COMPETITIVITA’ E DIVARI DEL SISTEMA PRODUTTIVO ITALIANO

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COMPETITIVITA’ E DIVARI DEL SISTEMA PRODUTTIVO ITALIANO Intervento Prof. Marco Fortis Vicepresidente Fondazione Edison Docente di Economia industriale e commercio estero, Università Cattolica Giornata dell’Economia, Vercelli, 12 maggio 2008

PRODURRE MANUFATTI NON SIGNIFICA ARRETRATEZZA Negli ultimi tempi è emersa nel dibattito la “moda” di considerare la presenza nel settore manifatturiero come una sorta di “palla al piede” per lo sviluppo economico di un Paese moderno. La parola d’ordine di questa linea di pensiero si può sintetizzare nello slogan: “più servizi, meno industria”. L’Italia, in particolare, è stata spesso indicata come un Paese “troppo appiattito” sul settore manifatturiero e, per questa ragione, in declino.

PRODURRE MANUFATTI ED AVERE UN ALTO REDDITO E’ POSSIBILE Riesce però difficile giudicare in declino, ad esempio, un’area come quella del Nord-Centro Italia, la quale più di tutte le altre in Italia è concentrata nel manifatturiero. Infatti, tale area presenta un PIL pro capite a parità di potere di acquisto solo di poco inferiore a quello del Benelux e dei 3 Paesi Scandinavi della UE considerati assieme e superiore a quello di altre aree caratterizzate da una popolazione significativa oltre i 40 milioni di abitanti come l’Inghilterra o la ex Germania Ovest. Piuttosto, è dove non vi è stato un adeguato sviluppo del settore manifatturiero (né il turismo è decollato secondo le sue potenzialità), come è accaduto nel Mezzogiorno, che in Italia si riscontrano livelli di reddito tra i più bassi della UE e si rischia un pericoloso declino ed allontanamento dall’Europa.

PRODURRE MANUFATTI SIGNIFICA RICCHEZZA Nel Nord-Centro Italia (dove vive una popolazione solo di poco inferiore a quella della Spagna) il valore aggiunto manifatturiero pro capite è assai elevato senza che per questo il Nord-Centro Italia presenti un “deludente” valore aggiunto totale pro capite rispetto agli altri maggiori Paesi UE; anzi quello del Nord-Centro Italia è tra i più elevati in Europa. In particolare, l’aggregato Lombardia-Nord Est presenta il valore aggiunto manifatturiero pro capite più alto in assoluto rispetto ai maggiori Paesi UE e, nello stesso tempo, è però anche un’area capace di generare un valore aggiunto pro capite nei rimanenti settori dell’economia (costruzioni, servizi, ecc.) tra i più elevati rispetto agli altri maggiori Paesi UE.

L’INDUSTRIA ITALIANA E’ COMPETITIVA Nel 2006-2007 l’export italiano è cresciuto a ritmi sostenuti; Ciò dimostra che l’industria italiana è capace di rispondere agli stimoli che vengono dalla domanda mondiale; Purtroppo è la domanda interna italiana a restare ferma, soprattutto i consumi delle famiglie.

I consumi delle famiglie italiane crescono poco Nel periodo 2001-2007 la spesa delle famiglie italiane è cresciuta in termini reali solo dello 0,9% medio annuo; Solo pochi beni e servizi (prevalentemente non prodotti in Italia) hanno registrato tassi di crescita elevati dei consumi delle famiglie: apparecchi telefonici (+16,1% medio annuo); elettronica di consumo e PC (+6,1%); servizi di telefonia (+5,5%), farmaci (+4,6%); La maggior parte dei beni tipici del made in Italy ha registrato un sensibile calo dei consumi: calzature (-1,2% annuo); mobili (-0,8%); abbigliamento (-0,4%); cristalleria, vasellame, utensili per la casa (-0,2%).

L’export unico motore di crescita La spesa pubblica in Italia ormai non può più correre (vincoli di Maastricht); Gli investimenti non sono aumentati particolarmente; Per fortuna che l’export ha sostenuto la crescita del PIL, soprattutto nel 2006-2007: un biennio di vero boom.

La competitività dell’industria meccanica italiana nasce dalla forza della filiera La meccanica è stata tra i pochi settori dell’industria italiana a crescere più del PIL nei periodi 2001-2005 (stagnazione-recessione) e 2005-2007.

La ripresa minacciata da fattori strutturali e congiunturali globali Asimmetrie commerciali rese più acute dalla svalutazione di dollaro e yuan cinese verso l’euro; Crisi mutui subprime e derivati; Arrivo dell’inflazione “asiatica”: caro petrolio e caro cibo; Riduzione del potere d’acquisto dei consumatori, sia nei Paesi ricchi che in quelli emergenti.

Il caso Germania: la classe media si riduce (fasce di reddito medio in Germania. In % sul totale) % di popolazione con un reddito inferiore al 70% del reddito medio % di popolazione con un reddito tra il 70 e il 150% del reddito medio % di popolazione con un reddito superiore al 150% del reddito medio Fonte: DIW citato da Il Sole 24 Ore

LE RIFORME NECESSARIE Ridurre il divario Nord-Centro/Sud; Ridurre il divario tra l’economia che produce ricchezza reale e quella degli sprechi.