Il turismo in sociologia Le scienze sociali cominciano ad occuparsi di turismo nei primi decenni del novecento, dedicandosi per lo più ai fenomeni economici determinati dal flusso dei forestieri. La geografia economica si è affiancata all’economia per identificare i caratteri e le funzioni delle aree (regioni) turistiche e per elaborare metodi per cogliere le vocazioni turistiche. L’economia e la geografia sono discipline che hanno maggiori tradizioni nel settore, tuttavia, per via delle trasformazioni di comportamento delle popolazioni interessate si è manifestata l’esigenza di un approccio psicologico e sociologico in grado di analizzare le motivazioni che spingono i soggetti a mutare i loro comportamenti (turisti, ospiti, popolazione locale e organizzatori)
Il forestiero – 1a parte I contributi della riflessione sociologica si delineano negli anni venti e trenta in Germania come uno dei modelli di comportamento della figura del forestiero (estraneo, straniero). Il forestiero presenta, per la comunità integrata, motivi di fascino e di timore, proprio per il cambiamento che la sua presenza comporta. Il forestiero viene definito da G. Simmel (1903), col termine blasé cioè scanzonato, disincantato che sa prendere sul serio senza mai prendere sul serio. Nelle società urbanizzate e industrializzate dell’occidente il forestiero viene considerato il “cittadino ideale” perché lo straniero si trova nell’habitat sociale favorevole per lui grazie ai rapporti legali, al confronto culturale ed alla razionalità strumentale.
Ø l’obiettività (il giudice) Ø la generalità (l’ebreo) Il forestiero - 2a parte Simmel nell’analisi della figura del forestiero individua tre criteri individuando delle figure sociali specifiche: Ø la mobilità (il commerciante) Ø l’obiettività (il giudice) Ø la generalità (l’ebreo)
Il forestiero dal punto di vista della comunità integrata Ø Egli è abbastanza mobile per non far parte completamente della mobilità ma al tempo stesso abbastanza stabile per vivere nella comunità (il commerciante si colloca nel gruppo in cui si è stabilito, ma anche esternamente perché non ha radici). Ø Egli è ritenuto obiettivo perché non ha vincoli con la collettività ed è al tempo stesso coinvolto e distaccato Ø Nel Medio evo agli ebrei venivano attribuite le imposte in maniera fissa. Simmel con questa similitudine intende che i forestieri non sono tutti uguali ma che vengono percepiti come tali.
La comunità integrata dal punto di vista del forestiero Il forestiero di fronte ad una comunità integrata con cui entra in contatto ha dapprima un senso di smarrimento poiché in ogni comunità vi è una mappa condivisa di simboli, di regole e di segnali tra gli individui della comunità ed egli deve osservare, rilevare ed assumere in modo da farsi accettare all’interno della comunità stessa. A seconda delle intenzioni e delle aspirazioni assunte nei confronti della comunità il forestiero assume fisionomie diverse (l’immigrato, l’ospite, il professionista, lo straniero) a seconda anche del luogo di provenienza o della cultura.
Dal forestiero al turista Lo studio del movimento dei forestieri nasce dall’interesse per i viaggi che vengono intrapresi a fini di ricreazione, di piacere, di attività lavorative o professionali o in occasione di manifestazione o avvenimenti. Negli anni trenta un impulso alla considerazione sociologica del forestiero viene da Wiese che ricollegandosi a Simmel sostiene che il culto del forestiero si sviluppa là dove l’incontro con il medesimo presenta vantaggi economici o di curiosità. Morgenroth mette in risalto l’importanza della funzione di consumo che il movimento dei forestieri e Ogilvie (1933) sintetizza la figura del turista: “il denaro che i turisti spendono durante il viaggio viene tratto dalla attività ordinaria e dalla loro residenza abituale, non guadagnato nei luoghi visitati”.
Dal forestiero al turista Negli anni cinquanta la riflessione sociologica riscopre il problema del tempo libero ed il desiderio di esperienza come impulso fondamentale all’esistenza del turismo. La Conferenza dell’ONU sui viaggi, tenuta a Roma nel 1963 sostiene che per i visitatori temporanei che si fermano almeno ventiquattro ore nel paese visitato gli obiettivi più rilevanti dell’attività di turistica sono: Il piacere (vacanza, studio, salute, religione, sport); Gli affari (commercio, interscambio), missioni, convegni). Ai turisti si affiancano gli escursionisti che sono coloro che sostano in un paese straniero per meno di 24 ore (compresi i viaggiatori in crociera).
Le tipologie del turismo - La gradazione del carattere turistico Le tipologie del viaggiatore possono essere raccolte in dimensioni : Durata minimale e marginale quelle che si compiono nell’arco di una giornata (escursionisti). Volontarietà il turista spinto per motivi di piacere, egli non subisce costrizioni politiche né emotive nell’abbandonare la propria dimora Direzione del movimento (andata e ritorno) Lunghezza del viaggio (soggiorno alle terme, viaggio di studio Scopo del viaggio
Le tipologie del turismo - La differenziazione delle motivazioni Il turismo si articola inoltre in esperienze diverse secondo le motivazioni, le modalità di escursione e il rapporto instaurato con gli altri : I primi turisti sono orientati alla novità (il loro viaggio è multidimensionale); I secondi si muovono con l’intento di interrompere la routine quotidiana (viaggio monodimensionale).
Le tipologie del turismo - L’articolazione degli obiettivi Si distinguono per interesse in: turismo etnico; turismo culturale; turismo storico; turismo d’ambiente; turismo ricreativo.
Le tipologie del turismo - Le modalità organizzative La casistica delle modalità organizzative: Esploratori (vivono come osservatori); i turisti d’élite (individui che sono stati sempre in viaggio e che fanno cose fuori dal normale); i turisti “fuori giro”; (si allontanano dalle folle); i turisti insoliti (sono quelli che partono con un viaggio organizzato e acquistano pacchetti opzionali); il turismo di massa.