illecita” (come il furto e la rapina) e “atto illecito che genera lucro” (come l’attività degli istrioni o delle meretrici): mentre per la prima tipologia l’unica possibilità di perdono è legata alla restituzione, per la seconda si può contemplare la elargizione in elemosina ai poveri.

2. la scuola francescana Summa fratris Alexandri Una separazione tra ciò che appartiene alla sfera della legge di Dio (la cupiditas) = foro interno ciò che riguarda la vita associata degli uomini (il lucrum) = foro esterno Tanto la meretrice quanto il mercante non sono tenuti a restituire ciò che hanno acquisito perché, benché mossi dal desiderio di guadagno (ex ardenti cupiditate), non violano alcuna norma che regola le obbligazioni. Anche il giocatore d’azzardo, benché non honestum, non può essere obbligato né alla restituzione, né all’elemosina, in quanto il suo guadagno è legittimo.

A Perpignan, nel XIII sec. C’era una bisca pubblica: cfr. p. 214 L’intenzione peccaminosa non invalida un contratto (la storia di Giuda e Tamar Gen. 38) “licet cupiditas… sit viciosa, non propter hoc sequitur quod emptio sit de se viciosa” Bisogna distinguere tra materia (il peccato o la cupiditas) e la forma (che va giudicata in base a criteri giuridico-economici)

Concezione volontaristica del diritto La voluntas delle parti, liberamente interagenti, ha la forza di trasformare un patto nudo in obbligazione. Il gioco d’azzardo in questo senso somiglia al voto di povertà: ambedue sono un’obbligazione contrattuale. Come nessuno può sciogliere dal voto di povertà (rinuncia al diritto di possedere) liberamente espresso, altrettanto nessuno può recidere un contratto di trasferimento di dominium anche se fosse conseguenza di un gioco d’azzardo.

Riflessi pastorali Riccardo di Mediavilla: L’attività che il confessore deve tentare di reprimere non è l’azzzardo di per se stesso, ma la consuetudo ad ludere ex cupiditate, tipica del giocatore di professione o di quei soggetti che sono vittime di comportamenti compulsivi.

Altri giochi Gli scacchi Gioco di origine indiana che si diffonde in Europa, grazie agli Arabi, a partire del secolo XII. Iniziale diffidenza della Chiesa (Huguccio, Summa Decretorum in D. 35, c.1: « Quid de ludo scaccorum? Credo similiter esse peccatum mortale si fiat causa voluptatis vel cupiditatis. » e Bernardo da Chiaravalle, De laude novae militiae) Accursio invece lo contrappone al gioco d’azzardo, perché basato non sul caso, ma sul naturale ingenium (in Nov. 123.10.1)

I tornei Due decretali di Alessandro III li condannano per la loro violenza, e perché provocano ferimenti e morti (non fa riferimento a scommesse) Summa fratris Alexandri. Dato che i torneantes stipulano dei patti, i beni possono legittimamente essere tenuti da colui che li ha vinti.

Bernardino da Siena O così anco colui che dice: « Oh che bisognava ardere i tavolieri? Elli bastava a levar via il gioco senza ardarli, e conduciare che chi giocava, si rimanesse [astenesse] di quello e d’ogni suo malfare. » Tu dici: - Oh si giuoca in segreto! - Io ti domando se tu ha’ memoria di quello che io ti dissi. Io so’ bene ch’io non t’ho detto che tu arda e’ tavolieri, e poi giochi; so’ io ch’io ti dissi, che tu ti rimanesse del gioco, che non n’è boccone di buono; e perché non te ne venisse voglia, che tu ardesse e’ tavolieri e l’altre cose che ti davano cagione di giocare. Quaresimale Siena 1427, pred. XXV, 50

Il “castello del diavolo” o falò delle vanità i roghi che si tenevano al termine dei cicli di predicazione, nei quali i fedeli portavano a bruciare dadi, tavolette di gioco, carte, oltre a quant’altro serviva la pratica del gioco d’azzardo. Per Bernardino sono attestati al termine del ciclo di predicazioni a Bologna nel 1423, a Firenze nel 1424, e a Perugia.

La condanna dell’azzardo su basi nuove Con l’Osservanza non si pone più in discussione la liceità della traslatio dominii che si realizza nel gioco d’azzardo Quanto la sua utilità nel contesto del programma di normazione dell’economia cittadina, che ha il suo fulcro nella nozione di bonum commune.

Si apre la strada alla giustificazione di altri “contratti aleatori” Proprio la condanna dell’azzardo costringe i teologi ad analizzare la natura dei contratti aleatori, la cui realizzazione non sempre appare contraria al bonum commune E’ così che verranno giustificati ed approvati i contratti di assicurazione