Psicologia delle emozioni e della comunicazione

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Transcript della presentazione:

Psicologia delle emozioni e della comunicazione In quanti e quali ambiti lavora l’educatore professionale? Quali obiettivi persegue? Barbara Sini - Facoltà di Psicologia – Laboratorio di Psicologia delle emozioni

CHI É un operatore socio-sanitario che attua specifici progetti educativi e riabilitativi nell'ambito di un progetto terapeutico elaborato da un'équipe multidisciplinare (D.M. 8/10/1998) volto a favorire uno sviluppo equilibrato della personalità, dell'autonomia personale, con obiettivi educativo/relazionali in un contesto di partecipazione e recupero alla vita quotidiana.

Cosa fa Cura il positivo inserimento e reinserimento psico-sociale dei soggetti in difficoltà.

Dove L'educatore professionale svolge la sua attività, nell’ambito delle proprie competenze, in regime di dipendenza o libero-professionale, in strutture e servizi socio-sanitari e socio-educativi pubblici o privati, sul territorio, nelle strutture residenziali e semiresidenziali.

“Con” CHI Persone con problemi psichiatrici, di tossicodipendenza o di disabilità, minori ed adulti in difficoltà

COME programma, gestisce e verifica interventi educativi mirati al recupero e allo sviluppo delle potenzialità dei soggetti in difficoltà per il raggiungimento di livelli sempre più avanzati di autonomia; -

COME Come contribuisce a promuovere e organizzare strutture e risorse sociali e sanitarie, al fine di realizzare il progetto educativo integrato;

COME programma, organizza, gestisce e verifica le proprie attività professionali all’interno di servizi socio sanitari e strutture socio sanitarie riabilitative e socio educative, in coinvolgimento diretto dei soggetti interessati e/o delle loro famiglie, dei gruppi, della collettività;

COME opera sulle famiglie e sul contesto sociale dei paziente, allo scopo di favorire il reinserimento nella comunità;

COME partecipa ad attività di studio, ricerca e documentazione finalizzate allo sviluppo della professione, all’analisi dei bisogni ed allo sviluppo dei servizi

“L’EDUCATORE, in base ad una specifica preparazione di carattere teorico-pratico, svolge la propria attività mediante la formulazione e la realizzazione di PROGETTI EDUCATIVI Tali progetti educativi hanno lo scopo di promuovere: Formazione e Integrazione dell’individuo delle diverse età, Sviluppo e Partecipazione sociale. Per il perseguimento di tali obiettivi, nell’ambito del sistema delle risorse sociali, egli svolge interventi riguardanti i L’educatore, progetta e realizza un intervento educativo attraverso una struttura, un contesto micro-sociale (luogo e persone), che offre all’individuo la possibilità di sperimentare, vivere e giocare le proprie risorse e potenzialità, affinché queste stesse vengano potenziate e giocate, poi, all’esterno dal contesto privilegiato di relazioni del servizio protetto. L’adattamento al mondo esterno è dunque l’obiettivo che riterrei primario, tenuto conto degli strumenti di accompagnamento e sostegno di cui l’educatore disporrà al termine della sua formazione professionale. La qualità della relazione interpersonale è dunque ciò che può essere considerato il termometro del benessere psicologico della persona (chi sta bene con gli altri sta bene con sé stesso, A. Adler).   RAPPORTI INTERPERSONALI, la FAMIGLIA, i GRUPPI e le ISTITUZIONI SOCIALI, il CONTESTO AMBIENTALE, i SERVIZI e le STRUTTURE in campo educativo.” Barbara Sini - Facoltà di Psicologia – Laboratorio di Psicologia delle emozioni

“Il nucleo professionale del suo intervento è rivolto al RIADATTAMENTO PSICOSOCIALE di individui in condizioni di difficoltà, in collaborazione con le agenzie sociali primarie (famiglia, scuola, ecc…); ciò presuppone l’acquisizione di conoscenze e di strumenti per l’individuazione e la diagnosi delle situazioni di bisogno personale e del contesto in cui si manifesta, Come abbiamo visto, il nucleo professionale dell’intervento dell’educatore è quello del riadattamento psico-sociale. Adattamento psico-sociale significa promuovere il benessere psichico della persona, all’interno di un contesto di relazioni e di rapporti, in modo che aumenti la qualità della vita della persona che è in difficoltà. Per dirla con altre parole l’educatore è chiamato, con il suo operare, a far fare esperienza di autonomia, nel processo di adattamento all’ambiente in cui ciascun individuo è inserito. Per “far fare esperienza” di autonomia non si intende ovviamente, educare alla solitudine, all’isolamento, ma piuttosto si fa riferimento alla possibilità della persona di utilizzare le risorse individuali per essere parte attiva di un mondo che è primariamente sociale, vale a dire fondato sulla interdipendenza, la reciprocità, fondato, insomma, sugli scambi umani.   Perché ciascuno possa ritrovare spazi di autonomia e di realizzazione personale, occorre che si conoscano molto bene i suoi bisogni. Come abbiamo visto un intervento educativo si fonda su una adeguata e puntuale diagnosi dei bisogni individuali e del contesto, e per questo occorre avere una preparazione sugli aspetti teorici e pratici che fanno riferimento a diverse discipline: Medicina, psicologia, Scienze dell’Educazione (queste discipline forniscono le basi non solo per compiere una corretta analisi dei bisogni ma forniscono anche i criteri per stabilire quali debbano essere gli effetti di un intervento educativo). Le ricerche sulle emozioni nei diversi ambiti hanno dimostrato come la relazione sia sempre al centro di ogni processo di sviluppo. In questa prospettiva la professione dell’educatore è una professione centrata sulla relazione. Tuttavia, seppure abbiamo visto che l’intervento dell’educatore si delinea sotto il prospetto sia educativo sia terapeutico occorre definire con chiarezza che cosa si intenda per terapeutico. A questo scopo potrebbe essere utile delineare con lucidità che cosa differenzi l’intervento terapeutico dell’educatore da quello psico-terapeutico dello psicologo, o meglio, dello psicoterapeuta. E’ importante definire tale differenza per stabilire il contratto formativo che caratterizzerà le lezioni di questo corso: ieri abbiamo esplorato le vostre aspettative nei confronti del corso di psicologia delle emozioni e della comunicazione (attraverso la tecnica del METAPLAN), tale corso abbiamo detto, si configura anche come corso di formazione, che implica, cioè un processo di cambiamento. Occorre, tuttavia, delimitare ulteriormente il campo entro cui l’educatore agirà, per definire concretamente il contributo che questo corso di psicologia può offrire e cosa, invece, non è tenuto ad approfondire. e di capacità EDUCATIVO-TERAPEUTICHE” Barbara Sini - Facoltà di Psicologia – Laboratorio di Psicologia delle emozioni

“tempo di vita” dei soggetti Il livello di coinvolgimento emotivo ed affettivo nella relazione con l’utenza, a contatto diretto quotidiano con il “tempo di vita” dei soggetti (nell’istituto, nella comunità, nel centro di servizio) richiede una capacità personale e professionale di sostenere relazioni complesse e difficili, ravvicinate e frequenti … L’educatore non è uno psicoterapeuta individuale e neppure uno psicoterapeuta di gruppo.   L’educatore, a differenza dello psicoterapeuta non è osservatore esterno della vita della persona che riporta verbalmente la propria esperienza in pochi e definiti momenti della settimana. L’educatore è a contatto diretto quotidiano con il “tempo di vita” dell’individuo, ne prende parte modellandone attivamente il contesto condiviso, attraverso la gestione di spazi, di tempi, stabilendo le modalità di relazione e di soddisfazione di bisogni che si ritengono urgenti per la persona. Per fare questo progetta e realizza un piano educativo in accordo con altri educatori e altre figure professionali a seconda del contesto in cui la persona vive ed è inserito, famiglia, scuola ecc… In questo rapporto di vita quotidiana entrano in gioco necessariamente le emozioni di ciascuno dei due attori (educatore e utente), la propria storia di vita, le proprie esperienze e le proprie caratteristiche di personalità. Tuttavia, mentre lo psicoterapeuta, nel rapporto individuale può e deve rimandare tali emozioni al paziente stesso come chiave interpretativa della loro relazione terapeutica (transfert) ed utilizzare le proprie per impostare modalità relazionali che stimolino il cambiamento (controtransfert) per l’educatore la conoscenza sia delle proprie emozioni sia delle emozioni dell’altro, nel rapporto individuale quotidiano, permette di approdare a scelte di intervento educativo più mirate e individualizzate, non attraverso la gestione di una relazione duale ma attraverso la proposta di un modello educativo che coinvolge molti attori (tutta l’equipe) e tutta l’organizzazione del sistema di intervento (spazi e struttura). Barbara Sini - Facoltà di Psicologia – Laboratorio di Psicologia delle emozioni

La sua professionalità si esprime in azioni quotidiane di accompagnamento e di sostegno all’utenza e il ruolo professionale diviene perciò rappresentativo di un concreto “modello educativo”. Questa responsabilità richiede la formazione e lo sviluppo di capacità tecniche e di abilità personali e professionali specifiche”. Barbara Sini - Facoltà di Psicologia – Laboratorio di Psicologia delle emozioni

L’educatrice/educatore professionale ASSUME IL RUOLO DI “TERMOMETRO EMOTIVO” (Emozioni= mezzo di conoscenza del mondo) E’ Parte di un contesto che accoglie l’espressione delle emozioni  E’ promotore dell’apertura al mondo esterno  Si avvale della supervisione psicologica costante E’ MEDIATORE DELLA COMUNICAZIONE In questo casi si può dire che:   L’educatore assume il ruolo di “termometro emotivo” Per meglio comprendere che cosa intendo con questo enunciato occorre dire che una delle difficoltà più grosse delle persone destinatarie di progetti educativi, è quella di attingere alle proprie risorse interne per riconoscere e decodificare le proprie emozioni (presenti ma confuse in caso di sviluppo nevrotico della personalità odi grave ritardo mentale, “congelate” e separate dal resto dei processi cognitivi negli psicotici). Per questo motivo l’educatore può assumere il ruolo di decodificare, ricondurre ai corretti antecedenti le emozioni, analizzandone in équipe gli esiti delle reazioni ad esse associate (gioia, come rabbia e paura), sulla base di come sente e vive il contesto, in base alla misura di benessere soggettivo da lui stesso esperita. Durante il corso scoprirete come si possano considerare le Emozioni= primario elemento di conoscenza del mondo L’educatore, dunque non opera come singolo nella relazione duale privilegiata (nell’accezione psicoterapeutica sopra descritta), ma attraverso l’organizzazione di un contesto che è fisico e sociale insieme. Attraverso l’osservazione delle relazioni dell’utente con sé, con gli altri educatori e gli altri utenti, può, e deve, ricontestualizzare il significato delle reazioni emotive che da esse scaturiscono. L’educatore, quindi non ha come obiettivo: 1)      quello di ricreare, nella relazione interpersonale, un contenitore delle emozioni dell’individuo, 2)      né quello di soddisfare individualmente i bisogni affettivi primari. 1)      L’educatore deve acquisire gli strumenti e conoscere i metodi di intervento che consentano di contenere le emozioni, nel senso di accogliere emozioni sia positive sia negative, permetterne l’espressione ed eventualmente incanalarle (nel senso di fare in modo che vengano riconosciute come utile strumento di conoscenza del mondo) in modo che siano funzionali all’adattamento. MA non è il singolo educatore che fa questo bensì il contesto nella sua complessità, l’équipe intesa come molteplicità di persone e come realtà rappresentativa del complesso mondo di relazioni interpersonali esterne al contesto educativo specifico. Solo in questa prospettiva è possibile avviare un processo di attribuzione di significato agli eventi, solo cioè se l’educatore si pone come Educatore= Parte di un contesto che accoglie l’espressione delle emozioni 1)      L’educatore non può assumere il ruolo di colui o colei in grado di soddisfare i bisogni affettivi primari (di affetto, accoglienza incondizionata, nutrimento affettivo e protezione). Ad esclusione dei bambini molto piccoli, in cui l’educatore ha funzioni per così dire materne (compensazione dei bisogni), di ricostruzione delle modalità di relazione primaria, l’educatore, più che soddisfare i bisogni, come singolo, ancora una volta, creando dipendenza (tipica della funzione materna, e funzionale in un normale sviluppo o in psicoterapia = regressione) è chiamato ad offrire attraverso le sue e le altrui modalità di relazione, un “modello relazionale” positivo e sano, che funga da punto di riferimento perché affettivamente importante, ma che tuttavia, secondo la modalità del “polo paterno” consenta l’apertura e l’autonomia. Educatore= promotore dell’apertura al mondo esterno In che modo dunque l’educatore può mettere in gioco tutte queste strategie pur non dimenticando di tenere in considerazione le emozioni come termometro del benessere? Attraverso la supervisione costante di uno psicologo esterno alla struttura, che consenta la decodifica delle proprie emozioni e le contestualizzi in modo da farle divenire strumento di conoscenza e di cambiamento. L’educatore si avvale della supervisione psicologica costante. L’educatore, infine non è il trainer (così è definito il conduttore, lo psicoterapeuta di gruppo) di un gruppo di psicoterapia: Il gruppo di utenti con cui si lavora non può, e non deve, essere sottoposto a dinamiche relazionali che esulino dalla vita quotidiana (diffidare e mai applicare “giochini” psicologici). Come in un gruppo di psicoterapia, anche la vita comunitaria offre spazi e momenti (pranzo, sera, esperienze, laboratori) che possono fare emergere meccanismi di identificazione reciproca, le emozioni degli uni influenzano e modellano le emozioni degli altri (quanto più disturbati, tanto più sollecitano emozioni negative, scarsi confini) in modo profondo. Tuttavia non è compito dell’educatore sollecitarli e tanto meno interpretarli. L’educatore, è, piuttosto, mediatore della comunicazione interpersonale, può favorire l’insorgere di sentimento sociale (cooperazione), può facilitare la decodifica del messaggio di un componente agli altri del gruppo, ma sempre nell’ottica educativa e non psicoterapeutica. In questo è, dunque, sempre in concerto con l’équipe. EDUCATORE= MEDIATORE DELLA COMUNICAZIONE Sulla base di quanto emerso nel complesso si può dire che l’educatore è sempre corresponsabile Barbara Sini - Facoltà di Psicologia – Laboratorio di Psicologia delle emozioni