Università degli studi della Calabria

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Transcript della presentazione:

Università degli studi della Calabria ARCAVACATA Cosenza, 16 e 17 giugno 2009 Avv. Francesco Benedetto – Università di Bologna - fr.benedetto@gmail.com

Scandali finanziari e questioni regolamentari

Argomenti 2001-2003: dallo scoppio della bolla finanziaria al Sarbanes Oxley Act Enron (storia) Worldcom (cenni) Sarbanes Oxley Act (esposizione ed attuali critiche) 2003-2005: gli scandali italiani (ed europei?) Parmalat Cirio Bancopoli La tutela dell’investimento e del risparmio in Italia Sindaci, amministratori indipendenti Altri gatekeepers (revisori, analisti, società di rating) (cenni) Banche e vigilanza (cenni) La piu’ recente produzione normativa in Europa Direttiva sugli abusi di mercato

Domande Cosa e’ accaduto? E’ solo un problema di regolamentazione? Le cause dei crack Le falle nel sistema regolatorio Le conseguenze dei crack Le reazioni dei policy makers E’ solo un problema di regolamentazione? Quali soggetti sono principalmente coinvolti? Che tipo di provvedimenti si rendono necessari? I provedimenti adottati sono commisurati alle problematiche emerse?

Gli scandali finanziari statunitensi Enron, WorldCom, Aol Time Warner, Tyco, QWest, Adhelphia, ImClone, Qwest, Global Crossing, Salomon Smith, Merck, Xerox, Bristol-Myers, Harken, etc. Tra il gennaio 1997 e il giugno 2002, il 10% delle società quotate statunitensi ha rivisto i propri bilanci per correggere delle irregolarità contabili (GAO 2002).

Enron Costituita nel 1985 Quotata al New York Stock Exchange (NYSE) Al 31 dicembre 2000 gestiva asset valutati 47,3 miliardi di dollari Principale trader mondiale di gas naturale e il primo produttore di energia elettrica degli Stati Uniti Attiva in oltre 40 Paesi, con 21mila dipendenti Una success story: Fatturato da 9,5 miliardi di dollari nel 1995 a 100,8 miliardi di dollari nel 2000 (settimo gruppo industriale statunitense per ricavi) 1995-2001: nominata “The most innovative company in America” da Fortune

Ad ottobre 2001, in occasione della presentazione dei dati della terza trimestrale, la società ha corretto al ribasso gli utili netti annuali per 1,01 miliardi di dollari 2 dicembre 2001 ricorso al chapter 11 della legge fallimentare statunitense per la holding e 19 controllate Ha gonfiato i propri utili di 591 milioni di dollari nei tre anni tra il 1997 e il 2000 e omesso di registrare in bilancio transazioni che di fatto hanno consentito di sottostimare il proprio indebitamento di 2,6 miliardi di dollari.

Collusione dei gatekeepers Finanza creativa Special Purpose Entities (SPEs) o Special Purpose Vehicles (SPVs) Stock options Collusione dei gatekeepers Artifici contabili Collusione del sistema politico

Una Spe è un soggetto giuridico autonomo costituito al fine di compiere una particolare e determinata transazione o serie di transazioni, come la cartolarizzazione di attività finanziarie o la vendita e successiva retrolocazione (sale and lease-back) di una immobilizzazione non finanziaria. “le Spe sono comunemente usate quali veicoli finanziari attraverso i quali un soggetto, detto transferor (o sponsor) cede uno o più asset ad un altro soggetto (transferee) in cambio di liquidità o di altri asset, finanziati a loro volta con l’accensione di debiti da parte del medesimo transferee”. (Spaventa 2002). Così venivano create le “società veicolo”, che con i fondi acquisiti tramite prestiti (solitamente garantiti dalla stessa Enron) rilevavano azioni o asset della multinazionale.

Secondo le regole americane una Spe poteva non essere consolidata se : a) gli asset ceduti dal transferor alle SPEs sono effettivamente e legalmente isolati dagli altri asset del transferor; b) c’e’ un soggetto terzo indipendente con il controllo effettivo della Spe e con una quota pari ad almeno il 3% della capitalizzazione della Spe; c) questo soggetto indipendente deve effettivamente sopportare il rischio d’impresa, e quindi non vi devono essere accordi che limitano o trasferiscono in modo significativo tale rischio al transferor. Il requisito di cui al punto b), avrebbe dovuto indurre al consolidamento di tali entità nei bilanci Enron. E poichè perché Enron garantiva con proprie azioni le obbligazioni delle Spe, anche la prerogativa sotto a) non poteva dirsi propria delle entità. 4000 Special purpose entities istituite tra il 1991 e il 2001 dagli executives della società.

Il ricorso alle stock options come elemento preponderante del salario degli amministratori è una delle cause che hanno indotto i managers a inseguire ad ogni costo un incremento, spesso in una prospettiva di brevissimo termine, del valore dei titoli della società, in modo tale da incassare cifre astronomiche dalla vendita delle proprie azioni. Un’indagine del Financial Times, dall’eloquente titolo “Barons of the bankruptcy”, ha evidenziato come nei 25 principali casi di bancarotta occorsi negli ultimi tempi, che in termini di attivo coinvolto vanno dai 103 miliardi di dollari del crack WorldCom ai 2,8 di Warnaco, 208 manager hanno incassato 3,3 miliardi di dollari dalla vendita di azioni della società per la quale lavoravano, ottenuta per effetto dei piani di stock options. Negli anni ’90, la porzione di stock options nella remunerazione di un dirigente medio è via via cresciuta dal 5 al 15%. Un incremento del 300%! Per non parlare del valore delle stesse, riferito alle 2000 più importanti società statunitensi, che dai 50 miliardi di dollari del 1997 è passato a 162 miliardi di dollari nel 2000.

Gatekeepers Politici Auditors Analisti Societa’ di rating Giornalisti Avvocati d’affari Politici Leggi sull’ambiente Leggi sul commercio dell’energia Pressioni su paesi in via di sviluppo Sono solo poche mele marce (Bush, 2001)

WorldCom Non sono piu’ poche mele marce Fondata nel 1997 Quotata al Nasdaq Seconda compagnia statunitense di telefonia 107 miliardi di dollari di patrimonio 60.000 dipendenti 65 paesi 21 luglio 2002 fa ricorso al Chapter 11: e’ la piu’ grande societa’ della storia Frodi contabili (debiti e costi sottostimati in bilancio) Non sono piu’ poche mele marce

Sarbanes Oxley Act Approvato il 30 luglio 2002 Si applica integralmente a tutte le reporting companies, ossia le societa’ statunitensi quotate presso il NYSE o il NASDAQ o soggette ad obblighi di informativa in base alle disposizioni del Securities Exchange Act del 1934. Alcune norme del Sarbanes-Oxley Act si applicano anche ai Foreign Private Issuers (le societa’ straniere che hanno obblighi di informativa nei confronti della SEC in quanto quotate presso uno dei due principali istituti borsistici, o emittenti titoli sul mercato statunitense) Importanti modifiche alla disciplina prevista dal Securities Act del 1933 e dal Securities Exchange Act del 1934. Primo intervento di riforma organica della governance e dei controlli sugli emittenti dai tempi del New Deal.

Public Companies Accounting Oversight Board (PCAOB) (Sections 101-107) separazione dell’attività di consulenza contabile da quella di revisione (Sections 201-202) divieto all’auditor di erogare allo stesso cliente una serie di servizi non-audit espressamente sanciti rotazione quinquennale dell’auditor (Section 203). responsabilità del senior corporate management nella certificazione dei bilanci delle public company (garanti della veridicità del bilancio annuale e delle relazioni finanziarie della società) (Section 302). Ceo e Cfo rispondono penalmente per le inesattezze contabili, con condanne fino ad un massimo di 20 anni di reclusione nel caso in cui abbiano agito intenzionalmente (Section 906). conflitti di interesse che possono colpire gli analisti finanziari Gli internal audit committee (Section 301) nominare l’auditor e di vigilare sul suo operato indipendenza dell’audit committee (impedendo ai suoi membri di essere soci o consulenti della società) divieto agli insider di trading su titoli della società nei periodi di congelamento degli accounting plans (Section 306) rapida disclosure delle insider transactions Divieto di erogare prestiti agli amministratori di ricevere prestiti dalla società (Section 402) full disclosure delle transazioni off-balance sheet (non iscritte in bilancio) e di altre obbligazioni che possono influenzare o mistificare le condizioni finanziarie della corporation; la creazione o l’inasprimento di alcune fattispecie civili e penali (Sections 802-804 e 903) l’ampliamento dei poteri della Sec e maggiori finanziamenti restituzione da parte degli amministratori e dei funzionari dei profitti personali illegittimamente conseguiti attraverso qualunque artificio contabile (Section 304) Studi

Che cosa era Parmalat Gruppo finanziario che opera nel settore alimentare; 214 società controllate; 139 stabilimenti in 30 Paesi (in tutti i continenti); 36.356 dipendenti (15.434 in Sud America).

Parmalat Gruppo Coloniale Spa Newport SA Parmalat Finanziaria 99,14% Gruppo Parmalat 49,16% Newport SA 0,86% Parmalat Finanziaria 100% 89,18% Dalmata Srl Parmalat Spa 10,82% 100% 100% 5% Parmalat Malta Holding Ltd 0,33% Parmalat Austria Gmhb Parmalat Finance Corp.(Netherlands) 95% 100% 66,22% Parmalat Soparfi S.A. 35,78% Curcastle Corporation NV (Dutch Antilles) 99,57% Parmalat Capital Finance Ltd (Luxemburg) 100% 100% 100% Bonlat Financing Corporation (Cayman Islands Food Consulting Service Ltd (Isle of Man) Zilpa Corporation NV (Dutch Antilles)

Tappe principali di Parmalat 1961: Callisto Tanzi assume la direzione dell’impresa di famiglia, la Ditta Tanzi Calisto e figli, fondata dall’omonimo nonno, che fatturava 200 milioni di lire annui svolgendo attività commerciali nel settore alimentare. 1968: la Dietalat assume la denominazione di Parmalat. Allo stesso periodo risalgono le due più importanti intuizioni di Tanzi: l’utilizzo del contenitore in cartone prodotto dalla multinazionale svedese Tetra Pak e del procedimento Ultra High Temperature (UHT). 1970: il giro d’affari di Parmalat era di 6 miliardi di lire. 1980: fatturato di 288 miliardi di lire. 1984: fatturato di 716. 1987: fatturato di 957 1986: 1° crisi industriale a causa del disastro della centrale atomica di Chernobyl - i manager della società retrodatarono le partite di latte per aggirare il divieto di commercializzazione imposto precauzionalmente dalle autorità. 1993: 2 ° crisi industriale e quotazione attraverso l’acquisizione di una società già quotata, Finanziaria Centro Nord.

Bilancio 2002 Gruppo Parmalat approvato il 28.03.03 Fatturato di 7,59 miliardi di euro, quadruplicato rispetto al 1995 (circa 2 miliardi di euro) Patrimonio netto valutato 2,249 miliardi di euro. L’indebitamento del gruppo 5,347 miliardi di euro, corrispondente al 71,6% del fatturato. bond per 1,813 miliardi, bond convertibili per 1,184 miliardi debiti verso le banche per 2,35 miliardi.

LIQUIDITÀ 3,537 miliardi di euro cash 867 milioni 2,455 miliardi tra fondi, bond internazionali e certificati bancari con un impegno a breve termine 215 milioni certificati bancari con un impegno a lungo termine.

La crescita del fatturato è determinata soprattutto dall’estensione della base produttiva realizzata con acquisizioni in tutti i continenti. Nel complesso, dal 1990 al 2003, il gruppo effettuerà investimenti per 5,4 miliardi di euro, di cui 4 per acquisizioni.

Internazionalizzazione 1974 in Brasile 1993 Parmalat portò a termine 13 acquisizioni (6 in Brasile, 4 negli Stati Uniti, 3 in Argentina, Uruguay e Ungheria). 1994 l’attività di espansione prosegue in Cile, Colombia e Paraguay. 1995 acquisisce la Indulac, in Venezela, cominciando la produzione di latte in polvere. Nello stesso anno venne anche costituita Parmalat de Mexico. 1997 Parmalat acquisisce il controllo della canadese Beatrice Food (ora Parmalat Dairy&Bakery) e di Ault Food (ora Parmalat Food). 1998 rileva il controllo di Etti e Batavia (Brasile), di Clinton/Kinnet/Welsh, Sunnydale e Pelco/Peeler (Stati Uniti), Asro (Canada), Bonnita Holding e Towerkops/Dun Robin (Sudafrica), Clesa (Spagna), Proleche (Colombia) e dell’australiana Pauls, 1999 acquista l’americana Farmland Dairie, Lactona e Union Gardarense (Argentina). Nello stesso anno rileva Eurolat, cui faceva capo il complesso delle attività lattiero casearie di Cirio. 2000 rilevare il controllo dell’americana MA Holding, terzo produttore statunitense di prodotti da forno (con, tra gli altri, i marchi Mother’s e Archway); inoltre, acquistò Helados Royne (Spagna).

Il grafico dimostra come la febbre delle acquisizioni abbia fatto esplodere il fabbisogno finanziario e di conseguenza l’indebitamento. Dal 1990 al 2003, i debiti crescono del 42 per cento all’anno. Il motivo è uno solo: tutta questa crescita è basata solo sui debiti.

Indebitamento Alla fine del 2003 i bond circolanti emessi dalle società olandesi del gruppo erano addirittura 16 (14 dei quali emessi da Parmalat Finance Corporation Bv, per un valore di 4,2 miliardi di euro). In totale, le obbligazioni non scadute (emissioni pubbliche e collocamenti privati) al dicembre 2003 ammontavano a circa 8 miliardi di euro.

Indebitamento vs. Liquidità Un gruppo con una rilevante operatività internazionale, che nell’ultimo decennio aveva effettuato continue acquisizioni reperendo risorse finanziarie prevalentemente dal mercato, attraverso emissioni e prestiti obbligazionari, con un significativo indebitamento ed un’altrettanto notevole liquidità, non utilizzata per ridurre l’esposizione. ANOMALO

Il crollo della Parmalat Febbraio 2003 Scandalo dei bond argentini e dal crack del gruppo Cirio Il mercato reagisce negativamente all’annuncio di emissione di un prestito obbligazionario da collocare presso investitori istituzionali, di importo compreso fra 300 e 500 milioni di euro, della durata di 7 anni e destinato a rimborsare un’obbligazione in scadenza. Crollo del titolo in Borsa Richiesta di informazioni da parte della CONSOB Parmalat a ritirare l’emissione annunciata «non avendo necessità di raccogliere fondi».

Il dubbio Assogestioni invia a Parmalat, CONSOB e Banca d’Italia una lettera in cui lamentava le carenze della trasparenza nella comunicazione; Lehman Brothers avanza l’ipotesi che la situazione economico-patrimoniale della multinazionale fosse in realtà differente da quella desumibile nei bilanci Parmalat reagisce presentando un esposto alla CONSOB in cui si ipotizza reato di aggiotaggio a danno dei titoli del gruppo La CONSOB, in via riservata, avvia una serie di accertamenti presso la società e il revisore principale Deloitte&Touche, per verificare i motivi per cui un gruppo con un alto livello di liquidità e un altrettanto elevato indebitamento continuasse ad emettere obbligazioni.

Parmalat corre ai ripari Le mosse di Parmalat sono: annunciare un incontro chiarificatore con la comunità finanziaria per il mese di aprile assicurare che il deficit informativo era imputabile esclusivamente all’imminente scadenza dell’approvazione del bilancio 2002. giustificare l’ampia disponibilità di liquidi con l’intenzione di procedere a nuovi investimenti (Una spiegazione in parte credibile, anche perché il dissesto del gruppo Cirio offriva la possibilità di interessanti acquisizioni).

Il 28 marzo viene approvato il bilancio consolidato 2002, (vedi prima) con dati e previsioni ottimistici sullo stato economico del gruppo. Il titolo sale a 1,97 euro. Il 10 aprile viene presentato agli analisti il piano per il triennio 2003-2005, che non prospettava ulteriori acquisizioni e in cui si escludeva l’emissione di nuovi bond. Per ridurre l’indebitamento i manager dichiararono di aver riacquistato tramite alcune controllate estere obbligazioni emesse dal gruppo per un ammontare di 2,2 miliardi di euro. In contraddizione con quanto dichiarato, in giugno gli amministratori informarono il mercato di un collocamento privato da 300 milioni di euro sottoscritto da Nextra, SGR del gruppo Banca Intesa.

REAZIONI ANALISTI: quasi tutti reagiscono negativamente, ma alcuni di essi (le Sim Leonardo e Actinvest) confermarono il consiglio di acquisto sulle azioni del gruppo, ed anche la rating agency Standard&Poor’s non ritiene opportuno rivedere il proprio giudizio sul merito del credito. L’agenzia Bloomberg, però, diffuse dati allarmanti sull’indebitamento di Parmalat e la stampa iniziò a mormorare, non più convinta dei dati relativi alla liquidità. Anche la CONSOB invita formalmente il gruppo a fornire informazioni più dettagliate sulla liquidità e in particolare sulle obbligazioni riacquisite, chiedendo a Deloitte&Touche e Grant Thornton, revisore principale e secondario, di trasmettere la documentazione relativa ai bilanci 2002.

11 settembre: Il consiglio di amministrazione approva la semestrale e sui titoli Parmalat spira un cauto ottimismo 15 settembre: i manager annunciano il lancio di un altro bond, un’emissione da 350 milioni di euro interamente sottoscritta da Deutsche Bank. Standard&Poor’s taglia l’outlook sull’indebitamento da positivo a stabile, ma poco dopo gli analisti di Bank of America Securities diffondono una nota in cui consigliano l’investimento in Parmalat. Fine ottobre: l’auditor Deloitte&Touche solleva obiezioni sulla relazione semestrale consolidata, chiedendo chiarimenti in merito al costo di iscrizione dell’investimento Epicurum (496 milioni di euro che, in realtà, non esistevano). In contemporanea la CONSOB chiede ulteriori informazioni sulle disponibilità dichiarate nel bilancio. Pochi giorni dopo Parmalat Spa annuncia l’intenzione di effettuare una ricapitalizzazione di 400-500 milioni di euro.

6 dicembre: i vertici di Parmalat furono convocati dalla Sanpaolo, Banca Intesa e Capitalia, ai cui rappresentati Tanzi presenta il reale stato finanziario dell’azienda. I banchieri bloccarono gli affidamenti e chiesero di avviare un piano di ristrutturazione industriale e finanziario. Due giorni dopo scade un’emissione obbligazionaria da 150 milioni di euro che Parmalat non riesce a rimborsare. Sospensione del titolo a tempo indeterminato. 9 dicembre: Standard&Poor’s declassa il debito della società al livello CC, a un passo, dunque, dal default. Tanzi conferisce ad Enrico Bondi un incarico di consulenza e prende tempo dinanzi alla CONSOB annunciando il rimborso del bond entro il 15 dicembre. Il titolo Parmalat viene riammesso alle contrattazioni e crolla inevitabilmente.

Parmalat rimborsa l’obbligazione scaduta grazie ai finanziamenti reperiti da Bondi, mentre gli uomini di Tanzi procedettero alla sistematica distruzione della documentazione correlata alla contabilità del gruppo. 15 dicembre: Calisto Tanzi si dimette da Presidente e Amministratore Delegato di Parmalat Finanziaria Spa. La direzione del gruppo venne assunta da Enrico Bondi, che incarica la società di revisione PriceWaterhouseCoopers di esaminare i conti di Parmalat per scoprire la reale situazione finanziaria. 17 dicembre: la CONSOB sollecita Grant Thornton a verificare le disponibilità di Bonlat presso Bank of America. 18 dicembre: i funzionari di New York dichiarano che il documento datato 6 marzo 2003 che attesta l’esistenza di un deposito di 3,95 miliardi di euro in favore della controllata era falso. GAME OVER

Reazioni al default Il giudizio di Standard&Poor’s sui bond Parmalat viene degradato a livello di default, Il titolo scende a 22 centesimi di euro (il 22 dicembre arriva a 0,11 centesimi e viene sospeso a tempo indeterminato). Il CdA da mandato a Bondi di informare dei fatti l’autorità giudiziaria. Il 19 dicembre la CONSOB trasmette alle Procure di Milano e Parma due distinte segnalazioni di fatti ritenuti penalmente rilevanti. Reati ipotizzati: falso in bilancio false comunicazioni sociali aggiotaggio e truffa

L’epilogo 27 dicembre: Il Tribunale di Parma con sentenza accerta lo stato di insolvenza di Parmalat Spa, visti gli artt. 1, 2 e 4 del d. l. n. 347/2003 e l’art. 8 del d.lgs. n. 270/1999. Con decreto del Ministro delle Attività Produttive del 24 dicembre 2003, la società Parmalat Spa venne ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria di cui al d.l. n. 347/2003, cd. Decreto Marzano.

Reale stato finanziario di Parmalat (PriceWaterhouseCoopers) Parmalat alla chiusura dei primi 9 mesi dell’esercizio 2003: Indebitamento finanziario netto del gruppo aveva raggiunto i 14 miliardi e 300 milioni di euro, cifra otto volte superiore a quanto indicato da Parmalat Finanziaria. Ricavi dalle vendite pari a 4 miliardi di euro, oltre 1 miliardo e 300 milioni di euro in meno rispetto alle indicazioni ufficiali. Margine Operativo Lordo, ossia la differenza tra i ricavi derivati dalla produzione e i costi sostenuti per essa: pur essendo 1/5 rispetto a quello indicato dal bilancio Parmalat al 30 settembre 2003, il MOL rimaneva comunque positivo per 121 milioni di euro.

La relazione di Bondi contiene una tabella istruttiva sull’impiego dei 14,2 miliardi di euro complessivamente ottenuti dal gruppo nel periodo 1990-2003. Il grafico che segue indica appunto come è stata distribuita questa gigantesca torta. Gli investimenti in capitale fisico sono solo l’11 per cento del totale; insieme alle acquisizioni arrivano al 38 per cento. Quasi il 40 per cento è rappresentato dal pagamento di interessi: in valore assoluto si tratta di 2,8 miliardi pagati al sistema bancario e 2,5 pagati agli obbligazionisti.

Il valore "vero" dell’attivo ammonta a poco più di 2,3 miliardi di euro. Dedotti i debiti, ne risulta un patrimonio netto negativo per oltre 13 miliardi, come dimostra la figura seguente. L’importo delle obbligazioni in essere sfiora i 7 miliardi (una parte soltanto delle quali detenuta da banche per effetto di operazioni di private placement) mentre l’esposizione del sistema bancario (in gran parte banche internazionali) è di poco superiore ai tre miliardi. Dunque il peso prevalente del dissesto è stato spostato dal sistema bancario internazionale a investitori privati e anche istituzionali.

Domande Una normativa più stringente avrebbe impedito il verificarsi di tali frodi??? Risposta Una regolamentazione più efficace avrebbe con ogni probabilità reso meno semplice la loro realizzazione!!!

Soggetti responsabili: gli amministratori non esecutivi, i membri del collegio sindacale, gli incaricati della revisione contabile degli analisti finanziari e delle agenzie di rating istituti bancari statunitensi ed italiani, nelle vesti di creditori, collocatori, sottoscrittori etc.: Citigroup, Bank of America JP Morgan Chase, Morgan Stanley, Merril Linch, Barclais, Paribas, Ubs, Bank of Boston, Sanpaolo-Imi, UniCredit, Monte dei Paschi di Siena, Akros, Capitalia

Novità normative Legge 28 dicembre 2005, n. 261 “Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari”. Decreto Legislativo n. 303 del 29 dicembre 2006 "Coordinamento con la legge 28 dicembre 2005, n. 262, del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia (T.U.B.) e del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (T.U.F.)“. Nuovo Codice di Autodisciplina del Marzo 2006 (CA).

Il Consiglio di Amministrazione Composizione: Presidente e Comitati interni Indipendenza: Amministratori Indipendenti (AI)

Presidente del CdA Art. 2381 c.c.: Salvo diversa previsione dello statuto, il presidente Convoca il CdA Fissa l’ordine del giorno Coordina i lavori Provvede affinché adeguate informazioni sulle materie iscritte all’ordina del giorno vengano fornite a tutti i consiglieri

Art. 2.P.5. CA: Il consiglio di amministrazione, allorché abbia conferito deleghe gestionali al presidente, fornisce adeguata informativa nella relazione annuale sul governo societario in merito alle ragioni di tale scelta organizzativa. Art. 2.C.2. CA: Gli amministratori sono tenuti a conoscere i compiti e le responsabilità inerenti alla carica. Il presidente del CdA cura che gli amministratori partecipino ad iniziative volte ad accrescere la loro conoscenza della realtà e delle dinamiche aziendali, avuto anche riguardo al quadro normativo di riferimento, affinché essi possano svolgere efficacemente il loro ruolo. Art. 2.C.3. CA: Nel caso in cui il presidente del CdA sia il principale responsabile della gestione dell’impresa (chief executive officer), come pure nel caso in cui la carica di presidente sia ricoperta dalla persona che controlla l’emittente, il consiglio designa un AI quale lead independent director, che rappresenti un punto di riferimento e di coordinamento delle istanze e dei contributi degli amministratori non esecutivi e, in particolare, di quelli che sono indipendenti ai sensi del successivo articolo 3.

Comitati interni al CdA Comitato Nomine Comitato Remunerazione Comitato Audit

Comitato Nomine 6.P.2. CA. Il CdA valuta se costituire un comitato interno per le nomine, composto, in maggioranza, da AI. 6.C.1. CA. Le liste di candidati alla carica di amministratore, accompagnate da un’esauriente informativa (professionale ed indipendenza) sono depositate presso la sede sociale almeno quindici giorni prima della data prevista per l’assemblea. 6.C.2. CA. Ove costituito, il comitato per le nomine può essere investito di una o più delle seguenti funzioni: a) proporre al CdA i candidati alla carica di amministratore nel caso previsto dall’art. 2386, 1° com., c.c., qualora occorra sostituire un AI; b) indicare candidati alla carica di AI da sottoporre all’assemblea dell’emittente, tenendo conto di eventuali segnalazioni pervenute dagli azionisti; c) formulare pareri al CdA in merito alla dimensione e alla composizione dello stesso nonché, eventualmente, in merito alle figure professionali la cui presenza all’interno del consiglio sia ritenuta opportuna.

Comitato Remunerazione 7.P.3. CA. Il CdA costituisce al proprio interno un comitato per la remunerazione, composto da amministratori non esecutivi, la maggioranza dei quali AI. 7.C.3. CA. Il comitato per la remunerazione: presenta al consiglio proposte per la remunerazione degli amministratori delegati e degli altri amministratori che ricoprono particolari cariche, monitorando l’applicazione delle decisioni adottate dal consiglio stesso; valuta periodicamente i criteri adottati per la remunerazione dei dirigenti con responsabilità strategiche, vigila sulla loro applicazione sulla base delle informazioni fornite dagli amministratori delegati e formula al consiglio di amministrazione raccomandazioni generali in materia.

Comitato Audit Il sistema di controllo interno è l’insieme delle regole, delle procedure e delle strutture organizzative volte a consentire, attraverso un adeguato processo di identificazione, misurazione, gestione e monitoraggio dei principali rischi, una conduzione dell’impresa sana, corretta e coerente con gli obiettivi prefissati. (8.P.1. CA) 8.P.4. CA. Il CdA assicura che le proprie valutazioni e decisioni relative al sistema di controllo interno, alla approvazione dei bilanci e delle relazioni semestrali ed ai rapporti tra l’emittente ed il revisore esterno siano supportate da un’adeguata attività istruttoria. A tal fine il CdA costituisce un comitato per il controllo interno, composto da amministratori non esecutivi, la maggioranza dei quali AI. Se l’emittente è controllato da altra società quotata, il comitato per il controllo interno è composto esclusivamente da AI.

Chi sono gli AI Codice Civile: nessuna indicazione, tranne sistema di governance monistico. T.u.f.: Amministratori di minoranza e AI ex art. 147-ter, 3° e 4° com., introdotti dal Decreto sul Risparmio. CA: AI ex art. 3

AI nel T.u.f. Art. 147-ter, 3° com.: almeno 1 membro del CdA eletto dalla lista di minoranza. Requisiti onorabilità, professionalità e indipendenza dei sindaci. Art. 147-ter, 4° com.: sempre almeno 1 AI, 2 se il CdA è composto da + 7 membri.

AI nel Codice di Autodisciplina PRINCIPI 3.P.1. CA. Un numero adeguato di amministratori non esecutivi sono indipendenti, nel senso che non intrattengono, né hanno di recente intrattenuto, neppure indirettamente, con l’emittente o con soggetti legati all’emittente, relazioni tali da condizionarne attualmente l’autonomia di giudizio. 3.P.2. CA. L’indipendenza degli amministratori è periodicamente valutata dal consiglio di amministrazione. L’esito delle valutazioni del consiglio è comunicato al mercato.

CRITERI APPLICATIVI 3.C.1. CA. Il CdA valuta l’indipendenza dei propri componenti non esecutivi avendo riguardo più alla sostanza che alla forma e tenendo presente che un amministratore non appare, di norma, indipendente nelle seguenti ipotesi, da considerarsi come non tassative, etc.etc. 3.C.3. CA. Il numero e le competenze degli AI sono adeguati in relazione alle dimensioni del consiglio e all’attività svolta dall’emittente. 3.C.4. e 3.C.5. CA. Controllo periodico del requisito dell’indipendenza da parte del CdA e del Collegio Sindacale.

Doveri degli AI: Controllo di legittimità e di merito in relazione alle decisioni del CdA (implicito) Apporto delle proprie competenze all’attività del CdA

Il Collegio Sindacale Requisiti di indipendenza stabiliti ai sensi degli articoli: Art. 2399 c.c. (s.p.a. non quotate) Art. 148, comma 3, TUF (s.p.a. quotate)

Art. 2399 c.c. Non possono essere eletti sindaci e se eletti decadono: Coloro che si trovano nelle condizioni previste ai sensi dell’art 2382 c.c. Coniuge, parenti e affini entro il 4° degli amministratori della società, gli amministratori, il coniuge, i parenti e gli affini entro il 4° degli amministratori delle società da questi controllate, delle società che la controllano e di quelle sottoposte a comune controllo. Coloro che sono legati alla società o alle società da questa controllate o alle società che la controllano o a quelle sottoposte a comune controllo da un rapporto di lavoro o da un rapporto continuativo di consulenza o di prestazione d’opera retribuita, ovvero da altri rapporti di natura patrimoniale che ne compromettano l’indipendenza.

Art. 148, comma 3, TUF Non possono essere eletti sindaci e se eletti decadono: Coloro che si trovano nelle condizioni previste ai sensi dell’art 2382 c.c. Coniuge, parenti e affini entro il 4° degli amministratori della società, gli amministratori, il coniuge, i parenti e gli affini entro il 4° degli amministratori delle società da questi controllate, delle società che la controllano e di quelle sottoposte a comune controllo. Coloro che sono legati alla società o alle società da questa controllate o alle società che la controllano o a quelle sottoposte a comune controllo ovvero agli amministratori della societàe ai soggetti di cui alla lettera b) da rapporti di lavoro autonomo o subordinato ovvero da altri rapporti di natura patrimoniale o professionale che ne compromettano l’indipendenza.

Doveri dei sindaci ai sensi del codice civile Art. 2403 c.c. Il collegio sindacale vigila: sull’osservanza della legge e dello statuto; sul rispetto dei principi contabili di corretta amministrazione; (in particolare) sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile adottato dalla società e sul suo corretto funzionamento.

Doveri dei sindaci ai sensi del TUF Art. 149 TUF Il collegio sindacale vigila: sull’osservanza della legge e dell’atto costitutivo; sul rispetto dei principi di corretta amministrazione; Sull’adeguatezza della struttura organizzativa della società per gli aspetti di competenza, del sistema del controllo interno e del sistema amministrativo contabile, nonché sull’affidabilità di quest’ultimo di rappresentare correttamente i fatti di gestione; c-bis) sulle modalità di concreta attuazione dele regole di governo societario previste dai codici di comportamento redatti da società di gestione di mercati regolamentati o da associazioni di categoria, cui la società, mediante informativa al pubblico, dichiara di attenersi; d) sull’adeguatezza delle disposizioni impartite dalla società alle società controllate ex art. 114, comma2, TUF.

I sindaci nel Codice di Autodisciplina Art. 10 - Principi 10.P.1. La nomina dei sindaci avviene secondo un procedimento trasparente. Esso garantisce, tra l’altro, tempestiva e adeguata informazione sulle caratteristiche personali e professionali dei candidati alla carica. 10.P.2. I sindaci agiscono con autonomia ed indipendenza anche nei confronti degli azionisti che li hanno eletti. 10.P.3. L’emittente predispone le misure atte a garantire un efficace svolgimento dei compiti propri del collegio sindacale.

CRITERI APPLICATIVI 10.C.1. Le liste di candidati alla carica di sindaco, accompagnate da un’esauriente informativa riguardante le caratteristiche personali e professionali dei candidati, sono depositate presso la sede sociale almeno quindici giorni prima della data prevista per l’assemblea. Le liste, corredate dalle informazioni sulle caratteristiche dei candidati, sono tempestivamente pubblicate attraverso il sito internet dell’emittente. 10.C.2. I sindaci sono scelti tra persone che possono essere qualificate come indipendenti anche in base ai criteri previsti dal presente Codice con riferimento agli amministratori. Il collegio verifica il rispetto di detti criteri dopo la nomina e successivamente con cadenza annuale, esponendo l’esito di tale verifica nella relazione sul governo societario. 10.C.3. I sindaci accettano la carica quando ritengono di poter dedicare allo svolgimento diligente dei loro compiti il tempo necessario. 10.C.4. Il sindaco che, per conto proprio o di terzi, abbia un interesse in una determinata operazione dell’emittente informa tempestivamente e in modo esauriente gli altri sindaci e il presidente del consiglio di amministrazione circa natura, termini, origine e portata del proprio interesse.

Continua........ 10.C.5. Il collegio sindacale vigila sull’indipendenza della società di revisione, verificando tanto il rispetto delle disposizioni normative in materia, quanto la natura e l’entità dei servizi diversi dal controllo contabile prestati all’emittente ed alle sue controllate da parte della stessa società di revisione e delle entità appartenenti alla rete della medesima. 10.C.6. Nell’ambito delle proprie attività i sindaci possono chiedere alla funzione di internal audit lo svolgimento di verifiche su specifiche aree operative od operazioni aziendali. 10.C.7. Il collegio sindacale e il comitato per il controllo interno si scambiano tempestivamente le informazioni rilevanti per l’espletamento dei rispettivi compiti.

Amministratori Indipendenti VS. Sindaci Nomina e revoca Compenso Poteri

Indipendenza del revisore contabile Art. 2409-quinquies c.c.: s.p.a. non quotate Art. 160 TUF

Art. 2409-quinquies c.c. Salvo quanto previsto dal TUF per le società quotate, non possono essere incaricati del controllo contabile, e se incaricati decadono, i sindaci della società o delle società da questa controllate, delle società che la controllano o di quelle sottoposte a comune controllo; coloro che si trovano nelle condizioni di cui all’art. 2399, comma 1, c.c. (Art. 2409-quater c.c. in tema di conferimento e revoca dell’incarico, nonché di corrispettivo)

Art. 160 TUF Disposizione molto complessa che nel conferire alla CONSOB il potere/dovere di emanare con regolamento le regola in materia di incompatibilità della società di revisione, indica puntualmente quali siano gli aspetti e le modalità con le quali debbano essere disciplinati, fissando dei paletti normativi molto chiari. A questa disposizione, si devono aggiungere: Art. 159 TUF in tema di conferimento e revoca dell’incarico, nonché di fissazione del compenso; Art. 162 TUF in tema di vigilanza della CONSOB sull’indipendenza e la idoneità tecnica delle società di revisione.

Doveri dei revisori ai sensi del codice civile Art. 2409-ter, comma 1, c.c. Il revisore o la società incaricata del controllo contabile: Verifica, nel corso dell’esercizio e con periodicità almeno trimestrale, la regolare tenuta della contabilità sociale e la corretta rilevazione nelle scritture contabili dei fatti di gestione; Verifica se il bilancio di esercizio e, ove redatto, il bilanico consolidato corrispondono alle risultanze delle scritture contabili e degli accertamenti eseguiti e se sono conformi alle norme che li disciplinano; Esprime con apposita relazione un giudizio sul bilancio di esercizio consolidato, ove redatto

Doveri delle società di revisione ai sensi del TUF Art. 155 TUF Una società di revisione iscritta nell’albo speciale previsto ex art. 161 TUF, verifica: nel corso dell’esercizio, la regolare tenuta della contabilità sociale e la corretta rilevazione dei fatti di gestione nelle scritture contabili; che il bilancio di esercizio e il bilancio consolidato corrispondano alle risultanze delle scritture contabili e degli accertamenti eseguiti e che siano conformi alle norme che li disciplinano.

Art. 156 TUF – Relazioni di revisione Con apposite relazioni, la società di revisione esprime un giudizio sul bilancio di esercizio e sul bilancio consolidato. Il giudizio può essere: senza rilievi (positivo) con rilievi (parzialmente negativo) negativo dichiarazione di impossibilità ad esprimere un giudizio (negativo) Nei casi 3. e 4., deve informare immediatamente la CONSOB

FINE