III modulo, seconda parte Poseidonia-Paestum L’Heraion alla foce del Sele Questo file ha un utilizzo esclusivamente didattico
Heraion alla foce del Sele Strabone, libri V e VI dedicati all’Italia; inizio libro VI “dopo la foce del Sele, la Lucania ed il santuario di Hera Argiva, fondazione di Giasone e vicino, 50 stadi, a Poseidonia”. Plinio, NH III, 70 “dal territorio di Sorrento fino al fiume Sele si estende per trenta miglia il territorio picentino, un tempo appartenete agli etruschi, famoso per il tempio di Giunone Argiva costruito da Giasone”. Per Strabone alla sn del Sele; per Plinio nel territorio dei Picentini, quindi sulla ds del fiume. Il fiume è un confine, tra la Lucania, greca, e i Picentini, etruschi. Negli itinerari romani il fiume è sempre segnato e così Poseidonia, del santuario non resta traccia. Nelle descrizioni dell’Italia del 500 e del 700 gli eruditi, che conoscono Plinio e Strabone, non sanno dove fosse ubicato il santuario; evidentemente non restavano ruderi di una qualche importanza architettonica. A 9 km da Poseidonia
Luogo che presentava le peculiarità essenziali per un luogo sacro: a 1500 m dalla foce del fiume, che era navigabile; il fiume scorre tranquillo e presenta degli ottimi punti di approdo; il fiume è confine naturale ed è via di collegamento con la sponda ionica: asse Sele-Basento, via di comunicazione tra Sibari e Metaponto e la sponda tirrenica. Non sembra vi sia continuità tra fase pregreca e fase greca; tracce di abitato tra fine Bronzo e primo Ferro (XII-XI secolo), ma quando arrivano i Greci il luogo era deserto. in antico il luogo doveva presentarsi come una laguna, lussurreggiante di piante acquatiche; immagine simbolica dei mitici giardini di Hera, dove fiorivano piante e arbusti e pascolavano animali in libertà. Piante che richiedono acqua come l’olmo, pioppo, salice; mirto, piante a bulbo come narciso, croto, iris.
Capaccio, Madonna del Granato
Heraion del Sele
Costruzione di ceri su una forma di barca; singolare il richiamo ai modellini di barche trovati negli Heraia. Culto della Madonna, madre, a Capaccio; l’immagine reca la melagrana: Madonna del Granato. Culto attestato dal XII secolo nella Cattedrale di Capaccio La Centa
Umberto Zanotti Bianco (1899-1963) Paolo Orsi (1859-1935) Nel 1933 si data la prima ricognizione topografica di Paola Zancani Montuoro, che parte da Strabone (sulla sn. Sele) e di Umberto Zanotti Bianco, fondatore della Società Magna Grecia
Paola Zancani Montuoro (1901-1987)
Non sembra sia esistito un muro di cinta, un peribolo, ma era il fiume stesso, con le sue acque a determinare i luoghi dove edificare e quelli da lasciare liberi per i giardini di Hera.
tempio stoai altare edificio quadrato sacello B A Il santuario si sviluppa intorno ad un altare di ceneri che poggia direttamente sul livello di sabbia e di argilla che costituisce il suolo del santuario; altare di ceneri dei sacrifi e di offerte, semplice eschara. Pausania V, 13, 8 “di cenere vi è un altare per Hera Samia, per nulla più appariscente di quelli che in Attica gli ateniesi chiamano focolari improvvisati”. L’altare di ceneri è stato inglobato nell’altare B, in asse con quello A (m 15), ma più piccolo (m 9,50). edificio quadrato
altare B, dall’eschara all’altare
Portico settentrionale (primi decenni VI secolo) m 24,30 x 7,5
Portico meridionale (metà VI secolo) m 30 x 7,69
Tempio di Hera Il tempio di fine VI secolo
Ekatompedon (100 piedi) m 34,30 x 17,80 Primo progetto del tempio, riconosciuto soltanto dai cavi di fondazione riempiti di sabbia finissima. Tempio della metà VI secolo, mai portato a termine. Ekatompedon (100 piedi) m 34,30 x 17,80
Tempio fine VI secolo (m 38,60 x 18,36; peristasi di 8 x 17 colonne)
Kymation lesbico Kymation ionico Sima a L
edificio di accoglienza (m 30,20 x 7,67)
edificio per banchetti (m 15,90 x 5,50)
Edificio quadrato (m 12 x 12), fine V, inizi IV secolo a.C.
Edificio quadrato
bothroi
Il sacello, ex thesauròs