La deduzione trascendentale delle categorie

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La deduzione trascendentale delle categorie Immanuel Kant La deduzione trascendentale delle categorie

Oggettività delle categorie Stabilito quali sono le categorie, si pone il problema di giustificarne l’oggettività. Che diritto abbiamo a usare concetti puri per pensare gli oggetti empirici?

Deduzione trascendentale Kant usa il termine nel senso giuridico di dimostrazione della legittimità di diritto di una pretesa di fatto. Di fatto noi applichiamo le categorie (concetti puri) agli oggetti dell’esperienza (ad esempio: pensiamo un certo oggetto empirico come “sostanza”); possiamo mostrare che questo uso è legittimo, conforme alle leggi dell’intelletto? Intelletto

Un nuovo problema Il problema non si era posto nell’Estetica per spazio e tempo: è chiaro che queste forme valgono per gli oggetti dell’esperienza, perché senza di esse nessun oggetto può esserci dato. Lo stesso non può dirsi delle categorie: non è per nulla evidente che gli oggetti debbano sottostare ad esse. Intelletto

La soluzione Le categorie possono essere applicate agli oggetti dell’esperienza perché sono le condizioni attraverso le quali essa è possibile, perché sono trascendentali: Come non possiamo intuire alcun oggetto, se non attraverso spazio e tempo, le forme a priori della sensibilità, così non possiamo pensarlo se non attraverso le categorie che sono le forme a priori, trascendentali, dell’intelletto Intelletto

I cinque “passaggi” della deduzione La deduzione trascendentale è la parte più complessa e più sofferta della Critica della Ragion Pura, tanto che Kant ha sentito il bisogno di riscriverla totalmente nella II edizione del 1787

1. Unificazione e intelletto L'attività dell’intelletto è una attività unificatrice del molteplice delle intuizioni sensibili; questa unificazione non può venire dai sensi che mi danno sempre un molteplice disordinato e caotico, ma solo dall'intelletto «L'unificazione di un molteplice in generale non può mai venire in noi dai sensi, e nemmeno essere contenuta immediatamente nella pura forma dell'intuizione sensibile; perché essa è un atto della spontaneità rappresentativa [...] è un'operazione dell'intelletto» (§ 15) Intelletto

2. Unificazione e unità Ora, l’unificazione di un molteplice presuppone l’esistenza dell’unità del molteplice stesso, ossia del principio in base al quale si realizza l’unificazione «Unificazione è la rappresentazione dell’unità sintetica del molteplice. La rappresentazione di questa unità, dunque, non può sorgere dall’unificazione, ma essa piuttosto, intervenendo nella rappresentazione del molteplice, rende possibile il concetto dell’ unificazione» (§ 15) Intelletto

3. L’Io-penso Questo principio è la struttura soggettiva del pensiero che Kant chiama “Io-penso”, o unità sintetica dell’appercezione; tutte le rappresentazioni devono appartenere all’Io-penso, devono essere tutte unite in una autocoscienza. «L'Io penso deve poter accompagnare tutte le mie rappresentazioni, che altrimenti verrebbe rappresentato in me qualcosa che non potrebbe essere per nulla pensato, il che poi significa appunto che la rappresentazione o sarebbe impossibile, o, almeno per me, non sarebbe» (§ 16) Intelletto

Io puro e io empirico Si tratta di una appercezione (= autocoscienza) pura, cioè di una condizione formale, trascendentale, del pensiero (un soggetto in generale, la struttura del soggetto) che va distinta dall’ appercezione empirica, cioè dall’io empirico, la psiche del singolo individuo. Intelletto

4. Io-penso e giudizi Ora, l’attività unificatrice dell’Io-penso si attua tramite i giudizi, che sono i modi concreti attraverso cui il molteplice dell’intuizione viene pensato. «Quell’operazione dell'intelletto, per cui il molteplice di rappresentazioni date (siano intuizioni o concetti) è ricondotto ad una appercezione in generale è la funzione logica dei giudizi. Così ogni molteplicità, in quanto è data in una intuizione empirica, è determinata rispetto a una delle funzioni logiche del giudicare, onde essa cioè viene portata a una coscienza in generale.» (§ 20) Intelletto

5. Io-penso e categorie Ma i giudizi si basano sulle categorie, che rappresentano le dodici funzioni unificatrici dell’Io penso; quindi gli oggetti sono necessariamente pensati attraverso le categorie. «Ma le categorie non sono altro che proprio queste funzioni di giudicare, in quanto il molteplice di una data intuizione è determinato rispetto ad esse. Il molteplice dunque di una data intuizione è sottoposto necessariamente alle categorie» (§ 20) Intelletto

Il soggettivismo kantiano La deduzione mette in luce la caratteristica peculiare del soggettivismo kantiano: l’io è fondamento della realtà fenomenica

Il soggetto fondamento dell’oggetto Quando penso ad un oggetto concepisco una certa unità, un legame oggettivo tra le sue proprietà e caratteristiche: ora tale legame non può venirmi dall’intuizione, che mi dà solo un’unione soggettiva, ma, è prodotto dell’unità sintetica dell’appercezione che unifica il molteplice dell’intuizione attraverso le categorie. Intelletto

« L’unità trascendentale dell’appercezione è quella, per la quale tutto il molteplice dato da una intuizione è unito in un concetto dell’oggetto. » (§ 18) « Solamente così da questo rapporto nasce un giudizio, ossia un rapporto valido oggettivamente, e che si distingue appunto dal rapporto delle rappresentazione medesime in cui si sia solamente un valore soggettivo, per es., secondo le leggi dell’associazione. Secondo queste io potrei dire soltanto: “quanto porto un corpo, sento un’impressione di peso”; ma non: “esso, il corpo, è pesante”; che val quanto dire che le due rappresentazione sono unite nell’oggetto, indipendentemente cioè dallo stato del soggetto. » (§ 19)

Lo schematismo trascendentale Posto che pensiamo le intuizioni attraverso le categorie, che cosa regola la loro applicazione, perché applichiamo una categoria invece che un’altra?

Dalle intuizioni ai concetti Intuizioni e concetti sono eterogenei: “come è possibile la sussunzione delle intuizioni sotto i concetti?” Occorre un elemento di mediazione, omogeneo al fenomeno e alla categoria, per mezzo del quale si possa applicare la categoria al fenomeno: una rappresentazione pura: da un lato intellettuale, dall’altro sensibile. Intelletto

Lo schema La soluzione è trovata da Kant con lo schema trascendentale. Lo schema, in generale, è un’immagine che, considerata a prescindere da alcune sue peculiarità, diventa un modo per rappresentare un concetto (es,: cinque punti, il triangolo, il cane); lo schema trascendentale è costituito da una certa determinazione a priori di tempo, atta a rappresentare una categoria. Intelletto

Perché il tempo Il tempo infatti: Ad esempio, lo schema: è puro, a priori e perciò affine alle categorie; è la forma di tutte le intuizioni sensibili. Ad esempio, lo schema: della sostanza è la permanenza del tempo; della causalità è la successione secondo una regola; della azione reciproca è la simultaneità. Intelletto