Prima lezione (parte monografica)

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Transcript della presentazione:

Prima lezione (parte monografica) La modernità come progetto immunitario

Contenuti della lezione La modernità e la concezione del tempo Le rivoluzioni della modernità La modernità come massimizzazione e garanzia della sicurezza e della libertà dell’individuo Il concetto di communitas Il concetto di immunitas L’individuo della modernità

Problemi di definizione Tutti sono moderni rispetto a qualcuno e antichi rispetto a qualcun altro Ha senso quindi parlare di società moderne? In che cosa consiste la modernità delle società moderne? Quali sono le caratteristiche che una società deve avere per definirsi moderna?

La dimensione temporale La condizione della modernità è quella in cui il passato non può più offrire esempi di vita. Le previsioni che si rivolgono verso il futuro sembrano sempre più improbabili: “Sono ritornato indietro di età in età fino alla più remota antichità, ma non ho trovato qualcosa di analogo o parallelo a ciò che accadeva ai miei occhi. Il passato ha cessato di far luce sul futuro”. Così Alexis de Toqueville (1805-1859) ne La democrazia in America (1835)

Le rivoluzioni della modernità Spesso si è tentati di far coincidere l’età moderna con la rivoluzione industriale, vale a dire con quelle radicali trasformazioni delle sfere produttive che accompagnano l’affermarsi del modello industriale nel mondo occidentale In realtà, le condizioni sociali e politiche che permettono quella che chiamiamo “rivoluzione industriale” hanno radici molto profonde:

Riforma protestante L’omogeneità culturale che teneva assieme l’Europa è definitivamente compromessa

Rivoluzione francese e Indipendenza americana Due esperienze accomunate dal creare un nuovo ordine sociale e politico fondato su nuovi valori

Libertà, uguaglianza e solidarietà I Nuovi valori Libertà, uguaglianza e solidarietà

Nascita della scienza La nascita della scienza sperimentale moderna non solo costituisce un modo di comunicare sul mondo, ma uno strumento per la sua profonda trasformazione

Rivoluzione Industriale E, naturalmente, la costituzione del modello di produzione capitalista e lo sviluppo dei sistemi industriali

La nascita del welfare state In questo elenco non va tralasciata la nascita dello stato moderno. Essere cittadini di uno stato moderno e godere dei diritti di cittadinanza vuol dire potere votare, potere esprimere la propria opinione ma anche poter beneficiare di ospedali e scuole pubbliche.

La nascita della sociologia Auguste Comte (1789-1857) Alexis de Toqueville (1805-1859) Vilfredo Pareto (1848-1923) Émile Durkheim (1858-1917) Max Weber (1864-1922) Ecco un elenco di alcuni dei “classici”. La loro opera si distende nel corso di un secolo e riflette proprio sulla natura dei cambiamenti della modernità.

Le opere di alcuni di loro Toqueville: La democrazia in america Durkheim: La divisione del lavoro sociale Max Weber: L’etica protestante e lo spirito del capitalismo Ripeto: riflettono sui cambiamenti della modernità

Ed in che cosa consistono? A prima vista tutti questi cambiamenti condurrebbero ad una particolare organizzazione della società (con il nostro linguaggio: in un’organizzazione del sistema generale di ruoli), in cui la sicurezza e la libertà del singolo individuo sarebbero massimizzate e garantite.

Modernità vs. Società Antiche Dunque se nella modernità siamo di fronte ad un individuo massimamente libero nelle sue scelte e massimamente sicuro della sua integrità fisica e della sua proprietà, nelle società antiche troveremo invece un individuo meno libero e meno sicuro.

Émile Durkheim La divisione del lavoro sociale

Religione e giustizia Nelle società antiche l’esperienza religiosa fornisce tutte le coordinate dell’idea di giustizia: I reati penali nelle società antiche coincidevano quasi sempre con le trasgressioni dei precetti religiosi

La religione come principio ordinatore del mondo In un altro suo testo, molto importante, le forme elementari della vita religiosa, Durkheim mostra come la religione abbia costituito, in passato, la forma ordinatrice del reale

Religione e senso comune Nelle società antiche, insomma, la religione predisponeva tutte le categorie morali e cognitive attraverso cui osservare il mondo (ivi compresa la società) Il risultato quindi era un senso comune, davvero comune. Che rendeva contemporaneamente possibile una comprensione e una giustificazione del mondo

La funzione della religione Con la religione si comprendevano e legittimavano le differenze di potere, di status, le gerarchie tradizionali, si giustificavano le organizzazioni tradizionali della società e le bizzarre manifestazione della natura.

La società come realtà coercitiva Questo senso comune così capillare, non poteva che rappresentare la società come un pieno, come un tutto avvolgente in armonia con il mondo. Una forza in qualche modo esterna agli individui, che li sovrasta e li comprende.

Comunità e proprietà In un mondo dove gli individui hanno tutto in comune la proprietà privata è impossibile. Questa è la condizione specifica di un assetto sociale che definiamo comunità

Roberto Esposito: il concetto di communitas Il termine latino “communitas” e l’aggettivo corrispondente “communis” assumono significato in opposzione al “proprio”. Comune è ciò che non è proprio, che comincia là dove il proprio finisce.

Communitas e munus Ma communitas deriva a sua volta da munus, termine dal significato più complesso. Munus: è l’obbligo che si è contratto nei confronti dell’altro e che sollecita un’adeguata obbligazione

Il debito originario La communitas: è l’insieme delle persone unite non da una proprietà ma, appunto da un debito. Non da un più ma da un meno.

Società segmentarie Le società segmentarie sono percorse continuamente da un flusso di gratitudine. Non esiste il danaro e le prestazioni che si ricevono dagli altri membri della società sono doni che saranno ricambiati nel corso del tempo. Le società segmentarie sono sempre caratterizzate da un’asimmetria temporale tra il dare e l’avere.

Sempre Esposito, mette in luce le conseguenze identitarie della communitas: Dobbiamo sbarazzarci dell’idea che la comunità sia qui un legame che ricompone individui già separati. Con communitas s’intende la radicale negazione dell’identità individuale. L’identità individuale è una mancanza, un debito, un qualcosa che non c’è.

L’immunistas e la possibilità d’esistenza dell’individuo Affinché si dia l’individuo, occorre rompere il debito originario, recidere o, meglio, colmare la mancanza che taglia la communitas. L’immunitas è proprio la pretesa dell’individuo di essere finalmente proprietario, in primo luogo di se stesso.

Modernità ed individuo Parlare della modernità come progetto immunitario, vuol dire concepire il moderno come la progressiva recisione del legame di dipendenza (vale a dire comunitario) che impediva all’individuo di esistere. La modernità vede l’emersione dell’individuo nel senso di in/dividuum “indiviso” non più scomponibile. Un individuo cioè autonomo, libero e proprietario di sé e delle sue cose

La natura immunitaria del contegno Una formulazione di Goffman sul contegno illumina il concetto d’individuo moderno: “L’individuo che ha un contegno corretto è colui che ha interrotto molte vie di percezione e di penetrazione che gli altri potrebbero utilizzare per raggiungerlo, ed è quindi improbabile che egli sia contaminato da essi.” (1967)

Esercitazione Nella modernità che tipo di trasformazione subisce la concezione del tempo? Quali sono le rivoluzioni che preparano l’avvento del moderno? In generale, che messaggi veicolano queste rivoluzioni storiche, sociali e scientifiche? Su che cosa riflettono i padri fondatori della sociologia? Perché la modernità può essere definita un progetto immunitario?

Esercitazione Qual è, secondo Esposito, il significato del concetto di communitas? E quello di immunitas? In che rapporto stanno modernità ed individuo? In che rapporto stavano comunità ed individuo nelle società segmentarie? Che rapporto c’è tra il concetto di contegno proposto da Goffman e il concetto di immunitas elaborato da Esposito?

Prossima lezione Thomas Hobbes e la figura del sovrano