Dalla “Carta nazionale delle professioni museali” di ICOM Italia – Conferenza permanente delle Associazioni Museali italiane 4.3 AMBITO: RICERCA, CURA E GESTIONE DELLE COLLEZIONI 4.3.1 Conservatore Responsabilità, ambiti e compiti Il conservatore è responsabile della conservazione, della sicurezza, della gestione e della valorizzazione delle collezioni a lui affidate. È responsabile, in concorso con il direttore, dell’identità e della missione del museo. In particolare: – programma e coordina le attività di inventariazione e catalogazione delle collezioni secondo gli standard nazionali e regionali e ne garantisce la pubblica fruizione – predispone i piani di manutenzione ordinaria, di conservazione e di restauro – partecipa ai programmi per l’incremento delle collezioni – contribuisce a elaborare i criteri e i progetti di esposizione delle raccolte – conduce e coordina attività di ricerca scientifica – collabora alla valorizzazione delle collezioni attraverso le attività culturali, educative e di divulgazione scientifica – progetta e coordina attività relative alle esposizioni temporanee e di editoria del museo.
Quali sono le specificità dei conservatori dei musei scientifici e in particolare naturalistici? Vediamole in relazione alle diverse mansioni: « programma e coordina le attività di inventariazione e catalogazione delle collezioni secondo gli standard nazionali e regionali e ne garantisce la pubblica fruizione » Già riguardo a questa funzione fondamentale emergono delle specificità. Ritorniamo infatti ad una cosa che abbiamo già imparato dei musei scientifici e naturalistici…
Gli “oggetti” dei musei scientifici e naturalistici non sono degli “unici”, irripetibili e insostituibili, ma degli esemplari di qualcosa che è esistito o esiste tuttora in migliaia o milioni di repliche
Per le attività di inventariazione e catalogazione delle collezioni dei musei naturalistici occorrono evidentemente dei criteri e dei metodi diversi da quelli seguiti per inventariare e catalogare delle opere quali gli oggetti dei musei d’arte; in particolare si dovranno adottare criteri diversificati a seconda che si tratti di collezioni di studio o di collezioni storiche o esposte al pubblico. In ogni caso, di ogni reperto, anche se facente parte di serie di migliaia di esemplari, si devono conservare ed essere immediatamente reperibili tutte le informazioni relative alla sua origine: - località di reperimento, possibilm. corredata da altre informazioni utili; giacimento o unità stratigrafica nel caso di minerali e fossili; - data di raccolta o di prelevamento; autore del reperto; se identificato (es. genere e/o specie), l’autore della determinazione
Nel caso di collezioni di migliaia o milioni di reperti non è pensabile che ognuno sia dotato di una scheda catalografica con descrizione, foto ecc. Anche nei musei naturalistici esistono però degli oggetti unici, che in quanto tali devono essere documentati con gli stessi criteri che valgono per le opere di un museo d’arte. L’inventariazione e la catalogazione di tali oggetti, non sostituibili, dovrà avere priorità assoluta. Questi reperti del tutto particolari sono, essenzialmente, di due tipi:
Esemplari tipici = tipi Oggetti e/collezioni di valore storico
Il concetto di “tipo” nelle scienze biologiche (zoologia, botanica) (esiste però anche in mineralogia) «Il tipo è l’esemplare (quel dato esemplare in particolare) su cui è stata effettuata la descrizione originale di una nuova specie».
Quando uno zoologo o un botanico descrive una nuova specie, deve indicare con un cartellino apposito (e specificare esattamente nella pubblicazione in cui descrive la nuova specie) qual è l’esemplare tipo di quella specie. Essendo “quel dato esemplare in particolare”, il tipo è unico per definizione e non sostituibile. Questo esemplare più precisamente si chiama olotipo. Spesso l’olotipo faceva parte di una serie di esemplari della stessa specie, anch’essi esaminati dall’autore della descrizione originale di quella specie; tali esemplari costituiscono assieme all’olotipo la serie tipica di quella specie e sono detti paratipi.
Quali sono le specificità dei conservatori dei musei scientifici e in particolare naturalistici? Vediamole in relazione alle diverse mansioni: « programma e coordina le attività di inventariazione e catalogazione delle collezioni secondo gli standard nazionali e regionali e ne garantisce la pubblica fruizione » Già riguardo a questa funzione fondamentale emergono delle specificità. Ritorniamo infatti ad una cosa che abbiamo già imparato dei musei scientifici e naturalistici…
Quali sono le specificità dei conservatori dei musei scientifici e in particolare naturalistici? Vediamole in relazione alle diverse mansioni: « programma e coordina le attività di inventariazione e catalogazione delle collezioni secondo gli standard nazionali e regionali e ne garantisce la pubblica fruizione » Già riguardo a questa funzione fondamentale emergono delle specificità. Ritorniamo infatti ad una cosa che abbiamo già imparato dei musei scientifici e naturalistici…
Quali sono le specificità dei conservatori dei musei scientifici e in particolare naturalistici? Vediamole in relazione alle diverse mansioni: « conduce e coordina attività di ricerca scientifica » Come abbiamo appena visto, la pubblicazione dei risultati di ricerche scientifiche, in particolare nel caso in cui si descrivano entità (piante o animali viventi o fossili o anche minerali) nuove per la scienza, deve seguire delle regole codificate sia in ordine al metodo che alla procedura.
Il conservatore dovrà sapere, ad esempio, che esistono testi e guide che insegnano come deve essere impostata e scritta una pubblicazione scientifica….
E dovrà conoscere (e perlomeno saper consultare all’occorrenza) due testi di riferimento fondamentali: e il codice internazionale di nomenclatura zoologica il codice internazionale di nomenclatura botanica