Agnosia Definizione: con il termine agnosia, s’intende parlare dei disturbi di riconoscimento degli oggetti che non possono essere spiegati sulla base.

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Modello di Marr (1982) Il sistema visivo analizzerebbe in maniera sequenziale 3 tipi di rappresentazione prima di identificare l’oggetto –Immagine –Primal.
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Agnosia Definizione: con il termine agnosia, s’intende parlare dei disturbi di riconoscimento degli oggetti che non possono essere spiegati sulla base di un difetto sensoriale, come per esempio un’acuità visiva ridotta o un più generale deterioramento mentale.

Lissauer 1890 Agnosia Appercettiva: compromissione dello stadio in cui si avrebbe l’integrazione dei dati sensoriali elementari in forme visive complesse e strutturate. Agnosia associativa: nello stadio associativo, si avrebbero le informazioni a livello rappresentazionale relative alla forma e funzione di un oggetto

Una teoria cognitivista computazionale: la teoria di Marr 3 livelli di descrizione: Sketch Primario…visione di livello basso (low level) Sketch 2-1/2D …visione di livello intermedio (intermediate) Modello 3D ……visione di livello alto (high level)

Sketch Primario. Costruzione di un’immagine in termini di valore di intensità di ogni suo punto. Poi estrazione di primitivi: linee, contorni, angoli Costruzione di una descrizione dell’oggetto cellule del sistema visivo primario: sensibili a variazioni di intensità della stimolazione sulla retina.

Teoria di Marr 2 II.Sketch 2D ½ A questo livello moduli indipendenti. Se l’osservatore è in movimento, abbozzo a 2 dimensioni e mezzo. Forniscono informazione su distanza e orientamento delle superfici rispetto all’osservatore -> insieme di coordinate centrate sull’osservatore. III.Modello 3D Risolve il problema della visione di livello alto: riconoscimento degli oggetti. Costanza dell’oggetto: non cambia con il punto di vista. Implica un quadro di riferimento basato sull’oggetto

Modello di Humphreys e Riddoch (1984) Verifica in ambito clinico dell’ipotesi di Marr (estrazione asse principale come caratteristica fondamentale per riconoscimento oggetti). Situazione sperimentale con presentazione di figure in prospettive convenzionali e non: esempio: una saliera dall’alto in cui non era visibile l’asse principale ma le caratteristiche distintive dell’oggetto si e saliera in cui le caratteristiche distintive erano mascherate, ma l’asse principale era visibile.

Agnosia trasformazionale Caratterizzata dall’incapacità di identificare un oggetto, quando è visto in prospettiva non convenzionale Pazienti non in grado di passare dal modello 2 1/2D al 3 D secondo il modello di Marr. Pazienti invece che riuscivano a fare il passaggio al 3d, non elaborando le caratteristiche globali in base all’asse principale ma in base alle caratteristiche strutturali distintive

Possibili Agnosie nel modello di Humphreys e Riddoch (1988) Agnosia trasformazionale: caratterizzata dall’incapacità di identificare un oggetto quando è visto in prospettiva non convenzionale. Agnosia della forma: difficoltà ad analizzare le forme nel loro complesso, i pz non possono tracciare i contorni degli stimoli, accoppiare per uguaglianza forme uguali, discriminare anche semplici forme (compromessa la via di elaborazione globale della forma) Agnosia integrativa: incapacità ad integrare i diversi dettagli che compongono l’oggetto, come se il pz, fosse impossibilitato a tradurre le informazioni locali, in un’unica struttura globale. il paziente non risulta in grado di:distinguere forme vere da false e riconosce meglio le silouette. (alterazione della via di elaborazione delle cratteristiche distintive.)

Riconoscimento visuo-spaziale Kosslyn Secondo tale modello dei processi visivi superiori, si ha primariamente: analisi delle informazioni relative a: orientamento, profondità, contorno, immagine tali informazioni, verrebbero convogliate in un buffer visivo, simile ad un magazzino di memoria a che breve termine che corrisponderebbe al modello 2 1/2D SI Marr il contenuto di questo magazzino, sarebbe assimilabile all’immagine retinica, piuttosto che essere riferito allo spazio Elaborazioni successive nei sistemi What e Where che ne riconoscono la collocazione nello spazio e le parti costituenti

Where: via del dove, termina nel lobo parietale inferiore ed è deputata soprattutto all’elaborazione spaziale degli stimoli. Sottosistemi: mappaggio spazio-topico: passaggio dalla rappresentazione retinotopica a quella tridimensionale. Qui vengono elaborate la localizzazione, l’orientamento e le dimensioni dello stimolo. Il sistema del Where pertanto, viene utilizzato non solo per la localizzazione degli oggetti nello spazio esterno ma anche per le relazioni spaziali, esistenti all’interno di uno stesso oggetto

Where 2 Altri sottosistemi del Where sono: sistema di codifica delle relazioni categoriali: individua i rapporti spaziali tra gli elementi di uno stesso oggetto in termini topologici quali:sopra/sotto, a fianco di, senza tenere conto della distanza. sistema di codifica delle relazioni coordinate: è invece preposto alla valutazione dell’esatta distanza fra due regioni

Due vie fondamentali nella visione What: via del cos’è, parte dal lobo occipitale ed arriva al lobo temporale analizza forma e colore sottosistemi: preprocessuale: di identificazione delle caratteristiche di attivazione degli schemi strutturali

Sintetizzando In questo modello il processo di riconoscimento degli oggetti e ciclico: analisi dei dati provenienti dall’immagine confronto con i depositi in memoria generazione di aspettative su quanto percepito.

Riconoscimento dei volti modello di Bruce e Young (1986) Secondo tale modello l’elaborazione di volti familiari e di volti mai visti in precedenza, si svolge in parallelo e dipende da meccanismi in parte distinti. Prima parte in comune per entrambi i processi : Codificazione strutturale: costruzione dell’immagine e loro distribuzione geometrica centrata sull’osservatore. Per i volti familiari: Unità di riconoscimento dei volti Nodi di identità personale Generazione del nome

Riconoscimento volti non familiari Il modello include una componente chiamata di elaborazione visiva diretta:cattura e memorizza le caratteristiche distintive di un volto non familiare Analisi dell’espressione: cattura i segnali emotivi espressi dal volto Analisi del linguaggio facciale: analizza i movimenti della bocca e della faccia

Possibili disfunzioni nel processo di analisi del volto A livello della codificazione strutturale, viene in genere compromesso l’intero processo di elaborazione dei volti, i pz non sono nemmeno in grado di decidere se due volti sono uguali o diversi. a livello dell’elaborazione dell’elaborazione delle caratteristiche emotive a livello dell’elaborazione delle caratteristiche facciali

Attenzione ..Definizione: Capacità di selezionare le informazioni utili, ignorando quelle che non lo sono. William James: attenzione = capacità di resistere alla distrazione. Possiamo considerare l’attenzione, come una funzione che regola i processi mentali, filtrando e organizzando le informazioni provenienti dall’ambiente allo scopo di emettere una risposta immediata. Il processo di elaborazione delle informazioni, è infatti estremamente flessibile, cioè sceglie di volta in volta quali informazioni elaborare e come elaborarle. Questa possibilità di selezionare il materiale informativo, avviene proprio in base a meccanismi di tipo attentivo.

Attenzione spaziale Un tipo di attenzione selettiva: l’attenzione spaziale L’oggetto della selezione attentiva è la posizione nello spazio.

Attenzione spaziale Per studiare l’attenzione spaziale è necessario. Separare lo sguardo dall’attenzione. Una situazione sperimentale di che dimostra come sia possibile orientare l’attenzione nello spazio in assenza di movimenti oculari. E i benefici e costi attentivi che ne conseguono.

Orientamento automatico e volontario dell’attenzione Criteri di distinzione dei due tipi di attenzione: l’orientamento automatico, non può essere interrotto non dipende dalla probabilità che la prova risulti valida non è soggetto ad interferenza da parte di un compito secondario. Quindi dipendono da meccanismi indipendenti

Attenzione come fuoco Metafore: più recenti: fascio di luce, fuoco di una lente. Come si muove il fuoco dell’attenzione nello spazio?. Le dimensioni del fuoco dell’attenzione sono variabili? Esiste una relazione inversa dimensioni del fuoco dell’attenzione e ed efficienza di processamento degli stimoli che cadono al suo interno? Situazione sperimentale