Liceo Scientifico Orazio Grassi Savona

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Transcript della presentazione:

Liceo Scientifico Orazio Grassi Savona Progetto Storia ‘900 Rappresentare e ricordare la guerra Classi 5^ C – 5^ G

IL POPOLO DI MARMO E DI BRONZO A cura di Chiara Fazio (VG)

DOVE? In tutta Europa, ma in particolare in Italia, l'obiettivo di “insegnare la nazione” si fa ancora più urgente a causa di un pesante deficit di legittimità dato da: -Alto tasso di analfabetismo; -Ridottissimo numero di votanti (2% nel 1861); -Profonda disomogeneità economica, sociale e culturale fra le diverse parti del nuovo Regno; -Opposizione intransigente della Chiesa cattolica.

(“nazionalizzazione delle masse”) Assieme alle scuole, soprattutto elementari, e al servizio militare di leva, questa “ondata monumentale” costituisce un efficiente strumento di integrazione delle masse popolari nei valori, nei simboli e nelle istituzioni della nazione. (“nazionalizzazione delle masse”) PERCHE'?

-simboli come il tricolore; Il termine “nazionalizzazione delle masse” fu attribuito da George Mosse al processo che contribuì a creare una vera “religione civile”, caratterizzata da: -rituali pubblici; -inni nazionali; -simboli come il tricolore; -eroi e martiri, pronti a sacrificare la propria vita per l'onore e per la patria

Lo scopo è quello di costruire una memoria comune del Risorgimento. La “foresta di statue” che comincia a popolare strade e piazze alla fine dell'Ottocento non ha solo una funzione estetica, ma vuole rappresentare uno strumento di pedagogia nazionale. Lo scopo è quello di costruire una memoria comune del Risorgimento.

CHI? I protagonisti sono gli eroi e i padri della nazione, le personalità che hanno fatto la storia d'Italia. Le piazze sono dominate da una “diarchia simbolica”, come ha osservato Mario Isnenghi.

I due personaggi maggiormente rappresentati in questo periodo sono: -Giuseppe Garibaldi, simbolo del popolo; -Vittorio Emanuele II, simbolo della monarchia. La presenza in effigie delle due personalità intende comunicare che l'Unificazione Italiana è nata da un felice incontro tra il re e il popolo, messaggio espresso dalla formula con cui Vittorio Emanuele II diventa primo sovrano italiano: “Re per volontà di Dio e della nazione”.

La definizione unisce in sé due principi di legittimità opposti: -la monarchia di diritto divino; -la sovranità popolare. Con ciò si esprime la duplicità genetica dello stato italiano.

Non a caso Mazzini, l'apostolo non pentito della repubblica, rimarrà a lungo ostracizzato dalla statuaria pubblica. Se il primo monumento a Mazzini viene eretto solo dieci anni dopo la sua morte a Genova, città natale, per Torino si dovrà aspettare la fine della Grande Guerra e per Roma addirittura il 1949, ad un secolo esatto dalla repubblica romana.

Tuttavia Garibaldi rappresenta un simbolo complesso, non riducibile ad uno schema. Per la monarchia resta “il rivoluzionario disciplinato”, “il migliore amico del re”; per altri è “il capitano del popolo”, il nemico del potere temporale dei papi, il “sovversivo” in camicia rossa.

Garibaldi a Savona 7 Novembre 1859 8 Novembre 1880 A cura di Michela Olivieri e Gabriele Boffa (VG)

7 novembre 1859 Primo passaggio ufficiale di Garibaldi a Savona 7 novembre 1859 Primo passaggio ufficiale di Garibaldi a Savona. In viaggio da Nizza, sua città natale, compie una sosta presso la Piazza del Teatro oggi Piazza Diaz. Si è chiusa da poche settimane la seconda guerra d’indipendenza: Garibaldi, generale dell’esercito sardo, sta assumendo la popolarità di un “eroe nazionale”

GARIBALDINI SAVONESI

8 novembre 1880 Il secondo passaggio ufficiale di Garibaldi a Savona Ad affollare la stazione i gonfaloni, le bande e i rappresentanti delle Associazioni operaie, i reduci garibaldini Sono assenti tuttavia le autorità ufficiali Allo slogan “Viva Garibaldi” si alterna lo slogan “abbasso il municipio clericale di Savona”

Dopo il 1870 Garibaldi è diventato leader morale della democrazia italiana e del nascente movimento operaio . Lo dimostrano la pubblica adesione all’Internazionale dei lavoratori e il suo impegno a favore del suffragio universale.

“Una tremenda sventura ha colpito la Democrazia, l’Italia, il mondo “Una tremenda sventura ha colpito la Democrazia, l’Italia, il mondo. Giuseppe Garibaldi spegnevasi ieri alle 7 pomeridiane a Caprera. Siete invitati ad intervenire questa sera alle ore 8.30 nel Politeama savonese per onorare la memoria dell’immortale Padre della Patria” Manifesto apparso il 3 giugno 1882 firmato dalla «Consociazione delle società operaie e democratiche»

FACCIATA POLITEAMA GARIBALDI (già politeama savonese), eretto nel 1868 e demolito nel 1935.

          Il presidente della «Consociazione operaia» propone di erigere un monumento all’eroe nazionale Comincia così un lungo, tormentato percorso che si concluderà solo nel 1912 a) Il primo “Comitato per il monumento a Garibaldi” si forma il 4 giugno 1882 e raccoglie complessivamente 11.000 lire senza approdare tuttavia ad alcun risultato ( fra i primi sottoscrittori, gli operai dello stabilimento Tardy e Benech che raccolgono in una settimana 300 lire) b) 23 anni dopo, il 3 settembre 1905, la Camera del Lavoro di Savona, su proposta di un gruppo di ex garibaldini, rilancia la sottoscrizione popolare. Viene creato un secondo “Comitato”, di cui è presidente, l’avvocato Enrico Pessano. L’iniziativa, tuttavia, visti gli alti costi, procede a rilento e non senza polemiche. Il “Letimbro”, giornale cattolico locale, polemizza “contro le brame, più o meno rosse, più o meno verdi, dei nostri evoluti”. c) Il 3 febbraio 1909 lo scultore Leonardo Bistolfi accetta l’esecuzione dell’opera d) Il 12 febbraio 1912 il Comune di Savona subentra al Comitato, assumendo a suo carico tutti gli oneri amministrativi e finanziari e affidando ufficialmente a Bistolfi l’incarico. Ma ormai si sta avvicinando la guerra.

D’ANNUNZIO – discorso a Quarto Garibaldi da “eroe dei due mondi” ad “alfiere” dell’interventismo durante il Maggio del 1915 A cura di Federica Danese (VG)

Il patriottismo risorgimentale si trasforma,durante la guerra, in nazionalismo così Garibaldi diventa un simbolo della Guerra utilizzabile anche dagli interventisti L’interventismo in “camicia rossa” è un interventismo: democratico, irredentista, repubblicano; Nel corso del 1915 l’interventismo mazziniano finisce per intrecciarsi e mescolarsi con le forze dell’interventismo: nazionalista, antidemocratico, espansionista. Genova 5 maggio 1915: sullo scoglio di Quarto, nel giorno del 55°anniversario dello storico imbarco, viene inaugurato il monumento ai Mille. L’evento simbolico rende evidente la saldatura tra i due tipi di interventismo.

Lo scoprimento del monumento è preceduto da un imponente corteo di circa 20.000 persone. Una folla numerosissima che si riversa sull’area antistante lo scoglio di Quarto, traboccando verso le scogliere e il mare, dove piroscafi e nugoli di barche si sono avvicinati alla costa e ricoprono l’intera distesa delle acque. Ai piedi del monumento: associazioni politiche e studentesche, società di mutuo soccorso, società ginnastiche e di tiro a segno, bande musicali e le “camicie rosse”.

L’oratore ufficiale della cerimonia è Gabriele D’Annunzio, personaggio d’eccezione e poeta-vate, che coglie l’occasione per rientrare in Italia dopo la sua fuga per debiti in Francia. D’Annunzio pronuncia la sua Orazione per la Sagra dei Mille: un infuocato discorso in cui il poeta utilizza il ricordo di Garibaldi e l’esaltazione delle sue gesta per spingere governo e popolo verso “la prova del sangue”. Con la sua retorica infiammata l’iniziativa genovese finirà per caricarsi “del peso politico di una chiamata alle armi” (Mario Isnenghi). Con il discorso di Quarto, Genova si avvia così a diventare, da culla della democrazia risorgimentale e del socialismo (che qui aveva visto la sua nascita nel 1892), una delle capitali dell’ interventismo.

Nel maggio1915 il mondo democratico e socialista genovese e non solo resta tuttavia del tutto impreparato a comprendere una fase storica nella quale il patriottismo risorgimentale sta trasformandosi in nazionalismo, in ideologia espansionistica ed aggressiva. “L’ olocausto del sangue” invocato da D’Annunzio sullo scoglio di Quarto si risolverà di lì a poco in una guerra totale. Una guerra che rappresenterà la rivincita dell’esercito regolare sui volontari, dei coscritti in grigio-verde sulle “camicie rosse”. Come osserva Antonio Gibelli “nell’incapacità di comprendere che la guerra avrebbe segnato il trionfo della destra nazionalista,sta l’ aspetto drammatico della fine di un’ epoca e la crisi del mazzinianesino e del garibaldinismo così come si erano costituiti dopo l’ unità”

L’ inaugurazione del monumento a Garibaldi 11 Novembre 1928 A cura di Filippo Birocchi (V G)

Domenica 11 novembre 1928 a Savona è una splendida giornata, tiepida e luminosa. “In porto- ci informa la cronaca della “Stampa”- tutte le navi hanno issato il gran pavese. “ La città si appresta in quella data a celebrare un doppio evento: l’inaugurazione del monumento a Garibaldi; l’istituzione della nuova provincia savonese.

La solenne celebrazione inizia alle 9 in Duomo La solenne celebrazione inizia alle 9 in Duomo. Terminata la funzione religiosa, il labaro della provincia viene inaugurato al teatro Chiabrera. Segue, al Casino di lettura, l’omaggio del podestà Paolo Assereto ad Ezio Garibaldi, nipote dell’Eroe ed ultimo figlio di Ricciotti. “Tutte le autorità, centinaia di bandiere ed un immenso corteo di popolo “ si recano quindi al Prolungamento (allora Piazza Garibaldi) per la vera e propria inaugurazione.

Qui il podestà proclama Leonardo Bistolfi cittadino onorario di Savona Qui il podestà proclama Leonardo Bistolfi cittadino onorario di Savona. Al sole sventolano, insieme alle bandiere tricolori sabaude, i gagliardetti fascisti. Le Camicie Rosse, spalla a spalla con le Camicie Nere, intonano a gran voce l’Inno di Garibaldi.

L’orazione ufficiale è tenuta da Alessandro Lessona, sottosegretario all’Economia Nazionale. In conclusione della cerimonia, prende infine la parola il vecchio garibaldino Tito Falpini, reduce di Monterotondo e Mentana.

Nell’Italia del 1928, Mussolini si è ormai impadronito del potere, instaurando la dittatura. La cerimonia savonese, tuttavia, dimostra con chiarezza l’intenzione fascista di appropriarsi della memoria di Garibaldi, storicamente patrimonio del movimento democratico e socialista.

In tale contesto merita attenzione la figura di Ezio Garibaldi, interventista nelle Argonne e squadrista della prima ora, dal 1927 console generale della Milizia e nel 1928- lo stesso anno in cui si svolge la cerimonia- autore del volume Fascismo garibaldino.

Come abbiamo già visto, è stata l’esperienza dell’interventismo a rendere possibile l’assunzione di Garibaldi nel pantheon dei precursori del fascismo. Il costo sarà tuttavia il totale stravolgimento della figura storica del Generale: da patriota libertario, “soldato del cosmopolitismo rivoluzionario” – come fu definito - a profeta dello spirito di potenza, delle guerre coloniali, dell’Impero; fino ad essere arruolato, alla vigilia di un nuovo, più devastante conflitto, come alfiere di “Nizza italiana”. Il 10 giugno 1940 le scelte dell’Italia fascista rovesceranno infatti quelle compiute dall’interventismo garibaldino sia nel 1870-71, sia nel 1914: non l’aiuto alla Francia repubblicana sotto attacco tedesco, ma , al contrario, l’aggressione militare e la “pugnalata alle spalle” in alleanza con la Germania hitleriana.

Negli anni cupi del regime fascista, la tradizione garibaldina, democratica e libertaria, sopravvivrà fuori d’Italia, nel mondo dell’emigrazione politica. Rientrerà nel nostro Paese solo durante la Resistenza, attraverso le brigate partigiane intitolate al nome dell’Eroe. Né vanno dimenticate le Brigate Garibaldi che organizzeranno i volontari italiani durante la guerra civile spagnola (1936-1939).

“Fratelli, compagni italiani, un volontario italiano vi parla dalla Radio di Barcellona, in nome di migliaia di combattenti italiani. Qui si combatte, si muore, ma anche si vince per la libertà e l'emancipazione di tutti i popoli. Oggi in Spagna, domani in Italia” -Carlo Rosselli, 13 novembre 1936 -

Bibliografia Mario Isnenghi, Le guerre degli italiani, 1848-1945, Mondadori 1989. Mario Isnenghi, Garibaldi fu ferito. Storia e mito di un eroe, Donzelli 2009. George Mosse, La nazionalizzazione delle masse, il Mulino 1989. Maurizio Ridolfi, Le feste nazionali, il Mulino 2003.

Hanno partecipato: Alberto Baccino Giuliano Berta Martino Giordano Giulia Grisolia Marianna Indelicato Giorgia Sartoris Nicolò Tomasini