Valutazione e libertà di insegnamento

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Transcript della presentazione:

Valutazione e libertà di insegnamento Relazione introduttiva di Bruno Moretto, Giorgio Tassinari

Valutazione: un potere che si finge sapere. Il valore in sé. Ogni sistema “serio”, dovrebbe avere dietro una teoria, almeno a maglie larghe. Nel nostro caso, trattandosi di “valutazione”, sembrerebbe necessario aver costruito dapprima una forma, anche debole, di teoria dei valori (si badi che questa non serve all’economia capitalistica di mercato, perché il rapporto tra i prezzi di due merci esprime, da sé, il rapporto tra i rispettivi valori). Ma se il mercato non c’è, in effetti, e noi invece vorremmo indurlo, più o meno artificiosamente, attraverso un complesso combinato disposto di leggi, sembra proprio che qui una teoria dei valori sia necessaria. A noi rimane il dubbio che una techné che sia valida per tutte le stagioni sia, in fondo, una mistificazione. Bene, veniamo al punto principale. Qui ciò che è veramente importante, a ben pensare, non è il processo di identificazione dei valori, quanto il processo del loro porsi. Questione che fu magistralmete trattata da Nietsche nella Volontà di potenza7, a cui poi si rifà lo stesso Heidegger nel Nichilismo europeo: “Con ciò é detto che l’essenza dei valori ha il suo fondamento in forme di dominio. (corsivo dell’Autore). I valori sono riferiti per essenza al dominio (corsivo dell’Autore) Ogni operazione di valutazione, che per sua natura è fondante di una norma, per non essere mistificatoria e quindi inerentemente mendace e regressiva dovrebbe esplicitare quale sia il sistema di valori a cui fa riferimento.

Per una valutazione repubblicana La valutazione è un modo di estrinsecarsi della volontà di potenza o di dominio. La domanda vera è: Chi domina chi ? Il sistema di valori da porre a base della valutazione, in un ordinamento realmente repubblicano, è molto, molto più esteso e profondo dei test curricolari somministrati dalle cliniche internazionali del sapere quali PISA etc. Che ne sanno questi di inclusione, accoglienza, sviluppo armonico della personalità, tolleranza, supporto, educazione al rispetto degli altri, ovvero degli aspetti relazionali che servono davvero per produrre una “buona scuola”? (ed anche una buona società). Una valutazione repubblicana non può originarsi se non da un grande dibattito pubblico, che ripristini la scuola statale al suo rango di organo costituzionale, come scrisse Piero Calamandrei: l’uomo non può essere libero se non gli si garantisce un’educazione sufficiente per prendere coscienza di sé, per alzar la testa dalla terra per intravedere, in un filo di luce che scende dall’alto in questa sua tenebra, fini più alti.

La legge n. 10/11 Sistema nazionale di valutazione a tre gambe: Indire, Invalsi e corpo ispettivo. Riferimento al Dlvo 150/09 Brunetta Commistione fra valutazione del personale pubblico con intenti punitivi (30% bravi, 30% scarsi) e valutazione delle scuole. Incentivi e disincentivi di carattere economico. (Diversi studi hanno dimostrato che questo genere di incentivi non hanno effetti significativi sul comportamento degli insegnanti).

Lettera del governo Berlusconi alla UE del 14/11/11 “La valutazione delle scuole porta alla definizione di una graduatoria utilizzata per dare alle scuole migliori incentivi in termini di finanziamento. In ogni caso, l'intero sistema tende ad attivare un processo di miglioramento continuo all'interno delle scuole. INDIRE interviene nel contesto delle scuole più critiche con una serie di azioni quali la formazione del personale e consulenza sul miglioramento organizzativo, educativo, la comunicazione e la ricerca educativa. Gli ispettori valuteranno i risultati e proporranno le misure più appropriate, che possono anche comprendere, se necessario e in accordo con le regioni, una ristrutturazione dell'Istituzione scolastica tra cui la ristrutturazione delle dimensioni della singola scuola o rete scolastica nel contesto locale. L'intero sistema è stato definito attraverso precise regole, le due autorità nazionali sono stati rafforzate e il processo per l'assunzione degli ispettori sarà concluso nel mese di giugno. Tutti gli strumenti di valutazione delle scuole, necessari anche in relazione alle indagini internazionali alle quali INVALSI partecipa, vengono elaborate attraverso un implementazione iniziale delle scuole situate in quattro province. Come parte della valutazione delle scuole, sono anche valutati utilizzando la stessa procedura i dirigenti scolastici. Il sistema sarà operativo dall’anno 2012-2013 in poi. Per valutare le carriere dei migliori insegnanti è stato testato un sistema innovativo che offre nuove criteri per i premi. Un mese in più di stipendio viene assegnato ai migliori insegnanti (in media 20-30% per ogni scuola). Il processo di prova è ora già avanzato e i risultati finali saranno presentati entro la fine dell'anno, in collaborazione con l'OCSE. L'estensione dei criteri sperimentati sarà implementato a partire dal prossimo contratto degli insegnanti. Le linee guida per lo sviluppo professionale degli insegnanti sono già contenute nel D.L. No.150 del 2009.”

Accountability delle scuole “Accountability” è una parola inglese che non ha un esatto equivalente in italiano. La si può tradurre con “rendicontazione” o con “responsabilità rispetto agli esiti”. Nell’accezione più generale, essa indica l’obbligo di render conto a chi vi è interessato (stakeholders) dei risultati della propria azione in un certo ambito. L’idea di scuola sottesa a questa terminologia è quella aziendalista a cui si ispirò nel 1988 il governo conservatore di Margaret Thatcher che varò l’Education Reform Act, con cui, per la prima volta nel Regno Unito, è stato introdotto un curricolo nazionale che tutte le scuole pubbliche sono tenute ad applicare e il sistema di valutazione (assessment) gestito da un organismo indipendente del Dipartimento per l’Educazione e l’Impiego (DfEE, equivalente del nostro Ministero per l’Istruzione), l’Ufficio per gli Standard nell’Educazione (OFSTED). In tale sistema risultati scadenti nei test nazionali hanno conseguenze pesanti per la scuola; in un primo momento, essa viene sottoposta a misure speciali, che consistono essenzialmente nell’obbligo di produrre un piano di miglioramento per superare le carenze individuate. Qualora, nell’arco di un certo periodo, non si abbiano progressi nei risultati, la scuola viene dichiarata inadeguata (failing) e, a seconda che sia o no possibile redistribuire gli alunni in altri istituti, chiusa o rifondata, previo il licenziamento di tutto il personale. (vedi A. Martini, Fondazione Agnelli 2008). Procedure simili sono state poi sperimentate dal Governo Bush negli Stati Uniti e successivamente riprese dal governo Obama.

Valutazione degli apprendimenti Sovrapposizione fra interna ed esterna. Problema esami di stato terza media Valore legale del titolo di studio ? (scuole private) La natura censuaria della valutazione esterna porta a inevitabili distorsioni. Ha senso valutare solo conoscenze di lettura e matematica ?

Valutazione delle scuole Sperimentazione Fondazione Agnelli anno 2010/11 su 77 scuole medie di 4 province: Arezzo, Mantova, Pavia, Siracusa. Due profili di valutazione: Livello di apprendimento degli studenti come valore aggiunto sulla base dei tests Invalsi a fine elementari, prima e terza media. Verifiche esterne da parte di osservatori esterni Graduatoria finale Fascia più alta (max 25%) fino a un massimo di 70.000 euro per la retribuzione del personale operante. Ha senso valutare le scuole in base alla valutazione dell’apprendimento degli studenti ? Non si valutano i risultati di formazione del cittadino

Valutazione degli insegnanti La valutazione degli insegnanti rientra nel Dlvo 150/09. La sperimentazione in atto ha coinvolto 905 docenti di 33 scuole e ne sono stati premiati 276. Gli insegnanti italiani sono circa 800.000. In ogni scuola si è costituito un “Nucleo di valutazione” costituito dal Dirigente scolastico e da due docenti eletti dal Collegio. I risultati della ricerca proposta dalla Fondazione per la Scuola della Compagnia di S. Paolo e da TreeLLLe saranno presentati il prossimo 7 dicembre a Roma, presso la sede del CNR, con la presenza del Ministro Profumo. E’ inaccettabile un ritorno al passato e alle note di qualifica istituite nel 1958 e abolite nel 1974 dai Decreti delegati

La questione del valore aggiunto Da molto tempo una larga corrente di scienziati sociali sta cercando di sviluppare strumenti per misurare su base quantitativa le performances degli insegnanti. Un approccio molto diffuso usa i risultati conseguiti dagli studenti negli anni precedenti per simulare i punteggi negli anni seguenti e successivamente sottrarre i punteggi simulati da quelli poi effettivamente conseguiti per stimare il “valore aggiunto” dell’insegnante e della scuola. La sperimentazione in corso nelle scuole medie italiane confronta i risultati di tutti gli studenti di prima media sottoposti all’indagine con i corrispondenti punteggi di quinta elementare. Errori di rilevazione (imprecisioni ed errori di campionamento) sono presenti anche nelle misurazioni di tipo puntuale (ovvero effettuate una sola volta), ma vengono amplificati nel calcolo del “valore aggiunto” dal fatto che questo è basato sulla variazione nei punteggi ottenuti ai test da un anno all’altro. Di conseguenza le stime del valore aggiunto degli insegnanti sono instabili da un anno all’altro. Le stime del valore aggiunto sono fragili perché dipendono in modo fondamentale dal modello statistico utilizzato. C’è una scarsa corrispondenza fra le graduatorie degli insegnanti costruite con il metodo del valore aggiunto e quelle costruite sulla base dei giudizi dei presidi. Cercando di trarre una conclusione prudenziale, (Harris 2011) possiamo affermare che i test standardizzati, anche nella versione del “valore aggiunto”, siano misure povere dell’apprendimento degli studenti, e che debbano essere combinate con altri approcci, più diretti, di osservazione delle pratiche di insegnamento.

Critiche al metodo del valore aggiunto Nei paesi dove l’uso del metodo del valore aggiunto è più consolidato sono emerse critiche assai incisive. Il Board on Testing and Assessment of the National Academy of Sciences afferma: “VAM (Value added model) estimates of teacher affectiveness should not be used to make operation decisions because such estimates are far too unstable to be considered fair or reliable.” The Rand Coorporazion a sua volta afferma: “The estimates from VAM modeling of achievement will often be too imprecise to support some of the desidered inferences..” Infine l’Educational Testing service’s Policy Information Center conclude che “VAM results should not serve as the sole or principal basis for making consecuential decisions about teachers. There are many pitfalls to making causal attributionof teacher affectiveness on the basis of the kinds of data available from tipical school districts. We still lack sufficient understanding of how seriously the different technical problems threaten the validity of such interpretation”

Questo approccio è coerente con le finalità del nostro sistema scolastico ? Esso si fonda sulla libertà di insegnamento, il cui “esercizio è diretto a promuovere, attraverso un confronto aperto di posizioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni.” Art. 1 c. 2 Dlvo 297/94. La nostra scuola è un’Istituzione che ha il compito di dare attuazione all’art. 3 della nostra Costituzione e al “compito della Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Criticità del progetto di valutazione L’operazione in corso a nostro avviso mette in discussione dalle fondamenta le finalità del nostro sistema di istruzione e costituisce un attacco senza precedenti alla libertà di insegnamento e all’autonomia scolastica. E’ evidente infatti che l’introduzione di tali procedure provocherà uno spostamento della didattica verso l’addestramento al superamento dei tests con due pesanti conseguenze: Si perderebbe la ricchezza di un insegnamento che tende a sviluppare nello studente le capacità di analisi, di sintesi, di risoluzione di problemi complessi; I programmi scolastici verrebbero decisi dall’impostazione e dal contenuto di detti tests al di fuori di ogni controllo politico e sociale. Se l’Invalsi è alle dirette dipendenze del Ministro di turno il governo avrà la possibilità di decidere gli indirizzi culturali della scuola. Né è pensabile risolvere la questione con organismi indipendenti, ma i cui componenti sarebbero di nomina politica, ai quali verrebbe affidato un potere enorme e incontrollato. I tests Invalsi, che sarebbero la base degli interventi di ristrutturazione, si occupano solo di matematica e lingua italiana, scopiazzando anche in questo l’impostazione della scuola anglosassone, e palesandone l’ottica strettamente produttivistica. Gli interventi migliorativi delle scuole e degli insegnanti si basano solo su incentivi economici.

Conclusioni Un processo di valutazione delle scuole ha senso solo se è agganciato a un progetto politico di rilancio dell’istruzione pubblica in Italia.

Questioni aperte Il processo di autovalutazione è efficace ? A quale livello può funzionare ? Il processo di valutazione deve basarsi su incentivi economici selettivi o sulla valorizzazione professionale degli insegnanti e del loro ruolo sociale ? È accettabile una valutazione basata sui test standardizzati, che al massimo valuta le conoscenze e perde tutta la ricchezza di un’attività scolastica finalizzata alla formazione del cittadino ? Sarebbe più opportuna una valutazione collaborativa basata sulla presenza umana ? A chi affidare il controllo del processo di valutazione: al Ministro o al Consiglio nazionale della pubblica istruzione, che è un organo elettivo ?