LA DONNA TRA SOGNO E REALTA’.

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Transcript della presentazione:

LA DONNA TRA SOGNO E REALTA’.

L’AMORE e la donna nel 1200-13o0. Sfondo rosso e scritto blu?

(1265-1321) Dante Alighieri. Inserisci foto di Dante.

Concezione della donna: AMOR CORTESE: • domina Stilnovista: • donna angelicata-scuola siciliana • Cavalcanti/Guinizelli ↓ Dantesca: estremizzata AMORE MISTICO POETICA DELLA LODE

Beatrice. - I: 9 anni, vestita di rosso → conversione. Bice di Folco Portinari: - 1274: la conosce. - 1290: muore⇝disperazione/crisi religiosa. Dove ne parla: - Rime / Vita Nuova / Divina Commedia. Amore mistico-terreno. Incontri: - I: 9 anni, vestita di rosso → conversione. - II: 9 anni dopo, vestita di bianco: saluto di lei → beatitudine. Inserisci foto di Beatrice. entra nella vita di Dante come miracolo, amore disceso dal cielo ad illuminare un cammino che ascende alla salvezza (Singleton).

Rime – 1 (1283 – 1304?) - 54 componimenti certi e 26 dubbi: diversi periodi, temi e stili metrici vari. - Schemi di poesia cortese (Guittone e provenzali) e stilnovista: Cavalcanti: - amore doloroso e struggente. Guinizelli: - lode della “beatrice”: carattere dolce ed assorto. - lamento per sua morte: carattere tragico ed estasiato.

Incipit Vita Nova: autobiografia spiriruale – 1. ↦ effetti di amore su uomini, donne e su se stesso. ↦ amori finti per “difendersi”: DONNE dello SCHERMO ↦ saluto negatogli da Beatrice. ↦ riconciliazione. GABBO di Beatrice

Incipit Vita Nova: autobiografia spiriruale – 2. Saluto beatificante: distrugge cattivi pensieri in cuori “villani”. nobilita chi, non nobile, ne sopporta la vista. migliora chi è già nobile. guadagna la vita eterna a chi le parla. - EFFETTI del saluto ⇒ lode

Incipit Vita Nova: autobiografia spiriruale – 3. ↦ Donne ch’avete intelletto d’amore (I canzone) canta alle donne il suo amore, comprensibile solo da chi prova amore ed ha cuore gentile. Purg. XXIV: Bonaggiunta Orbicciani ↦ Donna pietosa e di novella etate (II canzone) In visione: presentimento di morte di Beatrice.

Incipit Vita Nova: autobiografia spiriruale – 4. ↦ incontra una “gentile donna di piacevole aspetto” → combattuto → sceglie Beatrice. • PROPOSITO di dire di Beatrice ciò che non fu detto mai di nessun’altra donna.

Divina Commedia. Beatrice: guida per la salvezza – 1. • guida da PARADISO TERRESTRE ⇢ EMPIREO. • rimprovera comportamento peccaminoso dopo la sua morte. • frequenti apparizioni per scuoterlo. • scende in Inferno per aiutarlo, dopo invito di S. Lucia, mossa dalla Vergine Maria. • gli dice 2 volte (paradiso terrestre/paradiso) di riferire agli uomini ciò che ha visto, quando tornerà nel mondo.

Divina Commedia. Beatrice: guida per la salvezza – 2. • TRAMITE tra cielo e terra. • carattere sovrumano ed emblematico ⇒ sacrale e misterico. • Lumen gratiae, mediatrice di verità. • Cristo del giudizio universale / che può essere accolto da chiunque si converta interiormente .

Bibliografia: Immagini e testi di riferimento: - http://www.focusdep.com/images/ Dante Alighieri 1167163444122636.jpg - http://www.darmouth.edu/~matc/math5.geometry/unit10/10012.gif - Armellini G., Colombo A., Letteratura Letterature, Antologia Duecento Trecento, vol. A, Zanichelli, Bologna, 2007. - Mineo N., Dante, Gius. Laterza & Figli, Bari, terza edizione, 1989. - Singleton C. S., La poesia della Divina Commedia, il Mulino, Bologna, 1978.

Petrarca e la donna

Petrarca nacque ad Arezzo nel 1304 e morì ad Arquà nella notte tra il 18 ed il 19 Luglio 1374.

Petrarca inaugura la figura di intellettuale moderno: Contraddizione della coscienza Lotta tra ragione e sentimento Debolezza della volontà Incertezza Sospensione tra divino e terreno

Petrarca si dedica all’otium letterario Primato della poesia che ruota attorno: All’introspezione individuale Al dissidio tra amore terreno e sentimento della caducità

Donna per eccellenza: Laura => “Lauro” pianta sacra ad Apollo e simbolo della poesia

L’amore per Laura è cantato dal Petrarca nel Canzoniere La miniatura, riproduce l'incontro tra Petrarca e Laura sulle rive del Sorga E' un giorno importante nella vita del poeta Francesco Petrarca. Il 6 Aprile 1327 nella chiesa di Santa Chiara di Avignone conobbe Laura,musa ispiratrice della sua poesia. Ma nel 1348 ebbe la notizia della sua morte, avvenuta proprio il 6 Aprile.

Il canzoniere è diviso in sei sezioni: I) Legami con la tradizione stilnovistica e richiami mitologici (identificazione tra laura ed il lauro). II) Primo incontro con Laura quale inneffabile rivelazione dell’amore che sopravvive oltre il tempo e lo spazio. III) Lode di Laura e sua celebrazione assoluta. IV) Presentimento della morte di Laura; tematica del pentimento, della vergogna, della aspirazione alla salvezza eterna dell’anima. V) Percorso di redenzione; la sofferenza dell’innamorato si risolve in cammino verso Dio. VI) Ricerca della pace assoluta; Laura come immagine che conforta e guida il poeta alla salvezza.

Amore per Laura Come bene Come male Come salvezza e dolcezza infinita

Per riassumere… Laura come immagine di un desiderio difficile da colmare Amore per Laura come dono e condanna Laura come oscillazione perpetua che nega qualsiasi pace al poeta Immagine di bellezza inafferrabile

Laura Donna splendente e preziosa “Dolce nemica” che consola e distrugge Vita e morte Amore che brucia come fuoco e gela come ghiaccio

Bibliografia http://www.zam.it/2.php?id_autore=2081\ http://files.splinder.com/ff36b47bec1f2c5bdcc3458dc04341f6.jpeg http://www.arezzocitta.com/arezzo/Turismo/pagine/aruillustri/Laura400.jpg Gibellini, Oliva, Tesio, Storia e geografia della letteratura italiana, vol. 1, Dalle Origini all’Umanesimo, Editrice La Scuola,1991.

LA DONNA E L’AMORE NELLA ROMA ANTICA E IN CATULLO

LA DONNA NELLA ROMA ANTICA Ha poco rilievo nella società, anche se svolge un ruolo attivo nell’ambito domestico; Si sposa in giovane età; Al momento del matrimonio acquista il titolo di matrona; Sono catalogate in honestae e probosae.

LA DONNA (MATRONA) DOVEVA ESSERE: Lanifica; Pia; Pudica; Casta; Domiseda; Univira.

MODELLI COMPORTAMENTALI ESEMPLARITÀ CORNELIA VIRGINIA LUCREZIA VETURIA - VOLUMNIA

LA DONNA NELLA ROMA ANTICA Col passare dei secoli ottiene una sempre maggiore emancipazione; Può mangiare assieme al marito; Amministra il suo patrimonio (gode della parità successoria).

MODELLI COMPORTAMENTALI CLODIA - LESBIA TRASGRESSIONE ? RIBELLIONE ?

L’AUTORE GAIO VALERIO CATULLO Verona 87? a.C. – Roma 54? a.C.; Concezione della poesia come lusus; Culto dell’otium letterario; Fa parte della cerchia dei neòteroi (νεωτεροι) o poetae novi (definizione di Cicerone).

L’OPERA IL LIBER CATULLIANUM Il modello di riferimento è Callimaco; Rifiuto delle tematiche tradizionali; Frutto di un continuo labor limae; Rifiuto del poema lungo e retorico; Gusto per l’introspezione e per i sentimenti personali.

L’OPERA – LA STRUTTURA 116 componimenti suddivisi, secondo criteri retorico – stilistici, in 3 sezioni NUGAE Componimenti 1 – 60. In metro vario (endecasillabo falecio, strofe saffica, etc.) EPIGRAMMATA Componimenti 69 – 116. Carmi brevi in distici elegiaci CARMINA DOCTA Componimenti 61 – 68. Di maggiore estensione e impegno stilistico

L’AMORE E LA DONNA IN CATULLO LESBIA Lesbia è pseudonimo per Clodia: femminile dell’aggettivo lesbius, “di Lesbo”, isola patria della poetessa Saffo; Quasi certamente sorella del tribuno P. Clodio Pulcro e moglie di Q. Cecilio Metello, console nel 60 a.C.; Molto sappiamo di lei grazie a Cicerone (Pro Caelio) che, tra l’altro, ci dice che, seguendo il fratello, “diventa” plebea cambiando il suo nome gentilizio Claudia in, appunto, Clodia.

LA POESIA D’AMORE PER LESBIA - 1 Il centro ideale del liber è nel gruppo di poesie dedicate a Lesbia. Esse non sono riunite insieme, ma si leggono disseminate nella raccolta. Se ne ricava una complessa vicenda d’amore, la storia di una passione esaltante e tormentosa, che non è narrata direttamente dal poeta, ma emerge dall’espressione dei suoi più profondi e intimi sentimenti.

LA POESIA D’AMORE PER LESBIA - 2 Il rapporto d’amore con Lesbia, nato come amore libero e basato sull’eros, tende a configurarsi, quale oggetto dell’impegno morale del poeta, come un tenace vincolo matrimoniale (foedus).

LA POESIA D’AMORE PER LESBIA - 3 Con la sua poesia d’amore per Lesbia, Catullo si colloca in aperto contrasto con la morale del tempo; Per primo affida ad un canzoniere la sua storia con una donna d’alto lignaggio, per di più già sposata; Per primo rovescia i rapporti convenzionali, accordando alla donna un ruolo di primo piano nella poesia; Sarà il maestro per la generazione degli elegiaci nel suo rifiuto della gravitas della tradizione.

LE QUATTRO FASI DELL’AMORE FASE 1 È la fase iniziale: l’amore, in questo momento, è platonico, Lesbia è inaccessibile (vd. carme LI, carme III). FASE 2 È il momento più felice del rapporto: Lesbia ricambia l’amore del poeta (vd. carme V). LE QUATTRO FASI DELL’AMORE FASE 3 Rappresenta la fase discendente: Lesbia abbandona Catullo che cerca di dimenticarla (vd. carme LXXXV, carme LXX). FASE 4 Ormai è tutto finito: Catullo non riesce a dimenticare la sua donna. Rimane la passione, ma scompare l’amore (vd. carme LXXII, carme VIII).

CARME LVII esemplificativo perché offre la gamma delle sensazioni e delle manifestazioni dell’amore DILIGERE: è l’amore pieno e completo che è anche quello dei padri per i figli, e cioè: dedizione, sacrificio, interezza di vita e d’affetto. URI: è l’ardore della passione che subentra nell’animo del poeta quando l’immagine rarefatta e ideale di Lesbia si è dissolta. AMARE: nel senso più cieco e disperato, come un fato cupo che non si riesce a smaltire o ad annullare. BENE VELLE: è l’affetto, la tenerezza del colloquio, l’adesione profonda all’oggetto d’amore.

ANTOLOGIA

CARME III Metro: endecasillabi faleci Lugete, o Veneres Cupidinesque, Et quantum est hominum venustiorum: Passer mortuus est meae puellae, Passer, deliciae meae puellae, Quem plus illa oculis suis amabat. Nam mellitus erat suamque norat Ipsam tam bene quam puella matrem, Nec sese a gremio illĭus movebat, Sed circumsiliens modo huc modo illuc Ad solam dominam usque pipiabat; Qui nunc it per iter tenebricosum Illuc, unde negant redire quemquam. At vobis male sit, malae tenebrae Orci, quae omnia bella devoratis: Tam bellum mihi passerem abstulistis. O factum male! O miselle passer! Tua nunc opera meae puellae Flendo turgiduli rubent ocelli.

CARME V Metro: endecasillabi faleci. Vivamus, mea Lesbia, ayque amemus, Rumoresque senum severiorum Omnes unĭus aestimemus assis! Soles occidere et redire possunt: Nobis cum semel occĭdit brevis lux, Nox est perpetua una dormienda. Da mi basia mille, deide centum, Dein mille altera, dein secunda centum, Deinde usque altera mille, deinde centum. Dein, cum milia multa fecērimus, Conturbabimus illa, ne sciamus, Aut ne quis malus invidere possit, Cum tantum sciat esse basiorum.

CARME VIII Metro: trimetri giambici ipponattei o coliambi o scazonti. Miser Catulle, desinas ineptire, Et quod vides perisse perditum ducas. Fulsēre quondam candidi tibi soles, Cum ventitabas quo puella ducebat Amata nobis quantum amabitur nulla. Ibi illa multa cum iocosa fiebant, Quae tu volebas nec puella nolebat, Fulsēre vere candidi tibi soles. Nunc iam illa non volt: tu quoque inpŏte < ns noli>, Nec quae fugit sectare, nec miser vive, Sed obstinata mente perfer, obdura. Vale, puella. Iam Catullus obdurat, Nec te requiret nec rogabit invitam. At tu dolebis, cum rogabĕris nulla. Scelesta, vae te, quae tibi manet vita? Quis nunc te adibit? Cui videbĕris bella? Quem nunc amabis? Cuius esse dicēris? Quem basiabis? Cui labella mordebis? At tu, Catulle, destinatus obdura.

CARME LI Metro: strofe saffica minore. Ille mi par esse deo videtur, Ille, si fas est, superae divos, Qui sedens adversus identĭdem te Spectat et audit Dulce ridentem, misero quod omnis Erĭpit sensus mihi: nam simul te, Lesbia, aspexit, nihil est super mi <vocis in ore>, Lingua sed torpet, tenuis sub artus Flamma demānat, sonitu suopte Tintĭnant aures, gemĭnā teguntur Lumină nocte. Otium, Catulle, tibi molestum est: Otio exultas nimiumque gestis: Otium et reges prius et beatas Perdidit urbes.

CARME LXX Metro: distici elegiaci. Nulli se dicit mulier mea nubĕre malle quam mihi, non si se Iuppiter ipse petat. Dicit: sed mulier cupido quod dicit amanti, in vento et rapida scribere oportet aqua.

CARME LXXII Metro: distici elegiaci. Dicebas quondam solum te nosse Catullum, Lesbia, nec prae me velle tenere Iovem. Dilexi tum te non tantum ut vulgus amicam, sed pater ut gnatos diligit et generos. Nunc te cognovi: quare etsi impensius uror, multo mi tamen es vilior et levior. Quis potis est, inquis? Quod amantem iniuria talis cogit amare magis, sed bene velle minus.

CARME LXXXV Metro: distici elegiaci. Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. nescio, sed fieri sentio et excrucior. L’odio e l’adoro. Perchè ciò faccia, se forse mi chiedi, io, nol so: ben so tutta pena che n’ho. (trad. di G. Pascoli) Odio e amo. Forse chiederai come sia possibile; non so, ma è proprio così, e mi tormento. (trad. di S. Quasimodo)