“Emilia-Romagna e mense: best practices di ristorazione scolastica”

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Transcript della presentazione:

“Emilia-Romagna e mense: best practices di ristorazione scolastica” Rossana Mari Assessorato Agricoltura Regione Emilia-Romagna Esperienze di ristorazione sostenibile italiane e europee a confronto, Bologna, 27-28 Maggio 2010

La politica regionale Anni ’80: Anni ’90-2000: intensa attività Qualificazione delle produzioni Attenzione alla salute e all’ambiente Anni ’90-2000: intensa attività normativa Agricoltura biologica (l. r. 28/1997) Produzione integrata/Qualità controllata (l. r. 28/1999) Orientamento dei consumi e educazione alimentare (l. r. 29/2002) Tutela della biodiversità (l. r. n. 1/2008)

La legge regionale n. 29/2002 La Regione Emilia-Romagna è stata una delle prime in Italia - insieme a Friuli Venezia Giulia, Veneto, Marche, Basilicata e Toscana - a dotarsi di una specifica normativa per promuovere l’educazione alimentare e una ristorazione collettiva pubblica di qualità.

L’attività di educazione alimentare (l. r. 29/2002): alcuni dati 120.000 ragazzi, visitano le fattorie didattiche ogni anno scolastico 7.000 alunni (3-18 anni), 3.200 genitori e 1.000 insegnanti hanno partecipato a progetti regionali di educazione alimentare negli ultimi 3 anni scolastici 23.500 ragazzi hanno consumato le proposte salutari dei distributori Frutta snack – Fresh break 500.000 copie di pubblicazioni didattiche e informative distribuite dal 2002 ad oggi

Introduzione dei prodotti da agricoltura biologica (artt. 8 e 9) La legge impone alle mense scolastiche l'uso dei prodotti da agricoltura biologica: norma ancora oggi innovativa a livello nazionale, in quanto prescrive agli enti gestori del servizio dei nidi, delle scuole dell'infanzia e delle scuole primarie di acquisire materie prime da agricoltura biologica per tutte le categorie merceologiche reperibili sul mercato (100% BIO).

valenza educativa del pasto in mensa Quali obiettivi per la ristorazione collettiva pubblica Utenti (bambini) Amministrazioni locali Far conoscere gli alimenti e la loro funzione Promuovere un maggiore impegno sociale Far modificare abitudini alimentari errate Orientare verso modelli di consumo sostenibile Fornire un pasto sano, buono, equilibrato con prodotti freschi e locali valenza educativa del pasto in mensa

Quale percorso dal 2002 ad oggi informazione capillare ai Comuni istituzione di un servizio informativo permanente per enti, operatori, cittadini (Sportello Mense bio) formazione degli operatori di mensa (economi, dietisti, cuochi) coinvolgimento delle scuole sinergie tra ambiti d’intervento diversi: agricoltura, sanità, agenzia regionale per gli acquisti

Servizio di supporto agli enti pubblici all’applicazione della l. r Servizio di supporto agli enti pubblici all’applicazione della l. r. 29/2002 attivato nel 2004, che svolge: monitoraggio del servizio di ristorazione scolastica erogato dai Comuni consulenza telefonica e via mail in tempo reale o su appuntamento con esperti on line su derrate, prezzi, reperibilità, menu, capitolati, aspetti amministrativi e legali attraverso il sito www.sportellomensebio.it newsletter mensile con informazioni, eventi, novità

I fruitori dello sportello enti locali che gestiscono servizi di ristorazione collettiva istituti scolastici ditte di ristorazione che hanno in appalto i servizi comitati mensa genitori (singoli o associati) operatori biologici in regione operatori biologici fuori regione

Le richieste degli utenti supporto alla stesura dei capitolati (Comuni) delucidazioni circa le modalità d’introduzione dei prodotti da “agricoltura biologica” nei menu, in sintonia con le indicazioni della l. r. 29/02 (genitori) informazioni sulle modalità di costituzione di un comitato mensa (genitori) chiarimenti sulla possibilità di effettuare ricorsi alla giustizia amministrativa per imporre l’applicazione della legge regionale ai Comuni (genitori) informazioni su capitolati tipo, prezzi dei prodotti e costo dei pasti richiesta disponibilità di prodotti ed eventuale rilascio del certificato di non reperibilità (ditte)

Risultati indagine ristorazione scolastica 2008/2009 predominanza di gestione indiretta del servizio scarsa conoscenza del servizio con gestione esternalizzata: difficoltà ad indicare il costo della materia prima introduzione prodotti equo-solidali poco utilizzati Dop, Igp (ad oggi i più usati: Prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano, Mortadella Bologna, Pera Igp, Pesca e nettarina di Romagna) e QC netto incremento prodotti bio rispetto al 2005 i prodotti bio più utilizzati: ortaggi, frutta, pasta di semola, riso, conserva di pomodoro, latte, legumi, olio, yogurt, pane, succhi di frutta, formaggi, uova, carne bovina, farina di frumento

Livello di applicazione della norma 80% applica la legge regionale 30% utilizza per l’80-90% referenze bio 25% utilizza solo le referenze bio più economiche 25% fa scarso utilizzo del bio

Indagine sul gradimento del pasto (2006/2007) 700 interviste a studenti, insegnanti, genitori e operatori scuole d’infanzia, primarie e secondarie di I grado il 47% delle scuole interpellate ha introdotto il bio al 72% degli alunni piace mangiare in mensa e il 91% ama mangiare con i propri compagni i bambini richiedono: maggiore variabilità di proposte e piatti legati a tradizioni locali e territoriali, migliori quantità e temperatura d’arrivo dei piatti,“sporzionatori” più gentili genitori ed insegnanti gradiscono l’introduzione del bio (84%), ma spesso ignorano esistenza e opportunità del comitato mensa (34%) per gli operatori il bio è ormai consolidato

Cosa emerge nel complesso? scelta del biologico non sempre compresa da genitori e operatori ampi margini di miglioramento del servizio: la temperatura dei piatti, i menu, l’ambiente di mensa sono aspetti critici che influenzano la consumazione del pasto, pertanto su essi è necessario intervenire occorre lavorare ancora perché il momento del pasto costituisca veramente un’occasione di educazione alimentare e di consumo etico e sostenibile.

Le Linee strategiche per la ristorazione scolastica in Emilia-Romagna (2008) ribadiscono il valore educativo della ristorazione scolastica, come opportunità di promuovere benessere e buona salute fin dai primi anni di età sottolineano l’importanza di considerare, anche nella ristorazione scolastica, l’aspetto della sostenibilità ambientale e orientare verso modelli di consumo sostenibile propongono interventi che garantiscano il diritto al gusto e al confort ambientale, da realizzare attraverso un maggior ascolto dei bambini e la promozione di progetti formativi - motivazionali rivolti agli adulti suggeriscono di integrare l’esperienza quotidiana del pasto a scuola con progetti educativi incentrati sullo sviluppo delle conoscenze attraverso le “pratiche” e il “fare” (learning by doing) si allineano alla l. r. 29/2002 per la scelta delle materie prime: fornire un pasto sano, buono, equilibrato con prodotti freschi, gustosi, locali, di qualità certificata

Le best practices più recenti: i Comuni di Forlimpopoli e San Lazzaro   gestione diretta impegno complessivo per l'alimentazione di qualità bando per lotti individuazione di criteri di qualità per favorire il biologico locale criterio offerta ecomicamente più vantaggiosa introduzione di criteri di sostenibilità richiesta di interventi per l'educazione alimentare nelle scuole referenze bio al 90%, ad esclusione di carni avicole, carni suine e salumi (Forlimpopoli); referenze bio all'80%, compresa la carne di pollo (San Lazzaro)

Mensa dell’Agenzia delle Entrate – sede di Bologna   - creazione di gruppo di lavoro; - individuazione di un unico soggetto che produce il pasto; - gara con offerta economicamente più vantaggiosa; - introduzione di circa il 90 % di prodotto biologico; - rapporto costante con società di ristorazione che si relaziona costantemente con lo Sportello qualora alcune referenze risultino poco reperibili.

Altri casi studio Comune di Meldola gestione diretta introduzione da anni di ortofrutta bio a km 0; effettuate analisi dei benefici ambientali di questa operazione; dal 2010 nuovo capitolato: ulteriore miglioramento del numero di referenze biologiche utilizzate; forte coinvolgimento del Comitato mensa.   Comuni di Argelato, Ferrara, Ravenna, Parma, Imola: realtà a gestione esternalizzata, con bio attorno al 90% (pesce ancora non bio). Comune di Piacenza: creazione del consorzio Bio-Piace per costruire una filiera bio locale al servizio della ristorazione. In tutti questi casi: forte impegno dell'amministrazione nell'indirizzo e nel controllo. OPERAZIONI PARTICOLARI: Pasta biologica di Libera negli ospedali di Bologna, introdotta anche da una ventina di Comuni per la giornata della memoria. Premio Good eggs: Sportellomensebio segnala ogni anno comuni virtuosi nell'utilizzo di uova biologiche. Nel 2008 Argelato, nel 2009 San Lazzaro.

TIPO DI SUPPORTO DA FORNIRE Necessità di accompagnare le amministrazioni nel processo di cambiamento PROBLEMI SEGNALATI DAGLI ENTI GESTORI continuità nelle forniture costo più elevato del pasto scarsa conoscenza delle caratteristiche del servizio quando è totalmente affidato alle società di ristorazione TIPO DI SUPPORTO DA FORNIRE supportare con dati e informazioni la scelta del BIO (dal 2002 non più scelta, ma obbligo) collaborare alla ricerca di soluzioni per realizzare economie, ricavando risorse da investire in qualità supportare la costruzione o la migliore organizzazione delle filiere di approvvigionamento

Grazie dell’attenzione! Per informazioni Direzione Generale Agricoltura Servizio Valorizzazione delle produzioni viale Silvani, 6 - BOLOGNA tel. 051/5274434 fax 051/5274359 rmari@regione.emilia-romagna.it www.ermesagricoltura.it (http://www.ermesagricoltura.it/La-pagina-del-consumatore/Educazione-alimentare/Per-approfondire-il-tema-della-ristorazione-collettiva)