RABBIE ed HORWITZ (1969) quali le condizioni minime sufficienti a generare discriminazione intergruppi? Procedura sperimentale (3 condizioni sperimentali.

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Transcript della presentazione:

RABBIE ed HORWITZ (1969) quali le condizioni minime sufficienti a generare discriminazione intergruppi? Procedura sperimentale (3 condizioni sperimentali e 1 di controllo): divisione di 8 adolescenti fra loro in Blu e Verdi, seguita o meno da un’esperienza di destino comune di gruppo Studio presentato come esperimento sulla formazione delle impressioni. Soggetti compilano un questionario per familiarizzare con strumenti che avrebbero usato nella fase successiva Manipolazione sperimentale = costruzione di un destino comune per i membri di tutti i gruppi

3 modi diversi in cui si produce la condivisione del destino comune: Lancio di una moneta Decisione dello sperimentatore Voto dei partecipanti Dopo questa manipolazione esperimento continua in maniera uguale nelle 4 condizioni: Tolta separazione tra i gruppi  soggetti leggono questionario compilato prima, nel frattempo gli altri valutano chi legge. Descrivono anche atmosfera dei due gruppi Soggetti valutano 2 foto di sconosciuti e possono interagire con gli altri Soggetti indicano i 3 individui, tra i presenti, che più gradiscono Risultati: nelle condizioni sperimentali tendenza sistematica a valutare più positivamente i membri dell’ingroup. Anche scelta dei soggetti preferiti è verso membri dell’ingroup e atmosfera dell’ingroup descritta in modo più favorevole Esperienza di un destino comune, positivo o negativo, condizione necessaria e sufficiente per favoritismo verso l’ingroup

TAJFEL e BILLIG Semplice categorizzazione in gruppi, in assenza di conflitti oggettivi di interessi o di interdipendenza del destino, può stimolare favoritismo verso l’ingroup? PARADIGMA SPERIMENTALE DEI “GRUPPI MINIMI” (condizioni minime che creano discriminazione tra i gruppi) 1) divisione dei partecipanti in due gruppi su base arbitraria 2) assenza di interazioni faccia a faccia 3) anonimato di tutti i membri dei gruppi 4) assenza di un legame strumentale fra i criteri di categorizzazione in gruppi e le risposte richieste ai soggetti 5) assenza di interesse personale nelle risposte dei soggetti

TEORIA dell’IDENTITÁ SOCIALE Il confronto intergruppi attiva negli appartenenti un bisogno di specificità positiva del proprio gruppo rispetto all’outgroup Attraverso il raggiungimento di tale specificità positiva, il gruppo contribuisce a fornire ai suoi membri un’identità sociale positiva Identità sociale: insieme degli aspetti del concetto di sé che derivano dall’appartenenza ad un gruppo

TEORIA DELLA CATEGORIZZAZIONE DI SÉ (TURNER et al., 1987) Obiettivo: spiegare gli antecedenti e le conseguenze della formazione psicologica di un gruppo, partendo dal processo cognitivo di categorizzazione. Cercare di chiarire come chi è inserito in un insieme di persone arrivi a sentirsi e a definirsi come membro di un gruppo sociale, mostrando attraverso quali processi gli individui arrivino a concettualizzare se stessi come appartenenti a particolari categorie sociali.

Livello sovraordinato del Sé come essere umano (human identity) Processo cognitivo di base = categorizzazione  accentuazione delle somiglianze intracategoriali e delle differenze intercategoriali. Diversi livelli di astrazione che possono essere utilizzati quando si categorizzano gli altri e se stessi Livello sovraordinato del Sé come essere umano (human identity) Livello intermedio del Sé come membro di un gruppo vs. membri di un altro gruppo (social identity) Livello subordinato del Sé personale come individuo unico rispetto agli altri membri del gruppo (personal identity) Categorizzazione a livello 2 accentua la dimensione prototipica e stereotipica del gruppo che comporta un aumento della somiglianza percepita tra sé e i membri dell’in-group (omogeneità intragruppo)  depersonalizzazione della percezione di sé dell’individuo