I soldati italiani sono impegnati su diversi fronti:

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Transcript della presentazione:

I soldati italiani sono impegnati su diversi fronti: 1940-1943 Italia in guerra I soldati italiani sono impegnati su diversi fronti: Il fronte occidentale (Francia) Il fronte africano Il fronte balcanico Dal giugno ’41 al febbraio ‘43 il fronte russo (114mila perdite su 230 mila soldati partiti)

La guerra non è finita

8 settembre 1943: il dramma degli italiani Con l’annuncio dell’armistizio ai soldati italiani non viene data nessuna indicazione concreta: non c’è un piano operativo, gli ufficiali non sanno se si debba sciogliere l’esercito, ripiegare verso l’Italia liberata, fare guerra ai tedeschi I soldati stanziati in Italia lasciano le caserme I tedeschi occupano in breve tempo il territorio italiano (a Biella arrivano il 21 settembre); molti soldati italiani sono arrestati e internati, soprattutto quelli che si trovano all’estero A Cefalonia i soldati della Divisione Acqui sono massacrati dai tedeschi

I tedeschi liberano Mussolini e fanno nascere la repubblica sociale italiana, detta anche repubblica di Salò (23 settembre ‘43) Nel frattempo gli antifascisti organizzano gli aiuti ai militari sbandati e ai prigionieri alleati Il campo di prigionia Pg 106; la marcia attraverso la Serra di una colonna di prigionieri alleati I prigionieri alleati vengono guidati in Svizzera; i militari sbandati; si organizzano nella zona di Graglia L’assistenza delle prime organizzazioni resistenziali (i futuri Cln, comitati di liberazione nazionale)

La repubblica sociale italiana vuole ricostruire l’esercito e richiama alle armi i soldati dell’esercito regio, dapprima le classi 1921-24, poi anche le classi più anziane e quelle più giovani, fino al primo scaglione del 1926 I giovani italiani devono scegliere: chi si presenta, convinto di dover continuare la guerra al fianco dell’alleato nazista chi non si presenta, ma rimane in attesa degli eventi chi sceglie di ribellarsi all’autorità della Rsi, non risponde ai bandi e si dà alla guerra clandestina (nascono le prime bande partigiane)

Tra la metà di ottobre e la metà di novembre del ’43 nascono le bande partigiane nel Biellese: Valsessera, “Pisacane” e “Matteotti” Biellese centrale, “Fratelli Bandiera” , “Mameli” e “Piave” Biellese occidentale e Serra, “Bixio”, da cui scaturiranno la 75^ e la 76^ brigata Garibaldi

Quanti sono e chi sono i partigiani Prima fase (autunno ‘43-primavera ‘44): le bande sono di dimensioni variabili, nell’ordine medio di 80/100 partigiani Seconda fase (giugno-settembre ‘44): le bande si trasformano in battaglioni; quando arrivano intorno ai 300 uomini possono definirsi “brigate” Terza fase (ultimi mesi del ’44-aprile ‘45) : si formano nel Biellese due divisioni e un comando di zona. Ogni divisione conta su circa 1000 uomini, distribuiti in tre brigate ciascuna Nel Biellese occidentale opera la V divisione Garibaldi, composta dalla 2^ brigata, dalla 75^ e dalla 182^ Sotto il comando di zona rientra anche la brigata GL “Cattaneo”

I partigiani combattenti del Biellese sono circa 2500, Il 70 per cento è compreso nella fascia di età fra i 17 e i 24 anni Le donne partigiane sono circa il 5 per cento I partigiani provengono per il 60 per cento circa dal mondo operaio, ma sono presenti rappresentanti di tutte le fasce sociali Aderiscono alla Resistenza in tempi diversi: il periodo di maggiore affluenza si registra intorno al periodo tra maggio e settembre del ’44, in coincidenza con l’emissione dei bandi di arruolamento nell’esercito fascista

Che cosa fanno i partigiani? Nel primo periodo i problemi da affrontare sono il rifornimento delle armi e i rastrellamenti (già alla fine di ottobre nella zona di Graglia si attua il primo grande rastrellamento; in seguito al rastrellamento effettuato a fine maggio nella valle dell’Elvo sono fucilati a Biella 21 partigiani il 4 giugno) Successivamente i partigiani, che nel frattempo si sono organizzati militarmente, attuano la guerriglia, cioè un sistema di azioni di disturbo della presenza nemica che presuppongono un attacco veloce e un’altrettanto veloce ritirata. L’obiettivo è quello di creare insicurezza al nemico Nell’ultima fase, grazie anche agli armamenti garantiti dagli eserciti alleati (dall’estate del ‘44 nella zona della Serra si insediano le missioni alleate, prima la Bamon poi la Cherokee), si intensificano le azioni di sabotaggio delle linee di comunicazione (autostrada e ferrovia)

C’è anche una resistenza “civile” La popolazione che non partecipa militarmente alla guerra si può dividere in tre insiemi: Una parte collabora con i tedeschi e i fascisti, denuncia partigiani, fiancheggiatori dei partigiani ed ebrei Una parte costituisce la cosiddetta “zona grigia”, cioè l’insieme di quanti non prendono posizione apertamente a favore dei partigiani o dei nazifascisti, attendono gli eventi Una parte fiancheggia la Resistenza, direttamente o indirettamente, ad esempio trasmettendo informazioni, dando ospitalità e rifugio, contribuendo con denaro o alimenti. Non tutta la popolazione è unanimemente attiva contro i nazifascisti

L’ultima fase della guerra è caratterizzata da una forte intensificazione di eventi militari, spesso tragici 1 febbraio, la battaglia di Sala 9 marzo, la strage di Salussola Il 24 aprile Biella è liberata, ma prima della fine del conflitto occorre ricordare le stragi di Cavaglià e Santhià,, tra il 29 e il 30 aprile 1945, in cui morirono per mano tedesca più di 50 persone, civili e partigiani 2 maggio, all’albergo Principe di Biella virene firmata la resa del 75º Corpo d'armata tedesco e delle dipendenti Divisioni alpina Monterosa e granatieri Littorio. Guerra violenta, 667 Caduti, 313 invalidi e mutilati nelle file partigiane. Molti caduti anche tra i fascisti, militari e civili fucilati dai partigiani come spie.

Biella medaglia d’oro al valor militare 1981 «Per le genti del biellese - ribelli da sempre al servaggio e all'ingiustizia, dalle gloriose tradizioni Risorgimentali, prime nelle grandi lotte sociali - la Resistenza fu spontanea riaffermazione d'attaccamento alla Libertà ed agli insopprimibili diritti dell'uomo. Migliaia di Ebrei e di ex militari italiani e alleati furono sottratti alla deportazione della popolazione generosa, fonte e supporto determinante delle formazioni armate. Eroica quotidiana lotta, nonostante feroci rastrellamenti e barbare rappresaglie - sabotaggio della produzione per i nazisti - fabbricazione di armi per le Formazioni partigiane - incursioni di sabotatori anche lontano dalle basi biellesi - massicce azioni di collegamento con le Forze Alleate - atti di autogoverno del CLN in tutta la zona, quali: tassazione straordinaria, stipulazione ed applicazione "Contratto sindacale della Montagna", in uno con il salvamento totale delle fabbriche e l'autoliberazione di Biella, prima tra le Città del Nord, completano il quadro operativo ed illustrano l'efficienza della Resistenza Biellese. 667 Caduti, 313 invalidi e mutilati furono il prezzo della lotta per la libertà conclusasi con la resa incondizionata - in Biella - del 75º Corpo d'armata tedesco e dipendenti Divisioni alpina Monterosa e granatieri Littorio.» — Biella, settembre 1943 - aprile 1945[9]